Dichiarazione della Sezione Italiana di Amnesty International dopo i nuovi respingimenti di migranti verso la Libia

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ultimotemplareterra
00venerdì 22 maggio 2009 16:59
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2007


CS071: 11/05/2009

"Nonostante gli appelli provenienti da autorevoli organismi, tra cui l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, e le numerose prese di posizione dell'associazionismo e della società civile del nostro paese, l'Italia ha proseguito con la politica di ricondurre in Libia le persone soccorse nel Mediterraneo.

La settimana scorsa, all'emergere delle prime allarmanti notizie, Amnesty International aveva chiesto all'Italia di non giocare con le vite umane e, assieme alle maggiori organizzazioni umanitarie e di tutela dei rifugiati, aveva rivolto una richiesta urgente di spiegazioni al ministro dell'Interno Roberto Maroni.

Invece di fornire una risposta, chiarendo quali fossero le condizioni e l'identità delle persone ricondotte in Libia, paese che non ha una procedura di asilo e che non offre alcuna protezione ai rifugiati, il ministro Maroni, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, ha rivendicato nel corso del fine settimana questa politica, che appare il doloroso culmine di una cooperazione con la Libia del tutto incondizionata in materia di diritti umani, condotta da figure istituzionali di spicco dei governi succedutisi negli ultimi anni.

È più che mai urgente che l'Italia si rimetta in linea con il diritto internazionale sui diritti umani, a partire dal rispetto del principio di non refoulement (non respingimento) contenuto nella Convenzione di Ginevra del 1951, che vieta di rinviare "in qualsiasi modo" gli esseri umani verso territori in cui sarebbero a rischio di persecuzione.

Prendere una decisione prima che una qualsiasi procedura di accertamento dello status individuale abbia luogo è una prassi che mette a rischio i richiedenti asilo e si pone in netto contrasto con questo principio. Le centinaia di persone ricondotte in Libia dall'Italia vanno incontro a una sorte incerta e le poche informazioni disponibili sulla loro identità, età e condizioni di salute non fanno che accrescere l'allarme.

Impedire ai migranti che arrivano via mare l'accesso al diritto di asilo non offre peraltro alcuna soluzione chiave in materia di politica dell'immigrazione e produce, nell'immediato, un solo risultato: allontanare queste persone dalla nostra vista e portare al di fuori dello spazio europeo i loro diritti umani. Fino a quando le autorità italiane saranno coinvolte direttamente in atti di questo tipo, risulta difficile immaginarle estranee sotto il profilo della responsabilità."

FINE DEL COMUNICATO Roma, 11 maggio 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
ultimotemplareterra
00venerdì 22 maggio 2009 16:59
Migranti e richiedenti asilo: Amnesty International chiede a Italia e Malta di non giocare con le vite umane
Migranti e richiedenti asilo: Amnesty International chiede a Italia e Malta di non giocare con le vite umane
CS070: 07/05/2009

Il governo italiano e quello maltese hanno contravvenuto ai propri obblighi internazionali di proteggere i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo soccorsi in mare, ha dichiarato oggi Amnesty International.

"La vita e l'incolumità di migranti e richiedenti asilo sono state messe a rischio prima da un bisticcio tra le autorità italiane e maltesi circa gli obblighi relativi alle richieste di soccorso marittimo e poi dalla decisione senza precedenti del governo italiano di inviare gli stessi a Tripoli, senza prenderne in considerazione eventuali bisogni di protezione internazionale" - ha affermato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

La mattina del 6 maggio, tre imbarcazioni con 227 persone a bordo hanno lanciato un allarme di soccorso mentre si trovavano a circa 50 miglia a sud dell'isola di Lampedusa.

Una disputa tra il governo maltese e quello italiano su chi avesse la responsabilità d'intervenire può aver ritardato le operazioni di soccorso, alla fine intraprese da due navi della guardia costiera italiana, che hanno poi condotto i migranti a Tripoli senza fermarsi in un porto italiano.

Secondo quanto riportato dagli organi di informazione il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni ha dichiarato che si è trattato di "un risultato storico dopo un anno di negoziati bilaterali con la Libia". La Libia e l'Italia hanno firmato un Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, che include disposizioni sul contrasto all'immigrazione irregolare anche attraverso il pattugliamento congiunto dei mari.

"Le dispute sulla giurisdizione e sulle responsabilità non dovrebbero mai impedire o ritardare il soccorso e l'assistenza a persone che sono a rischio di annegamento. Gli stati devono assicurare che gli accordi di cooperazione internazionale e assistenza reciproca, tra cui quelli riguardanti il controllo delle frontiere e le politiche di immigrazione, non determinino violazioni dei diritti umani" - ha aggiunto Duckworth.

Amnesty International richiama l'Italia e Malta al rispetto dei diritti fondamentali di richiedenti asilo, migranti e rifugiati e chiede alle autorità libiche di introdurre procedure che consentano ai richiedenti asilo di presentare domanda per lo status di rifugiato e garantiscano a tutti coloro che sono potenzialmente bisognosi di protezione internazionale di accedere all'Alto commissariato Onu per i rifugiati in Libia.

L'organizzazione per i diritti umani chiede inoltre a tutti i governi di cooperare strettamente per assicurare che coloro che vengono soccorsi in mare siano immediatamente condotti in un luogo sicuro, nel pieno rispetto del principio di non refoulement (e dunque non rinviandoli in paesi in cui potrebbero rischiare la tortura e altri maltrattamenti o dove l'accesso a un'equa e soddisfacente procedura d'asilo sia limitato).

Infine, Amnesty International sollecita tutti gli stati a rispettare fino in fondo i propri obblighi relativi al diritto internazionale dei rifugiati, al diritto internazionale dei diritti umani e al diritto internazionale marittimo.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 maggio 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
ultimotemplareterra
00venerdì 22 maggio 2009 17:00
Le organizzazioni umanitarie e di tutela dei rifugiati chiedono spiegazioni urgenti al governo italiano sulla vicenda dei 227 migranti avvistati al la
CS069: 07/05/2009

Gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel Tavolo Asilo chiedono spiegazioni urgenti al governo italiano e al ministro dell'Interno su quanto accaduto stanotte nelle acque del Mediterraneo e pretendono informazioni sulla sorte dei 227 migranti che, secondo comunicazioni del Viminale, sono stati "avvistati al largo di Lampedusa e ricondotti in Libia", con un'operazione senza precedenti, annunciata con toni esultanti ma che lascia allibiti per le sue modalità e possibili conseguenze.

Le organizzazioni del Tavolo Asilo e la società civile non dispongono al momento di notizie certe sulla nazionalità, sull'età, sulle condizioni di salute e sui motivi per cui le 227 persone ricondotte in Libia tentavano l'accesso in Europa e non sono quindi in condizioni di escludere che si trattasse di richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, come la maggior parte di coloro arrivati a Lampedusa nell'ultimo anno.

Le modalità alla base dell'operazione, svolta in aperta violazione delle norme che tutelano i richiedenti asilo dal refoulement (art. 33 della Convenzione di Ginevra e art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani) non sono note. Anche dopo la firma e la frettolosa ratifica dell'accordo quadro tra Italia e Libia da parte del Parlamento, lo scorso febbraio, la gran parte dei contenuti concreti delle intese tra i due paesi in materia di immigrazione resta inaccessibile alla società civile, nonostante le ripetute richieste di trasparenza da parte degli organismi internazionali.

Per lungo tempo, senza ricevere mai alcuna risposta, le organizzazioni firmatarie hanno chiesto alle autorità italiane cosa sarebbe accaduto ai diritti e alle stesse vite delle persone fermate in mare e rinviate in Libia sulla base dell'accordo tra Roma e Tripoli. La Libia non ha una procedura di asilo e non ha sinora offerto alcuna garanzia di protezione. L'operazione svolta questa notte da unità navali Italiane, senza consentire l'accesso al territorio Italiano e alla procedura d'asilo alle 227 persone coinvolte, pone dunque interrogativi drammatici.

Le organizzazioni del Tavolo Asilo ritengono le autorità Italiane responsabili delle operazioni svolte nella notte e delle loro conseguenze per i diritti umani delle 227 persone che, secondo le ultime scarne notizie disponibili si troverebbero a Tripoli. Pertanto, allarmate e rattristate, chiedono alle autorità italiane di assumersi le proprie responsabilità per far sì che simili situazioni non si ripetano e di fornire al più presto notizie precise sugli interrogativi aperti.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 maggio 2009

Firmatari:
Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Consiglio Italiano Rifugiati - Cir, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Save the Children
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