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QUANTO all'ipotetica tarchiatura e complessione dei Latini e Sabini originari :
Sono i duri Sabini (Properzio, 1, 1, 32, 47) con le rigidae Sabinae (Ovidio, Amores, 11, 4, 15), fortissimi viri, severissimi homines (Cicerone, pro Ligario 32; in P. Vattinium 15, 36), avi di forti generazioni di soldati e contadini (rusticorum militum). Sono i Romani con la loro tenuta asciutta, severa, impersonale, le generazioni latine d'età repubblicana che presero le armi contro Annibale prima ancora che la «bionda peluria - flava lanugo - imbiondisse loro le gote» (Silio Italico, Punica, 11, 319), i militi romani dalle «teste bionde» (xanthà kàrena), di cui l'eco è negli "Oracoli Sibillini" (XIV, 346):
L'onomastica latina attesta una certa frequenza di caratteri chiari. «Ex habitu corporis Rufos Longosque fecerunt», «dal fisico chiamavano Rufo uno coi capelli rossi, e Longo uno di alta statura»: così Quintiliano ricorda della origine dei nomi propri. Il Sieglin dà una lunga serie di Flavii, Flaviani, Rubii, Rufi, Rufini e Rutilii. Questi nomi sembrano esser stati tradizionali nelle genti Giulia, Licinia, Lucrezia, Sergia, Virginia, Cornelia, Junia, Pompeia, Sempronia: ossia nella più gran parte della classe dirigente romana.
La famiglia degli Ahenobarbi (barba di rame) faceva risalire la sua denominazione a una leggenda secondo la quale due giovinetti, messaggeri d'una divinità, avevano toccato la barba d'un guerriero romano che da bionda che era diventata rossa. L. Gabriel de Mortillet suppone che rutilus, col significato d'un biondo infuocato, sia stato usato soprattutto pel sesso maschile, flavus, un biondo più mite, per le donne.
Per l'azzurro degli occhi l'aggettivo comune è CAESIUS donde nomi come Caeso, Caesar, Caesulla, Caesilla, Caesennius e Caesonius.
Ancora la Historia Augusta (Aelius Verus, 2, 4) spiega Cesare con caesius. Per gli occhi GRIGI l'aggettivo era ravus o ravidus, donde nomi come Ravilia o Ravilla:
"Raviliae a ravis oculis, quemadmodum a caesiis Caesullae".
Ad alte stature si riferiscono ì nomi Longus, Longinus, Magnus, Maximus, e anche Macer, Scipio (bastone). Albus, Albinus, Albius indicano colorito chiaro. In appendice all'Incerti auctoris liber de praenominibus, d'epoca Tiberiana, si legge che nomi di fanciulla come Rutilia, Caesella, Rodocilia, Murcula e Burra designano capelli e complessioni chiare. Murcula viene da murex, porpora, Rodacilla dal greco rhodax, rosellina, Burra - come anche Burrus - dal greco pyrròs: tutte a colore ductae.
Che il tipo fisico dei Romani, almeno in epoca repubblicana, dovesse essere abbastanza chiaro, può mostrarlo anche quel detto, diciamo apertamente di tinta razzista, tramandato da Orazio:
hic niger est, hunc tu, Romane, caveto!
«quello è nero, guardati da lui, Romano!», che esprime una diffidenza spontanea verso l'individuo troppo scuro di pelle, cosa però poco consona alla leggendaria tolleranza tipica dei Romani.
D'altra parte, la credenza che al momento della morte Proserpina staccasse al moribondo un capello biondo che ognuno doveva portare sul capo (Eneide, IV, 698: nondum illi Ilavom Proserpina vertíce crinem abstulerat), non può che esser sorta in un'epoca in cui i capelli biondi o perlomeno chiari erano comuni tra i Romani.
Il Sieglin, che ha passato in rassegna le fonti sui caratteri fisici degli antichi Italici, scrive che accanto a 63 biondi sono menzionati solo 17 bruni. Ancora nelle pitture dì Pompei il 75% delle immagini ritrae INDIVIDUI CHIARI. Sempre secondo il Sieglin, 27 DIVINITA' ROMANE sono descritte come bionde, e solo 9 come scure. In particolare, Giove, Marte, Mercurio, Minerva, Proserpina, Cerere, Venere, e anche divinità allegoriche come Pietas, Victoria, Bellona, vengono spesso ritratte come bionde. 10 personaggi delle antiche leggende sono biondi, nessuno bruno.
Così delle personalità poetiche: 17 bionde e due brune.
Caratteri somatici chiari ci sono tramandati di diversi personaggi della storia romana. Rosso di capelli e con gli occhi azzurri era Catone il Censore.
Rosso e occhi ceruleo era il micidiale Silla, restauratore senza scupoli dello Status Quo.
Coi capelli biondi e lisci, occhi verdi, flemmatico e composto nella persona, ci appare Augusto, il fondatore dell'Impero. Cesare aveva occhi e capelli castano scuro, ma complessione bianchissima e alta statura.
L'ideale fisico d'un popolo s'esprime nell'ideale dei suoi poeti. Tibullo canta una Delia bionda, Ovidio una bionda Corinna e Properzio una bionda Cinzia. Una fanciulla troppo scura, (parliamo della repubblica) non doveva essere molto di moda se Ovidio (Ars Amandi, 11, 657) suggeriva si nigra est, fusca vocetur. Le lodi maggiori van sempre alla candida puella. Giovenale ci parla della flava puella Ogulnia di nobile stirpe.
Non voglio dire con questo che i Romani erano scandinavi, ma che tra loro fosse molto diffusa la complessione chiara più o meno come oggi tra gli italiani moltissimi sono chiari.
Importante è l'Eneide, per quel suo carattere celebrativo delle origini che fa di Virgilio un poeta «archeologo»,in una specie di passione per lo stile degli antichi Romani, in una esaltazione della latinità. Nell'Eneide tutti i personaggi sono chiari di capelli se non addirittura biondi. Così Lavinia (Eneide, XII, 605: filia prima manu flavos Lavinia crinis et roseas laniata genas: flavos è preferibile a floros); Enea, spirante nobiltà nel volto e nelle chiome come avorio cinto d'oro (En. I, 592: quale manus addunt ebori decus, aut ubi flavo - argentum Pariusque lapis circundatur auro); il giovinetto Iulo; Mercurio nella sua apparizione (Eri. IV, 559: et crinis Ilavos et membra decora iuventa), mentre tra i guerrieri è un fulvus Camers di nazione ausonia (X, 562), tanto più notevole in quanto di nessuno dei guerrieri o degli altri personaggi dell'Eneide si dice che abbiano capelli neri.
Anche nei Fasti d'Ovidio, composti con uno stesso intento archeologico e celebrativo, eroi ed eroine dell'antichità romana ci appaiono biondi. Bionda è Lucrezia quando piacque a Tarquinio (forma placet, niveusque color flavique capilli, 11, 763), biondi Romolo e Remo, marzia prole:
Martia ter senos proles adoleverat annos et suberat flavae iam nova barba comae
(III, 60).
Ha scritto il Sieglin: «Gli invasori elleni e italici erano, secondo le non poche testimonianze che possediamo, chiari. Bionda è la maggioranza delle persone di cui ci viene descritto l'aspetto fisico; in particolare erano gli appartenenti alle famiglie nobili che si distinguevano per il colore chiaro della loro pelle se non anche dei loro capelli.>>
Insomma, sul fatto dei Romani scuri sta di fatto che le fonti invece parlano CHIARO, perdonate il gioco di parole.
E' chiaro che nel descrivere gli storici i germani, venissero definiti chiarissimi e biondi, come del resto i nordafricani cartaginesi ( che erano comunque bianchi ) venissero descritti scuri di pelle ! Ma come del resto si sa, i cartaginesi non erano neri di razza.
Se avessimo avuto testimonianze di storici Germani, questi nel descrivere i estoni e i finlandesi avrebbero senz'altro descritto questi ultimi come bianchissimi e biondi, visto che presso queste popolazioni è rarissimo incontrare anche solo un castano, o un biondo scuro, cosa diffusissima tra i germani.
Fatto sta che molto probabilmente, visti anche gli ultimi studi di genetica che dimostrano come il fenotipo e il dna degli italiani sia praticamente invariato da 2000 anni, i Romani di allora non dovevano essere troppo diversi dalla miscela fenotipica attuale, considerando ch gli apporti che ci sono stati successivamente sono stati parimenti di 'schiavi' o peregrini sia mediorientali che nordeuropei.
Cavalli-Sforza con il suo splendido Libro "Geografia e Storia dei Geni Umani" dimostra come in realtà (DOPO DELLE ANALISI RIGOROSISSIME SUL DNA), nel caso dell'Italia, la situazione genetica è variata POCHISSIMO ( a differenza di quello che si DICE E STRADICE ), e che gli apporti dei Goti e dei Longobardi ( 30.000 i primi, 70.000 i secondi) sono stati minimi a fronte della massa di popolazione italiana che ai tempi del tardo impero era ancora considerevole. Un apporto genico significativo invece è quello dato dai normanni in Sicilia, in quanto fortemente localizzato ed in una popolazione medioevale di densità molto più bassa.
I genetisti dichiarano che in realtà l'eredità Genetica degli Italiani è principalmente Ligure, Italica, Etrusca e Greca.
E visto che i Romani sorgono proprio dalla componente Italica ed Etrusca, mi sa che gli Italiani dovranno rassegnarsi a sopportare sulle proprie spalle il peso di essere senz'altro discendenti (pure genetici) di prima grandezza dei Romani.
Certo, a livello caratteriale, c'e' un abisso... lo dimostra il fatto stesso che molti ignorano completamente i propri antenati, cosa a cui i popoli antichi (Greci e Celti compresi )tenevano moltissimo.
Valete.