Dio è morto

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boks xv
00sabato 1 aprile 2017 13:53
da cinque anni.
e io sto qui a guardare e riguardare le sue immagini e i suoi gol.
e a piagne, come cinque anni fa, come quarantatre anni fa.
come ogni primo aprile.
ciao Gio', e non te scorda' de scenne in campo, martedì sera.
ℬaruch
00sabato 1 aprile 2017 17:10
Da numerologo, il mio miglior modo di cerebrarlo dopo la commozione che anche io - mai spettatore delle sue gesta - ho vissuto 5 anni fa, è ricordare che Giorgio è semplicemente, tutt'oggi, il giocatore più decisivo nella storia del calcio, col 4,82% di tutti i gol segnati nel 73/74 che portavano la sua firma. E - a proposito di martedì - solo 2 giorni fa erano 43 anni da questo che fu il predecessore del gol di Veron nel 2000:


cuchillo76
00lunedì 3 aprile 2017 11:05
Non aver potuto vivere quello Scudetto è il mio più grande rammarico.
Dico sempre che sarei voluto nascere 12-14 anni prima per godermi da adolescente invasato quello Scudetto e, soprattutto, per godermi Dio.

Penso che vedere allo stadio Giorgio Chinaglia che trascinava letteralmente verso un sogno una squadra di buoni giocatori (probabilmente solo Mario Frustalupi era davvero un grande giocatore, gli altri no) sia stata un'esperienza a dir poco metafisica.
Non si trattava di calcio. Era altro.
boks xv
00lunedì 3 aprile 2017 14:11
anche D'Amico era un grande giocatore, Cuchi'. Altroché.
"il giocatore italiano tecnicamente più forte che abbia mai visto giocare" ebbe a dire Nils Liedolhm il quale, suppongo, qualcuno doveva averlo visto...
e Wilson, nella Lazio cragnottiana, ci sarebbe stato comodamente.
cuchillo76
00lunedì 3 aprile 2017 14:59
Mi fido di te sulla cifra tecnica di D'Amico e Wilson. Non ho l'anagrafe per giudicarli.

Sai bene, però, che sul reale valore degli altri 10 (anzi, direi degli altri 11 considerando anche il fondamentale apporto di Fausto Inselvini) apri un fronte letterario ancora molto attivo.

Detto che non ho mai dato un valore eccessivo al tema "Nazionale", mi chiedo, però, cosa abbia impedito a Wilson e D'Amico di collezionare una trentina di partite (a testa), appunto, con la Nazionale italiana.

Come direbbe Christian De Sica/Mike Foster/Toni Brando, solo un "ostracismo ingiusto"?
Non è una domanda retorica, davvero non lo so.

Per quanto riguarda Vincenzino, quello che io sento, da molti che lo abbiano visto giocare, laziali e non laziali, è che fosse un giocatore dotatissimo tecnicamente (i superlativi ci stavano tutti per descrivere la sua qualità tecnica) ma senza altre reali virtù, a cominciare dalla continuità anche all'interno della stessa partita, che di fatto non esprimeva mai. Per dirla alla Sconcerti, uno che la partita te la cambiava (con una grande giocata) ma non te la faceva. Insomma, come si suol dire, giocatore "da colpi", che magari concentrava in 15 minuti il suo talento e per gli altri 75, come se non fosse sceso in campo. Del resto, lo dice anche lui stesso che fica e annessi vari gli hanno impedito una carriera migliore. Non si è mai nascosto. Sì, ogni tanto l'ho sentito rancoroso verso Cesare Maldini (era lui che faceva le convocazioni, non Bearzot...) ma neanche più di tanto, della serie: "me lo sono meritato".

Su Wilson, probabilmente era un giocatore troppo all'avanguardia in quel preciso momento storico. Questa è un po' la spiegazione che mi sono dato. Credo, per esempio, che Sacchi, se non avesse avuto Baresi, avrebbe preferito un Wilson a uno Scirea (e sto parlando di un giocatore fenomenale ma, appunto, perfetto per gli anni in cui ha giocato).

Mi dirai, mi direte...
boks xv
00lunedì 3 aprile 2017 15:31
corretto Cuchillo, i piedi di Pelè con la testa di Homer Simpson.
e una inesistente attitudine al sacrificio e alla vita da atleta.
per dire, avesse avuto la capoccia di Nedved avrebbe collezionato palloni d'oro. hai presente Cassano? dotato, direi. ecco, D'Amico era molto più bravo. ma in due non fanno 'na nocciolina de cervello.
per quello che concerne la Nazionale, ritengo che Valcareggi, un po' come il Lippi del 2010 in Sudafrica, abbia voluto continuare ad affidarsi a molti senatori di Mexico '70 quando, non dimentichiamolo, scese in campo l'Italia più forte del dopoguerra, anche di quelle Campioni del Mondo, che ebbe la sola sfortuna di incontrare "quel" Brasile, dopo "quell"' Italia-Germania.
quella Lazio durò troppo poco perché i suoi talenti migliori potessero continuare a essere presi in considerazione da un sistema-calcio che ci considerava poco più che un'"espressione geografica".
bisognerà arrivare ai fasti dell'Imperatore perché la Lazio diventi una "grande", i cui riverberi si riflettono a tutt'oggi.
su Wilson hai perfettamente ragione. sempre visto in Baresi il suo erede. di classe superiore, ovviamente.
est1900
00lunedì 3 aprile 2017 16:29
A me è sempre stato tramandato come un indolente.
Uno alla Felipe Anderson. Che durante i 90' passa una settantina abbondante a dare risposte a domande del tipo ma mi va oggi o no?"  "Il gas l'avevo chiuso?"  "come se chiamava quella sorca cui battevamo i pezzi da regazzini con mio cugino?"

Invece da quel che mi dite è uno più simile a Keita. Uno con le sinapsi di un bollitore da thè, per intenderci.
cuchillo76
00lunedì 3 aprile 2017 17:31
Mi conforta che una certa vulgata laziale non è così campata per aria se anche il rigoroso Boks conferma da par suo!

Tornando alla Nazionale, Giorgio, per esempio, fu il primo giocatore - se non ricordo male - a essere stato convocato e a giocare nonostante militasse in serie B.
A Wembley giocò, in quella notte memorabile, così come i Mondiali del '74 li giocò da titolare. Poi il fattaccio e tutto finì. Ma uno forte come lui la Nazionale se l'è presa senza troppi sipperò. A tutti gli altri questo non è riuscito.
Poi, ovviamente, ognuno ha una storia particolare, difficile trovare un fil rouge che le leghi tutte.

Da Silvio Piola ad Arrigo Sacchi, ossia per circa mezzo secolo, Lazio e Nazionale italiana sono stati due mondi in conflitto.

Bruno Giordano che fa 13 partite è un insulto all'umana intelligenza così come - ma lì fu tutta colpa sua - è incedibile la totale indifferenza verso uno dei più grandi giocatori italiani del quindicenio '75-'89, e mi riferisco a Manfredonia. Lui sbagliò a comportarsi da bulletto in Argentina ma esiste anche il perdono e la riabilitazione. Evidentemente non c'erano, a quel tempo.


Maxilotte
00lunedì 3 aprile 2017 17:43
Re:
cuchillo76, 03/04/2017 14.59:

Mi fido di te sulla cifra tecnica di D'Amico e Wilson. Non ho l'anagrafe per giudicarli. Sai bene, però, che sul reale valore degli altri 10 (anzi, direi degli altri 11 considerando anche il fondamentale apporto di Fausto Inselvini) apri un fronte letterario ancora molto attivo. Detto che non ho mai dato un valore eccessivo al tema "Nazionale", mi chiedo, però, cosa abbia impedito a Wilson e D'Amico di collezionare una trentina di partite (a testa), appunto, con la Nazionale italiana. Come direbbe Christian De Sica/Mike Foster/Toni Brando, solo un "ostracismo ingiusto"? Non è una domanda retorica, davvero non lo so. Per quanto riguarda Vincenzino, quello che io sento, da molti che lo abbiano visto giocare, laziali e non laziali, è che fosse un giocatore dotatissimo tecnicamente (i superlativi ci stavano tutti per descrivere la sua qualità tecnica) ma senza altre reali virtù, a cominciare dalla continuità anche all'interno della stessa partita, che di fatto non esprimeva mai. Per dirla alla Sconcerti, uno che la partita te la cambiava (con una grande giocata) ma non te la faceva. Insomma, come si suol dire, giocatore "da colpi", che magari concentrava in 15 minuti il suo talento e per gli altri 75, come se non fosse sceso in campo. Del resto, lo dice anche lui stesso che fica e annessi vari gli hanno impedito una carriera migliore. Non si è mai nascosto. Sì, ogni tanto l'ho sentito rancoroso verso Cesare Maldini (era lui che faceva le convocazioni, non Bearzot...) ma neanche più di tanto, della serie: "me lo sono meritato". Su Wilson, probabilmente era un giocatore troppo all'avanguardia in quel preciso momento storico. Questa è un po' la spiegazione che mi sono dato. Credo, per esempio, che Sacchi, se non avesse avuto Baresi, avrebbe preferito un Wilson a uno Scirea (e sto parlando di un giocatore fenomenale ma, appunto, perfetto per gli anni in cui ha giocato). Mi dirai, mi direte...



Io sono nato in quell'anno quindi non ho mai visto dal vivo quella squadra e mi devo affidare a chi c'era per le valutazioni tecniche. Fermo restando che è sempre molto difficile valutare calciatori di epoche passate (almeno per me), ad integraziome di quanto indicato da Cuchi, credo che Pulici fosse in assoluto un gran bel portiere e probabilmente anche per Cecco vale quanto indicato su Wilson, ossia troppo moderno per quell'epoca. La sensazione dai filmati è che Cecco rappresenti il prototipo del centrocampista moderno. Sbaglio?
Mark Lenders (ML)
00mercoledì 5 aprile 2017 18:20


George Chinaglia, figlio dell’ex attaccante laziale Giorgio, festeggia a modo suo l’accesso della Lazio in finale di Coppa Italia, proprio ai danni della Roma. “Siamo in finale” scrive su Instagram il figlio d’arte, accompagnando il tutto con una foto che lo ritrae all’interno dello spogliatoio dei ragazzi di Spalletti.
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