GOVERNO - Politica estera

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Socialdemoc®atico
00giovedì 29 giugno 2006 22:58
D'Alema: «In gioco la nostra credibilità» «Rispetto le ragioni di coscienza ma la maggioranza deve essere in grado di sostenere la politica estera del governo»

ROMA - Sul voto per il rifinanziamento delle missioni italiane all’estero «è in gioco la credibilità di una maggioranza politica, che non può che contare su una maggioranza parlamentare anche per le sue scelte di politica estera». Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, lo ha detto a chiare lettere, da Mosca dove ha partecipato alla riunione dei capi delle diplomazie del G8. D’Alema ha affermato che «la maggioranza di governo deve essere in grado di sostenere la politica estera del governo».
RISPETTO PER LE RAGIONI DI COSCIENZA - Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ha detto di avere «il più grande rispetto» per posizioni che nascono da «ragioni di coscienza». Ma ritiene che questa situazione debba essere «oggetto di una riflessione da parte delle forze politiche interessate e da parte dei parlamentari che hanno annunciato questa loro contrarietà».
TUTTI I SOSTEGNI SONO COMUNQUE BENVENUTI - Dopo di che, ha aggiunto D'Alema, «tutti i voti che sostengono scelte così delicate e impegnative come quelle contenute nel provvedimento che il Consiglio dei Ministri approverà, sono benvenuti. Un consenso parlamentare più ampio sarà un fatto certamente positivo». «Non riuscirei a capire - ha concluso D'Alema - il voto contrario di chi condividesse i contenuti del provvedimento».

29 giugno 2006

Socialdemoc®atico
00giovedì 13 luglio 2006 18:20
Napolitano: compatti sull'Aghanistan o grave problema politico

FIRENZE - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene sul voto della missione in Afghanistan. Napolitano ha dichiarato che sulle missioni italiane all'estero l'Unione deve dimostrare la sua compattezza altrimenti, si ''potrebbero aprire problemi politici abbastanza delicati. E' chiaro che la scelta della Cdl di votare a favore è una scelta che ho apprezzato. Ciò non toglie che ci sia una prova di compattezza che deve dare il centrosinistra.

Se non la desse, si potrebbero aprire problemi politici abbastanza delicati. A me tocca solo aspettare e vedere". Lo ha dichiarato ai giornalisti al termine della sua giornata a Firenze nel corso della quale ha incontrato il presidente della Repubblica austriaco Heinz Fischer.

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Socialdemoc®atico
00mercoledì 2 agosto 2006 15:59
D'Alema: «Immediata cessazione ostilità» Il ministro degli Esteri a Olmert: «E' del tutto evidente che nessuna forza internazionale può dislocarsi mentre c'è la guerra»

ROMA - «Noi chiediamo l'immediata cessazione delle ostilità» tra le parti perchè «è del tutto evidente che nessuna forza internazionale può dislocarsi mentre c'è la guerra». Così il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema, in una conferenza stampa congiunta alla Farnesina con il vicepremier iracheno Saleh, risponde ai cronisti che gli chiedono di commentare le parole del premier israeliano Olmert secondo cui il dispiegamento di una forza internazionale è necessario per arrivare poi in seguito ad un cessate il fuoco.
«Ieri l’Europa lo ha ribadito in modo unanime: noi chiediamo la cessazione immediata delle ostilità, come primo passo per lo sviluppo di un processo positivo in cui siamo pronti a impegnarci» ha poi aggiunto D'Alema.
02 agosto 2006

Socialdemoc®atico
00lunedì 14 agosto 2006 00:12
Prodi: "Entreremo nella forza di pace Onu. Può essere un momento di coesione"
La Cdl chiede chiarezza sulle regole d'ingaggio: "Il nostro sì non è scontato"
Malumori anche nei settori radicali dell'Unione: "Prima tacciano le armi"


ROMA - L'Italia intende entrare a far parte della forza di pace dell'Onu in Libano. La decisione era nota. Questa sera è stata ufficializzata da un vertice a palazzo Chigi con Prodi, D'Alema, Parisi, Rutelli ed Enrico Letta: "Applicheremo pienamente l'articolo 11 della Costituzione" (quello che afferma che l'Italia "ripudia la guerra") - ha detto Prodi al termine dell'incontro - E questa potrebbe essere una buona occasione di coesione nazionale".

Di sicuro, è già chiaro, sarà un'altra occasione per un confronto acceso tra maggioranza e opposizione e anche nei due poli. Prodi, questa sera, si è limitato ad alcune informazioni generali e diprincipio. Il 18 agosto (venerdì) la questione verrà posta a un Consiglio dei ministri straordinario, poi il Parlamento verrà informato. Per tutto quello che riguarda numeri dei militari, modalità d'ingaggio e tipo d'impegno, si dovranno anche attendere le decisioni a livello internazionale. Per le decisioni pratiche ci vorrà un altro Consiglio dei ministri. Dal punto di vista economico, il premier ha detto di averne già iniziato a parlarne col responsabile dell'Economia Padoa Schioppa. Prima, però, aveva già fatto sapere che "non ci sarà una nuova tassa per finanziare la missione di pace italiana".

Il numero dei soldati. Anche sulla portata "quantitativa" della missione, Prodi aveva detto qualcosa prima del vertice: "E' difficile valutare la dimensione dell'impegno. Per il momento si fanno soltanto cifre a livello di buonsenso, previsioni, ipotesi, ma ancora non abbiamo nessuna idea sulla quantità precisa. Si parla sui giornali di 2.000-3.500 soldati, ma è perchè queste valutazioni partono dai 15.000 complessivi e su questa stima viene calcolato cosa può fare l'Italia. Ma non è questo il modo esatto, anche perchè prima dobbiamo vedere il numero dei paesi partecipanti, gli impegni sostenuti da tutti e anche l'efficacia complessiva della forza. Dalla somma di tutte queste componenti chiuderemo il cerchio. Stasera, comunque, al termine del vertice di palazzo Chigi potrò essere più esaudiente".

La Cdl chiede chiarezza. A chiedere chiarezza sui contorni della partecipazione italiana al vertice in corso a palazzo Chigi è anche l'opposizione, che ha ribadito oggi come il suo assenso alla missione non può essere dato per scontato. La Cdl chiede in particolare certezze sulle regole d'ingaggio e un tipo di missione non semplicemente di 'peace keeping', ma sullo stampo di 'enduring freedom'. "Il sì del centrodestra non è scontato - ha insistito il vicepresidente del Senato Mario Baccini - vediamo le regole d'ingaggio".

E anche il vice coordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto chiede chiarezza sui termini della partecipazione italiana all'interforza: "Forza Italia darà il suo consenso ma sulle regole d'ingaggio il Parlamento dovrà essere chiaro, si dovrà consentire al nostro esercito di difendersi e intervenire nel caso di attacco e se ci saranno forze che non rispettano la risoluzione".

Sulla stessa linea anche An che dubita però del fatto che l'Unione riesca a dimostrarsi compatta al momento del voto. "E' evidente - osserva il portavoce del partito di via della Scrofa, Italo Bocchino - che questo passaggio politico-parlamentare può essere la pietra tombale del vacillante governo Prodi".

I distinguo nell'Unione. Nella sinistra radicale, in effetti, spuntano i distinguo. Il coordinatore dei Verdi Paolo Cento parla di un sì "non scontato", ma nel primo pomeriggio arriva anche una nota congiunta dei capigruppo del partito del Sole che ride alla Camera e al Senato nella quale si dà un giudizio positivo della risoluzione dell'Onu e si garantisce "pieno sostegno" al governo. Qualche fibrillazione c'è anche nel Prc, dopo che ieri due parlamentari della corrente trotzkista hanno espresso la loro contrarietà alla missione. "Prima che i nostri soldati partano - è l'appello del presidente dei senatori di Rifondazione Giovanni Russo Spena - in Medio Oriente le armi devono tacere". Mentre l'ex-Prc Marco Ferrando 'punzecchia' i compagni: "Ma quale missione di pace! - ironizza - Ai parlamentari dissidenti mi limito a chiedere: a cosa è servita la vostra fiducia la governo sull'Afghanistan? E come potete restare in un partito che vota, con Fini, una nuova missione militare in Libano?".

(13 agosto 2006
Socialdemoc®atico
00giovedì 24 agosto 2006 00:11
Libano, rotta la tregua
Il governo si spacca sul Libano. I Dl e l'Udeur contro D'Alema.

Cominciano a delinearsi i contorni della missione rafforzata dell'Unifil che dovrà pattugliare la frontiera sud del Libano e vigilare sulla fragile tregua tra Israele e Hezbollah. L'Onu ha annunciato le regole d'ingaggio che prevedono che i caschi blu in Libano potranno sparare per proteggersi e proteggere i civili, ma anche per far rispettare il proprio mandato.

Nel documento di 21 pagine illustrate da Vijay Nambiar, consigliere particolare di Kofi Annan, non é comunque previsto che sia l'Unifil a disarmare i miliziani del Partito di Dio nella zona cuscinetto. Le nuove regole di ingaggio autorizzano l'autodifesa, ma anche "l'autodifesa preventiva" contro un'aggressione prevedibile. Ma in molti casi, se le forze Onu non sono sotto attacco, l'uso della forza deve essere autorizzato da un ufficiale alto in grado.

Intanto, a due giorni dalla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue che si terrà venerdì a Bruxelles con la partecipazione di Annan, la Francia non ha escluso l'invio in Libano di più soldati rispetto ai 200 gia' annunciati per la missione Unifil rafforzata. "Non si puo' decidere su due piedi l'invio di migliaia di uomini", ha affermato il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy in un'intervista a France 2. Fonti del governo francese hanno confermato che Parigi potrebbe decidere di partecipare alla missione con un numero superiore di soldati una volta che saranno definite le regole d'ingaggio. "Non abbiamo mai detto che quella fosse la nostra ultima parola", hanno spiegato queste fonti riferendosi ai 200 uomini già offerti, "speriamo di avere sufficienti chiarimenti per poter annunciare ulteriori rinforzi".

Nel pomeriggio a Bruxelles si riuniscono i rappresentanti permanenti dei Venticinque per preparare la riunione dei ministri degli Esteri richiesta dall'Italia, che potrebbe assumere la guida della missione. Il premier libanese, Fuad Siniora, ha sollecitato gli Stati Uniti ad aiutare il Paese dei cedri a uscire dalle difficoltà economiche causate dalla guerra. "Credo che gli Usa possano fare di piu' in termini di assistenza finanziaria e molto di piu' in termini di sostegno politico al Libano", ha affermato Siniora in una conferenza stampa, "credo che ci possano davvero sostenere nel mettere pressione su Israele perché tolga l'assedio e assicuri che altri Paesi ci sostengano, sul piano finanziario e politico". Anche Douste-Blazy chiedera' nell'incontro di oggi a Parigi con la collega israeliana Tzipi Livni la fine del blocco di Israele ai porti e aeroporti libanesi.

Ancora bombe israeliane. Ed è di nuovo guerra. L'artiglieria israeliana ha bombardato stamani la cittadina libanese di Shebaa, nel settore orientale della 'linea blu' che segna il confine tra Libano e Israele. Lo ha riferito la Tv libanese Lbc. L'evento, con tutta probabilità, segna la fine della tregua.

Shebaa si trova nel settore orientale della "linea blu" che segna il confine tra Libano e Israele. In precedenza un soldato israeliano era rimasto ucciso e altri due feriti nell'esplosione di una mina al passaggio del carro armato sul quale si trovavano, nel sud del Libano, fra il villaggio di Blida e il confine con Israele.

L'artiglieria israeliana ha aperto il fuoco contro la zona est della città, a un chilometro di distanza da una postazione dell'esercito libanese.

Alcuni soldati israeliani hanno catturato due cittadini libanesi nei pressi del villaggio di Rabb et-Talatin, a tre chilometri dal settore orientale della "linea blu", che segna il confine con Israele. militari israeliani provenienti dalla vicina cittadina libanese di confine di Aadaisse hanno allestito un posto di blocco volante lungo la strada per Rabb et-Talatin, dove hanno catturato i due.

L'esercito libanese ha rafforzato intanto il suo presidio al confine con la Libia, mentre i paesi della Unione europea discutono del loro possibile contributo alla forza dell'Onu, chiamata a prendere il controllo delle zone del sud dove Israele ha combattuto le milizie Hezbollah. Nel tentativo di rafforzare la tregua dell'Onu che ha messo fine a 34 giorni di guerra, alcuni contingenti militari libanesi si sono schierati ai posti di confine nella Valle della Bekaa, nel sud est, hanno detto fonti della sicurezza.

L'esercito ha già rafforzato i controlli alla frontiera in risposta ad una risoluzione del Consiglio di sicurezza che chiede la fine del rifornimento di armi a Hezbollah, i cui alleati principali sono Siria e Iran, nel quadro di un accordo generale per riportare la pace in Libano. Il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy ha detto che uno dei compiti principali dellarafforzata missione dell'Onu sarà di far rispettare l'embargo sugli armamenti.

Il ministro ha ignorato l'avvertimento del presidente siriano Bashar al-Assad secondo cui il dispiegamento di truppe straniere al confine siriano libanese sarà preso come un atto ostile. "L'Unifil rafforzata avrà due compiti prioritari", ha detto Douste-Blazy alla televisione France 2. "Da una parte sarà là per permettere all'esercito libanese di schierarsi (nel sud) e dall'altra per garantire l'embargo sulle armi su tutti i confini, ripeto, tutti i confini".

Israele ha chiesto alle truppe Onu di pattugliare i valichi di frontiera tra Libano e Siria, per impedire che armi raggiungano Hezbollah, dicendo che proprio questa é la ragione per cui non ha levato completamente il blocco aereo e marittimo imposto al Libano da quando é iniziato il conflitto. L'Onu sta cercando di assemblare una forza di 15.000 soldati -- allargando quella già esistente, l'Unifil -- per monitorare la tregua in Libano.

L'inviato dell'Onu Terje Roed-Larsen ha detto ieri che ci vorranno tre mesi per colmare il "vuoto di sicurezza" post-bellico e che bastano incidenti casuali per riaccendere il conflitto.

L'esercito libanese ha già schierato 2.000 soldati al confine con la Siria e Roed-Larsen ha detto che il governo cercherà l'aiuto dell'Onu per controllare le frontiere. La Francia ha inviato soltanto 200 soldati invece degli oltre 2000 attesi, a rafforzamento della missione Unifil, ma Douste-Blazy ha indicato che altri potrebbero seguire, una volta che le regole della missione saranno chiarite. Israele si é rifiutata di ritirarsi completamente dal sud del Libano finchá non arriveranno altre truppe dell'Unifil, ma rimangono dei dubbi su quanti militari potranno giungere dai paesi dell'Unione europea.

L'Italia spingerà i partner europei a farsi avanti con la propria disponibilità in un vertice oggi a Bruxelles, che si terrà a livello di diplomatici, mentre venerdì si riuniranno i ministri degli Esteri alla presenza del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Roma ha detto che potrebbe inviare fino a 3.000 soldati all'interno di un contingente europeo che ne conterebbe 9.000. Le Nazioni Unite hanno fatto circolare ieri sera un testo con nuove regole per le forze dell'Onu in Libano, che permettono ai soldati di sparare per autodifesa, usare la forza per proteggere i civili e resistere ai tentativi armati di interferire con i propri compiti, ha detto il documento dell'Onu.
Socialdemoc®atico
00venerdì 1 settembre 2006 17:23
Anche la Russia critica l'Iran per il nucleare
MOSCA.
- La Russia esprime rammarico per il mancato rispetto dell'Iran della risoluzione Onu, che chiedeva al regime di Teheran di sospendere il processo di arricchimento dell'uranio entro giovedì.
«Esprimiamo rincrescimento - ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Mikhail Kamyninper - il fatto che l'Iran non ha rispettato la risoluzione 1696 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e non ha sospeso il lavoro di arricchimento dell'uranio entro la scadenza indicata dal documento».

LE SANZIONI.
- Le sanzioni non sono il modo migliore per risolvere le divergenze internazionali. dice l'agenzia Interfax citando il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un chiaro riferimento alla questione iraniana. «Teniamo in considerazione l'esperienza del passato e non possiamo consentirci ultimatum, che non portano a niente», ha detto Lavrov, citato da Interfax, in un discorso all'Istituto degli Affari Esteri a Mosca. «Sì, ci sono Paesi le cui politiche sollevano dubbi, e provocano scontento, ma viviamo tutti nello stesso mondo e abbiamo bisogno di ... coinvolgerli nel dialogo, non isolarli e sanzionarli». Ieri Teheran ha deciso di non sospendere il suo programma nucleare, nel giorno in cui scadeva l'ultimatum dell'Onu. L'Iran dice che il suo programma è finalizzato a soddisfare la crescita record di richiesta energetica del Paese, mentre l'Occidente teme che voglia costruire un'arma nucleare.

PRODI: «SI ESTENDA LA COOPERAZIONE ITALIA-FRANCIA»
- La cooperazione tra Italia e Francia in Medio Oriente deve diventare «ancora più intensa» nel futuro «ed estendersi al problema iraniano che entrambi sentiamo come grandi sfide che abbiamo di fronte nel futuro». Lo ha detto il premier Romano Prodi in una conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi con il premier francese De Villepin. «L'interesse, l'esperienza e i rapporti che Francia e Italia» hanno nella regione, ha aggiunto Prodi, rappresentano «un elemento fondamentale» per dirimere i problemi.
01 settembre 2006
Socialdemoc®atico
00giovedì 14 settembre 2006 11:12
Nucleare, l'Iran: «Aperti a nuove condizioni».
Il presidente iraniano: «Crediamo che sia possibile risolvere insieme i problemi in un contesto di dialogo e di giustizia»

DAKAR - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ritiene che la disputa dell'Iran con l'occidente sul programma nucleare possa essere risolta attraverso i negoziati e si dice aperto «a nuove condizioni». «Noi sosteniamo il dialogo e i negoziati e crediamo che sia possibile risolvere insieme i problemi in un contesto di dialogo e di giustizia» ha detto Ahmadinejad in una conferenza stampa durante la sua visita nella capitale del Senegal, Dakar.

SANZIONI ONU - Il presidente iraniano Ahmadinejad, parlando all'aeroporto della capitale del Senegal, Dakar, ad alcuni giornalisti, ha dichiarato di non credere a possibili «sanzioni» del Consiglio di sicurezza dell'Onu di fronte al rifiuto di Teheran di sospendere il programma di arricchimento dell'uranio. «Non credo che ci saranno sanzioni perché non c'è ragione per cui debbano esserci», ha sostenuto Ahmadinejad aggiungendo che «sarebbe preferibile che i vertici degli Stati Uniti in carica non agissero in maniera spiacevole come accade già da 27 anni (in seguito alla rivoluzione del 1979) a causa delle loro sanzioni nei nostri confronti». Il presidente iraniano ha incontrato il suo omologo senegalese Abdoulaye Wade prima di raggiungere Cuba dove parteciperà al vertice dei Paesi non allineati.
14 settembre 2006
Socialdemoc®atico
00venerdì 13 ottobre 2006 23:19
Test Nucleari della Corea del Nord.
Accordo all'Onu: sanzioni per la Nord Corea Intesa del Consiglio di Sicurezza su una risoluzione contro Pyongyang per i suoi esperimenti nucleari.

NEW YORK - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha trovato l'intesa su una risoluzione che prevede la possibilità di sanzioni nei confronti della Corea del Nord per i suoi esperimenti nucleari. Lo ha annunciato a New York l'ambasciatore americano, John Bolton. Il testo sarà votato sabato. Russia e Cina hanno dato il proprio assenso di massima dichiarandosi però contrarie all'imposizione di «sanzioni severe».

MISURE - Il testo, che condanna il test nucleare annunciato lunedì da Pyongyang e chiede alla Corea del Nord di abbandonare qualsiasi ambizione nucleare militare, grazie ad una elegante formula diplomatica menziona l'ipotesi dell'uso della forza, escludendola di fatto nella realtà. Il progetto di risoluzione - che potrebbe subire ancora qualche modifica - cita infatti il capitolo VII della Carta Onu (quello che prevede anche l'uso della forza in quanto 'extrema ratio'), ma parla unicamente della possibilità di prendere «misure in base all'articolo 41» dello stesso capitolo, cioè unicamente economiche e commerciali e che non implicano l'azione militare. Il documento non parla più di embargo totale sulle armi, ma proibisce la vendita alla Corea del Nord di missili, di carri armati, di navi da guerra e di aerei da combattimento, oltreché di materiale legato alla tecnologia missilistica e nucleare. Come nelle precedenti versioni si stabilisce infine un embargo sui prodotti di lusso, oltre alla possibilità di ispezioni internazionali di tutti i carichi da e verso la Corea del Nord.
NESSUNA RADIAZIONE - Nel frattempo, i primi test sui campioni di aria prelevati da aerei americani vicino alla Corea del Nord non hanno riscontrato presenza di radiazioni. Gli Stati Uniti, secondo quanto riferisce un funzionario dell'intelligence Usa, non sono però ancora pronti a dichiarare che Pyongyang non abbia fatto esplodere nessun dispositivo nucleare.
TRATTATIVE - Dal canto suo la Corea del Nord sarebbe disposta a riprendere i negoziati a sei per trovare una soluzione alla questione nucleare. È quanto è emerso da un colloquio avuto da Alexander Alexejev, capo della delegazione russa alle trattative con la controparte nordcoreana. «Le consultazioni hanno avuto come finalità la ricerca di una via di uscita dalla crisi e la possibilità di riprendere i negoziati a sei», ha detto l'inviato di Mosca. Oltre a Nord Corea e Russia, ai colloqui partecipano Corea del Sud, Usa, Cina e Giappone.
13 ottobre 2006

Socialdemoc®atico
00lunedì 16 ottobre 2006 19:10
Onu, l'Italia nel Consiglio di Sicurezza
I nuovi eletti diventeranno membri non permanenti a pieno titolo dal primo gennaio 2007. Incertezza tra Guatemala e Venezuela

NEW YORK - Italia, Belgio, Indonesia e Sudafrica diventano membri non permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu per il biennio 2007-2008. Lo ha confermato il portavoce dell’Assemblea generale del Palazzo di Vetro, Gail Binder-Taylor Sainte. I quattro Paesi dal 1° gennaio 2007 prenderanno il posto di Danimarca, Grecia, Giappone e Tanzania. I nuovi membri non permanenti entrano nel Consiglio di Sicurezza per i prossimi due anni insieme ai cinque permanenti (Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna) e ad altri cinque membri non permanenti già eletti (Congo, Ghana, Perù, Qatar e Slovacchia).

ITALIA LA PIÙ VOTATA - L'Italia si prepara così a entrare nell’esecutivo dell'Onu per la sesta volta nella storia delle Nazioni Unite. L'Italia è stata anche il candidato più votato: ha ottenuto infatti 186 voti su 192. Il Sudafrica ha avuto 186 voti come l'Italia, il Belgio 180 voti e l'Indonesia 158.

AMERICA LATINA - È incerta invece l'elezione del membro che rappresenterà l'America Latina al posto dell'Argentina. I candidati sono Guatemala e Venezuela, il primo appoggiato dagli Stati Uniti che si oppongono al presidente venezuelano Hugo Chavez. L'Italia, così come il Cile, ha deciso di astenersi nelle prime votazioni. Nella prima votazione il Guatemala ha ottenuto 109 voti contro i 76 del Venezuela. Per essere eletti però ne servono 124.
16 ottobre 2006

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