E stelle fin quante ne vuoi
Un castello e stelle tante, ricoprono il tutto, due luci e ombre
riflesse nelle mure mescolate a quelle degli alberi, imponenti.
Un libro, lo riconosco:
Le ceneri di Gramsci.
Si sofferma su “Il pianto della scavatrice”
lungo poemetto in cui si fondono il tormento interiore, e il dramma di una società aberrante.
Lo sviluppo che è anche, e soprattutto, sofferenza per un futuro che si compie attraverso la lacerazione del passato.
Un progressivo sviluppo che non avrà mai fine, portatore di nuove ferite e nuove sofferenze.
La scavatrice lancia il suo urlo quasi umano; ma in realtà è l'urlo del passato che muore.
Lo interpreta, enfasi totale, Fresu lo accompagna con suoni minimali, pungenti, muovendo
ogni muscolo del corpo, anche le dita dei piedi, si contorce.
Un freddo puro e sottile
il desiderio di una coperta calda, chiudere gli occhi, e ascoltare parole amate, comprese così bene,
perché lette con amore.
"Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere
con te e contro di te; con te nel cuore,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
- nel pensiero, in un'ombra di azione -
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza; è la forza originaria
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia.."
Pier Paolo Pasolini
[Modificato da bb2004 10/08/2005 11.35]