Dio nel crepuscolo

macrino
00venerdì 8 marzo 2019 11:08
Dio nel crepuscolo

Confluisce nelle insenature il lucore
che sgocciola dal crepuscolo,
si contorcono le ombre
sul selciato livido
per la recente pioviggine.
Resti qui,
ma eviti il mio sguardo
e ogni parola tua è muta,
come grido dietro uno spesso cristallo.
Sei con me,
dentro questa solitudine
cementata nel silenzio
che congela gli ultimi gesti,
tesi ad invocare la salvezza promessa,
agognata, ahi invano.
E d io non ti riconosco più:
così mi arrendo all’incantesimo infranto,
mentre in un diapason l’austro
che infuria sul litorale,
mulina le foglie incartocciate
degli eucalipti.
Se ancora mi rivolgo a te,
è solo per ascoltare la mia voce
che mi cade accanto opaca, estranea,
nella speranza che io non sia più io,
ma solo un incidente nella zara
incomprensibile del destino.
E già la notte si accalca sulla costa,
assedia i pontili,
laggiù palpitano azzurrognole le lampare.
In questo tempo che si scardina,
sgomento attendo la fine
da cui non mi aspetto niente.
Ora per sempre ti allontani,
senza neppure distillare
il veleno di un addio.

ylyl
00lunedì 11 marzo 2019 13:51
Veramente bella ed emozionante.
Complimenti Macrino.
elfo nero
00martedì 12 marzo 2019 12:27
👍
Marco Pagliarola
00domenica 17 marzo 2019 18:52
Dio nel crepuscolo
Veramente molto emozionante,quello che hai stilato anche se non ho comprensione di Dio.
macrino
00lunedì 18 marzo 2019 12:13
Grazie, amici. Veramente la lirica ha bisogno di alcuni ritocchi che apporterò appena possibile.

macrino
00lunedì 18 marzo 2019 17:15
Confluisce nelle baie il lucore
che sgocciola dal crepuscolo,
si contorcono le ombre
sul selciato livido
per la recente pioviggine.
Resti qui,
ma eviti il mio sguardo
e ogni parola tua è muta,
come grido dietro uno spesso cristallo.
Sei con me,
dentro questa solitudine
cementata nel silenzio
con gli ultimi gesti
tesi ad invocare la salvezza promessa,
agognata, ahi invano.
E d io non ti riconosco più:
così mi arrendo all’incantesimo infranto,
mentre in un diapason l’austro
che infuria sul litorale,
mulina le foglie incartocciate
degli eucalipti.
Se ancora mi rivolgo a te,
è solo per ascoltare la mia voce
che mi cade accanto opaca, estranea,
nella speranza che io non sia più io,
ma solo un incidente nella zara
incomprensibile del destino.
E già la notte si accalca sulla costa,
assedia i pontili,
laggiù palpitano azzurrognole le lampare.
In questo tempo che si scardina,
sgomento attendo la fine
da cui non mi aspetto niente.
Ora per sempre ti allontani,
senza neppure distillare
il veleno di un ad dio.
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