Fanfiction: The Children

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=Ereandil=
00sabato 20 giugno 2009 00:05
"EFP web Site"



Questa è una fanfiction a tema presa dal sito di fanfiction EFP.
Le fanfiction sono storie di narrazione COMPLETAMENTE INVENTATE dai fan di anime/manga/film che voglio riscrivere alcune scene e/o eventi, in base al loro gusto personale.

Sperando di farvi cosa gradita.
Buona lettura.





Vampire Knight



The Children




La neve…proprio come quella volta accompagna la mia memoria verso la fine. Mia piccola Shizuka, prendi i miei ricordi, conservali e non dire a nessuno questo segreto, nella attesa che egli cresca e conosca la storia…





Sono passati dieci anni, quando ho scoperto di essere un vampiro, e non uno qualsiasi;

Seppi di essere non solo la sorella di Kaname, ma anche la sua promessa sposa.

Zero non voleva più vedermi: non poteva sopportare che proprio io, ero la creatura che lui odiava di più, cioè il sangue puro.

Io, sono Yuki Kuran, e oggi sono la moglie di Kaname Kuran.

Poco dopo aver scoperto la mia vera natura andai via dal Collegio Cross insieme al mio amato, e ci trasferimmo su una collina poco distante dalla scuola, famosa per ospitare numerose famiglie di vampiri. Lì ci sposammo nonostante l’opposizione iniziale della comunità, che non sapeva la mia vera identità. Chiariti gli equivoci fui accettata dalla società vampirica che mi onorò come eccellenza di sangue puro.

In quel periodo pensavo spesso a Zero. Nonostante amassi Kaname con tutta me stessa, non riuscivo a cancellare il suo volto dalla mia memoria.

Dopo poco che mi fui sposata lo incontrai davanti a casa mia, svenuto in mezzo alla gelida neve…Kaname non era in casa…

Era freddo, molto freddo, magro sciupato; sapevo che stava per scendere al livello E.

Quando si risvegliò ero accanto a lui sul mio letto. Ci guardammo intensamente negli occhi per qualche istante, poi, senza riuscire a frenare il mio corpo, lo abbracciai, lo strinsi a me, forte forte, e lui mi ricambiava… forse mi aveva perdonato per tutte le sofferenze che gli avevo provocato…? Era affannato, capii che aveva bisogno di sangue, così gli offrì il mio collo, in modo che potesse cibarsi ed evitare che sprofondasse al livello E. Da quel giorno Zero venne da me ogni volta che aveva bisogno di nutrirsi, quando mio marito non c’era. Kaname non era stupido, ma io ero molto cauta e facevo in modo che lui non scoprisse nulla.

Andammo avanti così per due anni, finché smise di venire a trovarmi. Quando chiesi al direttore Cross come stesse Zero, ridisse che era scomparso. Appresa questa terribile notizia lasciai tutto e andai a cercarlo; Se stava male non volevo che fosse da solo.

Finalmente compresi la realtà: io amavo Zero, ma non riuscivo a rifiutare Kaname!

Li desideravo entrambi; aspettavo ansiosamente che Zero venisse a trovarmi, ero felice che Kaname mi amasse…

Mentre albergavano in me questi pensieri, la furia dell’inverno mi travolse e svenni in mezzo alla gelida neve.

Mi svegliai nel mio letto, e vicino a me c’era Kaname. Mi aveva cercato tanto, e mi aveva trovato e riportato a casa e si era preso cura di me. Nei giorni successivi non mi chiese nulla sul perché del mio gesto, anzi poiché ero ancora debole trascurò i suoi impegni e rimase con me per accudirmi. Scoprì poi il motivo. Il medico (quello per i vampiri) che mi aveva visitato, disse codeste parole a Kaname:

“Sua moglie, nobile Kuran, è un po’ deperita, poiché aspetta un bambino”

Nove mesi dopo, una settimana dopo il mio diciottesimo compleanno, partorì una bambina. Kuran decise di chiamarla Shizuka.








Quando nacque Shizuka la mia vita cambiò.

La mia bambina era bellissima; aveva i capelli scuri come la notte, lineamenti fini e carismatici, e la cosa più incredibile erano i suoi occhi, come quelli di suo padre.

Kaname sembrava un’altra persona da quando c’era Shizuka. Era allegro e trascurava i suoi impegni in società…

In quel periodo io e Kuran ci siamo amati molto. Non passava giorno che non eravamo assieme, e grazie a questo per un po’ non pensai più a Zero, che ormai non vedevo da quando ero rimasta in cinta, finché un giorno non venne a trovarmi il direttore Cross…



“Come stai Yuki? Ho saputo della nascita di tua figlia e volevo congratularmi con te…”



“Shizuka ha già due anni ormai, avresti potuto farti sentire prima…”



“Hai ragione, ma sono stato molto impegnato e…”



“Che cosa devi dirmi? Non sei venuto qua solo per farmi visita…”



“Hai ragione, allora vengo subito al dunque: abbiamo trovato Zero”



“Cosa?! E…Come sta?”



“Ormai non c’è più niente da fare: tra poco scenderà al livello E, a meno che…”



“A meno che…?”



“Non beva un enorme quantità di sangue, ma di un vampiro… come te”



Sapevo che cosa dovevo fare, e senza esitare mi feci accompagnare da lui.

Quando lo vidi, non riuscii a trattenere le lacrime: era in uno stato pietoso.

Magrissimo, sporco, pieno di ferite e gli occhi insanguinati.

Era rinchiuso in una specie di cella nei sotterranei del collegio Cross.



“Sei sicura di volerlo fare Yuki? Santo cielo, hai una figlia! Potrebbe ucciderti!”



“Non m’importa. Voglio aiutarlo”



Ammetto che quando entrai avevo paura per la mia sorte, ma un vampiro di sangue puro non può morire così, no?

Mi avvicinai a Zero a passo lento e lui, avvertendo la presenza di una possibile “preda” si avvicinò e mi fissò in silenzio: era poco più di un animale.

Nel veder ridotto così colui che tanto avevo amato non aspettai che fosse lui a fare il primo passo, ma andai deciso verso di lui e avvicinai il mio collo alla sua bocca, già sporca di sangue per le vittime che nella sua crescente pazzia aveva mietuto.

Gli dissi calma e risoluta queste parole:



“Mordi”



Senza esitare mi addentò la gola con tutte le forze che aveva in corpo. La violenza fu tale, che non resistetti e persi subito i sensi.

Quando mi risvegliai ero in camera mia. Kaname doveva sapere tutto…

Infatti, il direttore mi aveva curato dopo l’aggressione, ma per sicurezza volle dire tutto a Kaname, che venne subito a prendermi per portarmi a casa.

Quando entrò in camera si sedette davanti a me senza dire una parola; non era un buon segno.

Ero seduta sul letto, con la testa accovacciata sulle gambe piegate, in segno di evidente disagio.

Kuran disse:



“Perché non mi hai detto nulla? Pensavo di essere tuo marito”



“Non avresti approvato la mia decisione”



“Certo che non avrei approvato! Sai che non voglio che ti avvicini a Zero Kiryu!”



“ Non lo vedevo da anni! Da quando ci siamo sposati non l’ho più…”



“…visto? Non mentire, so che vi incontravate di nascosto! Ma non ho detto nulla, perché ti amavo, come adesso, forse di più…”



Mi misi a piangere a dirotto. Possibile che nonostante tutte le menzogne che gli abbia detto lui abbia continuato a volermi bene? E io, cos’avevo fatto per lui? Niente.



“Kaname… ti giuro, non abbiamo mai fatto nulla, tu sei l’unico che abbia mai avuto, lui veniva solo per il sangue, e io non volevo che morisse, credimi…”



“Ti ho già perdonato, ma mi devi giurare una cosa: che non lo rivedrai mai più”

“Va bene, però ti prego permettimi di vederlo un’ultima volta, per dirgli addio”



“Ho fiducia in te, perciò ti concedo di fargli visita, ma dopo non voglio più sentire il nome di Kiryu”



“Te lo prometto Kaname”



Questa sarebbe stata la prima di molte bugie.








“Mamma! Dove stiamo andando? Io ho fame!”



Ecco una persona che facevo fatica a tenere a bada: mia figlia. Sorrisi dolcemente di fronte al visino di Shizuka: non riesco ancora a credere che una bambina così incantevole sia mia figlia.



“ Stiamo andando a trovare un mio caro amico, e vorrei che ti comportassi come una brava signorina, perciò niente capricci, ok?”



“Uffa! Va bene…"



“Ti prometto che quando torniamo a casa ti darò un regalino va bene?”



“Siiii! Ti voglio tanto bene! ”



Detto questo mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise. Ormai era prossima ai tre anni,anche se ne dimostrava quasi il doppio…

Eravamo sull’auto che ci avrebbe portato al collegio Cross, dove avrei detto addio a Zero…Eppure una parte di me credeva che non sarebbe stata l’ultima.

Cercai di non pensarci per tutto il viaggio, per evitare che la malinconia m’invadesse, ma appena vidi in lontananza il cancello dell’istituto, capii che era giunto il momento.









Mentre scendevo le scale dei sotterranei con Shizuka, accompagnata da un hunter amico del direttore, la mia mente si era svuotata. Ogni gradino era una tortura, e il tempo scorreva lentamente. Troppo lentamente. Avrei voluto correre giù per le scale, vedere Zero, abbracciarlo, dirgli che mi dispiaceva, che lo amavo…Un sentimento incompatibile vista la situazione.

Finalmente eravamo arrivate. L’hunter parlò:



“Ascoltate, il soggetto è pericoloso, nonostante sembra che adesso sia stabile… se ha bisogno di aiuto mi chiami, io sarò nell’altra stanza”



Era fin troppo cordiale per essere un cacciatore di vampiri. Forse al mondo esistevano ancora esseri umani come il direttore Cross. E aveva intenzione di lasciarmi sola con Zero…



“La ringrazio, spero che non mi serva il suo aiuto. Potrebbe badare a mia figlia nel frattempo? ”



“O-ok, la sorveglierò”



Chissà perché da quando il sangue di vampiro si era risvegliato in me, anche se mi sentivo la stessa, ero diventata capace di terrorizzare la gente.

Senza degnare di uno sguardo l’hunter, aprii la porta e mi ritrovai davanti alla cella di Zero.



“Ti stavo aspettando” mi disse.



Mi aveva sentita arrivare, o sperava semplicemente che sarei tornata?



“Eccomi qui Zero…”



Mi avvicinai lentamente alle sbarre per vederlo. In quell’ambiente c’era un buio fitto.

Finalmente lo vidi. Non riuscii a trattenere le lacrime. Zero, era lui, lo riconoscevo.

Non sembrava l’essere assetato di sangue che avevo visto l’ultima volta. Sembrava sano, lucido, pulito. Era accovacciato, seduto in un angolo, e mi fissava. Lo sguardo profondo, serio, ma per la prima volta dopo tanto tempo, umano.

Appena vide che mi ero avvicinata, corse subito da me.



“Sei sempre la solita…piangi come una poppante ”



“Sono felice…di vederti tutto qui”



“In tutto questo tempo ne sono successe di cose…ma mai e poi mai avrei creduto che saremmo arrivati a questo punto Yuki ”



La sua voce era cupa, triste. Più del normale.



“Zero, guardami, che cosa c’è?”



Ci fissammo intensamente per più di un minuto. Parlò mostrando una specie di smorfia, tipicamente sua…



“ Sei qui per l’ultima volta vero?" Dopo non ci vedremo più…l’ho capito dal tuo atteggiamento…ti conosco troppo bene ”



“Hai ragione Zero…non possiamo più vederci…la tua vicinanza non piace a Kaname e…devo proteggere la mia famiglia ”



“Capisco…voi sangue puro siete tutti uguali…”



“Disprezzi così tanto ciò che sono? Mi odi? ”



“Vorrei… ma non posso Yuki. Non riesco ad odiarti…”



Non feci in tempo a rendermene conto che mi avvicinò a se e mi baciò appassionatamente. Non pensai minimamente a divincolarmi: lo desideravo anche io.

Mi capitava spesso, di sognare questo momento. Il mio inconscio lo sapeva da sempre.

Amavo Zero, più della mia stessa vita, ma non potevo stare senza Kaname. Lui mi amava tantissimo, e io lo stavo tradendo.

Dopo un secondo,un minuto o un’ora, non so quanto, ci separammo.



“Yuki, io ti amo. Da sempre… anche se non l’ho mai capito”



“Da quando sei così tenero?”



Quell’attimo avrebbe segnato le nostre vite per sempre.



“Non possiamo farci niente Zero lo sai. Adesso ho una figlia, devo prendermi cura di lei”



A sentire quelle parole sussultò. Una rabbia ardente lo invadeva. Cercai di calmarlo.



“Zero, ti supplico calmati. Non perdere la ragione!”



Stavolta fui io, a baciarlo. Durò un secondo.



“Guardami negli occhi Zero. Questo sarà l’ultimo ricordo che hai di me. Il nostro bacio d’addio”



Detto questo lo guardai un’ultima volta e mi voltai verso l’uscita.



“Yuki! Ricorda: Non ti lascerò andare. Mi vedrai ancora. Un giorno, quando Kaname Kuran sarà morto! ”



Non detti retta alle sue parole. Piena di lacrime e rabbia, mi allontanai dall’amore.








Il sole era già tramontato da un pezzo. Ma le ferite del mio cuore erano più vivide che mai. Vivere nella luce non era mai stato un problema per me, ma alla notte, nonostante fosse passato molto tempo dalla mia “trasformazione”, non ero riuscita ad abituarmi.

Quando ero una guardian al collegio Cross stavo sveglia la notte per sorvegliare la Night Class, e quindi mi ci ero dovuta abituare per forza, ma non so perché adesso il buio era insopportabile per me. Il fatto che preferissi vivere di giorno anziché di notte irritava parecchio l’Aristocrazia, anche se cercavano di nascondere questo loro sentimento. Per motivi sociali ero costretta a frequentare alcuni di loro, e il fatto che mi presentassi da loro in orari “pomeridiani” non gli faceva piacere. Ma non m’importava.

Proprio quando il sole era appena calato avevo lasciato Zero. Tenevo in braccio Shizuka, che mentre “parlavo” con Zero, si era addormentata.

Lei era abituata a vivere in bilico, si può dire, tra il giorno e la notte.

Kaname d’altronde, quando era a casa, indipendentemente dall’orario, cercava di stare con noi il più possibile.

Mi sentii male. In quel momento stavo tornando a casa dopo aver praticamente tradito mio marito. Non riuscivo a non provare disgusto per me stessa. Vedendo il visino di Shizuka che dormiva serenamente capivo di aver fatto la scelta giusta. D’ora in poi avrei pensato solo ed esclusivamente alla mia famiglia, il bene più prezioso, e a mio marito, quell’uomo dolce e gentile che fin dall’inizio mi aveva fatto battere il cuore.



“Tesoro svegliati, siamo a casa”



“Mi-mi so-sono addormentata…aaah”



“Vuoi dormire ancora un po’ piccola? Non avrei dovuto svegliarti scusa”



Ma era inutile che le parlassi. Ormai era già andata nel mondo dei sogni…

Entrai in “casa” e salii le scale fino alla sua cameretta e la misi nel suo lettino.

Lasciai la sua stanza e andai nella mia: avevo bisogno di dormire un po’ anche io.

Mi accasciai sulle morbide lenzuola di seta rossa e appoggiai la testa fra i morbidi cuscini di piume e mi addormentai.



Stavo sognando. Correvo in mezzo ad una tormenta di neve. Ero molto agitata. Tenevo fra le mie braccia un piccolo fagotto, ma non so cosa fosse. Il particolare che mi fece svegliare di colpo era che ero coperta di sangue, non mio, non di Shizuka o di Kaname, ma del sangue di Zero.

Spalancai gli occhi per lo spavento e cominciai a respirare affannosamente correndo in bagno. Mi guardai subito allo specchio, per accertarmi che quello fosse veramente un brutto sogno; mi toccai il viso, i capelli, tutto, finché non fossi stata assolutamente sicura di non avere addosso un po’ di sangue.

Una volta calmata guardai fuori dalla finestra: era tutto buio, con la luna piena che risplendeva nel cielo, nessuna nube.

Erano le due di notte probabilmente e, anche se di solito dormivo a quell’ora, decisi di vestirmi e di uscire a fare una passeggiata, l’aria fresca della notte mi avrebbe fatto bene.

Prima di uscire dissi alle serve di controllare Shizuka (che stava ancora dormendo) e di provvedere ai suoi bisogni mentre io non c’ero e ovviamente se fosse arrivato Kaname, di avvertirlo della mia uscita.



La fortuna di abitare in una cittadina popolata anche da vampiri aveva i suoi pregi. Infatti, molti negozi erano aperti (anche se per non farsi notare dagli umani avevano dovuto camuffare un po’ le vetrine).

Mentre passeggiavo per quelle vie passai davanti ad una gioielleria: in vetrina era esposto un grazioso ciondolo in argento a forma di rosa ricoperta di rubini, a dir poco stupendo. Notai che appoggiato di fianco ce ne era uno identico, solo che al posto delle pietre rosse ce n’erano delle nere.

Senza pensarci due volte entrai nel negozio e li comprai entrambi, mentre il gioielliere, che inizialmente mi aveva accolto in modo burbero, avendomi riconosciuto come la moglie di Kuran non smise un momento di ricoprirmi di elogi.

Uscita dal negozio decisi di tornare a casa, anche perché per quella sera avevo già speso abbastanza soldi. Faceva veramente freddo, così decisi di affrettarmi ma fui fermata da qualcosa che mi cadde sulla guancia: era un candido fiocco di neve.








Kaname non c’era. Era dovuto partire per motivi politici. Il mondo dei vampiri in quel momento era in subbuglio. L’aristocrazia, che da sempre aveva gestito la nostra società segreta, stava perdendo il suo potere. Pareva che un vampiro, scappato da una prigione, avesse radunato intorno a se ex-umani scontenti e si era messo a far strage di famiglie nobili, molto vicine ai sangue puro, o addirittura loro parenti.

Quasi tutti i componenti di questa banda stavano per raggiungere il livello E, e ciò li rendeva ancora più pericolosi e incontrollabili. Stavano mettendo a dura prova la segretezza del nostro mondo.

Kaname aveva intenzione di chiedere appoggio agli hunter, per combattere questi trasgressori. Bisognava allearsi con loro prima che lo facesse il nemico. In guerra si deve avere numerosi assi nella manica.

Le poche famiglie di sangue puro rimaste erano state nascoste in luoghi segreti per evitare che i ribelli uccidessero anche loro.

Sia io che Shizuka eravamo state nascoste in una specie di bunker, di proprietà dei Kuran da molti secoli.

Shizuka aveva ormai cinque anni, ma già dimostrava un’intelligenza e un portamento degno di una vera nobile. Non riuscivo a credere che una creatura così fosse mia figlia.

Passavo le giornate nella più completa solitudine. Fuori si combatteva una dura guerra mentre io ero rinchiusa a far nulla nella mia fortezza.

Un giorno ricevetti una lettera da Kaname ( che mi mandava tutte le settimane) che conteneva le solite parole, più notizie sulla situazione politica.

Venni a conoscenza dell’identità del vampiro che aveva scatenato la guerra. Non ci volevo credere. Ma forse lo avevo sempre saputo. Zero Kiryu aveva fatto enormi stragi di vampiri, solo per colpa mia. Fin dall’inizio mirava a me.



Una sera fummo attaccati. Aveva scoperto il mio nascondiglio e ora non avrei avuto più via di scampo. Ma mi difesi.



Due vampire ex- umane mi attaccarono. Come una furia, cercai di difendermi. Stavo avendo la peggio, quando un vampiro cercò di uccidere mia figlia,che fino a quel momento era rimasta nascosta, ma vedendomi in difficoltà era uscita allo scoperto.

In quel momento sentii qualcosa dentro di me; una nuova forza, potente e incontrollabile mi invase, e in un attimo uccisi le due ribelli e mi avventai sull’altro nemico. Lo uccisi senza pietà. In quel momento non ero altro che una bestia.

Una bestia assetata di sangue.

Poi lo vidi. Nelle sue vesti strappate, con i suoi occhi rosso sangue, mi si avvicinò. E tutto diventò buio.



Quando mi risvegliai ero in una tenda, su una branda, con accanto Shizuka che dormiva. D’istinto lo cercai, e lui era lì, ai piedi del letto, che mi fissava.



“Ti sei svegliata, Yuki?”



“Perché stai facendo tutto questo? Non ti rendi conto di tutta la miseria e desolazione che tu e il tuo esercito state portando? Perché?



“Per rendere il mondo libero da voi sangue puro sono pronto a fare qualsiasi cosa”



“Allora perché non uccidi anche me? O mia figlia? Siamo sole e indifese. Prede facili”



“No. Per quanto io odi i sangue puro io non riuscirei mai ad ucciderti, Yuki”



Mi avvicinai a lui. I nostri volti erano incredibilmente vicini.



“Perché?”



“Perché ti amo, e ti desidero troppo”



A quel punto nulla ci trattenne. Non c’erano né sbarre né altro. Solo noi. Andammo nella sua tenda e fra noi accadde la cosa più meravigliosa della vita.

I nostri corpi erano un tutt’uno fra carne e sangue.

Avevo raggiunto la completezza. Niente ci avrebbe divisi, nulla.










- Storia Non Conclusa -
Per chi avesse intenzione di seguire il seguito, vi lascio il link alla discussione:


The Children




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