Draghi

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DragonReborn
00sabato 2 ottobre 2004 21:25
Ho deciso sommariamente di dedicare questa sezione nn solo hai libri fantasy ma al fantasy in generale.
Per inaugurare questo 'avvenimento' da oggi aprirò questo topic in cui parlerò della più famosa fra le creature fantastiche:
i Draghi (sì avete capito bene, parlerò dei miei simili ^^)
Ogni tanto aggiungerò leggende, anneddoti e curiosità, ma sentitivi di aggiungere quel che vi pare e di partecipare alla discussione.

DRAGHI
introduzione:



Appaiono nella storia, nella mitologia, nella letteratura, nella religione, nell’arte, e ovviamente, nella nostra immagginazione. Fra tutte le creature fantastiche, sono le più conosciute e variano così tanto che è difficile non restarne intrigati. I Draghi appaiono in quasi ogni cultura, civiltà e regione, per quanto lontane nel tempo e nello spazio fra loro.
I due Draghi più popolari sono il ‘famoso’ Drago ‘Occidentale’ che appare frequentemente nel medioevo, e i benevoli Draghi-serpenti cinesi. Ma il termine Drago si applica a molte creature differenti fra di loro: per esempio la Chimera è un Drago. Ha il corpo e la testa di un Drago, la testa di una capra sulla schiena e la testa di un serpente alla punta della coda. Altre creature ‘composte’ da diversi animali sono ‘Draghi’, come i Draghi messicani che posseggono caratteristiche dei giaguari.
Questa è solo una delle ragioni per cui i Draghi sono così diversi fra loro. (Notare che Drago non è un termine sotto il quale creature diverse sono state raggruppate: queste creature, come la chimera, sono state direttamente classificate come appartenenti alla razza draconica.)
La ragione più probabile per cui i Draghi sono così conosciuti e, possibilmente, le creature mitologiche più famose in assoluto, è che la loro diversità li rende molto flessibili. Nell’immaginario di un individuo, il Drago può assumere praticamente ogni aspetto che la persona si può sognare.
Inoltre, I Draghi sono cambiati drasticamente nelle migliaia di anni in cui sono ‘esistiti’.
I Draghi erano originalmente creature benevole legate strettamente con la creazione e plasmazione del mondo. Questa immagine del Drago-creatore è un tema comune che si è trasmesso attraverso molteplici culture e anche qualche religione.
I primi Draghi appartengono alla cultura più vecchia ancora oggi presente più o meno allo stesso modo; gli Aborigeni Australiani. Qui, erano riveriti come creature che generalmente se ne stavano per conto loro e che non avevano molto a che fare con le persone, tranne il caso del Drago-Creatore, il Serpente Arcobaleno. La Cina Antica inoltre aveva Draghi di temperamento molto simile nella loro cultura e vita quotidiana.
Tuttavia, I Draghi non sono privi di un lato ‘oscuro’ (per il quale sono più conosciuti), e si sono fatti una reputazione ‘infame’ nel passato che, senza dubbio ha contribuito alla loro popolarità. Questo elemento di ‘malvagità’ nella sua immagina è rimasto costante anche se la personalità dei Draghi è cambiata nel corso del tempo.
E’ questo aspetto della personalità draconica (e più recentemente il loro lato ‘buono’ come visto nei Draghi della Cina Antica), che è più ricordata.
Senza il loro lato oscuro i Draghi non sarebbero quello che sono oggi. Non sarebbero più in simbolo di forza, coraggio e ferocia, ma sarebbero essenzialmente degli unicorni con ali ed artigli.
Oggi, l’immagine e la personalità dei Draghi è cambiata ancora una volta. Adesso, sono viste come creature che posseggono personalità e caratteri distinti fra loro. Sono diventati molto più popolari, soprattutto nei generi fantasy e fantascientifici.
DragonReborn
00sabato 9 ottobre 2004 10:41
che cosa rappresentano?
Hanno assunto significati simbolici vari secondo il contesto culturale nel quale si è formato il mito. Quelli europei (sputa fuoco, velenosi, predatori) erano generalmente considerati dei flagelli, una fonte di calamità, di fame e di morte violenta. Quelli asiatici erano invece creature potenti e benefiche, portatrici della tanto preziosa pioggia che favoriva la vita. Altre civiltà come l’Antico Egitto e la Persia vedevano il drago come simbolo di Vita-e-Morte, con tratti ‘buoni’ e/o ‘malvagi’ a seconda dell’individuo.
Elemento comune in tutte le descrizioni è il diretto riferimento ai serpenti; ed è sui significati simbolici assunti nel tempo dal serpente che si sono formati quelli del drago. Nell’antichità pre-cristiana non si nutriva una particolare avversione per i serpenti, anzi i greci ne consideravano la muta annuale della pelle come manifestazione dell’autorinnovamento della natura, così che essi assumevano il significato dell’immortalità (i serpenti sacri di Esculapio, il pitone di Delfi). Il serpente che figura nell’episodio biblico (Genesi 3) del peccato originale (e di cui esiste una corrispondente nell’epopea babilonese di Gilgamesh) viene, invece, identificato con il male. Nell’Apocalisse, in Daniele (14.23) si parla del "grande serpente" venerato da Babilonia, del Leviathan e della Bestia. Sempre nell’Apocalisse (12,3-17) il drago o “serpente antico”, in lotta contro Dio, è precipitato dal cielo ad opera di Michele e dei suoi angeli.
Nelle civiltà orientali, non toccate dal cristianesimo, il drago ha conservato, invece, i caratteri simbolicamente positivi che aveva il serpente negli antichi miti. In Cina (dove, come in Giappone, viene rappresentato senza ali) è simbolo celeste di apportatore di pioggia e quindi, per i contadini, di vita e di inesauribile rinnovamento; era stato assunto proprio come simbolo dall’imperatore e dalla sua famiglia e il taoismo lo annovera tra le forze deificate della natura.
Tutti i draghi sembrano essere legati a poteri elementari e caotici quasi esclusivamente distruttivi: la razza dei draghi rappresenta insomma una pericolosa opposizione alla razza umana. Quest’ultima forse pensando di acquisire parte del potere delle straordinarie creature, adottò immagini di draghi come amuleti da portare in battaglia: i soldati persiani si lanciavano in battaglia preceduti da immense figure mostruose atte a spaventare le armate nemiche; i Romani dipingevano draghi rossi sui loro stendardi di guerra, battezzandoli “dracones”, ossia draghi e durante le parate trionfali facevano volare una sorta di aquilone a forma di drago (immagine suggerita da una bocca aperta che divorava il vento e sibilava con ferocia). Sia le tribù celtiche che quelle teutoniche adottarono il drago come loro simbolo; fra gli Anglosassoni, la morte violenta di un capo nemico veniva espressa come l’uccisione di un drago e i feroci soldati normanni diedero alle loro imbarcazioni il nome di “dragoni”, ornandone la prua con teste di drago per intimidire il nemico. Anche nell’area del Messico precolombiano appare la figura del drago, rappresentato come un serpente piumato, uno degli aspetti assunti dal dio delle forze naturali Quetzalcoatl.

Nella tradizione simbolica Catara aveva un ruolo fondamentale la figura del drago che, come vedremo, è collegabile al concetto di “Risplendente”.
Nell’antica leggendaria tradizione i draghi erano emblema di saggezza. Secondo i Greci si trattava di benevoli esseri donatori di luce, mentre i Gaelici li consideravano simbolo di sovranità e i Cinesi apportatori di sorte favorevole. Fu soltanto con l’avvento della tradizione giudeo-cristiana che il drago divenne un essere sinistro e questo, al pari di tanti altri condizionamenti, lo dobbiamo al fatto che, purtroppo, questa cultura ha da sempre avuto più la vocazione a soffocare la conoscenza che la tendenza a farsene paladina.
Su questa base, il drago - simbolica immagine di colui che arreca saggezza e conoscenza - diventò un’immagine superflua e inutile, destinata ben presto ad essere relegata nell’oscuro e tetro reame dell’eresia.
La parola inglese “dragon” deriva da quella latina draco e ancora più in specifico da quella greca drakon, che significava serpente. Il vocabolo è affine e vicino a edrakon - una forma al passato del verbo derkeshtai, che significa “vederci chiaro” - e risulta equivalente a nahash, vale a dire il termine biblico con cui gli Ebrei appellavano il serpente. Questa parola semitica (che, priva di consonanti, si scrive NHSH) in realtà era collegata a un grado del comprendere e significava “decifrare” o “scoprire”. Insomma, al serpente si associava l’idea di un essere che vedeva chiaramente le cose: dunque, per estensione del concetto, un essere dotato della capacità di vedere in modo limpido, ossia ricco di saggezza. Al serpente venivano pertanto attribuite qualità di sapiente, in grado di discernere con acutezza di giudizio. Ed è proprio il termine nahash quello che compare nella storia della Genesi in cui si parla del peccato di Eva, quando il serpente la ammonisce rivelandole che, al contrario di quello che qualcun altro le ha fatto credere, non sarebbe affatto morta nel momento in cui si fosse cibata del frutto dell’Albero della Conoscenza.
Il potere del drago o del serpente era posseduto dai veggenti della cultura gaelica, i Merlini delle corti reali, i profeti dei sommi sovrani. Si trattava di una particolare categoria di sacerdoti druidi del tutto simili ai filosofi della classicità o magi e la loro schiatta affondava le radici in un’antichissima tribù di sacerdoti nota nel mondo indoeuropeo come i Sapienti. In latino erano detti Noblis, dal greco gnoblis, dalla radice verbale gno che significava “conoscere”: da cui, col tempo, “nobile” (gnoble) e “gnosi” (conoscenza). Per consolidata tradizione, il simbolo della saggezza (in greco Sophia) e della guarigione era il medesimo, ossia il serpente (si pensi al serpente di bronzo o di rame di Mosè), tanto è vero che l’emblema è ancora oggi vivo in ogni angolo del mondo, a simboleggiare tutte le organizzazioni mediche. Serpenti che intrecciano le loro spire costituiscono un’immagine molto diffusa anche nell’arte allegorica: basti ricordare le tele “Mosé” di Sébastien Bourbon e “Lilith” di John Collier. Queste altre opere sono significative in quanto riconducono non soltanto al concetto di saggezza, ma pure a quello di nobile sapienza; in altre parole, alla preveggente saggezza druidica del drago. Nella Mesopotamia il drago, chiamato Mûs-hûs, era un essere a quattro zampe con compiti di guardiano, simile ad un coccodrillo sacro, anche se poi, nel tempo, la sua immagine ebbe a trasformarsi in quella di un grande serpente munito delle ali di un cigno, oppure, di un pipistrello.
Anche i re e le regine messianiche venivano chiamati Dragoni e Pendragoni, perché ad essi erano attribuite tutte le virtù dell’animale: l’indomito coraggio contro i nemici, l’estrema saggezza e non ultima la forza sessuale.
Sovente erano raffigurati con un’armatura a scaglie e sugli abiti comparivano emblemi serpentiformi, mentre la gnostica trascendenza della loro conoscenza era simboleggiata da mantelli sciamanici composti con piume di cigno. Questo aspetto piumato divenne rilevante nelle rappresentazioni artistiche degli angeli, a sottolineare la loro capacità di trascendere l’umana normalità, senza poi dimenticare che il vocabolo stesso “merlino” indicava un falcone capace di volare molto in alto e dalla vista acutissima.

Spesso nei racconti e nelle leggende il Drago è l’ultimo ostacolo/prova che l’eroe deve affrontare, la sfida più ardua. Superata quest’ultimo ostacolo l’eroe ottiene il ‘tesoro’ custodito dal Drago, sia esso grandi ricchezze, una fanciulla da salvare, l’immortalità o la conoscenza. In India esso porta una perla in mezzo alla fronte il cui possesso garantirà all’uomo favolosi poteri.
Come lo smeraldo di Lucifero, anche questa perla è stata assimilata al Terzo occhio che, a sua volta, permette l’identità di "tesoro" e "conoscenza". La leggenda di Sigfrido conferma che il tesoro sorvegliato dal drago è l’immortalità.
Il drago nei suoi aspetti negativi s’identifica col serpente e rappresenta l’oscurità e l’ignoranza ma, come simbolo, è ambivalente sicché mostra anche gli aspetti opposti: nell’ermetismo europeo e musulmano proprio questa ambivalenza è rappresentata dai due draghi affrontati in forma simile a quella del caduceo. Esso ha aspetti diversi: in quanto animale acquatico e sotterraneo è terrestre, in quanto alato è celeste.
In realtà sono aspetti distinti di un unico simbolo: il "principio attivo demiurgico, potenza divina".

(ringrazio ghiro di MondoMagico per alcune delle info)

DragonReborn
00mercoledì 27 ottobre 2004 22:40
I Draghi nella mitologia Classica/Ellenica
I Draghi della Antica Grecia erano i figli di Echidna e Tifone (Draghi anch’essi).
E’ dai miti classici di Echidna e della sua mostruosa discendenza che prendono origine i draghi del medioevo europeo. Echidna era una divinità femminile alata, dal corpo serpentino che, dalle nozze con Tifone, aveva generato, oltre ai Draghi, un’intera progenie di mostri: Cerbero, Orto, il leone Nemeo, la Sfinge, l’idra e la Chimera (anche quest’ultimi due verranno catalogati come appartenenti alla razza draconica in epoca medioevale). Il drago medioevale, rappresentato con testa e zampe di leone, ali di pipistrello su di un corpo di serpente, deriva direttamente dai mostri classici della progenie di Echidna.

I draghi della mitologia greca erano associati all’immortalità e alla capacità di ‘vederci chiaro’ ovvero gli oracoli. I Draghi venivano spesso usati dagli dei come guardiani, oppure come dispensatori della punizione divina.


Leggenda 1: Tifone
All’inizio dei tempi Tifone, ultimo dei titani, le prime divinità onnipotenti della Grecia, uscì dal suo nascondiglio in Asia Minore diretto verso il monte Olimpo per distruggere gli dei. Il suo aspetto era terrificante: era così alto da torreggiare al di sopra delle montagne, aveva cento teste di drago, ognuna con occhi ardenti e una bocca gigantesca che sputava fuoco e vomitava sassi. Vero figlio del caos, ovunque passava, distruggeva tutto con la furia della tempesta (il termine “tifone” deriva proprio dal suo nome). Solo Zeus tra tutti gli dei non fuggì di fronte a Tifone. La battaglia divampò dalla Grecia alla Siria, dove i grandi solchi scavati nella lotta divennero dei fiumi. Zeus trascinò il mostro fino al mar Ionio, dove cadde, le teste si contorcevano e vomitavano, mentre il giovane dio strappava un’isola dal mare e la gettava sul mostro. Così nasceva la Sicilia e la montagna che sorse sul corpo di Tifone divenne l’Etna.


Leggenda 2: Ladon
Agli antipodi del mondo sorgeva un’isoletta chiamata “il giardino dell’Oceano”, sulla quale cresceva un albero dalle mele d’oro. Poiché un morso di quel frutto avrebbe consentito ad un essere mortale di acquisire il sapere degli immortali, gli dei avevano inviato Ladon (figlio di Tifone ed Echidna), il drago che non dormiva mai, a guardia dell’albero. Un re mortale mandò Ercole in cerca delle mele. Questo convinse il dio Atlante, sulle cui spalle poggiava il cielo, a raggiungere il giardino incantato (il Giardino delle Esperidi) e raccogliere il frutto magico. Mentre il dio era impegnato nella missione, Ercole prese il suo posto e sostenne il cielo fino a quando Atlante non tornò con le mele.


Leggenda 3:
Giasone, il giovane figlio del re di Tessaglia, partì alla ricerca del vello di un ariete d’oro, una reliquia magica in grado di volare, pensare e parlare, sacrificato anni prima nel regno della Colchide, sul Mar Nero. Questo era custodito da un drago che non dormiva mai. Giasone salpò a bordo della nave Argo, in compagnia di numerosi eroi greci, fra i quali Ercole, Teseo e Orfeo. Giunti a destinazione, Eete, re di Colchide, decise che si sarebbe separato dal prezioso tesoro solo se Giasone fosse riuscito a seminare nella terra i denti del drago; il re sapeva bene che quei denti sarebbero riemersi nel terreno sotto forma di soldati, che si sarebbero avventati sul giovane. I piani del re furono tuttavia sventati dalla figlia Medea, una maga dai grandi poteri innamoratasi di Giasone che le promise di sposarla se lo avesse aiutato; così, quando il giovane seminò i denti nel terreno, questi riemersero come previsto ma il giovane lanciò in mezzo a loro un sasso magico datogli da Medea e si scontrarono tra loro. Dopo aver eliminato quel primo ostacolo, Giasone raggiunto il drago armato di una pozione magica che induceva il sonno. Appena la bestia cadde addormentata, l’eroe prese il vello e salpò immediatamente per la Tessaglia, portando con sé Medea.

Leggenda 5
Su consiglio dell’Oracolo di Delfi Cadmo segue un giumenta che lo conduce nel luogo in cui è stabilito che egli fondi la città di Tebe.
Giunto al posto convenuto, l’eroe si prepara a sacrificare la vacca a Zeus e invia i suoi compagni ad attingere acqua per le libagioni alla vicina fonte.
Questa era però custodita da un Drago che uccide i compagni.
Poco dopo Cadmo, insospettito, si reca alla fonte e, vista la carneficina, affronta il drago e lo uccide inchiodandolo ad un albero con una lancia. In seguito, su suggerimento di Atena, semina i denti del drago; dal terreno nasce una schiera di uomini armati che si uccidono fra di loro, tranne 5 che aiuteranno Cadmo a fondare la città.


Leggenda 4: Delphyne:
Il giovane Dio Apollo stava cercando un luogo in cui erigere un tempio. Eventualmente scelse Haliartos, accanto alla sorgente Telphusa, iniziò a costruire le fondamenta quando la Ninfa della sorgente lo persuase a costruire il tempio alle pendici di Parnassos. Apollo si recò a Pernassos, e a Deplhi inizò nuovamente ad edificare il tempio quando, questa volta, fu interrotto da una Dragonessa (drakaina), contro la quale lottò ed infine uccidendola. Questo Drago-femmina non aveva nome, ma in letteratura successiva fu conosciuta col nome di Delphyne.


Leggenda 6:
Cassiopea si vanta di essere più bella delle Nereidi e per la sua vanità incorre nell’ira divina. Nettuno invia un Drago a punirla. Cefeo, marito di Cassiopea e re di Etiopia, decide di sacrificare la loro figlia Andromeda al Drago per placare l’ira degli dei. Perseo (figlio di Zeus e Danae), innamoratosi di Andromeda la salva uccidendo il Drago con l’aiuto di Atena ed Ermes.


Leggenda 7:
Era, sposa di Zeus, crea il Drago/Serpente Python (da cui deriva pitone), al quale ordina di dare la caccia a Leto (una dei Titani), con la quale Zeus l’aveva tradita.


Leggenda 8:
L’idra (o Hydra che significa serpente d’acqua) fu cresciuta da Era e viveva vicino ad una fonte nei pressi di Amymone. L’idra possedeva nove teste (di cui 1 d’oro e immortale) che se le tagliavi ne ricrescevano altre 2.
Eracle affrontò e sconfisse assieme a Iolao l’idra bruciando col fuoco il collo dove tagliava le teste e poi seppellendo sotto un masso la testa immortale.
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