Europa, i sindacati dove vanno?? Beccatevi anche questo...ah...ah!!

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cane...sciolto
00sabato 18 febbraio 2006 00:32
La ristrutturazione europea spinge i sindacati al pragmatismo.

Le forze di lavoro globali hanno superato i 3 miliardi di persone e crescono ogni anno per una quota tra i 45 e i 60 milioni, dall' 1,5 al 2 per cento. E' la tendenza profonda che muove il capitalismo globale, è il vero respiro del mondo. E' una corrente poderosa, che ogni giorno in Cina, in India, in Brasile, in Indonesia, nel Maghreb o in Sud Africa strappa decine di migliaia di uomini e donne all'arretratezza secolare delle campagne, e gonfia megalopoli divenute le nuove fornaci del plusvalore mondiale. Per oltre i 9 decimi, quel flusso aumenta la popolazione attiva e i salariati delle nuove potenze, e infatti il sistema mondiale degli stati ne è sconvolto. Solo in piccola parte, con 3 milioni di immigrati, quella corrente si riversa nella UE e negli Stati Uniti. Nel Vecchio Continente, è tra le spinte che concorrono alla ristrutturazione europea, assieme all'astensione dell'Unione all'Est Europa. Il mutamento manda in soffitta tutti i vecchi assetti, cambia le relazioni di forza tra gli Stati, preme sui rapporti tra le classi. E' una trasformazione che segna l'epoca: occorre una visione d'insieme che ne capisca il senso. Solo la scienza marxista e l'internazionalismo sono all'altezza del compito.

Nelle metropoli dell' imperialismo europeo il sindacato stenta sempre di più a richiamare l'attenzione dei media. Non è sempre stato così; ma in generale, nel lungo ciclo di passività sociale, le lotte delle fazioni della borghesia imperialista hanno relegato sempre di più il sindacato nel ruolo di semplice comparsa. Il processo di ristrutturazione sociale europea ha inevitabilmente accentuato questa caratteristica politica misurabile nella riduzione dello spazio riservato dai media alla questione sindacale. Alcune analisi aiutano a comprendere le ragioni di fondo che hanno portato il sindacato a ridurre il suo peso nella dialettica politica tra le fazioni e fra le loro espressioni politiche.

Esercito industriale di riserva mondiale.
Giles Keating, già capo del dipartimento Previsioni economiche della Confederation of British Industry, oggi capo della sezione Ricerche e direttore generale della divisione Pensioni di Credit Suisse, pubblica un suo articolo su "The Banker". Scrive che stiamo assistendo ad un'ondata migratoria senza precedenti nella storia. In Cina ogni anno 15-20 milioni di persone si spostano dalle campagne verso le città, cifra che forse è sopravvalutata rispetto alle stime correnti. In USA e in Europa i migranti sono sono 3 milioni; una cifra imprecisata si sposta nelle periferie brasiliane o sudafricane. Per Keating ogni anno la forza-lavoro mondiale cresce del'1,5-2%. Da questa analisi si ha un'ulteriore verifica di come sia di dimensione inusitata l'esercito industriale di riserva che preme alle porte delle metropoli dell'imperialismo. La condizione operaia ne è condizionata oggettivamente in tutte le sue molteplici espressioni. "Der Spiegel" fa una fotografia del mutamento nella popolazione attiva della Germania. Dal 200 al 2005, nel cuore industriale dell'Europa, gli "attivi" sono rimasti sostanzialmente stabili, da 38,8 a 39,1 milioni di unità.

Lo specchio tedesco.
L'apparente stabilità del numero nasconde una dinamica che ha visto una riduzione di posti di lavoro nelle imprese tedesche: 450 mila occupati in meno secondo le valutazioni dell'Istituto di ricerca sul mercato del lavoro (IAB) di Norinberga. Tale perdita è stata compensata dalla creazione di posti di lavoro a bassa professionalità, a basso salario. Infatti sono diminuiti del 10% gli occupati a tempo pieno e sono cresciuti quelli a tempo determinato, i lavoratori autonomi e le colf. I settori che tirano divengono modelli del nuovo trend. Un esempio è il porto di Amburgo: ha raggiunto gli 8 milioni di container, un milione in più rispetto al 2004. Nella fotografia di "Der Spiegel" la minifattura è annoverata tra i settori perdenti: ha avuto una riduzione di almeno 140 mila posti di lavoro. La direzione dell'Agenzia federale del lavoro valuta che la tendenza alla riduzioni di posti di lavoro ad alta qualificazione prosegua. Il settore automobilistico è il modello di questa tendenza. Per il sindacato europeo si presenta un modello tedesco dalle sembianze inconsuete. In questo contesto devono essere lette le linee che vengono portate avanti dalle associazioni padronali nelle tornate contrattuali. Il "Corriere della Sera" riporta l'analisi della Fondazione Hans Bockler su 2 milioni di aziende tedesche. **Oltre il 50% ha stipulato accordi sull'orario di lavoro variabile, il 25% ha fatto intese che prolungano l'orario di lavoro, il 20% sulla riduzione del salario in cambio di garanzie del posto di lavoro.** Berthold Huber, vicepresidente di IG Metall, il 28 dicembre scorso spiega a "Le Monde" la disponibilità del sindacato all'orario flessibile aziendale purchè non porti ad una riduzione degli organici. Un accordo in questo senso fu firmato nel dicembre 2004. Da quella data sono state siglate 540 intese in deroga al contratto nazionale. Il modello tedesco prevede un contratto nazionale "garantista" ma aperto alle eccezioni aziendali. In Italia Confindustria e Federmeccanica vogliono un modello cotrattuale nazionale aperto e, in aggiunta, una pratica aziendale priva di vincoli sindacali.

Continua...

** Si, si, Robe da matti,avete letto bene, io non ho sbagliato a copiare la "menata", non mi son fatto una canna, non ho bevuto, purtroppo è vero mantenendo uguale lo stipendio...il 25% ha scelto di aumentare l'orario di lavoro, il 20% di ridursi il salario, con le stesse ore di lavoro, ma avranno la garanzia del posto fisso, c'è da mettersi le mani nei capelli, da non crederci, eppure i sindacati tedeschi non sono proprio gli ultimi arrivati...Ovviamente Confindustria e Federmeccanica cercheranno di cavalcare la tigre, portando il modello tedesco come esempio. [SM=x751531]

naturalmente da "Lotta Comunista" gennaio 2006
Granduca di Milano
00sabato 18 febbraio 2006 09:32
I sindacati hanno sempre preso per i fondelli i lavoratori, fanno solo i loro interessi, infatti nelle fasi di ristrutturazione i sindacalisti sono gli unici a non perdere il posto, e ne ho una dimostrazione personale purtroppo. [SM=x751540]
cane...sciolto
00sabato 18 febbraio 2006 21:42
Re:

Scritto da: Granduca di Milano 18/02/2006 9.32
I sindacati hanno sempre preso per i fondelli i lavoratori, fanno solo i loro interessi, infatti nelle fasi di ristrutturazione i sindacalisti sono gli unici a non perdere il posto, e ne ho una dimostrazione personale purtroppo. [SM=x751540]

Duca, in parte "TIENI" ragione, i sindacari, stanno, perdendo, dimenticando il "senso" per cui son'nati, ma dire..." I sindacati hanno sempre preso per i fondelli i lavoratori "...non mi pare giusto, ora in parte, mi ripeto, ma quando parlavo con mio nonno, oppure tutt'ora parlo con gente molto più anziana di me di queste cose, ti assicuro che erano diversi. E' diventato un modo di fare politica... [SM=x751531] sono triste, non perchè fanno politica, ma per il modo con cui la fanno!!
Granduca di Milano
00domenica 19 febbraio 2006 08:54
Hai perfettamente ragione per quanto riguarda i sindacati fino almeno agli anni 80, poi si sono imborghesiti come la classe dirigente e accorgendosi di avere in mano un potere politico enorme hanno fatto i loro interessi e non quello dei lavoratori.
Puntano tutti alla carriera politica. [SM=x751560]
cane...sciolto
00domenica 19 febbraio 2006 17:44
Hai ragione Duca..."Puntano tutti alla carriera politica."...pienamente ragione...purtroppo [SM=x751531] comunque eccovi il finale.... [SM=x751555]

Pragmatismo di IG Mettall.
Nella piattaforma presentata da IG Metall per il 2006 si chiedeva un aumento salariale del 5%, leggermente più alto dell'inflazione - 2,3% - e dell'aumento di produttività del settore, valutato del 2%. Di fronte alla richiesta di IG Metall gli industriali minacciano di accelerare i processi di delocalizzazione; la richiesta sarebbe "non adeguata ai tempi e troppo elevata". La trattativa comincerà a febbraio; IG Metall dovrà muoversi in acque agitate anche al suo interno. Da una parte i delegati di alcune grandi fabbriche, ad esempio la Porsche, chiedevano il 7%. Dall'altra alcuni delegati "possibilisti" richiamavano il modello dei chimici, che già nel 2002 avevano concordato di rendere la tredicesima variabile, legata ai risultata delle aziende. "Handelsblatt", voce della finanza di Francoforte, avverte che che una "tornata dura" potrebbe pesare sul "cammino del governo di coalizione", nel suo obiettivo di realizzare una crescita nel 2006 per avviare il risanamento del bilancio pubblico. I metalmeccanici tedeschi rischiano di arrivare alla ribalta dell'interesse politico solo per esser sciacciati dal linkage con il piano bipartisan di risanamento del deficit pubblico.

Il contratto nell'isolamento mediatico.
In Italia è difficile ricordare una trattativa contrattuale dei metalmeccanici svolta in un disinteresse politico e in un isolamento mediatico come l'attuale. Di fatto questa circostanza ha contribuito a spingere i dirigenti FIM, FIOM e UILM a ragionare con una dose di pragmatismo sul modello della IG Metall. La linea degli industriali va oltre la sperimentata pratica del "modello tedesco" di trattare in azienda le deroghe ai contratti nazionali. In Italia si tenta di "innovare" a partire dal contratto nazionale dei metalmeccanici. Doveva essere un primo tempo della prossima trattativa interconfederale sulla revisione degli assetti contrattuali e dell'intesa del 1993. Il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei spiega la linea dell'associazione richiamando l'attenzione sulle "imprese che competrono a livello internazionale". Il dirigente di Confindustruia accusa il sindacato di miopia, di non capire la necessità di impegnarsi sul tema della copetitività, quando "francesi e tedeschi stanno già correndo ai ripari". La scarsa concentrazione dell'industria italiana, il cosiddetto "piccolo è bello", ora non più di moda, finisce sulle spalle dei lavoratori metalmeccanici. Nel recente passato dovevano temperare le richieste per mantenerlo, ora devono aumentare la flessibilità per superarlo.

Gli scambi impropi rinviati.
Con la richiesta dei sabati lavorati, Confindustria ritiene di essere più avanzata rispetto a quanto era in discussione in Germania. Li si erano siglati accordi che prevedevano aumenti delle ore lavorate senza incremento salariale. Confindustria chiede di liberalizzare il sabato lavorato, ma pagandolo come straordinario. Fa finta di dimenticare che vuole una revisione contrattuale, non possibilità di deroghe aziendali. Non a caso la tematica ha ripreso impulso in occasione del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici.Epifani a nome della CGIL, avverte di non essere disponibile a "scambi impropri". Aggiunge: "Non capisco che cosa c'entra questo tema con il rinnovo di un biennio contrattuale salariale" Il segretario generale della CGIL lascia una porta aperta a "scambi impropri" trattati quando sul terreno non ci saranno rinnovi contattuali. E quanto a suo tempo avevamo convenuto con Pezzotta e Angeletti: le sabbie mobili confederali non perdono occasione per manifestare la loro capacità di inghiottire tutto. In questa particolare fase il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici si chiude con il tratto del pragmatismo alla tedesca. La richiesta salariale è stato il punto su cui attestare il sindacato impedendo grossi sbandamenti e ulteriori logoramenti delle energie che ancora rimangono nelle tradizionali concentrazioni del settore. La lezione ha la sua importanza perchè per gli industriali la partita è solo rimandata.

Roberto Casella, "Lotta Comunista" gennaio 2006.
DVX NOBIS
00martedì 21 febbraio 2006 16:41
Re:

Scritto da: Granduca di Milano 19/02/2006 8.54
Hai perfettamente ragione per quanto riguarda i sindacati fino almeno agli anni 80, poi si sono imborghesiti come la classe dirigente e accorgendosi di avere in mano un potere politico enorme hanno fatto i loro interessi e non quello dei lavoratori.
Puntano tutti alla carriera politica. [SM=x751560]


Concordo oramai tutti i sindacati sono divenuti un trampolino di lancio per la politica in quanto politicizzati anch'essi.
Oramai il sindacato ha perso quella verve che lo rendeva tutelatore dei lavoratori. Più delle volte sono giunti ad accordi completamente contrari ai laoratori che li sostenevano.
Io sono sempre più convinto che l'unica via sia la socializzazione delle imprese dove lavoratori e imprenditori lottino per un comune obiettivo.
rikycccp.17
00martedì 21 febbraio 2006 17:01
Re: Re:

Scritto da: DVX NOBIS 21/02/2006 16.41
Io sono sempre più convinto che l'unica via sia la socializzazione delle imprese dove lavoratori e imprenditori lottino per un comune obiettivo.



Gli sfruttatori non permetteranno MAI ai lavoratori di gestirsi, altrimenti perderebbero il proprio guadagno... [SM=x751534]
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