Francesco Castelli

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mystral61
00mercoledì 13 agosto 2008 17:28
detto il Borromini
Francesco Castelli – detto il Borromini (Bissone, 25 settembre 1599 – Roma, 3 agosto 1667) è stato un architetto svizzero-italiano.

Era figlio di Giovanni Domenico, uno scalpellino, e di Anastasia Garovo. Iniziata la carriera di intagliatore di pietre, si trasferì ancora giovane a Milano per studiare la città e ricevere un apprendimento tecnico-artigianale nel cantiere del Duomo. Al suo arrivo a Roma, nel 1619, troviamo al cognome Castelli l'aggiunta del nome Boromino o Boromini, interpretato da alcuni come un omaggio alla famiglia Borromeo (o per la sua profonda devozione per San Carlo Borromeo) dai cui feudi egli proveniva e insieme una maniera per differenziarsi dai numerosi Castelli presenti a Roma; cominciò a firmarsi definitivamente Francesco Borromini dal 1629 alla morte di Carlo Maderno, suo parente alla lontana, per il quale iniziò a lavorare come primo assistente nei suoi cantieri della Basilica di San Pietro, di Sant'Andrea della Valle e di Palazzo Barberini. Alla morte del Maderno le sue attese di venir nominato architetto delle fabbriche portate avanti da questi venne disatteso con la nomina a tale ruolo di Giovan Lorenzo Bernini il quale, acerbo allora di architettura, lo confermò quale primo assistente delegandogli di fatto la resa progettuale e strutturale delle proprie idee e disegni, collaborazione che possiamo ammirare nel corpus di disegni relativi a Palazzo Barberini, in cui si vede la stretta simbiosi tra i due, pur riuscendo sempre a identificare l'opera dell'uno e dell'altro. Capolavoro in questo palazzo è l'elegante[1], scalone elicoidale, in cui l'esempio del Sangallo a Caprarola e di Mascherino nel Palazzo del Quirinale viene sviluppato con un nuovo virtuosismo formale, riscontrabile in particolari quali lo schiacciamento della balaustrata nella sua progressione verso l'alto..
Nel 1634 ottenne il suo primo lavoro personale, la costruzione della chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane e dell'annesso convento. Questo fu organizzato intorno ad un chiostro di forma rettangolare e con gli angoli smussati e leggermente convessi. La piccola chiesa venne edificata con pianta ellittica, aprendo quattro grandi nicchie attorno al setto murario in modo da creare un continuo e ondulato trapasso tra superfici concave e convesse, la cupola ovale fu rivestita con cassettoni di varie forme che rimpiccioliscono verso il centro in modo da aumentare l'impressione di altezza. L'ambiente è illuminato da una luce diffusa proveniente sia dalla lanterna che da finestre aperte sul tamburo, nascoste all'interno dal fregio in stucco sopra l'imposta della cupola.
Tra il 1637 e il 1640 lavorò alla Casa professa e all'Oratorio dei Filippini, nella cui facciata alla convessità della campata centrale dell'ordine inferiore corrisponde nell'ordine superiore la concavità della nicchia, di derivazione bramantesca.
Nel 1642 inizia i lavori a Sant'Ivo alla Sapienza, la chiesa annessa all'antico studio romano diventato poi università. La pianta stellare, formata dall'unione di due triangoli equilateri, deriva dalla stilizzazione dell'ape, emblema della famiglia Barberini.
All'interno il fluire concavo e convesso delle pareti viene interrotto da angoli vivi e segmenti rettilinei. La cupola, innestata direttamente sui muri perimetrali, segue il ritmo delle sporgenze e rientranze del setto murario, in modo da accelerare dinamicamente la sensazione di elevazione verticale della cupola. All'esterno la cupola è coperta da un tamburo convesso e si conclude su un'alta lanterna con un coronamento a spirale, cioè un ideale percorso ascensionale; tutti elementi ripresi nella costruzione del tiburio e del campanile della chiesa di Sant'Andrea delle Fratte.
Papa Innocenzo X affidò all'artista l'incarico di rinnovare l'interno della basilica di San Giovanni in Laterano, nel 1646.

Non volendo abbattere le antiche strutture murarie e volendo conservare il soffitto ligneo del '500, il Borromini ingabbiò le colonne a due a due entro grandi pilastri. Racchiudendo le vecchie pareti in muri doppi aperti da finestre ovale, nella navata principale pose nicchie incurvate verso l'esterno e le racchiuse tra i pilastri, mentre le navate laterali furono coperte con vari tipi di volte a botte e ribassate con cupolette. Per salvare le lapidi ed i sepolcri medievali costruì una serie di monumenti commemorativi.
Dal 1646 il Borromini realizzò la facciata del Collegio di Propaganda Fide, con finestre inquadrate da modanature plastiche e colonne di ordine gigante. Per l'annessa cappella dei Re Magi disegnò una volta ribassata percorsa da larghe costole a rilievo che si incrociano diagonalmente inquadrando un esagono con l'emblema dello Spirito Santo.
A Sant'Agnese in Agone capovolse il progetto originario di Girolamo Rainaldi (e di suo figlio Carlo Rainaldi), che prevedeva l'ingresso principale in Via di Santa Maria dell'Anima. La facciata fu ampliata per includere alcune parti dell'attiguo palazzo Pamphili, guadagnando così dello spazio per le due torri campanarie, ciascuna delle quali ha un orologio, come in San Pietro: uno per l'ora di Roma, l'altro per il tempo ultramontano, ossia l'ora europea. Inoltre trasformò la pianta da una croce greca in un ottagono sfondato da cappelle alternate a larghi pilastri; su un alto tamburo si innesta la cupola. La chiesa nel suo complesso si viene impostando come una serie di strutture con valori opposti che si bilanciano tra di loro: alla facciata concava fa da contrappeso la convessità del tamburo e della cupola, mentre all'espansione orizzontale data dalla facciata fanno da contrappeso gli elementi che si slanciano in verticale: i due campanili e la cupola.
Borromini perse il suo lavoro prima che esso fosse terminato a causa della morte di Papa Innocenzo X. Il nuovo Papa, Alessandro VII, e il Principe Camillo Pamphili richiamarono Carlo Rainaldi, che però non fece delle modifiche sostanziali e quindi la chiesa viene considerata comunque espressione delle idee di Borromini. Francesco Castelli, poi Francesco Borromini. Nell'estate del 1667, Borromini, che soffriva di disturbi nervosi e di depressione, si suicidò gettandosi sulla propria spada, prima di poter portare a termine la cappella Falconieri (la cappella principale) nella basilica di San Giovanni de' Fiorentini, dove per sua volontà viene sepolto nella tomba di famiglia di Carlo Maderno. Recentemente è stata posta su un pilastro della chiesa una lapide che ne onora l'opera e la memoria:
« FRANCISCVS BORROMINI TICINENSIS
EQVES CHRISTI
QVI
IMPERITVRAE MEMORIAE ARCHITECTVS
DIVINAM ARTIS SVAE VIM
AD ROMAM MAGNIFICIS AEDIFICIIS EXORNANDAM VERTIT
IN QVIBUS
ORATORIVM PHILLIPINVM S. IVO S. AGNES IN AGONE
INSTAVRATA LATERANENSIS ARCHIBASILICA
S. ANDREAS DELLE FRATTE NVNCVPATUM
S. CAROLVS IN QVIRINALI
AEDES DE PROPADANDA FIDE
HOC AVTEM IPSVM TEMPLVM
ARA MAXIMA DECORAVIT
NON LONGE AB HOC LAPIDE
PROPE MORTALES CAROLI MADERNI EXUVVIAS
PROPINQVI MVNICIPIS ET AEMVLI SVI
IN PACE DOMINI QVIESCIT »

Karl Baedeker nel 1883 nella Guide of Central Italy racconta:
« Maderno con Borromini e Carlo Fontana erano i leader di una banda di artisti che cospirarono per strappare l'architettura dal suo tranquillo riposo (...) che sostituirono con una turbolenta irrequietezza. »
L'effigie di Francesco Borromini è stata riprodotta sulla banconota da 100 Franchi svizzeri negli anni '80.
Opere principali :
• Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane con annesso convento e casa professa
• Chiesa di Sant'Agnese in Agone
• Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza
• Basilica di San Giovanni in Laterano
• Chiesa Nuova
• Palazzo Spada, rinnovo
• Cappella Spada, Chiesa di San Girolamo della Carità (revisione del progetto di Virgilio Spada, suo protettore) [2]
• Basilica di Sant'Andrea delle Fratte
• Oratorio dei Filippini
• Palazzo di Propaganda Fide [3]
• Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori
• Chiesa di San Giovanni in Oleo (restauro)
• Palazzo Giustiniani (con Carlo Fontana)
• Palazzo Falconieri
• Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini (Roma)
• Chiesa di Santa Lucia in Selci

Anche se di arte decisamente più povera, non si può non menzionare la sua casa natale a Bissone, dalle facciate anticamente affrescate (ora solo parzialmente) ai fregi, agli stucchi e agli affreschi interni.

Attualmente è in fase di restauro dopo aver ospitato per molti anni una galleria d’arte ed alcuni appartamenti di gran pregio.

A chi passa per Roma, consiglio di visitare la chiesa di San Carlo alle 4 fontane.
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