ELFI - Oak

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Kudrak
00giovedì 22 aprile 2004 18:17
Desidero raccontarvi, se sarete così pazienti da ascoltare, la mia lunga storia. Nacqui molti anni or sono, quando ad Elea vigeva solo la pace e la tranquillità. Anni così lontani che solo un essere secolare può ricordare. Si, perché io non sono un umano, non sono un nobile elfo….sono un Treeman. Probabilmente voi non conoscerete la mia razza, quindi comincerò dal principio. Noi Treemen siamo uomini-albero. Siamo creati dalle sapienti mani di druidi elfici che grazie all’amore della dea Diira sono in grado di donarci la vita. Io per esempio, sono stato creato a Sud di Elea, nella foresta di Mansil dal nobile Quarion, capo dei druidi di quella foresta. Sin dal principio, vedendo nella mia corteccia di quercia una forza e una costituzione fuori dal normale, Quarion decise di insegnarmi tutte le abilità da lui conosciute e di istruirmi nell’arte della guerra. Ricordo ancora, durante i pomeriggi passati a imparare ad usare armi, le parole del mio maestro che mi incalzavano quando non volevo impegnarmi: “Impara Oak, impara, perché un giorno forse queste lezioni potranno tornarti utili…!!” Ed infatti queste lezioni sono tornate utili... e molto… ma andiamo con ordine. Dicevo dunque dei pomeriggi passati ad imparare, pomeriggi in cui io e i miei compagni brandivamo rozze spade inconsapevoli del pericolo che in pochi secoli ci sarebbe gravato addosso. Oltre ad insegnamenti bellici, Quarion ci istruiva circa la geografia di Elea, circa la rigogliosa vegetazione, circa i popoli delle altre terre. Un giorno però, terminato ciò che aveva da insegnarci, il mio nobile maestro ci radunò tutti e, con mio sommo piacere, mi nominò guardiano della sua lussureggiante foresta. Ricordo come se fosse ieri quel momento: tutti i miei compagni, i miei fratelli, intorno a me per festeggiarmi. La festa si prolungò per giorni e giorni, senza interruzioni. Come guardiano della foresta non ebbi grossi problemi: le giornate passavano tranquille, uggiose, senza che i margini della foresta fossero oltrepassati da personaggi malvagi. Io e i miei compagni vivevamo gioiosamente e molto spesso gli elfi ci venivano a trovare portando con la loro presenza gioia e felicità. I nostri amici Elfi, come noi del resto, vivevano la loro secolare vita con una tranquillità assoluta. Essi erano in perfetta armonia con gli umani che costruivano i loro villaggi vicino alle splendenti città, anche se questi ultimi non erano ben accetti nelle città dorate. Purtroppo però questi giorni felici non durarono in eterno. D’un tratto, probabilmente gelosi dell’immortalità degli elfi, gli umani divennero folli, cattivi e cominciarono ad armarsi. Intanto si facevano sempre più insistenti le voci circa l’empio esercito del Caos e il devastante impero di Argentea. Finchè, un giorno, i personaggi più illustri della società elfica vennero nella mia foresta e dissero a me e a tutti i miei amici: “Amici Treemen, questo è un giorno nefasto per il popolo elfico. I piedi dei guerrieri di Argentea e, cosa ancor più triste, le immonde creature del Caos hanno calpestato i sacri lidi di Elea. Aiutateci amici miei, solo a voi che siete sempre stati fedeli al nostro impero possiamo chiedere aiuto. Elea è minacciata, su tutti i fronti!” Dette queste poche parole, la delegazione elfica abbandonò la nostra foresta per mai più ritornare. Noi Treemen della foresta di Mansil ci riunimmo dunque per decidere sul da farsi. La maggioranza di noi decise di aspettare ancora, aspettare che gli altri eserciti sferrassero il loro attacco. Un giorno però, successe quello che non sarebbe dovuto mai succedere. La nostra foresta,alle prime luci dell’alba, fu attaccata da un’orda di puzzolenti, rozzi e sporchi orchi. Il mio maestro, Quarion, cercò inutilmente di parlare con i loro capi, ma come unica risposta trovò la morte. Non scorderò mai quel momento, il momento in cui l’essere che mi aveva donato la vita perdeva la sua, toltagli da sporche e infedeli mani. Dopo questo assassinio, gli orchi decisero che i corpi dei miei compagni sarebbero stati ottimi per fabbricare arieti e macchine da guerra. Diedero dunque inizio alla distruzione. Ricordo la mia foresta in fiamme, i miei compagni colpiti da asce orchesche, le loro radici sradicate. Molti, compreso me, cercarono di ribellarsi:io e alcuni dei migliori combattenti cominciammo a tirare fendenti, sterminando molti nemici. Ma erano troppi: per ogni orco ucciso ce n’erano altri cinque che entravano in combattimento. Non ce la facemmo: la nostra foresta fu distrutta. In modo molto fortunoso riuscii a fuggire, uccidendo i nemici che si lanciavano all’inseguimento. Ma cosa avrei fatto? Dove sarei potuto andare? Molte di queste domande si affollavano nella mia testa senza che io riuscissi a darvi una risposta. Infine decisi: Quarion molto tempo addietro mi aveva parlato dell’ Elite della nostra razza, mi aveva parlato dei guerrieri Treemen. Alberi di ogni specie che combattevano a fianco dell’esercito elfico per riportare la pace e cacciare l’invasore da Elea. Decisi quindi di dirigermi verso il quartier generale dell’esercito elfico e arruolarmi per vendicare i miei amici e il mio maestro. Arrivato alla mia meta trovai, con mio grande stupore, molti della mia stessa specie, alcuni molto più grandi, altri più piccoli ma tutti contenti di vedermi. Entrato a far parte dell’esercito, ci muovemmo verso Est, per combattere i nemici che attaccavano le città dorate. Molte furono le vittorie, altrettante le sconfitte, la mia sete di vendetta cresceva sempre di più vedendo le foreste e i villaggi di Elea distrutti da quelle bestiacce. Il resto è presente: sono qui, insieme con l’esercito, in procinto di iniziare l’ennesima battaglia contro le truppe del Caos. Sento che sarà una sfolgorante vittoria ma nell’eventualità che non dovessi tornare lascio queste miei memorie per i posteri.

Oak della foresta di Mansil
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