Era necessario, come sempre, che ci scappasse il morto affinche qualcosa (forse) cambiasse. Dopo il vergognoso omicidio dell' Ispettore Capo Filippo Raciti al termine del derby siciliano del 2 febbraio, i giornalisti, il mondo politico e l' opinione pubblica in generale sembrano come per magia guariti da un morbo che da decenni, ogni domenica di campionato, provocava loro forti amnesie che gli impedivano di ricordare cosa accadesse per 90 minuti in numerosi stadi italiani. La strana malattia consentiva che motorini lanciati dagli spalti, petardi scagliati in campo e contro le forze dell' ordine, individui armati di spranghe, coltelli ed accette facessero per breve tempo la propria comparsa sulle prime pagine dei quotidiani, per poi venire dimenticati la settimana successiva dinnanzi agli exploit del campione dopato di turno. Oggi il clima che si respira sembra diverso ma, ancora una volta, si propongono cure che piuttosto che medicine per combattere la malattia, non sono altro che degli inutili placebo. I pupazzi che siedono in Parlamento (ritorneremo sul loro ruolo nella tragedia piu' avanti) annunciano un cambiamento utilizzando espressioni come "tolleranza zero", "giro di vite" ed altre stupidaggini che fanno contenti i giornalisti, sempre in cerca di pochi fatti e tanti titoli ad efffeto. Si annunciano e si adottano misure quali lo stop al campionato e le partite a stadi chiusi, tutte "soluzioni" che (da grande tradizione italiana) non servono a colpire i colpevoli e danneggiano chi lo sport lo ama veramente. Fermiamo pure il campionato o disputiamo le partite senza spettatori, ma all' aprirsi della prossima stagione calcistica il problema dei gruppi criminali in curva si presentera' nuovamente e a farne le spese saranno ancora una volta i cittadini rispettosi della legge e le forze dell' ordine. Esistono quindi a nostro avviso due tipi di problemi da risolvere, prima che gli stadi italiani possano definitivamente essere dichiarati sicuri: il primo e' quello inerente la gestione degli interventi di polizia all' interno e fuori dagli stadi, il secondo e' prettamente legislativo e vede i nostri politici quali diretti imputati. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire se l' operatore di pubblica sicurezza possa essere ancora in grado di svolgere con efficacia il proprio mestiere, senza mettere a repentaglio l' incolumita' personale. Il contesto e' quello della curva e delle zone limitrofe allo stadio e la scena l' abbiamo vista migliaia di volte: da una parte i tifosi violenti, dall' altra le forze dell' ordine. Da una parte il teppista armato di corpi contundenti, armi da punta e da taglio e bombe artigianali. Dall' altra il Poliziotto, il Carabiniere o il Finanziere, munito (quando va bene) di casco, scudo e sfollagente (alle volte neanche quelli, come quando, fino a pochissimi anni fa, i nostri Carabinieri facevano uso dei calci delle carabine di legno al posto dei manganelli). Fedele alleato dell' agente (almeno finche' non cambia il vento) il lacrimogeno. Lo scontro inizia e fin troppo spesso tra l' elenco di feriti e morti ci sono i nostri uomini in divisa, che se dovesse scapparci il morto tra i teppisti, c' e' il rischio che qualche magistrato rosso decida di mandare al patibolo l' agente responsabile (in Italia la pena capitale non esiste ma sospettiamo che qualcuno chiuderebbe un occhio nel caso di "una guardia infame"). Alle volte anche a qualche innocente spettatore tocca farsi ricoverare, come quando il nuvolone di lacrimogeni (uno dei pochi strumenti di difesa delle forze dell' ordine in questi casi) decide di cambiare direzione ed investire anche chi e' allo stadio solo per divertirsi (c' e' da dire che in questo i lacrimogeni sono piu' democratici dei manganelli: non fanno distinzioni). Quando va bene i delinquenti vengono arrestati, processati, condannati e (visto che siamo in un Paese garantista e la galera non la si augura a nessuno) immediatamente scarcerati. E la scena e' sempre li che si ripete ogni domenica: da una parte un gruppo di rifiuti della societa' armati fino ai denti e dall' altra i nostri agenti, male armati ed equipaggiati, a farsi ammazzare per 6 Euro di straordinario l' ora. Ed ogni settimana il livello di provocazione contro gli agenti si alza, fino a creare un vero e proprio clima di "caccia alla guardia", in parte fomentato dalla vergognosa depenalizzazione del reato di offesa a pubblico ufficiale. E l' esito di tutto cio' ha finito per avere il volto e la divisa di Filippo Raciti, l' Ispettore Capo della Polizia di Stato ucciso in un vero e proprio agguato organizzato dagli ultras del Catania. I colleghi di Raciti sembrano infatti certi che la sua non sia stata una morte casuale, bensi' l' esito di un agguato premeditato volto ad eliminare il poliziotto. "Nelle settimane scorse - racconta Claudio Anzalone, responsabile catanese del sindacato di Polizia - Filippo aveva deposto ad un processo a carico di un ultrà del Catania, accusato di aver preso parte, a Palermo, ad altri atti di aggressione e di guerriglia. Era stato lui ad inchiodarlo, aveva ricostruito le scene di un' altra partita da incubo in quell' aula di tribunale. Era stato proprio Filippo a raccontarmi com' era finita. Quel ragazzo, che ha patteggiato la pena, è uscito dall' aula facendosi beffe di lui. Ora questo episodio può avere un significato, anche se nessuno ha mai prestato attenzione alle nostre denunce". Diversamente da quanto inzialmente comunicato, ad uccidere Raciti non e' stata la detonazione di una bomba carta, bensi' lo spappolamento del fegato dovuto ad un violento colpo portato con un grosso corpo contundente. Si capisce come, in un contesto nel quale gli agenti di polizia vengono visti come bersagli da abbattere, le vecchie logiche dell' intervento antisommossa debbano esser sostituite da una tattica decisamente piu' dura e di stampo militare, ma appunto per questo unico strumento efficace a terrorizzare, colpire, distruggere chi non si fa scrupolo ad uccidere per puro odio. Prima di procedere, ricordiamoci che ci si trova dinnanzi ad elementi con una chiara ed innegabile propensione alla violenza, spesso con precedenti penali e sovente sotto l' effetto di alcol e droghe. Appare quindi necessario mettere da parte quanto finora visto in Italia ed iniziare ad applicare misure gia' poste in essere con profitto dalle forze dell' ordine di diversi Paesi del mondo:
- Adeguata protezione individuale: non si puo' continuare ad inviare i nostri agenti in servizio antisommossa in giacca e cravatta. Casco e scudo spesso non sono necessari a proteggere da una sprangata o da una coltellata. O ci si mette in testa di "corazzare" i tutori dell' ordine o tanto vale evitare di mandarli a farsi pestare o, peggio, ammazzare.
- Cariche a cavallo: una volta c' erano le cariche a cavallo. L' impatto psicologico di una decina di quadrupedi lanciati alla carica, e' in grado di far disperdere anche le folle piu' facinorose. Ripristiniamo il cavallo quale mezzo antisommossa, consapevoli che una carica a piedi puo' essere fermata, ma la potenza dirompente di una a cavallo e' in grado di provocare seri danni a chiunque non si faccia da parte.
- Stop all' uso dei lacrimogeni: in particolare all' interno dello stadio. Finiscono per investire anche i tifosi pacifici e gli agenti e rendono inagibile la struttura per diversi minuti.
- Camionette con idranti: l' uso dell' idrante e' comune ovunque in Europa, con indubbi risultati. All' acqua sparata possono inoltre essere aggiunte sostanze orticanti a base di peperoncino. L' effetto e' assicurato.
- Uso dei proiettili di gomma: alziamo il tiro e proponiamo l' impiego di proiettili di gomma. Ideati per colpire di rimbalzo (un concetto che piacera' agli ultras fanatici del calcio) possono anche essere impiegati direttamente sul bersaglio. Il loro potere d' arresto sortisce l' effetto desiderato, causando inoltre dolorosi traumi.
- Taser: come tutti gli strumenti atti a difendere le vittime dalle aggressioni, il taser e' vietato in Italia, dove i delinquenti hanno il diritto di rapinarti senza farsi male. L' uso del taser e' particolarmente indicato su soggetti sotto l' effetto di alcol e droghe, a causa della maggiore resistenza al dolore di costoro. Potete frantumare un braccio ad un cocainomane senza sortire alcun effetto. Taserizzatelo, e la scarica elettrica paralizzera' i suoi muscoli quanto basta per amanettarlo e sbatterlo nel cellulare. Il taser non e' letale, ma soggetti con problemi di cuore potrebbero andare incontro a conseguenze fatali. Affar loro.
- Snatch tactics e tiratori scelti: e' noto come ogni manipolo di facinorosi abbia uno o piu' capi. La tecnica spesso utilizzata e' quella di estrarre costoro dal gruppo, onde far mancare la spinta coesiva e disperdere il branco criminale. Tale tecnica di snatching (rapimento) puo' essere effettuata solo in occasione di sommosse a bassa intensita'. Solo nei casi in cui tale tattica non possa venire impiegata a causa di grave turbativa all' ordine pubblico ed immediato pericolo nei confronti degli agenti ed in difesa del cittadino e della proprieta pubblica e privata, suggeriamo quale misura estrema l' impiego di tiratori scelti incaricati di eliminare rapidamente i capi rivolta. L' effetto psicologico e' assicurato: vedere i propri leader cadere improvvisamente causera' l' immediata dispersione dei rivoltosi. Non e' necessario uccidere, basta far saltare le ginocchia. Tagliata la testa, il corpo non ha piu' guida.
Chiunque ritenga che le proposte di cui sopra siano un' esagerazione degne di uno stato di polizia, e' cortesemente invitato a rileggersi le dichiarazioni di due ultras (uno di Milano e uno di Napoli) i quali spiegano crudelmente alla Gazzetta dello Sport come si vive all' interno delle curve: "La polizia è il nemico (...) morire allo stadio fa parte del gioco, le forze dell'ordine non ci rispettano". Facciamoli giocare allora questi ultras e vediamo cosa ne pensano dopo essere stati travolti da una carica a cavallo od esser stati colpiti da un taser. Ovviamente, quanto da noi propugnato, nulla puo' se non vi e' alla base una volonta' politica di combattere il fenomeno, volonta' spesso venuta a mancare a causa dei rapporti tra politica e le frange di tifoseria piu' estreme. Ricordiamo il caso di Alessandra Mussolini
(OMISSIS), la quale nel Marzo 2004 aveva visitato in carcere (con tanto di fiori) gli Ultras della Roma responsabili per aver fermato una partita della squadra, dopo aver fatto circolare la notizia (falsa) della morte di un bambino investito da un 4x4 della Polizia fuori dallo stadio. La notizia era stata fabbricata ad arte solo per innescare una violenta aggressione nei confronti delle forze dell' ordine. I delinquenti vennero scarcerati. E' ovvio che, finche' certa feccia sara' protetta dai loro pari grado seduti in Parlamento, o ci si ostinera' nel non dare il via libera all' adozione di tattiche anti sommossa dure, nessun serio provvedimento potra' essere adottato per risolvere il problema. Non facciamoci illusioni: la morte di Raciti non portera' alcun cambiamento e negli stadi i nostri uomini in divisa continueranno a morire. Onore all' Ispettore Capo Filippo Raciti!
OMISSIS[Modificato da Poliziotti.it 09/02/2007 9.42]