Firenze indaga sul premier

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00mercoledì 4 agosto 2010 06:10

Firenze indaga sul premier

di Telesio Malaspina

La procura ha ottenuto di riaprire l'inchiesta sulla bomba del '93 in via dei Georgofili. Per verificare se ci fu un accordo tra Cosa Nostra e Forza Italia
(03 agosto 2010)
La Procura di Firenze ha ottenuto dal gip l'autorizzazione per riaprire l'inchiesta sui presunti mandanti occulti della strage di via Georgofili (1993) già indicati come indicati come Autore uno e Autore due (cioè Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri). La notizia è trapelata dal capoluogo toscano, sebbene non sia ufficiale: il codice di procedura penale impone infatti la segretezza delle indagini nel caso di reati di mafia.

'L'espresso' aveva anticipato tuttavia - in diversi articoli firmati da Lirio Abbate nei mesi scorsi - che era in corso la riapertura della vecchia inchiesta fiorentina (in un primo tempo archiviata) sui mandanti sull stragi del 1993

I pm Quattrocchi, Nicolosi e Crini avevano motivato la richiesta di riapertura dell'inchiesta con l'esigenza di nuove indagini che prendono spunto dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, uno dei quali, Gaspare Spatuzza, direttamente coinvolto nell'esecuzione dell'attentato di via dei Georgofili.

Il gip, autorizzando la riapertura, ha indotto i pm a procedere alla nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato, inserendo il fascicolo a "modello 21", quello in cui compaiono i nomi degli indagati. Questa iscrizione viene considerata negli ambienti giudiziari «un atto dovuto». Per gli indagati rappresenta una garanzia perché dall'iscrizione decorrono i termini massimi di durata delle indagini preliminari che sono fissati in 24 mesi.

Per il momento, visto anche il reato contestato aggravato dall'avere avvantaggiato Cosa nostra, i magistrati non hanno previsto di inviare alcuna comunicazione giudiziaria agli indagati. Tutto procede con il massimo riserbo. L'inchiesta durerà per altri due anni, prima che i magistrati decidano se chiedere il rinvio a giudizio o una nuova archiviazione. Ma il ciclone giudiziario è innescato.

Intanto la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, che ha riaperto l'inchiesta sulle stragi Falcone e Borsellino, sta trovando molti punti in comune con l'istruttoria eseguita dai colleghi di Firenze. Le due procure si stanno coordinando per sviluppare le dichiarazioni rese nel '96 da Pietro Romeo, quando affermava di aver saputo da Giuseppe Graviano che «un politico di Milano» sarebbe stato in grado di dare informazioni sui luoghi in cui vivevano i collaboratori di giustizia Giovanni Drago, Giuseppe Marchese e Salvatore Contorno.

La grande paura di Berlusconi è dunque nascosta dietro le facce dei Graviano, due capi mafia non ancora cinquantenni, detenuti da 15 anni e condannati definitvamente all'ergastolo per aver organizzato le stragi del 1993. Ma custodiscono segreti che se fossero svelati ai magistrati potrebbero provocare uno tsunami istituzionale. I loro contatti e i loro affari sono stati delineati ai pm dallo stesso Spatuzza, che era il loro uomo di fiducia, e poi da Salvatore Grigoli e Leonardo Messina. Pentiti che parlano di retroscena politico-mafiosi fra il 1993 e il 1994: gli anni delle bombe e della nascita di Forza Italia.

Ora i giudici sperano di ottenere la collaborazione di Giuseppe Graviano: mentre infatti il fratello Filippo in aula lo scorso dicembre ha smentito di conoscere Dell'Utri, Giuseppe non ha voluto deporre accampando motivi di salute: «Quando potrò sarà mio dovere rispondere a tutte le domande che mi verranno poste», ha scritto ai magistrati. Un messaggio di possibile apertura, probabilmente da contrattare con un cambiamento del regime di detenzione (durissimo) a cui è al momento viene sottoposto.

Spatuzza ha detto che proprio Giuseppe Graviano, già nel gennaio del '94, sosteneva di aver raggiunto una sorta di accordo politico con Berlusconi, e raggiante ripeteva: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». Ma dopo Spatuzza c'è chi ritiene si possano registrare altre defezioni di rango tra le fila dei mandanti ed esecutori delle stragi: nuove collaborazioni che diano ancora più peso alle accuse.

Adesso il premier ha paura di quegli spettri che 16 anni fa lo avrebbero accompagnato nella sua discesa in politica. Ma lo spaventa anche la ricostruzione di tutti gli spostamenti dei Graviano nel 1993. Perché gli investigatori sono in grado di accertare le persone con le quali sono stati in contatto. I tabulati di alcuni vecchi cellulari utilizzati dai fratelli stragisti sono stati analizzati dagli investigatori con l'aiuto di Spatuzza. E grazie a questi documenti è possibile dimostrare con chi hanno parlato.

Il premier lo scorso settembre ha attaccato i magistrati di Firenze affermando che si trattava di «follia pura» ricominciare «a guardare i fatti del '93 e del '92 e del '94. Mi fa male che queste persone pagate dal pubblico facciano queste cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del Paese».

BY L'ESPRESSO
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