Edgar Degas

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shirvanshir83
00lunedì 16 febbraio 2004 19:06

Nato a Parigi nel 1814, il suo vero nome è Hilaire Germain-Edgard De Gas. Sensibile e dotato di un carattere sognatore ma allo stesso tempo risoluto, è attratto fin da subito dagli studi umanistici, attrazione che il padre contribuisce a coltivare con personali "lezioni" di lettere e di arte. Circa il suo carattere, lo stesso Degas si descriverà così: "Ero o sembravo duro come tutti, per una specie di impulso alla brutalità che mi veniva dal mio dubitare e dal mio cattivo umore. Mi sentivo così fatto male, così sprovveduto, così fiacco, mentre mi pareva che i miei calcoli d'arte fossero così giusti. Tenevo il broncio a tutti e anche a me stesso." Il Degas maturo era un solitario, anche se a volte lui stesso se ne crucciava. Viveva spesso rinchiuso nel suo studio, totalmente preso dal suo lavoro e dai suoi esperimenti con le più disparate tecniche pittoriche.

Ad ogni modo, tornando ai suoi anni giovanili, iscrittosi al liceo, si faranno sempre più accentuate in lui le inclinazioni alla pura materia pittorica, a discapito di ricerca letterarie e poetiche. Un segnale forte di questa disposizione lo si ha quando apprendiamo che il giovane Degas era solito frequentare assiduamente il Cabinet des Estampes della Biblioteque National, luogo che gli permette di entrare in contatto con riproduzioni di grandi maestri del passato. Non contento di contemplare passivamente le mirabili opere, si mette a copiare alcune di quelle stampe: in sostanza, uno studio indiretto di artisti quali Mantegna, Durer, Rembrandt o Goya.

Purtroppo, fattosi più grande, tra gli impegni da rispettare vi erano anche le frequentazioni alle lezioni universitarie alle quali partecipa in qualità di matricola di Giurisprudenza. Ma è solo una formalità, perchè la sua mente corre solo alle immagini di grandi quadri o a opere da realizzare. Comincia a farsi strada, infatti, una spiccata urgenza creativa. Ben presto, dunque, lascia gli studi per dedicarsi interamente all'arte. Ad un giovane di quell'epoca non si presentavano grandi prospettive in questo senso, a parte l'adesione ai moduli e agli approfondimenti dettati dall'Accademia di Arte allora onnicomprensiva. Nel 1854 inizia a seguire le lezioni di Louis Lamothe, artista apprezzato all'epoca, ma oggi pressoché dimenticato. Lamothe, già allievo di Ingres, riuscì a trasmettere a Degas l'importanza che Ingres attribuiva al disegno. Nel 1855, Edgar incontrò addirittura il maestro, all'epoca settantacinquenne, da cui ricevette questo consiglio: "Disegni linee, giovanotto, tante linee, non importa se vengono dalla memoria o dalla natura".

Degas insomma, con scelta coraggiosa, decide di non abbracciare i modelli proposti dall'Accademia, ritenuti da lui vetusti e privi di forza creativa, ma preferisce dedicarsi alla rappresentazione di quello che lo circonda, ponendo grande attenzione alla vita così come si svolgeva nella sua cruda tensione storica, anche se il pittore cercherà sempre di coglierne gli aspetti più poetici. Ad ogni modo, come per ogni buon artista ottocentesco che si rispetti, non poteva mancare il viaggio in Italia, sede di grandi capolavori e di elevazione artistica. Negli anni tra il 1856 e il 1860, dunque, in compagnia di un altro grande e visionario pittore, Gustave Moreau, visita Napoli, Roma, Firenze nonché Pisa e a Siena.

Se l'Italia è indubbiamente fonte di profonde riflessioni artistiche, di approfondimento e di influenza sulla sensibilità pittorica, Degas è anche alla ricerca di elementi "altri" che non rientrino nell'ormai (stanca?) tradizione occidentale. Si interessa dunque (un po' sulla scia della moda del tempo), alle giapponeserie e in particolare al prodotto più tipico di quella scuola figurativa: le stampe. Questa nuove e originali prospettive dell'illustrazione orientale gli infondono la convinzione che si possa utilizzare il linguaggio figurativo in maniera diversa, in modo meno convenzionale e slegato dalla tradizione occidentale e poi fatalmente "accademica" della prospettiva e del "giusto" modo di disporre oggetti e figure.

Inoltre, non bisogna dimenticare che quelli sono gli anni in cui esplode come un fulmine a ciel sereno una nuova invenzione tecnica destinata a rivoluzionare la stessa concezione dell'arte pittorica, ossia la fotografia. Da quest'ultimo ritrovato, dallo studio degli esiti che l'immagine della realtà sortisce dopo essere stata filtrata dall'obbiettivo, Degas ricava il proposito di trasferire sulla tela parte di quella nuova concezione, cercando insomma di cogliere anch'egli quegli istanti della realtà labili e difficili da cogliere, tale da apparire, ad un primo sguardo come istantanee casuali, soprattutto nella disposizione spaziale. I suoi quadri, insomma, assumono inquadrature fotografiche. Tipici in questo senso, rimangono i dipinti "Orchestra all'Opera" (del 1869) e "Luci della ribalta" (1876-77); infine, sempre per ciò che riguarda la fotografia, fondamentale è il contributo di questo mezzo nei suoi studi sui cavalli in corsa, cui l'artista lavorò a partire dal 1861.

Non stupisca l'interesse di Dergas per i cavalli, oltre che per le ben più celebri ballerine (la rappresentazione poetica delle quali è il vero motivo di gloria di Degas presso il pubblico). Infatti, il movimento del cavallo, nella sua sostanziale enigmaticità (prima dell'avvento della macchina fotografica), rappresentava una possibilità di studio interessantissima ed inesauribile per cogliere la varietà di pose di un corpo in azione.

In quegli stessi anni, inoltre, conosce Edgard Manet, il geniale sovvertitore delle buone "usanze" visive della borghesia che, dopo averlo incoraggiato a coltivare il suo interesse per la realtà contemporanea, lo introduce in quel gruppo di giovani artisti che più tardi sarebbero diventati famosi come Impressionisti.

L'appartenenza a una classe sociale più elevata porta però Degas e Manet a sviluppare interessi e abitudini diverse da quelle degli altri impressionisti, i quali amavano dipingere all'aperto, prediligendo i paesaggi e una vita legata alla "bohème". I due artisti, infatti, amavano le corse dei cavalli e condividevano la passione per la musica, cosa che li porta a frequentare i teatri. Proprio in quegli anni, appunto, Degas affronta spesso soggetti teatrali e musicali, anche se talvolta non disdegna certo il paesaggio. "La lezione di danza", terminata nel 1875, è il primo dipinto di grandi dimensioni dedicato alle ballerine. La sua pittura è fatta di interni, di luci artificiali, di studi sul movimento. Una sua dichiarazione del pittore ci tramanda queste parole: "La pittura è innanzitutto un prodotto dell'immaginazione, non deve mai essere una copia. L'aria che si vede nei quadri non è respirabile"

E, a proposito dei nudi di Degas, J.K. Haysmans, nel 1889, scriveva: "...Non è più la carne piatta e liscia, sempre nuda delle dee,...ma è proprio carne svestita, reale, viva, carne toccata dalle abluzioni e la sua fredda grana sta per sciogliersi."

Nel'83 la morte dell'amico Manet lo colpisce profondamente l'artista che si ritirò in un progressivo isolamento. Inoltre, il progressivo indebolimento della vista provocò gioco forza un arresto sostanziale della sua produzione.

Da segnalare che l''unica esposizione personale organizzata da Degas risale al 1892, nella quale vi presentò ventisei "paesaggi immaginari" che sottolineano in questa specificità la differenza rispetto ai colleghi impressionisti. Edgard Degas muore nella città natale, ormai completamente cieco, all'età di ottantatre anni.




"Palantir"
00sabato 21 febbraio 2004 02:36





Hilarie De Gas

1857
olio su tela; 55 x 41
Parigi, Musée d'Orsay
E' il ritratto del nonno dell'artista (De Gas era infatti il cognome di famiglia), ispirato da alcuni disegni realizzati durante il viaggio in Italia del 1856. Hilaire De Gas viveva esule a Napoli dai tempi della rivoluzione francese, ed era stato il fondatore della banca dei De Gas. Il pittore adottò, invertendolo, lo schema del ritratto di Paolo III realizzato dal Tiziano (Napoli, Capodimonte), in segno di ammirazione per la figura effigiata.



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La famiglia Bellelli

1858-1867
olio su tela; 200 x 250
Parigi, Musée d'Orsay
Ritrae la famiglia del barone Bellelli, zio dell'artista. Fu un'opera d'elaborazione lentissima (quasi dieci anni), iniziato in Italia a Firenze (fu ammirato dal macchiaiolo Cristiano Banti) e terminato a Parigi, che tradisce la molteplicità delle influenze culturali. Ebbe vasta eco anche tra gli artisti italiani che potettero vederlo nello studio di Degas, e se ne conoscono diversi bozzetti e studi preparatori. Fu acquistato dal Louvre nel 1918.



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Giovani spartane

1860-1862
olio su tela; 109 x 155
Londra, National Gallery
Realizzato dopo un lungo soggiorno di studio in Italia, il dipinto (uno dei più famosi quadri storici di Degas) risale, attraverso Puvis de Chavannes e Delacroix, fino ai modelli del manierismo fiorentino, evitando tutti gli artifici retorici della pittura accademica (E' stata però ipotizzata un'influenza del pittore di storia veneto ottocentesco Giovanni De Min). Se ne conoscono moltissimi studi preparatori.







"Palantir"
00sabato 21 febbraio 2004 03:46




Manet con la moglie

1868-1869
olio su tela; 65 x 71
Kitakyushut, Municipal Museum of Art (Giappone)
Il quadro fu occasione di una disputa tra Degas e Manet (che erano amici dal 1862). Manet infatti, non apprezzando il modo in cui Degas aveva ritratto la moglie, non accettò il regalo e distrusse il lato dov'era la figura di donna al pianoforte. Degas, anche se reintegrò la tela, non completò mai il dipinto. Il soggetto fu comunque ripreso da Manet in un'opera del 1867.




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Il broncio
1869-1871

olio su tela; 32 x 46
New York, Museum of Modern Art
E' un dipinto che attesta la particolare attenzione di Degas verso le sottigliezze psicologiche sottintese dalle sue scene di genere. Sulla parete di fondo è appesa una corsa di cavalli, che ricorda i soggetti analoghi dipinti negli stessi anni da Degas e dagli altri impressionisti. Secondo alcuni per la figura maschile potrebbe aver posato il critico Duranty, che conobbe il pittore nel 1862, e nel 1876 avrebbe pubblicato un opuscolo sulla nuova pittura molto vicino alle posizioni di Degas.




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Madame Camus

1870
olio su tela; 73 x 90
Washington, National Gallery
La donna ritratta, moglie del dottor Camus, era un’eccellente musicista (Degas la ritrasse anche al pianoforte). Il quadro fu esposto al Salon del 1870. Le ricerche di Degas si orientano in questi anni sulla resa degli effetti della luce artificiale in uno spazio interno, tanto che Duranty, nella recensione al Salon, scrisse che il pittore aveva sacrificato la modella allo sfondo.









"Palantir"
00martedì 24 febbraio 2004 17:47







Foyer di danza all'Opéra

1872
olio su tela; 32 x 46
Parigi, Musée d'Orsay
Degas realizzò il dipinto ispirandosi al ridotto di Rue le Pellettier, sede della scuola di ballo dell'Opéra. Il pittore ha articolato lo spazio attraverso la coordinazione di gruppi separati, in analogia con le coreografie dei balletti che attiravano in quegli anni la sua attenzione. Esiste una composizione quasi coeva (La classe di danza, New York, Museum of Modern Art) nella quale l'articolazione spaziale risulta molto più convenzionale e semplificata.




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L'ufficio dei Musson

1873
olio su tela; 74 x 92
Pau, Musée des Beaux Arts
Iniziato a New Orleans, durante il viaggio americano di Degas, è un ritratto di famiglia dei parenti della madre (che là vivevano) raffigurati nel loro ambiente di lavoro di commercianti in cotone. Sperando che lo aiutasse ad introdursi nel mercato inglese, Degas cercò di adeguarsi alla moda britannica del tempo (Tissot, Millais). Presentato alla mostra impressionista del 1876, fu il primo quadro di Degas ad essere acquistato nel 1878 da un museo statale.




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Ballerina che fa il saluto

1876-1877
pastello su vive; 58 x 42
Parigi, Musée d'Orsay
Il fascino esercitato su Degas dall'ambiente del balletto, nel quale il movimento armonioso delle ballerine dissolveva le forme solide in un'armonia turbinosa di colori, si riflette nella scelta di una tecnica veloce e corsiva come quella dei pastelli, e di un insolito punto di vista sulla scena, alto e angolato.









"Palantir"
00martedì 24 febbraio 2004 19:30






L'assenzio

1876
olio su tela; 92 x 68
Parigi, Musée d'Orsay
Per la scena, ambientata al caffè La Nouvelle Athènes, uno dei locali frequentati dagli impressionisti, posarono l'attrice Ellen Andrée e l'artista Marcellin Desboutin. Esposto alla mostra impressionista del 1876, fu acquistato da A. Kay e presentato nel 1893 a Londra, dove suscitò grande scandalo per la crudezza del tema (gli effetti dell'alcoolismo sulle classi più povere), ma anche appassionate difese da parte degli artisti. Acquistato nell'occasione da Isaac de Camonde, tornò in Francia.




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Cantante del caffè concerto

1878
pastello e tempera su tela; 53 x 41
Cambridge (Massachusetts), Fogg Art Museum
Si tratta di Alice Desgranges, moglie del pianista Theodore Ritter. Il dipinto, realizzato da un punto di vista molto ravvicinato, cogliendo la cantante nel corso di una esibizione, sembra quasi riproporre gli effetti delle istantanee fotografiche. Il contrasto tra toni pastellati e zone in nero avrà molta influenza sulla pittura successiva, specialmente su Toulouse-Lautrec.



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Diego Martelli

1879
olio su tela; 110 x 100
Edimburgo, Scottish National Gallery of Modern Art
Diego Martelli fu il primo critico italiano a riconoscere fin dal 1879, vivendo tra Firenze e Parigi, la portata innovativa dell'impressionismo, cercando di allacciare legami tra i pittori francesi e i loro contemporanei toscani, i macchiaioli (anche approfittando del soggiorno di Degas a Firenze). Degas volle ritrarlo da un punto di vista eccentrico, che ne sottolineasse la massiccia presenza corporea.












"Palantir"
00martedì 24 febbraio 2004 19:38







Piccola danzatrice di quattordici anni

1880
bronzo e materiali vari; 99
Parigi, Musée d'Orsay
E’ una delle versioni in bronzo della scultura polimaterica presentata da Degas alla sesta mostra degli impressionisti del 1881. L’originale (Upperville, coll. Mellon) è in cera rossa, vestito di un vero tutù in stoffa, con vere scarpette da ballerina, un nastro di raso a trattenere i capelli di crine. L’opera fu accolta da aspre critiche, definita da Elie de Morit “una scimmia, un azteco [….], da mettere sotto formalina e da spedire al Museo Dufuitreu di patologia umana”.




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Nudo grande visto di schiena

1885
pastello su carta; 64 x 53
Collezione privata
E' uno dei nudi femminili che, esposti nel 1886 all'ultima mostra degli impressionisti ("Serie di nudi di donne che fanno il bagno, che si lavano, che si asciugano, si pettinano o si fanno pettinare"), sconcertarono il pubblico e la critica, facendo parlare di misoginia e di crudeltà. Degas portava invece alle estreme conseguenze il suo occhio antiaccademico, evitando nelle modelle qualsiasi sospetto di 'posa' o di compiacimento nei confronti del pubblico.




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Dopo il bagno

1885
pastello su carta; 48 x 87
Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins
E' uno dei tanti nudi femminili ritratti da Degas, che considerava questo genere di soggetti un ottimo campo di sperimentazione pittorica degli effetti della luce (sosteneva che il corpo femminile era la materia che assorbe meglio la luce). Si esercitava quindi a ritrarlo in serie di pastelli (la scelta del materiale coniugava morbidezza del tono e immediatezza dell'esecuzione), modificando le condizioni di luce e i punti di vista.








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