Dove va il comunismo...

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cane...sciolto
00domenica 16 aprile 2006 23:34
Nuova fase strategica e principi del comunismo.
Una prospettiva storica contro le illusioni del parlamentarismo.

La Cina continua a "marciare verso il mondo" e lo fa con passo deciso e risoluto. Recentemente abbiamo commentato gli obiettivi economici posti in Cina per i prossimi anni: un raddoppio del PIL nel periodo 2000-2010, per affrontare un ulteriore raddoppio nel decennio sucessivo. Un mutamento colossale nei rapporti di forza mondiali, abbiamo scritto, "Cina che quadruplica il suo peso nell'arco di una generazione".

Un mutamento di portata secolare.
Lo scorso gennaio "The Economist", nel considerare il "drammatico mutamento" nella bilancia economica tra "primo mondo" e "terzo mondo", considera quello in corso come il "maggiore mutamento dell'emergere degli USA un secolo fa".
La rivista londinese sottolinea che durante le loro rivoluzioni industriali Stati Uniti e Inghilterra impiegarono 50 anni a raddoppiare il reddito reale pro capite: "la Cina lo sta facendo in 10 anni"
E' il "grande balzo" della Cina, una vittoria del capitalismo in Asia, si dice. E' vero, e non da oggi.
Ma quel "grande balzo" sancisce anche una vittoria della nostra scuola marxista e della sua capacità di previsione scientifica. Dopo averlo previsto a fine anni 50 abbiamo seguito, passo dopo passo, lungo i 40 anni di questo nostro giornale, lo sviluppo del capitalismo in Cina sino alla sua maturazione imperialistica.
Lo abbiamo fatto prima "salendo sulle spalle" dell'elaborazione di Lenin sull'imperialismo. Successivamente abbiamo potuto proseguire il lavoro di indagine sui Giganti dell'Asia sulla base delle precise indicazioni che venivano dagli "articoli e delle relazioni di Cervetto" E' il lavoro degli ultimi 10 anni che il giornale ha ospitato. Un lavoro intenso e impegnativo ma indispensabile strategicamente.

La tesi del 1957 e lo sviluppo dell'Asia.
Nell'introduzione a "Giganti dell'Asia" è detto: "Afferrare il movimento reale in Cina era importantissimo per valutare i ritmi di sviluppo dell'Impero di Mezzo, quindi i tempi della rottura dell'ordine che la nostra visione strategica aveva previsto con le tesi del 1957" In una riflessione sull'Asia e sulla nuova fase che si è aperta è inevitabile il richiamo a quelle Tesi, "profezia scientifica" su cui abbiamo a lungo lavorato. Nel loro impianto partivano proprio dalla teoria leninista dell'imperialismo
convalidato dalla storia, scrivevano all'epoca Cervetto e Parodi, e i cui "lati più peculiari ci aiutano oggi nell'esame della situazione mondiale". Il lato peculiare cui si afferrarono in prima istanza fu quel "mercato mondiale" che Lenin poneva "al centro delle leggi che determinano lo sviluppo imperialistico del capitalismo". Sulla base di quei criteri nelle tesi veniva evidenziata "l'esistenza di un vastissimo settore ad economia arretrata" dove "il capitalismo può esportare la propria produzione, i propri capitali, la propria crisi". Quindi nessuna crisi rivoluzionaria alle porte, ma un lungo ciclo di sviluppo capitalistico che doveva portare i paesi arretrati a superare "tutto il primo stadio di industrializzazione". Prosesso cui necessariamente avrebbero contribuito "aiuti, prestiti, esportazioni di capitali, scambi commerciali" dai paesi imperialisti: "l'esempio della Cina e dell'India può bastare".

La Cina potenza dell'imperialismo.
Guardare oggi all'Asia alla luce di quelle previsioni del 1957 è tonificante e stimolante al tempo stesso.
In effetti da quel "vastissimo settore ad economia arretrata" uno sviluppo molecolare del capitalismo, irrorato da abbondanti flussi di capitale estero, ha prodotto una potenza imperialistica di stazza continentale: la Cina.
Oggi il suo gigantesco mercato continua a richiamare investimenti da tutto il mondo. E come ogni potenza imperialista, l'Impero di Mezzo esporta capitali. L'agenzia "Xinhua" informa che nel 2005 gli investimenti esteri diretti cinesi hanno superato i 50 miliardi di dollari. Colpisce il ritmo di crescita stimato per il periodo 2002-2005; un + 36% annuo. Nella sua marcia Pechino sta accumulando enormi riserve estere. In gennaio, "Financial Times" valuta che nel 2006 la Cina sarà il primo detentore di riserve estere del mondo.

La nuova dinamica dell'India.
Sempre più nitida si staglia dietro alla Cina la sagoma dell'India, oggi accreditata di ritmi di crescita del PIL attorno all' 8%.
Il premier indiano Mnmohan Singh, in un pubblico discorso, ha sostenuto che l'India sarebbe sulla soglia di una nuova era caratterizzata dalla elevata crescita. Si starebbe passando dal 6% all'era dell' 8%. L'India recentemente ha conquistato l'attenzione dei media per il suo ruolo nella crisi iraniana e ancora più per L'OPA ostile lanciata da Mittal Steel su Arcelor. Mittal è il primo gruppo siderurgico mondiale, di origine indiana, come l'omonima famiglia; Arcelor è il secondo gruppo al mondo e attuale campione europeo dell'acciaio. E' arduo definire Mittal Steel esclusivamente come un gruppo indiano, dati i suoi legami inglesi ed europei. Tuttavia l'attuale scontro sulla siderurgia europea è emblematico dei grandi processi di ristrutturazione in corso. Significativo che Lakshmi Mittal, amministratore del gruppo, motivi l'operazione con i pericoli che arrivano dalla Cina.

La lotta per la "sicurezza energetica".
Jean-Claude Trichet, governatore della BCE, nelle scorse settimane ha dichiarato: "l'accelerazione del cambiamento in Cina e in India costituisce una sfida per le nostre società e per il resto del mondo, perchè cambia in modo duraturo e rapido la situazione dell'economia mondiale. Dobbiamo porci anche questo problema. Non abbiamo scelta". Non è solo il movimento operaio a dover fronteggiare una nuova fase strategica. La lotta per la "sicurezza energetica" è al proposito esemplare. Abbiamo scritto come tutte le potenze siano spinte dall'irruzione asiatica ad una gara per le diverse fonti energetiche. Una lotta in cui facilmente gas e petrolio possono diventare armi politiche; una lotta in cui il petrolio "vecchio e nuovo", il gas ma anche il gas liquefatto , il carbone, l'energia nucleare, le energie alternative sono oggetto di un aspro scontro tra gruppi e frazioni prima ancora che tra gli Stati. Ingentissimi i flussi di investimento, proporzionali le lobby e la campagne ideologiche.La stessa crisi iraniana ha un merito specifico che riguarda l'energia nucleare. Una crisi che segna oggi la dinamica multipolare del Golfo, la cui arteria energetica pompa sempre di più in direzione dell'Asia. Una crisi diventa occasione di un confronto in cui ha giocato a lungo la posizione di attesa delle maggiori potenze. Ma una crisi, infine, che ha già dato un primo responso politico: la Cina e l'India sono protagoniste inaggirabili nell'area. Un'area nevralgica il cui assetto è in continua discussione, tragicamente colpita negli ultimi lustri, su cui si sono era allungate le ombre degli sviluppi elettorali in palestina.

Insufficienza degli Stati nazionali.
Il ciclone asiatico scuote non solo il settore energetico ma tutti i comparti dell'economia mondiale. [...]
Sul piano politico l'insufficienza evidente dello Stato-nazione; su quello economico l'imppossibilità di soluzioni nazionali e la necessità di una ristrutturazione europea. Un processo che ha marciato a partire partire dal motore tedesco dell'imperialismo europeo. Si discute sull'entità della ristrutturazione tedesca e della conseguente ripresa. Misureremo il fenomeno. Quello che è opportuno sottolineare pè come la ristrutturazione tedesca, ma più in generale europea, abbia avuto come pilastro un massiccio trasferimento di produzione in Est Europa, nei nuovi paesi membri, o candidati, della UE. Una delocalizzazione in aree di antica tradizione industriale come Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, che si è poi estesa ai Balcani, al bacino del Mediterraneo, all'Asia. Ma lo spostamento a Est della produzione è stato determinante con evidenti vantaggi sul costo del lavoro e non solo. Si può dire che ormai in Europa Orientale è nato un nuovo polo dell'auto europea.

La cura tedesca.
Non solo delocalizzazione ma anche maggior flessibilità nell'uso della forza-lavoro e interventi sul welfare caratterizzano la ristrutturazione. L'industria tedesca è stata capofila di accordi per l'aumento degli orari a parità di salario, che ora vengono proposti ai dipendenti dei Land. Nel contempo il governo di grande coalizione ha annunciato l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni. Mentre si assiste a consistenti tagli occupazionali cui si è accompagnato l'ingresso nel mercato della forza-lavoro di giovani, in genere immigrati, con forme contrattuali particolari. Emblematici l'annuncio della Volkswagen del taglio di ben 20 mila posti nel prossimo futuro. Concorrono alla ristrutturazione europea anche consistenti investimenti nei processi di concentrazione e riorganizzazione dell'industria a più alta composizione organica, nelle grandi infrastrutture e nella ristrutturazione finanziaria, oggi in evidenza. In questo campo si è combattuta una prima grande battaglia in Italia, in cui è emerso chiaramente il carattere continentale della ristrutturazione in corso.

La battaglia d'Italia della ristrutturazione bancaria.
Il primo assalto è stato, infatti, europeo, quello degli olandesi di ABN Amro e dei baschi di BBVA ad Antonveneta e BNL. l'ultimo assalto in ordine di tempo ha visto protagonosta un gigante europeo della finanza, BNP Paribas, che sta per conquistare BNL dopo che Unipol, gruppo assicurativo delle Coop, aveva tentato di inserirsi nello scontro con una sua offerta su BNL. Un tentativo fallito nonostante i consistenti appoggi internazionali, anche perchè si era maldestramente intrecciato con la controffensiva di BPI su Antonveneta e con l'attacco tentato a RCS. Abbiamo analizzato e documentato la vicenda, compresa la reazione aspra dell'establishment dei grandi gruppi raccolti attorno a via Solferino. Nei suoi riflessi politici, se non è mancato un utilizzo polemico contro il centrodestra, il fatto nuovo è che anche i vertici DS e delle Coop si sono trovati al centro di una massiccia campagna contro la commistione tra affari e politica. Inevitabile la confusione, generata dal terreno stesso della battaglia: uno scontro tra gruppi bancari non di immediata comprensione; poi l'intervento di gruppi esteri, altre istituzioni, organi dello Stato, gli arresti, le intercettazioni... Ma, oltre alla confusione, si poteva toccare con mano la delusione, il risentimento e a volte persino la rabbia di chi vedeva in qualche modo equiparato il suo mondo a quello degli avversari berlusconiani. Nell'accusare il colpo, hanno avuto un ruolo decenni di campagne politiche giocate sul filo dell'invettiva moralistica: prima contro i democristiani forchettoni, poi contro i socialisti ladri sino alle monetine a Craxi, infine contro Berlusconi e le sue leggi ad personam. E' difficile sapere al momento se un successo alle urne rimarginerà le ferite. Ma nella lotta sulle sfere di influenza che andiamo conducendo tra le masse occorre tener presenti gli ulteriori scossoni che le prossime scadenze della ristrutturazione europea provocheranno.

Il comunismo contro le illusioni parlamentari.
L'ex partito russo sarà costretto a scelte difficili. L'idea-forza rimasta è quella di un Europa "sociale e benigna", ma essa può serbare sorprese amare sotto l'incalzare della ristrutturazione e della dinamica multipolare. Per il resto la loro politica è destinata ad affondare ulteriormente in un cretinismo parlamentare ancor più accentuato nella dimensione dello Stato nazionale. La nostra politica tra le masse, nella nuova vase strategica, in primo luogo deve essere tesa a sbrogliare la matassa della confusione con la chiarezza del giornale scientifico. Nel contempo deve saper offrire, in alternativa alle inevitabili delusioni e ai risentimenti che seguiranno le nuove illusioni, uno sbocco, una speranza scientificamente fondata, una prospettiva di lotta. Prospettiva che non può essere che quella del comunismo, della società senza classi.

La leva del partito-scienza.
Non si tratta tanto di imporre un'idea; al proposito i nostri maestri sono stati limpidi: "il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà debba conformarsi. [...] Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente".
Cervetto commentando questo famoso passo scrive che il comunismo "è il divenire della realtà. E' un divenire storico che asbbraccia il tempo, è l'operare di una tendenza di fondo storica" E aggiunge "Ciò può non apparire e a volte per interi decenni non appare". Abbiamo lavorato in quei decenni, sapendo però che quella era la "tendenza storica di fondo" [...]
I nostri maestri mettevano in luce che gli individui "sono stati sempre asserviti ad un potere smisurato che in ultima istanza si rivela come mercato mondiale". Mai come oggi questo è stato vero ed evidente. Ma nell'enorme sviluppo del mercato mondiale ci sono le condizioni per il ribaltamento sociale. Le forze di lavoro hanno superato i 3 miliardi, Lenin ricordava che:"nel numero e nella compattezza sta proprio la forza del proletariato".Numero e compattezza sono il prodotto dello sviluppo del mercato mondiale che allo stesso tempo divarica le classi dominanti creando le condizioni per la rottura dell'ordine esistente. Se il proletariato ha consapevolezza del processo potrà far valere la sua "superiorità naturale" e capovolgere la situazione. La leva sta in un partito-scienza con un radicamento e insediamento all'altezza del confronto tra potenze continentali.

Renato Pastorino "Lotta Comunista" febbraio 2006

Matteo Bonaparte
00venerdì 19 maggio 2006 20:18
Re: ma fammi il piacere

Scritto da: ordine nuovo 19/05/2006 20.15
basta cn questi comunisti,rimodernizatevi brutti staliniani d merda.nn vi vogliamo [SM=x751540]



prego?
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