Tratto da www.panorama.it
Dagli anni Cinquanta protagonista al cinema, in teatro, in tv. «Ora sono rimasto solo io», aveva detto dopo la morte di Sordi
Dopo una lunga malattia, è morto questa mattina a Roma, all'ospedale Nuovo Regina Margherita, l'attore Nino Manfredi, 83 anni. Le sue condizioni, già precarie, nei giorni recenti si erano ulteriormente aggravate, fino al ricovero in terapia intensiva. Il 9 luglio 2003 era stato colpito da un emorragia cerebrale. A settembre un miglioramento, il ritorno a casa, fino a una serie di ricadute tra cui quella che gli sarebbe stata fatale, ieri.
«Albe', lasciami un posto in Paradiso, così continuiamo a scherzà, sennò m'annoio...», aveva detto con la consueta ironia dopo la morte, nel febbraio 2003, di Alberto Sordi. «Ora sono rimasto solo io», aveva aggiunto non senza amarezza. Ed era così perché con Sordi, e Tognazzi, e Gassman, aveva condiviso, seppure lungo strade diverse, il viaggio che aveva reso grande (e immensamente popolare) il cinema italiano.
Cinema di cui Manfredi ha rappresentato una delle maschere più amate e comunicative. In 55 anni di carriera aveva recitato in oltre 110 film, diretto da Vittorio De Sica, Ettore Scola, Nanny Loy, Alessandro Blasetti, Antonio Pietrangeli, Luigi Zampa, Dino Risi e Luigi Magni.
VOLTO TELEVISIVO
Ma è stato il piccolo schermo a fargli assaporare i primi successi presso il grande pubblico, a cominciare da 'Canzonissima' edizione 1959-60, e a tenerlo vicino al cuore della gente: come testimonial, per diciassette anni consecutivi, di una nota marca di caffé («Più lo mandi giù...» era diventato uno slogan) e poi interprete di fiction di successo, «Un commissario a Roma» nel '93 e «Linda e il brigadiere», accanto a Claudia Koll, nel '97.
GLI ESORDI E IL SUCCESSO
La prima apparizione importante di Manfredi in tivù è però del '56: nello sceneggiato «L'alfiere» di Anton Giulio Majano, entrò in un cast d'eccezione, composto, tra gli altri, da Aroldo Tieri, Ubaldo Lay, Monica Vitti, Domenico Modugno, Ilaria Occhini, Carlo Croccolo.
Ma il successo venne nel '59, con «Canzonissima», firmata da Garinei, Giovannini, Verde e Lina Wertmuller e condotta da Manfredi con Delia Scala e Paolo Panelli. E se la soubrette era un ballerina di can-can e Panelli un cinico cow-boy, Manfredi interpretava l'indimenticabile e un po' 'burino' barista di Ceccano dalla tipica battuta «Fusse che fusse la vorta bbona».
Negli anni successivi, si moltiplicarono le 'ospitate' in varietà e talk-show fino al '72, l'anno del «Pinocchio» di Luigi Comencini, in cui vestì i panni di un arguto ed efficace Geppetto.
Gli anni '90 lo ricordano come attore di sceneggiati: dal Ciceruacchio, il leggendario capopopolo romano nella versione tivu' di «In nome del popolo sovrano» ('92), tratta dal film di Luigi Magni ambientato negli ultimi giorni della Repubblica Romana del 1849, all'autoritario e insieme paziente Franco Amidei «commissario a Roma», nel serial diretto da Ignazio Agosta, Roberto Giannarelli e dal figlio Luca.
CON CLAUDIA KOLL
Tra le sue ultime interpretazioni, il papà un po' apprensivo e ficcanaso di Claudia Koll in «Linda e il brigadiere»: lei poliziotta 'rampante', lui brigadiere a riposo, ma sempre in movimento per aiutare la sua 'bambina' nel difficile compito di tutore della legge. Un ruolo congeniale all'attore: «Conosco bene il mestiere - disse - perché io stesso sono figlio di un brigadiere di pubblica sicurezza».
I SUOI GIUDIZI SU TOGNAZZI E MANFREDI
Tognazzi? «Si presentava sul set in ritardo, senza aver studiato la parte e masticando la gomma a bocca aperta». Sordi? «Una maschera, non un attore completo,sempre uguale a se stesso perché troppo pigro per sfruttare le sue grandi potenzialità».
Nino Manfredi, «uno senza troppi peli sulla lingua», come lui stesso si definiva, non fu particolarmente tenero nei confronti degli altri 'mostri sacri' della commedia all'italiana. I rapporti più difficili furono quelli con 'Albertone', al quale Manfredi rimproverava di non aver frequentato l'Accademia d'arte drammatica e aver creato (vantandosene) il personaggio dell'italiano medio sfigato,riproposto poi 'pari pari' da altri. E quando, nel '95, Sordi ebbe il Leone alla carriera al Festival di Venezia, Manfredi commentò, con malcelata acredine: «In gara mettono solo film tragici, poi i Leoni alla carriera li danno a chi ha fatto ridere. E' una vergogna». Del resto, le scintille non erano mancate neanche quando, cinque anni prima, i 'quattro moschettieri' si erano trovati per la prima volta insieme davanti al pubblico sul palcoscenico del festival di Taormina.
Tra i film in cui i due attori hanno lavorato insieme,'Venezia la luna e tu' di Risi ('58), 'Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il loro amico misteriosamente scomparso in Africa' di Scola ('68) e 'Nell'anno del Signore' di Magni ('69).