Esiste un romanzo...

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Aurore
00lunedì 4 giugno 2012 13:30
... che ha cambiato il vostro modo di scrivere? Nel senso che il suo stile vi ha appassionato a tal punto da cercare di imitarlo il più possibile quando scrivete qualcosa di vostro?
Ovviamente non parlo di plagio, non parlo di copiare lo stile di uno scrittore o una scrittrice, ma di una semplice influenza.
Se esiste, qual è?

Per me è stato senza ombra di dubbio Memorie di una geisha, di Arthur Golden: il modo in cui viene condotto l'approfondimento psicologico, le descrizioni, l'uso delicato delle metafore, il ritmo soffice ed elegante, creano un'atmosfera incantevole e mi hanno stregata; conclusa la lettura, con il tempo ho notato che nel mio modo di scrivere c'era qualcosa di diverso, e dopo averci riflettuto un po' su mi sono resa conto che stavo cercando, nei limiti delle mie possibilità, di accostarmi a quel modello e farlo mio.
Non ho la presunzione di dire di esserci riuscita, ma credo che mi abbia aiutata tantissimo a migliorare il mio stile.
Mia90.
00lunedì 4 giugno 2012 15:08
Lo stile di Stephen King. Non mi riferisco ad un romanzo in particolare di quelli che ho letto, ma proprio il suo stile in generale.
Mi piace la verosimiglianza, il realismo così vivido e crudo da risultare quasi fastidioso e soprattutto il suo modo di analizzare i personaggi, di farli vivere e diventare così reali da sembrare veri, così che la loro perdita sembra quasi quella di un caro amico.

Ovviamente ci sono molti altri scrittori che mi piacciono e che ammiro, stimo: di tutte le epoche e che abbracciano tutto gli stili, ma se devo decidere, nell'epoca in cui vivo e per quello che scrivo, di ispirarmi ad uno scrittore quello è King.
Difatti ha un modo di scrivere che ho ammirato fin da subito e ho subito capito che mi piacerebbe riuscire a scrivere così.
Ovviamente non posso dire di esserci riuscita e questo obiettivo diventa a volte frustrante, perché sento che nulla sarà mai all'altezza dell'obiettivo, ma da un altro lato è molto stimolante.
Kagura92
00lunedì 4 giugno 2012 17:29
Lo stile di Dumas. Dopo anni di amore per Wilde, lo stile di Dumas è stata una doccia fredda. E' in grado di scrivere degli splendidi libri con uno stile semplice, concreto ed efficace, senza fronzoli. E ti costringe a stare sveglio fino alle tre di notte perchè devo sapere come va a finire, maledizione a te.

(Mentre, quando ci si mette, sa scrivere delle frasi bellissime e scene toccanti senza buttarlo mai sul patetico. )
Testo nascosto - clicca qui



Per me è stato senza ombra di dubbio Memorie di una geisha, di Arthur Golden: il modo in cui viene condotto l'approfondimento psicologico, le descrizioni, l'uso delicato delle metafore, il ritmo soffice ed elegante, creano un'atmosfera incantevole e mi hanno stregata; conclusa la lettura, con il tempo ho notato che nel mio modo di scrivere c'era qualcosa di diverso, e dopo averci riflettuto un po' su mi sono resa conto che stavo cercando, nei limiti delle mie possibilità, di accostarmi a quel modello e farlo mio.



Quel libro bellissimo personalmente mi ha fatto nascere una passione per i dettagli - un po' come Wilde. Non so, quando descriveva un kimono, o un colore, dava quel tocco in più che serviva, non so se mi spiego.
SimplyMe514
00lunedì 4 giugno 2012 19:40
Non lo so di preciso, ma devo riconoscere che Harry Potter ha fatto molto. Chiamatemi scema, ma io non resisto più alla tentazione di equiparare una donna molto arrabbiata a una tigre dai denti a sciabola da quando la Rowling l'ha fatto nel secondo libro. Credo che l'influenza più grossa di JKR sul mio stile stia proprio nei paragoni fuori dal mondo: io con le similitudini mi diverto.
"Spesso zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto; Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca". Poco da fare, gente: più strano è il paragone, più io mi sento a posto con me stessa.
Poi c'è anche l'ironia: non si nota sempre, ma trovo che certe frasi della Rowling abbiano un sarcasmo sottile che di rado ho visto in altri autori. Di solito, per quel che ho rilevato io, si sente di più nelle descrizioni del nostro mondo che in quelle di Hogwarts e dintorni: le aperture dei romanzi sono spesso e volentieri parodie amare di una rispettabile mentalità piccolo-borghese che ha più di un segretuccio da nascondere, di quelle che prima ti fanno spanciare dal ridere, però poi, a libro chiuso, ti danno anche da pensare. E, signore e signori, ce ne vuole. Perfino nel quarto, che comincia con un sogno che con quel genere di ambientazione pare che non c'entri nulla, riesce a infilare uno spaccato non da poco di una società meschina e chiusa: le reazioni della gente al pub di Little Hangleton quando si diffonde la voce che Frank Bryce è sospettato dell'omicidio sono un quadretto per cui non posso fare altro che levarmi il cappello.
hotaru.
00domenica 10 giugno 2012 20:45
Ecco, a me non piacciono né Stephen King né Arthur Golden, entrambi per lo stile. XD
Stephen King non so perché, ma lette un paio di pagine ne ho abbastanza, mentre "Memorie di una geisha" non l'ho nemmeno finito perché mi dava troppo fastidio il contrasto tra "storia orientale raccontata all'americana". Sarà che leggo parecchio anche autori cinesi e giapponesi, e la differenza di stile si sente, ma una storia del genere raccontata con prosa americana... brrr, mi sembrava quasi che stridesse come unghie sui vetri.
Ma sullo stile non ci sono "perché": è una cosa troppo istintiva, a pelle piace o non piace.
Quello che in assoluto ho adorato di più in anni di letture, e che quasi "bevo" quando leggo, perché lo trovo indescrivibile, è lo stile di Alice Hoffman: scrittrice semisconosciuta in Italia, credo, ma dallo stile... "onirico", viene definito. Ma non gli rende giustizia. "Magia masticata" suonerà male, ma rende di più.
E per quanto abbia provato ad imitarlo in qualche frase, non ci riesco. Se ci riuscissi, probabilmente non lo amerei così tanto, però cerco di tenerlo sempre in mente quando scrivo.

Lei seguita a ruota da Gabriel Garcia Marquez. "Cent'anni di solitudine" mi ha veramente aperto un mondo.
Homicidal Maniac
00domenica 10 giugno 2012 22:37
Joanne Harris, specialmente con "Il fante di cuori e la dama di picche" e "Chocolat". Ha un modo unico di scrivere, molto particolare, surreale; usa quasi sempre la prima persona e giostra con i tempi in modo da rendere molto soggettive le scene narrate (ad esempio col passato remoto narra l'infanzia del protagonista, con il passato prossimo o presente ciò che il protagonista sta vivendo). Inoltre trovo che sia molto brava a caratterizzare i personaggi.
Oh, e poi non posso non citare Diego Cugia e il suo "Alcatraz", anche se so che dicendolo mi attirerò l'odio di molti *prepara tuta anti-pomodori*

Poi ce ne sono tantissimi altri, impossibile elencarli tutti ù_ù
Aurore
00lunedì 11 giugno 2012 18:10
Kagura92, 04/06/2012 17.29:



Per me è stato senza ombra di dubbio Memorie di una geisha, di Arthur Golden: il modo in cui viene condotto l'approfondimento psicologico, le descrizioni, l'uso delicato delle metafore, il ritmo soffice ed elegante, creano un'atmosfera incantevole e mi hanno stregata; conclusa la lettura, con il tempo ho notato che nel mio modo di scrivere c'era qualcosa di diverso, e dopo averci riflettuto un po' su mi sono resa conto che stavo cercando, nei limiti delle mie possibilità, di accostarmi a quel modello e farlo mio.



Quel libro bellissimo personalmente mi ha fatto nascere una passione per i dettagli - un po' come Wilde. Non so, quando descriveva un kimono, o un colore, dava quel tocco in più che serviva, non so se mi spiego.



Ti spieghi benissimo! [SM=g27988]


hotaru., 10/06/2012 20.45:

Ecco, a me non piacciono né Stephen King né Arthur Golden, entrambi per lo stile. XD
Stephen King non so perché, ma lette un paio di pagine ne ho abbastanza, mentre "Memorie di una geisha" non l'ho nemmeno finito perché mi dava troppo fastidio il contrasto tra "storia orientale raccontata all'americana". Sarà che leggo parecchio anche autori cinesi e giapponesi, e la differenza di stile si sente, ma una storia del genere raccontata con prosa americana... brrr, mi sembrava quasi che stridesse come unghie sui vetri.



Potresti spiegare un po' meglio questo contrasto che percepivi? In che senso "storia orientale raccontata all'americana"? La cosa mi incuriosisce molto [SM=g27985].
hotaru.
00lunedì 11 giugno 2012 20:27
Aurore, 6/11/2012 6:10 PM:


hotaru., 10/06/2012 20.45:

Ecco, a me non piacciono né Stephen King né Arthur Golden, entrambi per lo stile. XD
Stephen King non so perché, ma lette un paio di pagine ne ho abbastanza, mentre "Memorie di una geisha" non l'ho nemmeno finito perché mi dava troppo fastidio il contrasto tra "storia orientale raccontata all'americana". Sarà che leggo parecchio anche autori cinesi e giapponesi, e la differenza di stile si sente, ma una storia del genere raccontata con prosa americana... brrr, mi sembrava quasi che stridesse come unghie sui vetri.



Potresti spiegare un po' meglio questo contrasto che percepivi? In che senso "storia orientale raccontata all'americana"? La cosa mi incuriosisce molto [SM=g27985].



Mah, in realtà non lo spiegare, un po' perché l'unica volta che ho preso in mano "Memorie di una geisha" è stato tre anni fa, un po' perché lo stile è una cosa talmente "di pancia" e personale, che i motivi per cui uno piace o non piace sono tutt'altro che oggettivi.
Però è indubbio che spesso determinate prose sono in qualche modo legate alla provenienza dell'autore, o almeno questa è un po' la mia impressione. E nella storia di una geisha raccontata da un americano... la differenza si sente, secondo me. Un po' come se una storia tipicamente italiana tipo "Marcovaldo" venisse riscritta da un autore statunitense: la prospettiva è comunque "esterna" rispetto ai contenuti e all'ambientazione, e spesso un certo modo di narrare è anche legato alla cultura.

Tanto per fare un esempio che esula dai libri, ma sempre di "stile narrativo" si tratta:

"Brave"- trailer americano

"Brave"- trailer giapponese

Sono diversissimi, eppure si tratta dello stesso film! Spesso in culture diverse si fanno risaltare elementi differenti, perché forse alla gente del posto risultano più accattivanti di altri, e certe "sfumature narrative" si sentono eccome, anche nei libri!
Che ne pensate?
Nyappy
00mercoledì 27 giugno 2012 11:47
Credo di aver riscoperto l'entusiasmo e la spontaneità dello scrivere dopo aver letto Sulla Strada di Kerouac.
Il mio stile non dovrebbe essere cambiato molto, ma mi ha affascinata il potere trascinante della sua prosa, quindi ho cercato di aggiungerlo agli obiettivi di tutto quello che scrivo :)
Bob_Ombadil
00sabato 30 giugno 2012 15:38
tanto tempo fa, quando ho iniziato a scrivere e ho poi ottenuto i primi risultati non proprio da buttare, ero influenzato moltissimo (e in parte anche in maniera cosciente e compiaciuta) dai racconti di Lovecraft. Col tempo poi i libri più importanti e formativi si sono rivelati essere altri ma nutro ancora moltissimo affetto per quell'immaginario.
Ora come ora mi piacerebbe avere uno stile paragonabile a quello del grandissimo Calvino (che ho sempre amato, anche nell'epoca "Lovecraftiana", magari a volte di più a volte di meno)... anche solo per una questione di orgoglio dato che ho un'ammirazione davvero infinita per lui... però lui non riesco a imitarlo, e se si esclude l'aspetto appunto dell'orgoglio che proverei, non la sento come una necessità impellente...
Durante la fine del "periodo Lovecraft" ho scritto un paio di cosucce in cui sembrava quasi che ci fosse più Poe rispetto a Lovecraft, nonostante io abbia sempre preferito il più sfigato (in termini di notorietà "ufficiale") tra i due
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