Falce e martello in pensione?

da repubblica.it

Cossutta archivia falce e martello
Rivolta nel partito dei Comunisti

ROMA- "I Verdi ci accusano di aver posto come pregiudiziale la presenza del nostro simbolo. Ma è un'accusa ingiustificata, perché noi siamo disponibilissimi a fare il possibile per formare la Lista Arcobaleno". Armando Cossutta, intervistato dal Corriere della Sera, apre così la discussione che, partendo da una trattativa elettorale, tocca corde sensibili all'interno del mondo comunista di cui il leader del Pdci è personaggio di primissima fila. Un vero e proprio strappo, insomma. Assolutamente non concordato con il segretario del partito, Oliviero Diliberto. Che, trapela, non faccia mistero di una "profonda irritazione" per le parole del presidente del partito. Sia per quelle sul simbolo, sia per quella frase se suona pesantissima: "Il comunismo non c'è più" .

Durissime le reazioni che arrivano dal partito dei Comunisti. "Cossutta sbaglia perché non è rinunciando alla propria identità che si fanno passi in avanti verso l'unità delle forze progressiste e di sinistra" dice l'europarlamentare Marco Rizzo. "Il comunismo è un grande ideale. Stupisce che un uomo con la sua storia abbia potuto esprimersi in quel modo. Si tratta di un errore rozzo e grossolano", dice il segretario lombardo Anna Maria Pellegatta. "Mi sento ancora comunista, e nessuno ha il diritto di decretare la fine del comunismo a mezzo stampa", attacca Maria Antonietta Grosso, consigliere regionale del Pdci del Lazio. "Le dichiarazioni di Cossutta sono personali e, per quanto mi riguarda, del tutto fuori luogo" commenta Aldo Bruno. Mentre c'è chi pensa già a una raccolta di firme per dire no all'abrogazione della falce e del martello.

A quanto si apprende, dopo l'intervista, che non era stata concordata con i vertici del partito, Cossutta e Diliberto non si sono parlati. Lo faranno in una riunione straordinaria della direzione dei Comunisti convocata in fretta e furia.



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