E IL CENTRODESTRA RIABILITA ILDA 'LA ROSSA'

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INES TABUSSO
00venerdì 16 febbraio 2007 00:16


CORRIERE DELLA SERA
15 febbraio 2007
La Russa: è un grande investigatore.
Pecorella: ma attenti a non correre
E il centrodestra riabilita Ilda «la rossa»
Considerata il prototipo del magistrato politicizzato per i processi contro Berlusconi, oggi i deputati della Cdl rivalutano la Boccassini

ROMA — In Forza Italia qualcuno azzarda i complimenti: «Un'operazione ben fatta, tanto di cappello». Ignazio La Russa si spinge più in là, parla della Boccassini come di «un grande investigatore», finalmente emendato da una stagione politica che per anni ne ha offuscato le doti. La notizia è che il centrodestra parla bene della signora Ilda Boccassini. Era una bestia nera. L'hanno chiamata bolscevica. Comunista. Asservita al pregiudizio ideologico. Capace di scegliere prima di tutto una tesi, spesso politica. Oggi in Transatlantico i due maggiori partiti d'opposizione usano altri toni. Con la massima cautela, per carità. Con accenni flebili di riabilitazione. Ma per quello che era — ai loro occhi — il prototipo del magistrato schierato, del pm che flirta con la sinistra, arrivano dopo anni di guerra parole meno forti, più misurate, in alcuni casi di encomio.
Gaetano Pecorella, deputato azzurro, avvocato del Cavaliere, più di un processo «contro» Ilda la Rossa, si esprime così: «E' una persona che non si è mai risparmiata, e questo è certamente un merito. Spesso si è anche distinta per non essere allineata con le tesi del pool di Milano. Ma stiamo attenti a non correre, a non trasformare una buona operazione in indagine del secolo. I nostri giudizi negativi su un modo di fare indagini e su un metodo che troppe volte è apparso condizionato da tesi politiche restano tutti. Dopodiché se i risultati saranno veramente quelli che oggi sembrano tanto di cappello». Argomenti simili a quelli di Maurizio Lupi, anche lui deputato, ciellino, milanese, cresciuto politicamente dentro Forza Italia: «L'ho sempre considerata come un magistrato di parte, condizionata nella sua azione dal pregiudizio ideologico. Ma poiché noi di Forza Italia siamo sempre stati pronti a riconoscere il merito degli avversari, in questo caso, se l'impianto probatorio sarà confermato, non si possono che fare i complimenti per un'indagine che appare ben fatta».
Poco distante in Transatlantico, Ignazio La Russa tiene quasi una conferenza sulla Boccassini. La conosce bene, da almeno 20 anni. Ha sostenuto più di una difesa in processi in cui la signora rappresentava l'accusa: «Erano i tempi in cui Berlusconi mi chiamava ancora avvocato, ero persino considerato amico di alcuni pm che negli anni sono diventati "nemici" del centrodestra. Su Ilda posso dire questo: finita la fase "politica" della magistratura, riemergono le doti investigative pure e Ilda ne ha da vendere, è indubbiamente un grande investigatore». E Alfredo Mantovano, senatore, magistrato in aspettativa, anche lui An, aggiunge che «le toghe si valutano volta per volta, ogni giorno. Certo, rimangono alcuni giudizi, anche la Cassazione ha detto che nel tempo sono state violate alcune regole. Ma oggi la Boccassini ha fatto solo il suo dovere e bisogna dargliene atto».
Ovviamente c'è ancora chi, soprattutto in Forza Italia, si scandalizza solo a sentir parlare di riabilitazione. La parola Boccassini per tanti è quasi ancora una parolaccia: la pronunci e i deputati scappano. E un'indagine non vale a cancellare il passato, nemmeno se ha sventato pericoli contro l'ex premier. Restano le tante inchieste giudicate politiche contro Silvio Berlusconi, gli errori che gli azzurri le imputano e che non sono disposti a perdonare. Antonio Verro, ex assessore forzista a Milano, oggi deputato, la mette così: «Per una volta si è dimostrata null'altro che un bravo pubblico ministero. Accade, per fortuna, anche a chi si è distinta per un essere un modello di magistrato politicizzato, il prototipo di una magistratura che per anni, e ancora oggi in alcuni casi, ha ritenuto di avere una funzione di supplenza rispetto alla politica. Un ruolo che in alcuni casi, troppi casi, non distingue più fra codice penale e giudizio storico o sociale; fra voglia di perseguire realmente un reato e voglia di abbinare all'azione penale il giudizio politico su una fatto, una persona, un comportamento, un partito politico. Sarebbe bello se accadesse più spesso». Osvaldo Napoli, anche lui forzista, conclude con una battuta: «Ha istruito tanti processi politici, molti conclusi con l'assoluzione degli imputati. Oggi noto con piacere che su un punto è d'accordo con Berlusconi: in Italia ci sono ancora i comunisti e sono più pericolosi che mai».




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