Don Nico Valeri, il prete amico degli animali

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ciuteina
00sabato 16 febbraio 2008 14:10
Non so se avete mai sentito nominare Don Nicolino Valeri; io ho letto di lui qualche anno fa sul solito notiziario animalista (che fa capo al Comitato Eurepeo Difesa Animali onlus): ogni tanto il notiziario segnalava ai soci la sua opera e chiedeva sostegno per lui. E' deceduto quasi un anno fa, e pare sia stato un caso pressochè unico di religioso che si adoperò per la difesa e il soccorso di animali abbandonati; la cosa non stupisce, dato l'atteggiamento della chiesa cattolica, che nella sua concezione di base esalta in assoluto una visione antropocentrica del mondo e intende l'esistenza degli animali
unicamente in funzione utilitaristica nei confronti dell'uomo, l'essere "eletto", il "prediletto da Dio". (Per la chiesa cattolica l'animale esiste ad esclusivo uso e consumo dell'uomo, è al suo servizio...)
Concezioni religiose a parte, il notiziario ha spesso menzionato Don Nico Valeri, probabilmente l'unico prete cattolico a gestire un rifugio per animali.
Di tanto in tanto la rivista informava, con brevi cenni, delle difficoltà in cui si dibatteva questo prete per portare avanti la sua opera, sostenuto in pratica solo dall'aiuto di volontari (laici!) e soprattutto dalla sua volontà e determinazione (e dal suo amore...amore al di là delle barrire speciste, quindi vero amore in senso universale, a mio avviso). Con queste sue idee rivoluzionarie, specialmente nell'ambito cattolico, è evidente che non ebbe mai il
minimo appoggio dalle istituzioni ecclesiastiche.
Tuttavia, pur tra enormi ostacoli e con immensa fatica, riuscì a realizzare un rifugio destinato agli animali in difficoltà.
Vorrei postare qui la sua storia, narrata da lui stesso, previa una presentazione.

animali
<-- Thread --> <-- Date --> Find Don Nicolino Valeri: un sacerdote nello spirito di S. Francesco d'Assisi
Bairo
Sat, 29 Jun 2002 08:57:53 -0700

Da Maria Antonietta da Roma, ricevo e giro
saluti Bairo
http://www.geocities.com/Bairo.geo



----- Original Message -----
From:
To: <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Thursday, June 27, 2002 4:19 PM
Subject: Don Nicolino Valeri: un sacerdote nello spirito di S. Francesco
d'Assisi


In qualità di "benefattore", come simpaticamente Don
Nicolino chiama le persone che si ricordano del "suo"
rifugio per animali abbandonati, il rifugio "San
Francesco", sulla via del Mare, ho ricevuto
recentemente la seguente lettera, che desidero rendere
nota a tutti coloro che hanno a cuore il bene dei
nostri "fratelli" animali. Per un verso è un po'
triste, perché l'anziano sacerdote racconta tutte le
sue passate vicissitudini, la sua storia, fatta di
impegni gravosi e di difficoltà. Però ci mostra un
cuore pieno d'amore per i fratelli animali, un
coraggio davvero indomito, una grande forza d'animo,
da cui tutti possiamo trarre ispirazione.
Chi vuole, può contattare Don Nicolino, anche solo per
donargli un complimento e un apprezzamento del suo
operato, e la propria simpatia.
Penso che l'operato di questo sacerdote non sia noto a
molti. Invece sarebbe bello che tutti sapessero di
lui, che nella sua vita ha sempre unito , secondo
l'esempio di S. Francesco, l'amore del
prossimo-fratelli umani a quello del prossimo-
fratelli non umani, anche con grandi difficoltà, come
si può immaginare facilmente, per il ruolo che svolge.
Don Nicolino è una persona dall'intelligenza viva, di
spirito aperto. E non a caso, avendo insegnato ai
giovani per molti anni nella scuola pubblica.
Lo si può contattare ai numeri telefonici riportati in
fondo a questa lettera-testimonianza.

Vorrei sottolineare che nella sua lotta al randagismo
Don Nicolino è forse il solo ad evidenziare come una
causa evidente ne sia la vendita incontrollata di
animali. Egli sostiene che dal momento che per la
legge l'animale anche "d'affezione" viene considerato
solo un "oggetto", perché allora si vende senza pagare
tasse, come avviene ad esempio nei numerosissimi
annunci sul bisettimanale Porta Portese, ove privati
vendono continuamente intere cucciolate? Se vi fosse
una tassazione, proprio come avviene ad esempio per il
passaggio di proprietà delle auto, vi sarebbe più
controllo; anche perché ci sarebbe un interesse
ECONOMICO a svolgere controlli. Penso che questa
argomentazione, molto pratica, non sia da
sottovalutare.


ROMA, 5 giugno 2002

Cari amici,
qualche anno fa, esortato da molti sostenitori, resi
note alcune notizie riguardanti le mie molteplici
attività.

PRIMA PARTE
Mì colpì la figura di San Francesco, esaltata per la
meravigliosa intuizione verso tutto il creato. Fu il
richiamo ad un dovere di coscienza e di civiltà.
Prima ancora di laurearmi presso l'Università di Roma
nel 1952, la mia presenza festiva tra i contadini
dell'Agro romano e nella nascente borgata di Casalotti
mi mise in contatto con la natura e con una triste
realtà: il vociare del rifugio per cani dell'attore
Totò si faceva sempre più fioco con l'avanzare
incontrollato del cemento.
In quegli anni nel canile Municipale di Porta Portese
vigeva il penoso rito di sopprimere con il gas i
poveri randagi catturati.
Nessune preoccupazione, allora, come adesso, per
risolvere il problema in modo razionale. Eppure i
randagi non nascono come funghi.
Gli avanzi di quel rifugio furono dapprima trasportati
in un piccolo spazio a Roma est. Ne seguirono proteste
e minacce. Prima che il Comune intervenisse le
bestiole furono trasportate sull'argine del Tevere a
circa 13 km da Roma. Piccolo spazio tra ortiche e
erbacce, abbandonato da decenni da facoltosi
proprietari, che poi si risentirono. Poche settimane
di serenità.
Un giorno, transitando per Via del Mare, vidi
schiacciate sulla strada una decina di bestiole. Erano
rimaste sole con un'anziana signora e con la fame.
Accorsi, vidi, mi precipitai a Roma in cerca di un po'
di cibo. Spettacolo allucinante e feroce per
garantirsi qualche boccone. Tra tanto disinterese
almeno c'era in giro un po' di pietà. Un quotidiano
romano si accorse di me. Ogni giorno nuovi cani e
nuovi recinti. Inutili le preghiere o le minacce. Dal
canile venivano prelevati, portati o gettati lì. Pochi
mesi e gli ospiti erano circa 300. Inenarrabili gli
sforzi per farli sopravvivere. I proprietari del
terreno, prima abbandonato, non furono misericordiosi.
Ancora l'intervento del Comune, e molte misere gabbie
del canile municipale ospitarono ammucchiate le
infelici bestiole.
Miracoli e sotterfugi per alimentarle e molte pene.
Parecchie non tornarono al rifugio. Si pensò ad
un'associazione guidata da un avvocato tenace, attivo
,duro. Fino ad oltre gli anni novanta, pur tra
difficoltà e scontri, le cose andarono. Alla morte del
Presidente non mancarono le incertezze. La mia
presenza putroppo era condizionara dai tempi e da
alcune idee alle quali ancora non si riesce a
rinunciare, come sarebbe necessario.

SECONDA PARTE
Siamo intorno oagli anni '80 e non so per quale sorte
mi trovai protagonista di un'altra avventura che
insieme stiamo ancora vivendo.
Penso che mancherei al mio dovere se scomparizzero con
me tanti ricordi. Ne siamo protagonisti, cari amici, e
ci riconosciamo negli uomini veri, dal cuore buono e
dalle menti elette. Sono le pagine di un breve e
triste romanzo che vi prego di leggere.

Una signora sola e facoltosa, proveniente da una
cittadina del Frusinate, mi conobbe attraverso la
televisione. Pensò di adoperarsi con me per creare un
rifugio ed un Ente Morale in difesa dei randagi. Aveva
dei beni immobili a Roma e ad Ostia. Dopo il decesso
del marito, viveva in una villetta con giardino che
apparteneva ad un generale della prima guerra
mondiale. Quando la conobbi era rimasta ancora sola.
Non aveva parenti, ma la circondavano un autista, un
figlioccio di lui (commesso in Vaticano) con ala
moglie e non le erano lontani un notaio ed un avvocato
suo cooperatore. Tutti compaesani di lei. Pensò di
utilizzare per il rifugio intestato a lei un poderetto
accanto a Via del Mare. Metà lo avrebbe ceduto ad un
contadino affittuario, l'altra metà per gli animali
abbandonati ed intestato a me.
Per il sostentamento una somma non rilevante
depositata presso l'Unione Militare, fallita
successivamente, ed un appartamento in Roma. Sede
dell'Ente Morale in un seminterrato o una stanza del
villino. E' quanto scrisse in testamento olografo (di
suo pugno), suggeritole dal suo autista e confermato
con altri testamenti successivi. Il tutto costituiva
1/10 dei suoi averi depositati anche in una banca.
Mossa da estrema fiducia in me volle che pernottassi
in quel villino insieme alla famiglia degli
inservienti. Fu un'esperienza per me raccapricciante.
Molti gatti ed u n misero cane da accudire rinchiusi
in stanze maleodoranti. Il riposo dalle ore 23 alle 5
successive. Sempre vestito e sullo stesso letto per
tre anni e due mesi, protetto da un telo di plastica
per salvarmi dai gatti. L'anziana signora di oltre 85
anni in una stanza accanto, spesso irrequieta. Con la
prima corsa della metropolitana tornavo a casa, poi
nella chiesina delle suore, poi a scuola, poi a
rimediare i cibi, poi al rifugio e al ritorno a
rimediare uno scarso compenso con lezioni di materie
letterarie . Fu la mia rovina. Nel giugno del '91, per
una disattenzione di un cooperatore, mi fu tagliata
quasi completamente una gamba. Fui ricoverato e
curato. Scampai alla morte.

Tornando indietro negli anni, e cioè dopo il 1982, mi
recai fiducioso dal notaio compaesano della signora.
Ero convintissimo che si sarebbe impegnato per
redigere lo statuto dell'Ente Morale. Accolse la
notizia furibondo, nonostante l'esigua parte dei beni
da devolversi a quello. Non si conluse nulla. Mi resi
conto di tutto, e compresi la realtà allorché, dopo un
improvviso malore, la signora incapace di scrivere una
sola parola, fu privata di tutto a vantaggio dei suoi
compaesani. Così rimasero il rifugio ed i numerosi
ospiti che continuano a sopravvivere grazie ai nostri
sacrifici. Inimmaginabile la sorte delle povere
bestiole del villino, deliberatamente non portate al
rifugio San Francesco.

TERZA PARTE
Un avvocato che si professava animalista attivo e
convinto oltre che amico, conosciuta la vicenda, si
offrì per addivenire ad una soluzione giusta e
dignitosa. Vennero fatte ricerche precise sulla sorte
dei beni patrimoniali della signora nel paese del
frusinate ed a Roma. Ne venne fuori un vero e triste
romanzo, con notizie inequivocabili. Portato a
conoscenza del notaio, il coordinatore ed il promotore
di ogni iniziativa del gruppo, sgomento mi offrì
tramite l'avvocato duecento milioni per pacificare e
quietare tutto. Non mi furono mai consegnati, né li
avrei accettati. Consumai le scale dell'ufficio del
mio legale. Promesse, assicurazioni tranquillizzanti,
mai venute meno, ma niente altro. Ritengo
colpevolezza la mia onesta ingenuità.
Presentai personalmente un esposto dei fatti al
Commissariato del quartiere Prati di Roma. L'esposto
fu dalla polizia prentato al tribunale. Dopo un primo
pronunciamento in mio favore nei riguardi del rifugio,
vi fu un secondo procedimento del quale ero tenuto
all'oscuro dal mio avvocato difensore che non mi
difese. Trascorso il tempo utile per riappellarmi, mi
notificò la sentenza negativa: a nulla erano valsi i
testamenti olografi e la registrazione delle
affermazioni fatte dal'anziana signora a mio favore
quando era ancora in senno.
Mi recai all'ufficio della signora giudice della
faccenda. Il suo cancelliere( che mi presentò alcune
poesie da lui composte), dopo aver conferito con la
dottoressa mi riferì quanto ella mi mandava a dire:
"Se lei Don Valeri avesse fatto questo per i bambini
le avrei dato tutto; per i cani non le do nulla".
Così niente milioni, niente aiuti e le povere bestiole
al rifugio San Franceso che vivono anche grazie ai
vostri sacrifici. Calpestata la volontà della signora.

PARTE QUARTA
E' l'ultima parte della vicenda del rifugio San
Francesco. Forse è la più penosa e la più
significativa. Convinto della grande importanza della
catechesi ecclesiastica per la formazione delle
coscienze nel bene e di ciò che può accadere nel male,
fin dal 1973 accettati la sollecitazione di un
sacerdote veneziano a condividere con lui l'impegno a
difesa del Creato, scondo l'impegno di San Francesco.
Lo aiutai molto ad inserirsi nell'ambiente romano
(Parlamento e Vaticano). Diventai rappresentante
ecclesiastico della "Lega San Francesco", per la
difesa degli animali, di cui erano dirigenti per il
centro Italia e per Roma e Lazio il prof. Rosso e il
rag. Paolo Ceraso.
La sede di Roma fu l'unica veramente attiva in ogni
campo: televisione, radio, stampa, ecc.
Insieme con il sacerdote veneziano celebrai
nell'autunno 1982 il primo convegno ecologico ad
Assisi. Fatto importantissimo: messaggio da Roma del
Santo Padre, con celebrazione con mons. Goretti,
vescovo di Assisi, fanfara dei carabinieri a cavallo.

Estate 1982. La signora Francesca Matteo, benefattrice
soprattutto di un rifugio di Acilia, scomparso poi per
la malattia ed il decesso di un ammirevole ex
farmacista. Una o due volte la intravidi senza
contattarla. Decise di donare i suoi beni per salvare
i cani randagi. Tutto si svolge a Roma. Il
rappresentante della Lega del centro Italia suggerisce
alla benefattrice il nome della Lega San Francesco. La
succursale romana forse poteva ereditare, ma i
rapporti con Venezia erano ottimi e francescani. Il
fondatore mons. Fusaro appariva integerrimo. Nel 1992
muore la benefattrice. Don Fusaro viene a conoscenza
del testamento destinato alla Lega, perciò anche a
Roma dove io dieci anni prima avevo fondato il rifugio
sopracitato, anche per la sollecitazione determinante
di lui. Improvvisamente cambia tutto. Senza convocare
i rappresentanti per una votazione, nomina a suo
arbitrio una giovane presidente a noi sconosciuta, ne
comunica l'elezione per telefono a Roma alla moglie
del rappresentante del centro Italia, prof. Rossi. Si
cerca di non turbare i rapporti con Venezia. Il
fondatore, mio ospite per alcuni giorni, visita il
rifugio così anche la nuova presidente, che si serve
delle foto del rifugio per porre due volte a Venezia
un banchetto durante il Carnevale, per aiutarlo con la
raccolta delle offerte. La somma in verità fu
utilizzata per coprire il debito che il sacerdote
aveva con un tipografo.
Due volte fui convocato a Venezia per la riunione dei
membri ragguardevoli (i primi di agosto e metà
novembre del '95). Per ereditare occorreva alla Lega
trasformarsi in Ente Morale. Mancava il capitale
richiesto. Io offrii due terreni ed un appartamento,
vi fu un rifiuto. Nella relazione al Ministero , Don
Fusaro, che non aiutava cani randagi e non poteva
perciò ereditare, si servì due volte del mio nome e
del rifugio San Francesco. Appartenevo alla Lega. Due
volte mi reco al Quirinale con la documentazione
giornalistica. La Lega realizza l'incasso di circa due
miliardi e mezzo, ma tutto si tiene nascosto. Don
Fusaro mi aveva scritto: "Lavoriamo insieme per San
Francesco e per la Lega, e il rifugio avrà una parte
abbondante dell'eredità."
In realtà io chiedevo soltanto la protezione del
rifugi o dopo la mia scomparsa. La Lega avrebbe
ricevuto da parte mia una cospicua eredità.
Prima che trascorresse il periodo legale per fare
opposizione, venni a conoscenza della somma ereditata,
ed esposi al Ministero il modo anomalo e penso
illegale della conclusione della vicenda. Mi fu
risposto che era stata incaricata la Prefettura d
iVenezia per le informazioni.Cosa assurda,dato che il
fatto si era svolto completamente in questa città dove
viveva la donatrica. La presidente aveva dichiarato al
Ministero di aver lasciato invenduto a Roma un
appartamentino per la sede romana. Siccome il prof.
Rossi e il rag. Paolo Ceraso si erano dimessi
precedentemente, per il vergognoso comportamento dei
rappresentanti veneziani, l'impegno non aveva ragione
di esistere. Esistevo io, che appartenevo alla Lega
dal 1973 come attestano i fatti, le convocazioni a
Venezia come membro della Lega, le testimonianze dei
rappresentati romani nonché del vicepresident e della
Lega, prof. Guido Scansani di Verona, pure dimessosi
per il pessimo comportamento della Presidente.
Con la stessa arroganza e per distruggere la sede
romana, la presidente Claudia Zannoni di Reggio Emilia
rifiutò le domande di iscrizione alla Lega provenienti
da Roma e presentate da persone serie e importanti.

QUINTA PARTE
Putroppo, come ho già riferito, in tutta la vicenza
concorrono burocrazia, avidità, ipocrisia, mancanza di
dignità e superficialità.
Quando si tratta di difendere gli animali, tutte
queste vergogne concorrono e si associano per
distruggere le iniziative più belle e dignitose.
A. Don Fusaro ha un atteggiamento bizantino e insieme
alla presidente da lui eletta mira soltanto a coprire
le spese per una mera propaganda non inutile ma
infruttuosa e puramente teorica. Mi rivolsi tre volte
al Cardinale di Venezia Marco Cè perché esaminasse con
persone di sua fiducia i fatti. Avrei accettato il suo
verdetto. Mi risulta che la sua diocesi era in cattive
condizioni economiche, a causa della Caritas.
Disinteresse completo e mancanza di una risposta,
almeno per educazione.
B. Lettera informativa a tutte le parrocchie ed i
conventi di Venezia.
C. Corrispondenza continua con Don Fusaro perché non
accettasse le dimissioni del vicepresidente della lega
prof. Scansani, del prof. Antonio Rossi e del rag.
Paolo Ceraso, dopo anni di devota e leale
cooperazione.
D. Diffusione ed invio ai protagonisti di due foto del
rifugio, con la presenza dei rappresentanti della sede
di Roma ed uno striscione di tela con la scritta "San
Francesco".

Non mi rassegnavo per i seguenti motivi:
1. Ignorata l'origine del testamento, destinato ai
randagi e sua realizzazione a Roma.
2. L'eredità era destinata alla Lega, presente anche a
Roma con un rifugio, non alla sede di Venezia, senza
alcun rifugio per cani randagi, come ho già detto.
3. La donatrice aveva espresso la sua volontà per
aiutare solo questi, non per compiere frequenti
viaggi in America e devolvere il denaro ai Pellerossa.
Anche i pagani onoravano una tomba, ma Fusaro la
calpestava.
4. Mi rivolsi al TAR tramite un legale sedicente
animalista. Non furono ascoltati né testimoni né
considerati innumerevoli prove e attestati di stampa.
5. Valida soltanto l'affermazione della Zanoni, che
non apparteneva alla Lega. Vi appartenevo fin da 1973,
ella dopo il 1992. Le tessere apparvero tra ila '95 ed
il '96, volute proprio da me quando fui convocato,
come già detto, come membro della Lega alla riunione
fissata per le ore 9 e alla quale la presidente
intervenne alle ore 11.45. Il mio fu un viaggio
notturno difficilissimo. Ero già claudicante, con la
vista debole e senza compagnia. Ma andai, perché
convocato come membro della Lega.

CONCLUSIONE
Sto pensando al modo di non gettare la spugna, perché
si tratta di poveri animali e di amici dal cuore buono
e dalla mente eletta.
Giova ricordare che Don Fusaro è deceduto a metà
febbraio del 2002, prima che potesse intervenire Sua
Ecc. Mons. Scala, subentrato il 4 marzo. La sede della
Lega San Francesco, di cui mi è stata rifutata ogni
notizia, si trova a Reggio Emilia, in Via Wibiki, 12A.
Ne è ancora presidente Claudia Zannoni.

Vi è noto il mio pensiero sulla necessità
dell'intervento ecclesistico per l'educazione
ecologica della gente e la riuscita del nostro
ideale. Ci vorrà del tempo, ma la sopravvivenza della
terra e perciò dell'uomo, non ammette altre soluzioni.
Per questo ho trovato conforto ed onore nella visita
del Vescovo di Salisburgo al nostro rifugio il
giorno14 maggio. La civiltà, la dignità e l'esempio
francescano hanno bisogno di persone intelligenti, che
ascoltano la voce dei tempi.

Putroppo devo riconoscere anche il disinteresse della
maggior parte dei Comuni italiani, i quali non
soltanto non vogliono o non riescono a risolvere il
problema del randagismo, nonstante l'obbligo che
impone loro la legge, ma non fanno nulla per
arginarlo.
Ne sono complici, spesso, le varie organizzazioni di
animalisti,che fanno a gara nel commiserare le sorte
di troppe povere bestiole, senza pensare che una
semplice ordinanza del Sindaco potrebbe ripristinare
il Registro generale dei possessori di cani esistente
fino a pochi anni fa, non per tassarli, ma per
controllarli e punirli, se colpevoli di
abbandono.Ringrazio e prego tutti di impegnarsi a tal
fine.

Con affetto e riconoscenza.
Don Nicolino Valeri




E’ morto don Nicolino: gli animali hanno un amico in meno Aprile 4, 2007
Posted by donmo in Animali e religioni.
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A 86 anni di età, è scomparso don Nicolino Valeri, prete romano il cui nome potrà non dire molto ai più, ma che dice tantissimo a tutti gli amici degli animali. Fondatore del rifugio per cani San Francesco, lungo la via del Mare, a Roma, don Nicolino nella sua lunga vita –come ricorda Monica Cirinnà, Vicepresidente vicario del consiglio comunale di Roma e Delegata dal sindaco ai Diritti degli animali- ha sempre dimostrato un “incondizionato amore verso tutti, cittadini umani e non”. Lo ricordiamo con le sue stesse parole: : ‘Ho aiutato tutti come ho potuto, uomini e animali. La coscienza è a posto. I miei sacrifici, soprattutto ora che sono a riposo, non bastano più. Ma spero nella carità delle persone. Prego tutti di non dimenticare quel piccolo spazio di terra dove sono raccolte, amate e aiutate le povere bestiole da noi protette. Non mi stanco mai di dire che sono parte del Creato, insieme alla natura, al clima, alle foreste, agli oceani, ai ghiacciai, mentre l’uomo continua a compiacersi delle sue malefatte su di loro’.

Riposa in pace, don Nicolino.

4 aprile 2007



Roma: scomparso don Nicolino Valeri, salvò decine di cani



ROMA: CIRINNA' RICORDA DON NICOLINO VALERI, SALVO' DECINE DI CANI =
Roma, 4 apr. - (Adnkronos) - "Don Nicolino Valeri restera' sempre nei nostri cuori. Ha dedicato la sua vita a soccorrere persone in difficolta' e animali abbandonati. E' noto a chiunque il suo incondizionato amore verso tutti, cittadini umani e non, e il suo accogliente rifugio 'San Francesco' lungo la via del Mare, che al momento accoglie circa quaranta cani, e' solo un esempio". Lo ha dichiarato Monica Cirinna', vicepresidente vicario del consiglio comunale e delegata del sindaco ai Diritti degli Animali, in merito alla scomparsa di Don Nicolino Valeri.
"Don Nicolino - ha ricordato la Cirinna' - tra le tante attivita' per i giovani, inizio' ad occuparsi anche di animali nel 1972, con i cani che l'attore napoletano Toto' lascio' dopo la sua morte. Si trovavano nella borgata Casalotti, erano circa cento. Dopo mille vicissitudini nel 1982 nacque l'attuale rifugio S. Francesco, su tre ettari di terreno tra la via del Mare e l'argine del Tevere, a pochi chilometri da Acilia, donati da una signora amante degli animali. Ma l'attivita' animalista di Don Valeri non ha mai sacrificato i doveri di professore di liceo, ne' la sua vera missione di sacerdote".
"Nella sua avventurosa vita - ha detto la delegata del sindaco - Don Nicolino ha salvato e dato una casa a decine e decine di animali abbandonati, accudendoli quotidianamente. Lui stesso era solito dire 'Ho aiutato tutti come ho potuto, uomini e animali. La coscienza e' a posto. I miei sacrifici, soprattutto ora che sono a riposo, non bastano piu'. Ma spero nella carita' delle persone. Prego a tutti di non dimenticare quel piccolo spazio di terra dove sono raccolte, amate e aiutate le povere bestiole da noi protette. Non mi stanco mai di dire che sono parte del creato, insieme alla natura, al clima, alle foreste, agli oceani, ai ghiacciai, mentre l'uomo continua a compiacersi delle sue malefatte su di loro' . Caro Don Nicolino - ha concluso Monica Cirinna' -

non ti dimenticheremo mai".

Dal notiziario animalista di luglio-agosto 2007.

Teresa Bellinello ci comunica che il lavoro di Don Nico Valeri, probabilmente l'unico prete cattolico a gestire un rifugio per animali, non andrà distrutto.
Infatti prima di lasciarci Don Nicolino aveva istituito un'associazione con i suoi collaboratori.
Il sostegno morale a questa associazione viene dalla nipote che era più vicina a don Nico, Paola Valeri.
Il rifugio San Francesco è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 14; per informazioni è possibile rivolgersi al 340-7769406, cui risponde il presidente Giuseppe Conti.
L'indirizzo del rifugio è in VIA DEL MARE 1050 - 00127 ROMA
Infine l'e-mail è rifugiosanfrancesco@msn.com

www.oltrepensiero.com/modules.php?name=News&file=articl...






Akela il solitario
00sabato 16 febbraio 2008 15:02
Ci fossero altre persone come lui tra le fila della chiesa, lì che dovrebbero esserci persone buone (così dovrebbe)...
La prima cosa da insegnare dovrebbe essere il rispetto per la natura, per gli animali, e insegnare che anche noi ne facciamo parte. Fin da piccolo non ho mai condiviso l'antropocentrismo della religione cattolica.
ciuteina
00sabato 16 febbraio 2008 19:11
Ti pareva che sbagliavo qualcosa! Ero indecisa sulla sezione, poi ho sbagliato anche a scrivere il cognome di don Nico sul titolo: "laleri" anzichè "Valeri".
Se non imparo a stare più attenta...
I'm sorry! Continuo a darti un po' da fare x rimediare ai miei pasticci, Capo branco, mi dispiace...
E' un post molto lungo ma mi pareva valesse la pena di mandarlo.
Akela il solitario
00sabato 16 febbraio 2008 23:30
Non ti preoccupare, sono qui apposta. Ho corretto anche il titolo del post ;)
violante999
00martedì 19 febbraio 2008 10:05
E' bello vedere che anche tra l'egoismo e l'arroganza della religione cattolica ci sia qualcuno che va al di là di queste cose. E' la prima volta che sento una cosa del genere
ciuteina
00martedì 19 febbraio 2008 14:57
Già. Infatti credo che la chiesa si sia ben guardata dal pubblicizzare l'operato e l'esistenza di questo suo ministro: meglio ignorare un personaggio del genere...scomodo! Una piccola spina nel fianco...
Akela il solitario
00martedì 19 febbraio 2008 21:56
Certo che più conosco il cristianesimo, e più mi è poco simpatico...
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