Filippo Tuena

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sergio.T
00lunedì 15 ottobre 2007 16:16
Ultimo parallelo ( Rizzoli 2007)
Il 17 gennaio 1912, dopo un viaggio di 750 miglia attraverso le distese dell'Antartide Robert Scott raggiunge il polo sud insieme a quattro compagni, ma scopre che la spedizione norvegese di Amundsen lo ha preceduto di cinque settimane. Durante il viaggio di ritorno la squadra di Scott viene annientata dalle terribili condizioni climatiche. I loro corpi verranno ritrovati soltanto dieci mesi dopo accanto ai loro diari e a una macchina fotografica. Partendo da questi scarni dati Tuena ripercorre quello spaventoso viaggio verso la fine del mondo e tesse una feroce allegoria della vanità degli sforzi umani. Utilizzando una scrittura composita, evocativa e spietata, documenta l'ultima grande esplorazione geografica terrestre che apre il secolo delle disillusioni e della fragilità. "Ultimo parallelo" è un libro aspro, imprevedibile, disorientante che ha pochi paragoni nella letteratura italiana contemporanea. Anch'esso un'esplorazione che emoziona e commuove.
sergio.T
00venerdì 25 settembre 2009 11:19
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sergio.T
00venerdì 25 settembre 2009 11:22
Filippo Tuena sceglie, ancora una volta, dopo la straziante ricostruzione dell'estinzione della famiglia ebrea Reinach e della puntuale analisi degli ultimi misteriosi anni della vita di Michelangelo, di raccontare una vicenda così estrema da essere diventata il punto di non ritorno nella storia delle grandi spedizioni. Si tratta del tragico viaggio del capitano della marina inglese Robert Falcon Scott, che nel 1911, accompagnato da un nutrito gruppo di militari, medici, scienziati, fotografi e semplici marinai, raggiunse il limite estremo del Polo Sud ventitre giorni dopo che il norvegese Roald Gravning Amudsen era già riuscito a toccarlo. La delusione di Scott e dei suoi uomini fu cocente. La "ritirata"si risolse con la morte per congelamento e sfinimento di tutto l'equipaggio. A testimoniare il fallimento sono rimasti i diari del capitano e due rullini di pellicole fotografiche. Filippo Tuena ripercorre nel dettaglio la preparazione, le ansie, i desideri di gloria, le nostalgie, le personalità e tutto il corredo materiale e spirituale che furono caratteristici di quegli anni e di quegli uomini. A costo di apparire feroce, la voce esterna che, come un ombra, a tratti malevola, insegue l'allucinata epopea di Scott, non indulge mai nella retorica ma piuttosto cerca di far emergere corrispondenze, presagi e ossessioni di morte. Ci sono pagine evocative, e ricchissime, come quelle che descrivono il carico delle slitte: i cibi, gli indumenti, i materiali tecnici, gli oggetti d'intrattenimento (fu caricato persino un pianoforte), i libri (soprattutto poesia), i medicinali (tra cui l'oppio per alleviare le ansie della traversata) e i messaggi d'incoraggiamento lasciati dalle ditte che furono sponsor dell'impresa. Altre atroci, come quelle che descrivono il ritrovamento dei corpi congelati da parte della missione di soccorso che giunse alla tenda abbandonata otto mesi dopo: "Devi averli riconosciuti subito nonostante il congelamento, i nasi andati, la brina che incrosta le sopraciglia. Sono quasi statue di ghiaccio o di cera e la loro pelle è liscia come se fosse stata unta con l'olio". Difficile definire il genere al quale questo lavoro di Tuena appartiene, perché in Italia i racconti di esplorazione, che tanta tradizione hanno in Inghilterra o negli Stati Uniti, contano ben pochi esempi. Certo è che se la domanda sul senso attuale dell'avventura e dell'esplorazione ha assunto modulazioni e varianti assai diverse da quelle d'inizio Novecento, Tuena, con uno sforzo davvero impari, riesce a rendere quell'esperienza ancora viva e parlante. Perché di quello straordinario fallimento dà una versione insieme epica e umanissima, intensamente cerebrale.
Camilla Valletti
sergio.T
00lunedì 9 novembre 2009 09:11
Libro lirico scritto in terza presenza. Una presenza misteriosa, un compagno di viaggio particolare. Nelle grandi esplorazioni e nelle grandi spedizioni, nei momenti piu' epici e piu' terribili , in molti, hanno testimoniato di avvertire una presenza. Una presenza che non si vede. Cosi' nella spedizione Scott, cosi' nella spedizione Shackleton.
In quest'ultima, nell'attraversata a piedi della catena polare che li separava dal rifugio piu' vicino dopo essere sbarcati sulla costa della New Geogia, Schackleton e Crean parlarono di questo fenomeno. Crean disse: guardavo ed eravamo tre, ma contavo quattro persone. Non c'era, non la vedevo, ma la contavo.
Tuena incarna , per la spedizione Scott, questa presenza. E' un libro, Ultimo parallelo, che si lascia leggere in un paio di giorni, non tanto per la facilita' ma per la bravura dello scrittore come voce narrativa. Ne' romanzo ne' saggio, diventa difficile dire che genere sia questo Tuena: forse e' il diario di viaggio della presenza misteriosa.

sergio.T
00lunedì 9 novembre 2009 09:24
Tuena si e' documentato su molti testi in lingua originale non tradotti in italiano. Sarebbe interessante leggere i diari anche della squadra che accompagno' Scott nell'ultimo viaggio. Riporta un particolare sottolineato da molti autori: abbandonando via via il carico per cercare di riuscire nel viaggio di ritorno, la squadra non abbandono' mai i propri libri.
Dickens, Browning, Dante, Tennyson: eccole le letture nella lunga e infinita notte polare o nel suo giorno sempre luce.
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