Disobbedienti "occupano" Fabbrica di Prodi a Bologna
BOLOGNA - Un gruppo di oltre cinquanta disobbedienti, capeggiati da Luca Casarini e Giammarco De Pieri, ha "occupato" simbolicamente la Fabbrica del programma di Romano Prodi, il locale di via Corazza a Bologna creato dal leader dell'Unione per ospitare incontri e assemblee politiche. Tra gli occupanti c'erano anche esponenti di vari movimenti, disobbedienti e ragazzi dei centri sociali del nord-est, arrivati a Bologna per partecipare alla manifestazione di domani, organizzata per chiedere la liberazione dei tre no global arrestati per l'occupazione di alcuni locali privati in zona universitaria.
I giovani si sono presentati alla Fabbrica dicendo di voler fare in quella sede una conferenza stampa per parlare di amnistia e indulto. Intanto i pochi responsabili della Fabbrica presenti (Romano Prodi è in Cina, gli esponenti prodiani della Margherita sono impegnati a Roma nell'assemblea federale) non hanno chiesto lo sgombero dell'edificio occupato dai no global: anzi, hanno cercato di soddisfare la richiesta venuta dai Disobbedienti di confrontarsi con un esponente dell'area prodiana sul tema dell'amnistia e dell'indulto. Poco prima delle 20, l'occupazione è finita.
La scelta di "occupare", hanno spiegato i leader dei disobbedienti, è motivata dal fatto che a Bologna la Fabbrica è il posto più visibile per ragionare di politica. Dentro e fuori la Fabbrica sono stati posti alcuni striscioni: "Libertà per Vittorio, Carmine e Fabiano", i nomi dei tre militanti del collettivo Passepartout arrestati dalla Digos, e "No man is illegal".
Il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, intanto non muta atteggiamento riguardo alla manifestazione di domani indetta dai movimenti no global e ribadisce: "Non parlo". Informato dell'occupazione della Fabbrica il sindaco prende tempo: "Per quello che è capitato stamattina, vedremo", dice.
(20 maggio 2005)