Elezione presidente.....................

massimo.z
00giovedì 18 aprile 2013 14:51
Non ce la fa Marini alla prima votazione, superando di poco i 500 voti ( 521 per l'esattezza).............

Rodotà lo tallona con 240 preferenze.............e prende più voti di quelli dei 163 grandi elettori M5S che lo hanno candidato........

Oggi pomeriggio alla seconda votazione, il PDL ha annunciato che si asterrà, e dunque andrà a vuoto anche la seconda e probabilmente la terza domattina............

Molte le schede bianche e nulle: prodi pochissimi voti.........ma lo potrebbero rimettere in gioco.........

Massimo

Sextum
00giovedì 18 aprile 2013 18:41
Sono basito

Seguo la politica assiduamente e costantemente da quando avevo 16 anni e quindio ne ho già viste di tutti i colori ma mai, MAI, in 37 anni avevo visto una parte politca fare una CAZZATA simile!

Una cosa fuori da ogni logica, assolutamente insensata...

Ma come? Abbiamo avuto un colpo di culo inaudito, praticamente è successo un miracolo e una parte politica fondamentale per il futuro del paese come il M5S candida ufficialmente uno della tua area politica, e non uno qualsiasi ma uno dei più integerrimi e stimati politici, e questi IDIOTI cosa fanno? Fanno un'accordo con il loro nemico?
Uno che fra sei mesi li impiomberà come allodole?

Qui le parole non bastano più... qui ci sono gli estremi per l'inderdizione per incapacità di intendere e di volere!

Per fortuna che Vendola si è sfilato.... almeno salvo l'anima.
Sextum
00giovedì 18 aprile 2013 18:50
Anna Finocchiaro e Maria Antonietta

La prima brutta figura Pierluigi Bersani l’ha già incassata. Ma sembra non bastare. Pur di non votare un candidato sul quale nessuno avrebbe nulla da ridire come Stefano Rodotà, adesso sembra ci si orienti, tra i maggiorenti del Nazzareno, su un altro dei simboli della muffa che corrode il centro sinistra italiano, ovvero l’ex presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Gradita a Berlusconi e sgraditissima ai suoi concittadini. La senatrice, infatti, è prudentemente emigrata in Puglia alle ultime elezioni, dove è stata accolta da un coro di polemiche.

A Catania la senatrice da tempo immemorabile non è riuscita a vincere uno scontro diretto. Bocciata sistematicamente nei collegi uninominali è stata sempre eletta nel blindatissimo recupero proporzionale, sconfitta da Raffaele Lombardo alle Regionali, non sentì neppure il bisogno di restare in Sicilia per attendere il risultato del voto. Quando a Catania si candidò al Consiglio Comunale (restandoci poi lo spazio di un mattino) raccolse poco più di mille voti in una città di 360 mila abitanti, essendo capolista di una compagine nella quale quasi la metà dei canditi aveva ottenuto zero preferenze. Insomma una che è spinta da un plebiscito!

A parte la stucchevole immagine della spesa ad Ikea, con i bodyguar usati come sherpa, va ricordata la simpatica vicenda che vede coinvolto l’augusto consorte della Senatrice finito dentro lo scandalo di un appalto concesso dalla Regione guidata allora da Raffaele Lombardo, senza alcuna gara. Cose che capitano, naturalmente all’insaputa della senatrice in tutt’altro affaccendata e di sicuro troppo occupata per sapere quello che combinava il marito.

Insomma la persona più adatta da mandare al Colle in un momento nel quale il Paese sembra arrivato al limite della pazienza.

Gli elettori e i militanti del Pd cosa va fatto lo hanno detto subito. Votare Rodotà e vi hanno detto anche in maniera molto chiaro quello che pensano dei dirigenti del Pd. Vi hanno chiamati “traditori“. Una parola dura, certo, ma che al momento non trova sinonimi più cortesi. Chi ha votato centrosinistra lo ha fatto perché voleva Berlusconi fuori dai piedi, non per farci accordi e patti scellerati. Per questo vi hanno votato, adesso non indignatevi se vi chiamano traditori e se promettono di non darvi più il loro consenso. Ma forse del loro consenso a voi importa poco. Vi basta quello di Berlusconi.

Hanno gridato, vi hanno inseguito fino sotto le porte di Montecitorio, ma fate finta di nulla. Il vostro atteggiamento l’ha sintetizzata guarda caso sempre l’ineffabile senatrice Finocchiaro “La base? non l’ho sentita!“. Un po’ come Maria Antonietta, di fronte alla fame del popolo di Parigi: “Non hanno pane? Mangeranno le brioches”. Poi tutti sanno com’è andata a finire.
Sextum
00giovedì 18 aprile 2013 18:59
La fanpage di Bersani presa d’assalto: “Cambia spacciatore”

Vergogna”, “Pirla”, “Fate Schifo”, “Ubriaco”, “Cambia spacciatore”. Sono solo alcune delle invettive pubblicate nelle ultime ore sulla pagina ufficiale Facebook di Pier Luigi Bersani.

L’ultimo post del segretario Pd riguarda l’attentato di Boston “Esprimo la solidarietà e la vicinanza dei democratici italiani al popolo statunitense e alle famiglie delle vittime e ai feriti del vile attentato di Boston”. Nessun accenno ancora all’elezione del presidente della Repubblica (qui la diretta minuto per minuto), che invece da qualche ora sta accendendo gli animi della base del Partito Democratico, contro la decisione di votare Franco Marini e con la richiesta di appoggiare invece il candidato del Movimento 5 Stelle Stefano Rodotà.

“Bersani, non fare il pirla: Rodotà è candidato di altissimo profilo – scrive tale Angelino Jolie – Ok la solidarietà. Ma adesso dai il via libera a Rodotà. Senza se e senza ma. E poi fai un passo indietro e fai un accordo programmatico con Grillo per un governo sostenuto da altra figura. E’ l’unico modo per liberarsi di Berlusconi e di Matteo Renzi in un colpo solo. Pensaci, segretario”, gli fa eco Giovanni. E ancora: “Rodotà è l’unica via d’uscita”, “Votare Rodotà è un must”, “Delusione e amarezza per la scelta di Marini”.

La base del Pd, dopo le proteste di questa notte fuori dal teatro Capranica dove si è svolta la riunione dei vertici del centrosinistra, chiede anche tramite i social network di essere ascoltata: “Bersani, ma li leggi i commenti? Lo vedi che cosa vogliamo? Non me ne frega niente se il Pd muore dopo aver votato Marini, cavoli vostri, la tragedia è che muore l’Italia. La consegnate a piene mani alla distruzione finale, invece di puntare alla sua rinascita. Dire che fate schifo è ancora farvi un complimento”, scrive La Donnola. “Noi ‘la base’ non contiamo proprio niente?”, aggiunge Silvano. “Bersani hai perso con questa scelta. Dead man walking. E’ solo questione di tempo, verrai seppellito dai voti altrui alle prossime elezioni. E la cosa brutta di tutto questo è che saremo noi a subirne le conseguenze non tu che spenderai tranquillo e pacifico i nostri soldi. VERGOGNATI”, aggiunge Matteo.

Non mancano poi le minacce in vista delle prossime elezioni: “Così si fa il gioco di Grillo… non voterò mai più PD”, “Marini??? VERGOGNA! Il paese di nuovo consegnato al pornonano! Ma quando andremo in rovina ci ricorderemo mentre saremo lì a preparare le forche!”. E ancora: “Se riuscirete a far eleggere un Marini, un D’Alema od un Amato al Quirinale, avrete commesso il più grande ed incomprensibile suicidio politico che si ricordi in Italia. Se non per convinzione e fibra morale, fate almeno qualcosa di sensato per istinto di conservazione. VOTATE RODOTÀ cacchio! Ma chi vi voterebbe più dopo quest’ennesima porcata? Io non riuscirei mai a votare Grillo, ma non mi sognerei mai di votare PD un’altra volta”, “Il pd nn avrà più il mio voto se vince Marini”.

Ovviamente, a non andar giù è soprattutto l’accordo fatto con Silvio Berlusconi: “C’è da incazzarsi davvero al solo pensiero che volete accordarvi con il Pdl e Berlusconi... non voterò mai più PD se così va a finire anche stavolta”, “Caro Bersani era meglio se ti cacavi in mano, dai l’addio ad un bel numero di voti e salutami il nano!!!!”.

E c’è chi non va tanto per il sottile e chiede: “Pierluigi, ma sei ubriaco?” o esorta “Bersani cambia spacciatore”.
Sextum
00venerdì 19 aprile 2013 13:26
Bersani e il Pd, c’è della logica in questa follia?


Più osservi Pierluigi Bersani nella corsa per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e più ti convinci che pure sul suicidio aveva ragione Voltaire. “Non che ammazzarsi sia sempre follia” scriveva nel ’700 il filosofo francese, “Ma in genere non è in un eccesso di ragione che ci si toglie la vita”.

E così ha fatto anche il futuro ex segretario del (futuro ex?) Pd. Sprezzante della logica, delle richieste degli elettori (i suoi) e di un pezzo importante del partito, Bersani ha scelto la strada dell’accordo con Silvio Berlusconi e si è schiantato.

Ora però gli resta un problema. Il Pd è duro a morire. Il sostegno al governo Monti, la non sua non campagna elettorale – con conseguente disastroso risultato nelle urne – e la “bella sorpresa” della candidatura al Colle di Franco Marini, non sono bastate al segretario per dare il colpo di grazia ai democratici. Dalle parti del Pd c’è ancora vita. Non si per quanto, ma il caro estinto non è ancora tale. E anzi basterebbe poco per rivitalizzarlo e tentare di rivitalizzare con lui il Paese.

Ma Bersani non sembra capacitarsi di dover trapassare da solo. E da vero e coriaceo leader, per rassicurare tutti, dice: “Riuniremo l’assemblea dei grandi elettori, vedrete che una soluzione si troverà”.

Non ne dubitiamo. Il fatto è però che una soluzione non va trovata, perché c’è già. E si chiama Stefano Rodotà.

Capirlo non è difficile e dovrebbe arrivarci anche un futuro ex segretario in apparente stato confusionale. Rodotà è stimato dagli elettori di centro sinistra, è invocato a gran voce dalla base, è un giurista di caratura internazionale, ha insegnato nelle università di mezzo mondo (dalla Sorbona a Stanford), ha un lontano passato di politico – spesso critico nei confronti dell’apparato – e per la gioia della maggioranza dei piddini è stato addirittura presidente del Pds. Certo è molto anziano, ma visto che Bersani aveva detto di sì a Marini, non si capisce perché per lui ora la cosa possa costituire un problema.

Non basta. Il Partito Democratico, nelle prime due votazioni per il Colle, si è pure reso conto che Rodotà, di suo, ha più di 200 grandi elettori (M5S e Sel). Per farlo salire al Quirinale, visto che il Pd di voti ne ha quasi 500, ci vuole davvero poco. E subito dopo, Beppe Grillo lo ha detto pubblicamente martedì 16 aprile, il dialogo per far partire un governo comincerà.

Insomma, qui è la ragione che dovrebbe spingere Bersani e i suoi a votare Rodotà. A questo punto qualunque altra scelta (a partire da Massimo D’Alema, che tanto piace a Berlusconi, fino a Piero Grasso o Sabino Cassese) non può più essere giustificata con l’intelletto

Per questo, se il segretario nelle prossime ore muoverà altri passi verso l’assassinio del suo partito, o ammette di essere uno stupido, o annuncia finalmente agli elettori che c’è qualcosa che non sanno. Che tra i vertici del Pd (nelle loro varie forme) e quelli del Pdl (nella loro unica forma) c’è almeno un patto, un ricatto, un accordo magari ventennnale. Un qualcosa che possa rendere, non diciamo accettabile, ma almeno ragionevole questa follia.


Peter Gomez, Il fatto quotidiano
Sextum
00venerdì 19 aprile 2013 13:28
Il Pd, su indicazione di Bersani, ha stabilito che il suo nuovo candidato alla Presidenza della Repubblica è Romano Prodi. Chi scrive, al contrario di molti italiani, ha un’opinione sostanzialmente positiva sul Professore e pensa che la sua caratura internazionale – è stato presidente della Commissione Europea – possa essere utile al Paese negli anni a venire. Detto questo la sua candidatura continua a sfuggire ai principi della logica. Fino a ieri Bersani diceva di volersi muoversi, per quanto riguardava il governo, lungo la strada del cambiamento e, per quanto riguardava il Quirinale, lungo quella della condivisione. Ora è evidente per tutti che Prodi non ha nessuno di questi due requisiti.

Il nome di Prodi divide. Non solo i partiti, ma pure i cittadini. Il centrodestra non lo può soffrire (è stato l’unico a battere per due volte Silvio Berlusconi). Una parte importante del Movimento 5 Stelle, che lo ha votato solo all’ottavo posto alle Quirinarie, lo considera uno dei responsabili dell’attuale crisi economica: un rappresentante del sistema che gli attivisti M5s vogliono mutare. L’eventuale elezione di Prodi sarà quindi sofferta, come dimostra la decisione dei Montiani di votare nella terza chiama Annamaria Cancellieri. Probabilmente, se Prodi ce la farà a sedersi sul Colle, sarà solo alla quinta votazione, quando gli eletti del movimento di Grillo decideranno nuovamente cosa fare.

Il Professore pedala insomma in salita. Bersani e il Pd , lo sanno, ma accettano il rischio di bruciare subito anche il suo nome. E continuano a non spiegare il loro no a Rodotà, l’unico candidato che a maggioranza semplice, a partire dalla quarta chiama, può essere eletto a colpo sicuro.

Scriveva il grande poeta greco Euripide: “Gli Dei rendono pazzi coloro i quali vogliono perdere”. Buona fortuna Italia.


Peter Gomez, Il fatto quotidiano
Gianni Sperone
00venerdì 19 aprile 2013 13:49
Ma no...

Suvvia, Danilo...sai perfettamente che oggi, il mortadella ce la farà coi voti di parte dei grillini. Quanto alla pedalata, con speroniana cortesia, non gli auguro che sia in salita...troppo smaccatamente brutale...
Semplicemente che, un branco di cinghiali gli tagli la strada, sbucando da destra...ovviamente...(!)

Saluti semi-scherzosi

Gianni S.



A destra, oggi; in primo piano, domani!
Sextum
00venerdì 19 aprile 2013 17:33
Grillo a Bersani: “Perché non votare Rodotà?”

Beppe Grillo rivolge una sola domanda al segretario Pd: “Perché il no inflessibile a Rodotà da parte di Bersani?”. Il leader dei 5 Stelle in un post sul suo blog si rivolge al segretario democratico e lo invita a convergere sul nome del terzo candidato delle Quirinarie. Dopo il ritiro di Milena Gabanelli e Gino Strada, il giurista è infatti il nome ufficiale scelto dal Movimento mentre il centrosinistra, dopo la “bocciatura” di Franco Marini, ha deciso di proporre per il Quirinale Romano Prodi. In caso di elezione di Rodotà, inoltre, Grillo ha promesso un “patto di governo”.

Si tratta di un “quesito a cui non c’è risposta – prosegue Grillo – , della serie chi siamo? dove andiamo? esiste l’intelligenza sugli altri pianeti e nel pdmenoelle?”. E ricorda la notte della trattativa tra i democratici: “Ieri notte i gloriosi resti dello ‘squadrone’ (copyright Bersani) si sono riuniti per valutare una rosa di nomi. Si dice che abbiano spaziato da D’Alema a Amato, da Mattarella a un Marini redivivo, a Prodi, gli unici esclusi sono stati Renzi, il sindaco fantasma di Firenze, per motivi di età, Berlusconi perché ufficialmente di un altro partito e Stefano Rodotà per motivi sconosciuti, forse perché non corruttibile. Un peccato mortale in politica”.

Il leader 5 Stelle ricorda anche il curriculum del candidato, che definisce “di tutto rispetto”. Infatti “ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma, dove è stato professore ordinario di diritto civile e gli è stato conferito il titolo di professore emerito. Ha insegnato in molte università europee, Stati Uniti d’America, America Latina, Canada, Australia e India. Professore invitato presso l’All Souls College di Oxford e la Stanford School of Law“. E ancora: “Insegnato presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Collaborato con il Collège de France. Laurea honoris causa dall’Università Michel de Montaigne Bordeaux 3 e dall’Università degli Studi di Macerata. Ha scritto e curato numerosi saggi, tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese”.

E avanza delle ipotesi per cui Bersani e il suo partito non vogliano votarlo: “Troppo colto? Troppo indipendente? Troppo onesto? Troppo popolare? Troppo presidente di tutti? Troppo pericoloso per i processi di Berlusconi? Troppo intransigente verso scandali come MPS? Io vorrei una risposta da Bersani, non lo capisco, non riesco a capacitarmi del fatto che il suo partito non voti Rodotà”. Gli ricorda che “proviene dalla sua area politica”, che è “un uomo integerrimo”. E conclude: “Se votato da Pd, Sel e M5S dal quarto turno avrebbe la maggioranza necessaria per essere eletto. Perché no? Bersani questo lo devi spiegare al Paese. Perché no? Se non c’è un motivo allora significa che ci sono dei motivi inconfessabili. Perché no Bersani?”.


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