ELFI - Marcus Kron

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- Artax -
00mercoledì 11 febbraio 2004 13:43
Dopo venti anni circa di esistenza si sviluppa conoscenza di se stessi e del mondo che ti circonda.
Comprendi. Sebbene le cose e i fatti cerchino di deviarti. Se sei abbastanza acuto capisci.

Non il caos, non la legge, non la bontà o il libero arbitrio...
Non le idee, non le ideologie o gli ideali ideale...
Non gli studi, non la conoscenza, non la magia o la preghiera....

Solo noia. Incertezza. Incompiutezza. Desolazione. Stanchezza. Insensatezza... Noia.

Capisci... Che al mondo non esiste nulla con il benchè minimo senso.

Quando comprendi vedi tutto con occhi diversi. E in un certo passi momenti lunghi millenni a capacitarti di questo.
E ti scopri a non provare più neanche il più striminzito dei sentimenti... ne verso te stesso... ne verso i tuoi ex cari.
Perché poi? Cosa dovrei provare nei loro confronti? Non capirebbero... loro hanno gli ideali.. gli dei... non capiscono...

Mille volte nel tempo di un minuto mi balenava sempre lo stesso pensiero.
L'unica apparente soluzione al mio dramma: il Suicidio.
Ma non avevo certezze, in questo mondo insensato.
E se ciò che mi aspettava dopo fosse stato peggio?
Rischiare più incompiutezza di adesso sarebbe stata la dannazione. O la pazzia.

Un giorno mentre camminavo appena fuori del villaggio, contemplando tutto ciò che mi pareva tempo addietro bellissimo e incomprensibile,
assolutamente privo di qualsiasi cosa, finto e piatto... incontrai un individuo. Credo che egli fosse un nobile e il mio atteggiamento non affatto rispettoso nei suoi confronti forse deve averlo turbato in qualche modo - come si può essere cosi futili? - tanto che mi minacciò di morte sguainando la sua spada puntandomela alla gola.

Non so cosa successe poi... avevo vissuto attimi lunghi mesi ma mai ricordo che il tempo andasse tanto veloce.
Fatto sta che mi ritrovai sopra ad un corpo disteso per terra e a colpirlo con tutta la forza che avevo.
Non vedevo nessuna reazione in lui ma non riuscivo a fermarmi, ad ogni colpo sentivo cedere le sue ossa e il sangue macchiava i miei abiti.

Non so quanto tempo continuai... sta di fatto che quando mi calmai il copro era irriconoscibile. Almeno non riconducibile a nulla di umano.
Quando, dopo un primo, inconscio spavento, mi rese conto di quello che avevo fatto, sopra al suo corpo insanguinato, mi fermai, feci mente locale e mi pulii il viso...

Mi alzai e ottenni una visione completa di quello che avevo appena fatto.
Quello strafottente nobile adesso non era altro che un mucchio di carne spappolata e ossa rotte...
Era ridicolo... patetico... quasi ironico... eh eh... la cosa mi divertiva...

Mi bloccai all'istante.
Mi divertiva...
Mi stavo divertendo.
Realizzo. In quel momento di furia omicida non avevo pensato al non senso e all'incompiutezza.
Avevo dato altro argomento al mio corpo e lui l'aveva accettato. Sebbene nessuna cosa riuscisse a distrarmi dal patetico destino umano...
Adesso... avevo qualcosa. Con freddezza e determinazione mi mossi verso il villaggio prendendo un grosso ramo.

Arrivato in città mi avvicinai al primo vecchio che vidi.
Sorridendo questo mi chiese cosa mi fosse accaduto e io, sorridendo, alzai il grosso ramo... e colpii il vecchio in pieno rompendogli la testa...
il corpo steso di fronte a me sanguinava e tremava... ma mi ritrovai sconcertato: non mi ero divertito. Sapevo cosa facevo e avevo il completo controllo del mio corpo.
Coscienza piena. E quindi il conseguente dolore della consapevolezza.

Vennero due miei vecchi amici a vedere cosa succedeva. Uno di loro aveva una spada. La presi e li ammazzai. Volevo riprovare.
Il primo morì subito, trapassato dalla spada, il secondo che sapeva combattere afferrò il ramo e mi venne incontro...

Piano. Lentamente. Mentre combattevo e percepivo il mondo intorno a me.
Sentivo qualcosa. Non era la solita consapevolezza, sebbene c'era ancora.
Qualcosa che sentivo nascosta nella mia più recondita parte di me stava scavando per venire in superficie.
E mi sentii prendere e dominare dolcemente... come un terribile mostro nero che mi divora dall'interno per prendere il mio posto, la sensazione mi avvolge.
E sento che la mia preoccupazione per il mondo, la desolazione, la noia... mentre il mostro mi domina... viene meno...viene cancellata.

E' in quel momento che mi svegliai dal torpore della vita, che smisi di non essere me.
In quel momento, quando il mostro mi prese completamente, capii...
...il mostro ero io.

Il resto fu un'orgia di sangue e morte....

Lo stesso giorno lasciai il villaggio.
In un pomeriggio tutto quello che poteva saziarmi era stato ucciso.
Nullificato. Lasciavo solo nuvole nere del fuoco del passato.
"Brucia fuoco del passato, porta con te i miei ricordi... adesso sono finalmente io."


Deambulai per le terre. Affinai le mie tecniche per non venire scoperto.
Diventai una specie di attore massacratore. Qualcuno si innamorò perfino di me.
Almeno per quel poco che resto in vita. Molti si chiedevano quale mostro poteva commettere atti simili.
Si mormorava che fossero tutta opera di un potente drago malvagio...
Spiegazione più ovvia per giustificare gli incendi che mi lasciavo dietro.

Poi, un giorno, scoppiò una guerra piuttosto illogica.

Gli umani si ribellarono agli Elfi.
I Violatori provenienti da Argentea volevano conquistare queste terre.
E le armate del Caos uccidevano in nome di un falso dio.

Quando seppi la notizia. Scoppiai a ridere come impazzito.
Quelle stolte creature con i loro inutili giochi di poteri mi avrebbero dato la possibilità di continuare all'infinito.

Andai negli Elfi e mi proposi come mercenario...
Poi girai gli eserciti e quei piccoli patetici eserciti non si accorsero mai di chi avevano assoldato...

Ad ogni scontro trovo persone ben addestrate e che lottano fino alla morte.
Le creature del Caos sono divertenti... i Ribelli sono tanto aggrappati alla loro libertà da farmi divertire sempre molto
Ma i Violatori sono la mia passione... cosi ben organizzati, cosi forti, fieri e decisi. Invincibili.
giusto ieri ho finito la collana... devo dire che a pezzi piccoli rendono di più.

So che finiranno tutti alla fine. Come finirò un giorno io.
So anche che la noia è inevitabile come la morte.
Ma io, a differenza degli altri, ho vissuto davvero. Non con ideali, sogni o falsi Dei o Scienze.
Ma ho compreso la verità: il non senso.
E ho saputo evitarlo fino a quando la morte ultima non mi verrà a prendere.
E dovrà fare a brandelli la mia carne se vorrà avermi.
Ho fatto quello che nessuno ha fatto.
Ho vissuto il mio vero io... il vero mostro del cuore dell'uomo.
E continuerò cosi...
uccidendo e massacrando...
camminando sui cadaveri
e crogiolandomi fino alla morte nel sangue di quelli che non capiscono la vera realtà delle cose...
La vita è solo desolazione.
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