Felix Luis Viera

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cubaa360gradi
00martedì 1 maggio 2012 20:39
La patria è un'arancia, il capolavoro poetico di Felix Luis Viera
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Felix Luis Viera, scrittore cubano esule in Messico che in Italia ha pubblicato Il lavoro vi farà uomini (L'Ancora del Mediterraneo) e La patria è un'arancia (Il Foglio Letterario - www.ilfoglioletterario.it/), ha scritto un articolo dove attacca gli intellettuali cubani che non lavorano per favorire un cambiamento in senso democratico nell'isola caraibica. Leggiamo alcuni passi del pezzo.

"Siamo due milioni di esiliati, sparsi in tutto il mondo, ma non riusciamo neppure a raccogliere dieci dollari a testa per costruire qualcosa che serva a dare una spinta propulsiva al progetto di una Cuba democratica. Ci dividiamo su tutto, discutiamo di teorie, facciamo analisi politiche, scriviamo libri spesso inutili, ma non facciamo niente di concreto, soprattutto non abbiamo un progetto unitario. Non solo. Trattiamo con rispetto il dittatore e i suoi funzionari, usiamo termini come Presidente e Generale, mentre loro non si vergognano a chiamarci traditori, vermi, nemici della patria, scorie... Certo, non dobbiamo metterci al loro livello e usare un gergo squallido e violento, ma a volte siamo fin troppo deferenti. Gli intellettuali che vivono a Cuba si comportano in modo ancora peggiore, perchè - salvo poche eccezioni - cercano di non creare problemi al potere e di vivere senza occuparsi di problemi pratici. Per non parlare dei cubani che risiedono all'estero per motivi economici e che non vogliono perdere il diritto di tornare in patria. Ecco, questi nostri compatrioti brillano per la loro assenza, visto che sono soliti dire: "Io non faccio politica", "Non mi occupo di certe cose", "Non è un problema mio". Se in Italia, Spagna, Canada, Messico, vengono organizzate manifestazioni castriste, non si vede mai un cubano a criticare, nessuno di loro osa prendere la parola e dire che stanno raccontando menzogne, che stanno parlando di una Cuba inesistente. Il nostro ruolo è sempre e soltanto quello dei cubani sensuali, spiritosi, divertenti, ballerini, ma del tutto privi di impegno politico. In questo modo non si va da nessuna parte. Cuba non cambierà mai".

Felix Luis Viera racconta una triste verità, purtroppo. Io che non sono cubano - ma mi sento cubano adottivo - a volte mi chiedo perchè devo lottare se gli stessi cubani a non hanno il coraggio di farlo. Mi rispondo che combatto per un'ideale, per la libertà di una terra che amo e perchè esistono persone di valore come Yoani Sanchez, Oswaldo Payà, Reinaldo Escobar, Orlando Luis Pardo Lazo... che meritano il mio sostegno. Una Cuba libera è possibile.

Alcune poesie:

Candide puttane della mia patria

Candide puttane della mia patria lontano,
da questa gigantesca Città vi saluto
vi amo da lontano ragazze che sognaste come me un futuro d’oro equamente ripartito.
Puttane mie puttane filologhe ingegnere medico economiste languide laureate
che si sono vendute a un italiano grasso padrone di un’officina meccanica
a un cuoco svedese
a un camionista messicano
a un canadese che taglia il prato nei giardini altrui
a uno spagnolo specialista in salsicce
a un portoghese spregevole
vi voglio bene puttane mie vi voglio bene,
canto per voi e sono il vostro difensore ragazze adolescenti
che noi genitori vi dicemmo che la fame mai sarebbe entrata nel vostro regno
visto che era problema di altre latitudini
che noi genitori vi assicurammo
che quelli che oggi vi possiedono per quattro dollari erano miserabili senza valore
per costruire un futuro senza il disonore che noi genitori vi assicurammo
che avremmo cantato alle cinque della sera ogni giorno nelle colline
che innalzavamo dove avremmo coltivato flauti e chitarre.
Puttane della patria mia ragazze adolescenti laureate in progetti perduti
vi voglio bene e vi invito a continuare ad amare quando arriverà il momento.

Félix Luis Viera (da La patria es una naranja)


Figlia mia

Figlia mia, un giorno canteremo,
non importa che io non sia con te; canteremo tu e io.
Non importa che io ancora non ci sia: canteremo entrambi.
Devi credere nella canzone che hanno creato i fiori, gli alberi, il vento
e soprattutto in quella che hanno scritto i percorsi aridi
e in quella che tanti uomini hanno composto a sorsi di bile nelle notti perdute.
Un giorno canteremo in coro con gli angeli
(gli angeli sono gli uomini che hanno sorbito fuochi e metalli
perché un giorno le figlie potessero cantare con i loro padri la canzone degli angeli;
gli angeli che sono morti dovranno risorgere, quelli che ancora vivono dovranno dare le loro mani calde alle mani ancora fredde degli angeli redivivi):
canteremo tu, io e gli altri mentre stiamo costruendo un viale dove andranno i bambini a cercare ancora una volta l’arcobaleno. Dopo io sarò il tuo bambino e tu mi cullerai.

Félix Luis Viera (da La patria es una naranja)
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