NIMPOMEDIA
00mercoledì 22 giugno 2005 13:23
Dracula Mito e Leggenda
il brano riportato, in forma ridotta, ha la funzione di illustrare il libro Dracula Mito Perenne
LE FONTI DI UN MITO
La definizione di "vampiro" e di "vampirismo" è alquanto lunga e complessa. Sia che si parta dal punto di vista razionalistico e scientifico che da quello religioso, le ipotesi e le valutazioni sono numerose e mai univoche. Grosso modo, se ci si attiene a una definizione classica o "popolare", si può dire che quella del vampiro è una salma sepolta, non soggetta al normale processo di corruzione fisica. II vampiro, durante un arco di tempo determinato e immutabile (dal tramonto allo spuntare dell'alba), esce dalla sua tomba per nutrirsi di sangue, preferibilmente umano, o, in mancanza di questo, animale. Egli può, pertanto, essere considerato un "non-morto", un "Nosferatu". Secondo i parametri teologici, il vampiro non sarebbe che un involucro privo di anima, posseduto dal Diavolo. In altre parole, uno zombie satanico, un cadavere infernale. Giudizi e teorie spesso non combaciano, sicché, per alcuni, il vampiro può anche presentarsi come un corpo né vivo né morto, in possesso della sua anima, eternamente condannato a tornare nella tomba. Secondo Montague Summers, esperto "credulone", il vampiro non va considerato un diavolo e neppure un fantasma, bensì un essere in preda a una possessione demoniaca. Summers si sofferma sulla duplice natura del vampiro, sulla sua natura di individuo apparentemente vivo, capace di muoversi, di agire, di pensare, di esprimersi, bisognoso di cibo, ma cadavere a tutti gli effetti. ........omissis....................Le definizioni variano a seconda delle diverse credenze e superstizioni, per quanto, è doveroso sottolinearlo, dal Jean-Jacques Rousseau del Dizionario Filosofico al contemporaneo Colin Wilson, un elemento rimane invariato: l'evidenza dei fatti. Rousseau si basa su relazioni ufficiali e sulla testimonianza concorde di chirurghi, di uomini di chiesa e di giudici, mentre Wilson conclude una sua dissertazione sul vampirismo affermando che non si può relegare quest'ultimo tra le superstizioni e che i casi certificati sono talmente tali e tanti che sarebbe assurdo continuare a mantenere al riguardo una posizione scettica e razionalistica.
Seguendo questa linea, il vampirismo incarnerebbe molto più che una mera illusione, un bisogno patologico di sangue. Già un secolo fa Charles Nodier, pur considerando "una favola" l'esistenza dei vampiri, riconosceva trattarsi di una superstizione "universale", la qual cosa non può che indurci a riflettere. I vampiri, come si sa e come vedremo, sono
sempre stati presenti nel folklore, nelle saghe, nelle leggende dei popoli primitivi. La persistente e generale diffusione del mito vampirico conferisce alla questione un carattere suscettibile di molte interpretazioni. Il tema del vampiro si incentra su due elementi chiave: la credenza secondo cui il sangue equivale alla vita (il classico e ripetutissimo Blood ís Life); il desiderio e la ricerca dell'immortalità. In questo duplice contesto, il sangue assurge a unico e impareggiabile elisir di vita eterna. Prima di entrare nel merito del caso Stoker, è d'uopo, ci pare, tracciare una specie di mappa geografica delle leggende vampiriche. Premettiamo che, se il sangue è vita, l'immortalità si consegue attraverso di esso. Orbene, poiché questo concetto corrisponde a una delle più primitive e ancestrali aspirazioni dell'uomo, non c'è da sorprendersi se i vampiri ci vengono incontro da ogni latitudine e longitudine del pianeta.
Cominciamo dall'Africa. Qui incontriamo i vampiri sia nella tribù degli Ashanti - che li conserva gelosamente nel suo patrimonio folkloristico -, sia presso gli abitanti delle regioni montagnose dell'Atlante, dove la credenza nelle Donne-vampiro, che succhiano il sangue dalle dita, persiste tutt'oggi. Nel continente nero, esistono diversi tipi di vampiri, ognuno dei quali è identificato da un nome specifico. Tra questi l'Asasabonsam, un demone che, appollaiato sulla cima degli alberi, attira e dilania le sue vittime con le dita dei piedi; e ancora, l'Obayifo, considerato tra i più pericolosi, in quanto, dopo aver assunto forma umana, succhia il sangue dei bambini e percorre in lungo e in largo grandi distanze, distruggendo i raccolti. Di tutt'altra natura è il Loango, nome con cui si indica lo spirito irrequieto di uno stregone defunto, che, lasciata la sua tomba, si avventura alla ricerca di vittime del cui sangue si nutre, senza fare differenza tra uomini e animali. Le misure di precauzione usate in questi casi non differiscono granché da quelle tramandateci dalla tradizione transilvanica: il corpo del vampiro deve essere bruciato in una notte senza luna o inchiodato saldamente al suolo. È essenziale che il vampiro sia ridotto completamente in cenere, in quanto potrebbe rinascere da qualsiasi frammento o lacerto. Per quanto riguarda il continente nordamericano, possiamo rilevare come sia molto diffusa tra i Pellerossa la figura del vampiro. Qui, ci imbattiamo in un vampiro il quale, invece che nutrirsi di sangue, si alimenta di materia cerebrale, aspirandola per mezzo di un lungo naso - o proboscide - introdotta nell'orecchio della povera e disgraziata vittima. Nell'America del Sud, esiste una leggenda che non è molto diversa da quella in auge nella Grecia antica; leggenda secondo cui sarebbe possibile tramutarsi in vampiro ingerendo della carne di una pecora sbranata da un lupo. Interessante, in questo caso, la connessione tra vampiro e Lupo Mannaro. Il folklore cileno, a questo riguardo, pullula di esempi. In Cile, il vampiro assume le fattezze di una "Bella Donna" vestita di nero, che impugna in una mano una sciarpa rossa, e nell'altra un coltello, che pianta nel cuore delle sue vittime per poi berne il sangue. Alla "Bella Donna" si affianca (in altre regioni) il cosiddetto Pihuchen, specie di serpente alato che succhia il sangue a distanza, seguito dal Chucho o Chonchon, mostro dalla testa umana e dalle grandi orecchie, che gli servono da ali. Il mondo arabo, per passare a un altro continente, non ignora la tradizione vampirica, come dimostrano i racconti delle Mille e una notte, dove si parla di creature che infestano i cimiteri e le strade deserte, assaltando i viandanti solitari e nutrendosi del loro sangue. L'antica Assiria era anch'essa al corrente dell'esistenza di creature avide e assetate di sangue umano, quali il Muttaliku, specie di spirito condannato a girovagare su questa terra, l'Uttuku, essere non sempre e necessariamente maligno, e l'Ekimmu. Archeologi e assirologi hanno scoperto numerose tombe dove queste creature sono raffigurate. Alla cultura assira si deve, inoltre, la prima rappresentazione grafica di un vampiro copulante con una donna dal capo mozzo. A questo punto, la domanda è una sola: come si diventa Ekimmu?
La risposta data dagli Assiri coincide con quella data, nel corso dei secoli, da altri popoli del pianeta. Gli Ekimmu non sono altro che gli spiriti maligni di coloro che, non essendo stati sotterrati secondo i dettami religiosi, o addirittura essendo rimasti privi di sepoltura, sono condannati a vagare dopo la morte. La stessa sorte è riservata a coloro che spirano in giovane età o che muoiono di morte violenta. Presso gli Aztechi, incontriamo le Civateteo, streghe-vampiro, assetate di giovane sangue, che si appostano agli angoli delle strade.
Di estremo interesse i vampiri cinesi, tra i quali citiamo, ad esempio, il Ch'ing Shih, demone che si insedia nei corpi senza vita impedendone la decomposizione, e li induce a cibarsi di carne umana. Vale la pena di notare che l'idea di Montague Summers, secondo la quale il vampiro è un cadavere posseduto da forze demoniache, trova qui la sua fonte e il suo precedente asiatico. ..........omissis......................La stessa credenza, la ritroviamo nella Grecia antica, dove si riteneva che un cadavere potesse trasformarsi in vampiro, qualora un gatto (o un cane) si fosse avventato su di esso. Dall'antica Grecia, che citiamo come riferimento, passiamo agli Ebrei, presso i quali la Lilith babilonese, autentica vampira, si tramuta in Lilith madre dei demoni, prima moglie di Adamo, nonché, nel Medioevo, principessa dei "succubi" satanici. Sulla falsariga delle Lemures etrusche, anime di corpi capaci di tormentare i vivi, l'Oriente conosce le Cule, demoni femminili divoratori di cadaveri e bevitori di sangue. Dall'India ci viene il Vetala, un vampiro che si aggira tra i luoghi di cremazione alla ricerca di cadaveri da possedere. Parimenti, nella regione dello Jeypu (o Jaypur), si crede che i vampiri entrino nelle case adoperando una corda magica e calandosi giù per il camino. L'antichità, dalla Siria alla Libia, dalla Grecia all'antica Roma, ebbe le sue Lamiae. Le Lamiae erano creature dal volto di donna e dal corpo di drago. Possedevano una voce sibilante e, pur nutrendosi di cadaveri (alla stregua delle Gule), le loro "preferenze" cadevano sul sangue di fanciulli e di fanciulle. Euripide e Aristofane le considerano mostri perniciosi ed Orazio, nella sua Ars Politica, ne parla come di vampiri che bevono il sangue e consumano i corpi dei bambini. A Roma, c'era addirittura un corpo di sacerdoti esperti e chiaroveggenti addetti a combattere le Lamiae. Più o meno simili o apparentate alle Lamiae erano le mitologiche Empusae, per metà scimmie, dagli appetiti cannibaleschi, capaci di trasformarsi in cani, vacche o anche in leggiadre donzelle. Sotto quest'ultimo aspetto, attiravano i viaggiatori per poi divorarli vivi succhiandone il sangue. Sempre a proposito del rapporto vampiro-sesso, è interessante segnalare l'esistenza di una Afrodite Lamia. Se i vampiri cinesi sono, per molti versi, simili a quelli della Grecia, lo stesso non si può dire nel caso dei bevitori di sangue della Malesia, che possiedono qualità particolarmente originali. Il Bajang, ad esempio, è un demone di sesso femminile, il quale, trasformandosi in un gatto, si aggira nottetempo tra le case miagolando. La Langsuir, invece, è anch'essa un demone femmina, ma a forma di gufo, capace di generare altre creature della notte a lei consimili e note come Pontianak o Madianak. La Bajang può facilmente sedurre chi la cattura, dando poi vita a esseri che assomigliano a elfi. Per concludere questa rassegna, citiamo il Pennangalan, una testa senza corpo, collegata a uno stomaco grande come un sacco. Volando di notte, si nutre del sangue dei neonati. Secondo la leggenda, la prima Langsuir sarebbe stata una donna di straordinaria bellezza, che morì dando alla luce un Pontianak prematuro. La Langsuir porta di solito una veste verde, ha unghie lunghissime e chioma nera, che le arriva fino alle anche. Con la sua lunga capigliatura copre i due fori della testa tramite i quali succhia il sangue di bambini innocenti. Se catturata, basta tagliarle le unghie e la chioma e con queste riempire i due fori della testa, perché la sanguinaria vampira si trasformi in una brava casalinga avida di pesci. I Sumeri credevano nei vampiri e così i Tibetani. Per questi ultimi, i vampiri sono dei divoratori di morti e padroni dei cimiteri. Hanno gli occhi iniettati di sangue e la bocca verde (verde è anche la veste della Langsuir, e verde è il colore della putrefazione). L'antica Roma, sulla scia della tradizione greca e, tramite questa, dell'influenza orientale, non è parca di vampiri, anche se spesso risulta difficile distinguere tra questi, i fantasmi, i demoni, le streghe et similia. I Romani avevano delle Larvae che venivano celebrate, una volta all'anno, con una manifestazione sacra che durava tre giorni. In quei giorni, era vietato contrarre matrimonio e si credeva che i fantasmi dei morti circolassero lungo le strade. Alle Larvae, derivate dalle Lemures, i Romani aggiunsero la Mormos e la Strix (Strige), conosciuta, quest'ultima, dagli antichi Greci con il nome di Gellona. La Strix o Strige era un grosso uccello notturno che, volando sulle culle dei neonati, si avventava su di essi, succhiandone il sangue. La Mormos è descritta da Luigi Lavater, teologo protestante del XVI secolo, in De Spectris, Lemuribus et magnis atque insolitis fragoribus, come "una forma femminile di orrida apparenza, una Lamia simile alla Larva". Lo scrittore Punio, dal canto suo, non sfata la leggenda della Strix, ma non la considera un mostro: ........omissis..............Dalla Roma antica all'antica Grecia, dalla Cina alla Malesia, dal Sud America all'Africa e via discorrendo, vengono a galla leggende, miti e superstizioni. Il mito del vampiro, tuttavia, prende corpo e si consolida soprattutto nell'Occidente cristiano a partire dal Medio Evo fino al Rinascimento e da questo fino al XVIII secolo e oltre. Leone Allaci, nel suo trattato sul vampiro pubblicato a Colonia nel 1645, ritiene che quest'ultimo (da lui denominato Vrykolakas, secondo la terminologia greca), sia un uomo di cattiva reputazione, uno scomunicato il cui corpo è nelle mani del Diavolo. Allaci precisa che questo tipo di possessione completa è operata sotto divina autorizzazione. Sulla stessa linea Dom Augustin Calmet - nella sua famosa Dissertation sur les apparitions des esprits et sur les revenants et Vampires de Hongrie, de Bohéme, de Moravie et de Silésie (Parigi 1746 o 1749 o 1751) - concorda sul fatto che tre cose sono necessarie alla creazione di un vampiro: il vampiro stesso, il Diavolo e il permesso di Dio Onnipotente. Nel Medio Evo, la Chiesa Cattolica Romana proclama ufficialmente l'esistenza dei vampiri. Si cominciano a scrivere trattati eruditi sull'argomento, si aprono dibattiti e discussioni e i testimoni oculari abbondano. .....omissis.....È storicamente provato che in Occidente, e particolarmente in Europa, la credenza nei vampiri assunse maggiori proporzioni all'indomani dell'avvento del Cristianesimo, per acquistare un peso piuttosto evidente dopo la separazione tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa. L'esistenza dei non-morti affonda le sue radici nelle dottrine cristiane e nei cascami "vaganti" della cultura euro-pagana, e non è un caso che gli scrittori delle prime cronache citino esempi di "scomunicati" usciti post mortem dalle tombe. A questo punto, possiamo riferire la tesi della coppia Ornella Volta-Roger Vadim, per cui la trasmutazione del sangue di Cristo e la fede nei suoi poteri magici e divini, avrebbe contribuito a motivare, se non a incrementare, il "credo" vampirico. Gabriel Ronay ci fa notare come, a partire dal Rinascimento, nei paesi cristiani si assista a un notevole aumento dei casi di vampirismo; in questo periodo, però, il vampiro assume una veste diversa. Le dottrine rinascimentali, infatti, contrapponendosi al dogmatismo medievale, mettono in risalto la vitalità del corpo, piuttosto che quella dell'anima. Nel momento in cui il Protestantesimo rifiuta l'esistenza del Purgatorio e il concetto di "spirito errante", il vampiro non ha più un'anima da redimere, ma di lui non resta che un mero contenitore corporeo costretto a nutrirsi di sangue per continuare a esistere. A questo punto, il vampiro diventa oggetto e soggetto
della stregoneria e della Magia Nera. San Clemente, citato dal Ronay, allude a "esseri umani posseduti", sicché, per la Chiesa, i vampiri sono, e rimangono, un classico fenomeno di possessione diabolica, che si cerca di spiegare e di definire in conformità agli
insegnamenti cristiani. "Dal 1730 al 1735", scrive il Voltaire, "il tema più discusso era quello dei vampiri". In effetti, la più "popolare" epidemia di vampiri ha inizio sul finire del XVII secolo e si protrae fino al primo decennio del XVIII. Ma in Inghilterra, i primi casi di vampirismo erano già cominciati, addirittura, nel XII secolo, quando, allo scopo di calmare la popolazione, le autorità decisero di autorizzare la cremazione dei corpi dei sedicenti vampiri. .....omissis.........Alla luce di quanto detto, possiamo tentare, oltrepassando i limiti temporali del presente capitolo, di stendere una "cronologia" di base del "vampirismo storico":
1337 Villaggio di Blow (in Boemia).
1345 Villaggio di Lewin (Boemia).
1560 Gilles Grangier (vampiro francese).
1600 Clara Geisslerin (vampira tedesca).
1672 Giuro Grande (vampiro dell'Istria).
1691 Casi di vampirismo a Salem (Massachusetts).
1701 Apparizione di un vampiro nell'isola greca di Micene.
1720 Villaggio di Haidam (Kaidam), in Boemia.
1725 Kislova (Slovacchia).
1725 Huebner (vampiro ungherese).
1730 Inchieste e processi in Boemia.
1732 Villaggio di Meduegna.
1738 Villaggio di Kisilony (Ungheria).
1800 Epidemia di vampirismo in Prussia.
1824 Antoine Leger (vampiro francese).
1849 Caso del Sergente Bertrand (Francia).
1870 Biechow (Polonia).
1872 Vincenzo Verzeni (vampiro italiano).
1874 William Rose (vampiro statunitense).
1875 Un caso a Chicago.
1890 La Chantelouve (vampira francese).
1891 Esplode il caso Walsingham (USA).
1892 Exeter (USA).
1896 Epidemia di vampiri nella Nuova Inghilterra.
1901 Victor Ardisson (vampiro francese).
1912 Superstizioni vampiriche in Ungheria.
1920 Casi di vampirismo in Romania.
1925 Fritz Hartmann (vampiro tedesco).
1926 Eleonora Zugun (vampira inglese).
1931 Peter Kurten (vampiro tedesco).
1933 Una vampira portoghese in... Francia.
1949 John George Haigh (vampiro inglese).
1969 Un caso di vampirismo nella città di Okara, nel Pakistan.
1970 Extremadura (Spagna).
1970 Presunti vampiri si aggirano nel cimitero londinese di Highgate.
1972 Kuno Hoffmann (vampiro tedesco).
1973 Demetrio Myciura (vampiro inglese).
1974 Ennesimo caso di vampirismo in Romania.
1975 Tracy Hobson (vampiro inglese).
1975 Casi di vampirismo in Indonesia.
1978 Ritorna il "vampiro di Highgate".
1979 Richard Case (vampiro statunitense).
1980 James Riva (USA).
1982 Jerry Moore (vampiro statunitense).
1983 Renato Antonio Cirillo (vampiro italiano).
http://www.eracle.it/vampiro/dracula_mito_e_leggenda.asp