Dibbio vs Charismatic Enigma, Summer Showtime 2006

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HHHThegame
00sabato 26 agosto 2006 11:33
Apro la nostra spot board, ora posterò il mio spot, ti auguro in bocca al lupo e che vinca il migliore! [SM=x898272]
HHHThegame
00sabato 26 agosto 2006 11:43
Il cielo su Roma

Era settembre.
“No amore… non piangere…. Ho lavato le mie mani, sporche di sangue, ora potremo cominciare una nuova vita… dai, dammi la mano…”

“No!”


Giorni nostri
Il cielo è blu sopra Roma.
L’unica cosa in grado di offuscarlo è il fumo della mia Davidoff Classic no. 12; aspiro profondamente, ormai sono arrivato al filtro, e sento addirittura il caldo rovente del tabacco bruciato sulle mie labbra. Espello l’ultima folata di quel dolce veleno prima di spegnere sulla suola dei miei stivaletti quel cilindro di morte ormai consumato, perciò mi alzo, e mi avvio verso quell’edificio che erano anni che non vedevo. Sebbene dal parchetto la strada fosse ancora lunga, non avevo problemi a farmela a piedi, anche per sgranchirmi le gambe. Lo smog e il traffico tipico delle vie del centro sud sembravano essere quasi esclusivamente un lontano ricordo d’adolescenza, in questo caldo pomeriggio estivo.
L’afa incominciò a rendermi nervoso, gocce di sudore cadevano dalla mia fronte e per il mio collo, andando ad inumidire addirittura il laccio con cui tenevo al mio collo la mia collanina, ricordo portafortuna dei bei tempi andati.
Eh, e non tornano più.
La mia camicia era zuppa, se avessi avuto tempo sarei andato a casa a cambiarmela, ma non ricordavo neppure se dal mio ritorno momentaneo da Atlanta portai le chiavi. Presi un fazzoletto e cercai di asciugarmi al meglio, vanamente però, infatti sembrava che la mia guerra interna non fosse ancora finita. Gettai con un gesto di stizza il fazzoletto in un cestino lungo la strada, perciò silenziosamente continuai il mio giro. Un gruppetto di 12enni si parò lungo la mia strada, ma questi molto più consciamente rispetto al bambino dell’ultima registrazione evitarono di chiedermi autografi e si scansarono portandosi a debita distanza da me, mettendosi in fila indiana vista la strettezza di via Appia nuova arrivati all’altezza di Furio Camillo.
Ero quasi arrivato alla mia prima meta, mi bastava attraversare la strada a destra e percorrere dritto davanti a me la via che mi si parava.
Per poco uno stronzetto in motorino non mi mise sotto, per ripicca gli distrussi uno specchietto. Il ragazzo scese, cercava rogna, ma appena mi tolsi gli occhiali da sole mi riconobbe e scappò.
Decisi di ricompormi, perciò dopo pochi secondi ricominciai il mio percorso e arrivai alla Stazione Tuscolana, luogo dove mi ero prefissato di arrivare, luogo dove avrei ripercorso la mia vita.
Perché li c’erano le risposte che cercavo.

Dovevo attendere il treno ad alta frequentazione, che passava per le stazioni dei treni maggiori della Capitale e fungeva da servizio metropolitano; secondo il tabellone il prossimo sarebbe arrivato tra 3 minuti, ma ci credevo poco.
Stranamente, fui sorpreso nel vedere arrivare in perfetto orario il treno, non mi posi però troppi problemi e ci salii.


Stazione Tuscolana
La mia casa, la mia vita, il luogo dove son cresciuto.
Dal finestrino del TAF si vedevano prefabbricati, ferrovie, case popolari, insomma, la parte industriale segreta e nascosta del quartiere. Mi chiesi lungo il viaggio in che cazzo di quartieri passasse per le prime stazioni il treno, ne ipotizzai alcuni, tra i quali Prenestino, ma sicuramente toppai. Sul sedile accanto al mio era presente un quotidiano, di un paio di giorni fa, in prima pagina c’era un titolo riguardante la situazione politica del paese, ma sinceramente non avevo voglia di leggere cose complesse ora. Mi limitai ad attendere che il treno arrivo alla seconda stazione della sua corsa.

La vita era come questo viaggio. Appena parte, nella tua infanzia, non sai mai cosa ti succede intorno, abituato alla placenta dove hai vissuto per 9, lunghi mesi.

Stazione Tiburtina
Il luogo in cui avrei dovuto vivere, un quartiere periferico alla mia nascita per poi diventare parte integrante del centro-est della città.
Gente che sale con valigie, gente che scende con 24ore, tutto ciò è Stazione Tiburtina.
Viaggiatori, vecchi, barboni, un Mac Donald.
Il treno ripartì, e ai miei occhi cominciarono ad apparire bei palazzi, alberi ben curati e quartieri ben definiti.

Adolescenza, il periodo dove il corpo umano si trova al massimo del suo splendore, raggiunto attorno ai 20 anni.

Stazione Nomentana
Stazione d’altri tempi, ben curata, piante ad accogliere i viaggiatori e pochi casini, sembrava quasi di essere in una di quelle piccole cittadine di periferia per il clima sereno che si respirava. Nel caso fossi uscito dalla stazione mi avrebbero probabilmente rapinato, ma questo è un altro discorso.
Il treno ripartì, proseguì il mio viaggio, non avevo pause cosi come non ce ne sono nella vita. Alla mia destra si pararono casette periferiche, dell’altezza massima di 5 piani, erano mescolate a nuove costruzioni sempre di quell’altezza come massimo, in una zona che amalgamava indistintamente passato e futuro, tralasciando come se nulla fosse il presente.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia: del doman non v’è certezza. (Lorenzo De Medici)

Stazione Nuovo Salario
Poco più di una bettola di quartiere, rimodernizzato ma ancora troppo isolato rispetto agli altri agglomerati della zona nord-est. Scendere era inutile, al servizio di una stazione ristrutturata c’era una mediocre zona ricca di villini ma priva di negozi o luoghi interessanti da visitare. E poi, ormai, la meta era vicina.
Maturità. Mai troppo tardi per raggiungerla e renderci conto che si può rinunciare a qualcosa, in fondo.

Stazione Fidene
Il tragitto fu breve, ma il treno si fermò a causa di un cambio di binario da parte di un altro mezzo che si trovava a passare di li e aveva la precedenza. Piccole fabbriche e pompe di benzina andavano a mescolarsi ai parchetti presenti in quella piccola e periferica zona, la mia meta.
Vecchiaia. Fine della corsa. Adieu.

Sceso dal treno salii le scalette, quelle solite, maledettissime scalette, che tante volte avevo percorso. Guardai sul corrimano alla mia destra, e notai che, seppur sbiadita, era ancora presente una tag che feci in gioventù. In quella zona a quei tempi se ne potevano fare liberamente dove volevi, tanto l’unico altro che le faceva si firmava “W la figa”, quindi nel caso mi fossero arrivate lamentele da gente del genere penso non ci avrei messo molto a stenderli…
Sceso dal cavalcavia, con un cenno della mano sinistra salutai il vecchio Roberto, guardiano della stazione, ormai la sua vita, vicino al termine, era li dentro. Non aveva moglie e i 2 figli erano scappati all’estero, era rimasto solo e solo sarebbe morto. Varcai il portone e il sole cocente d’agosto iniziò a picchiare forte sulla mia testa, fortunatamente li vicino c’era una fontanella dove rinfrescarsi. Mi chiesi sempre se ce l’aveva mandata il padreterno una fontanella in quel punto. Mi abbeverai e mi bagnai la testa, stando attento a non far cadere neanche una goccia d’acqua sui miei Ray Ban. Mi accorsi che avevo anche la camicia madida allo stesso modo di quando partii, e visto che a quell’ora del pomeriggio la zona era piuttosto desolata decisi di spogliarmi dell’indumento e bagnarlo con la fresca acqua. Strizzai il capo, perciò me lo rimisi, senza però abbottonarlo sul torso, lasciando i miei pettorali al vento. È vero, il mio fisico non era più lo stesso di qualche mese fa e qua e la si notavano anche delle cicatrici anti-estetiche, però era indubbiamente invidiabile e penso che in molti avrebbero voluto averlo al posto delle loro flaccide membra, o dei loro bicipiti pelle-ossa che potevano vantare il diametro del mio… insomma, un diametro molto buono per me ma non altrettanto per loro.
Tralasciando questi particolari, decisi di continuare il mio cammino lungo quella salita che mi si parava davanti. Odiavo questo quartiere, perennemente in salita, se fosse in piano ci vorrebbero al massimo 10 minuti a girarlo, ma così ci si mette almeno mezz’ora.
Passai per le vie di un piccolo spazio verde con delle panchine, troppo piccolo per essere definito un parco, e li vi notai una coppietta amoreggiante che trescava sull’unico posto a sedere in discrete condizioni. Decisi però di lasciarli stare, e proseguii nel mio cammino. Dopo 15 minuti giunsi in piazza, attraversai e mi portai dall’altro lato della strada, perciò entrai in un portone e citofonai ad una mia vecchia conoscenza.


?: chi è?
Dibbio: scendi.

Non vi fu alcuna risposta, segno che “er catena” aveva capito. Dopo circa un minuto, infatti, eccolo scendere. Mi indicava una via abbastanza appartata all’interno del condominio invitandomi a seguirlo. Con un cenno della testa gli feci capire che se voleva dovevamo rimanere qui, ma penso non mi vide, perciò fui costretto a seguirlo nel vicoletto.

Catena: Dib, quanto tempo, batti il 5!

Non vi fu alcun movimento da parte mia.

Catena: come non detto, tutt’apposto comunque?
Dibbio: si.
Catena: ammazza come sei silenzioso, e dì qualcosa!
Dibbio: ce l’hai?
Catena: ehy, di che cazzo parli?
Dibbio: non fare l’idiota e rispondi.
Catena: Dib sono fuori dal giro…

Lo presi per il collo e lo sbattei al muro, sembrava stesse soffocando quando con dei gesti che ricordavano una sorta di ballo di San Vito mi supplicò di liberarlo!

Catena: cough, cough… qualcosa ce l’ho ancora, ma che sia l’ultima volta, ok?
Dibbio: se mi servirà ancora tornerò.
Catena: no, ti ho detto… no, no fermo, non farmi ancora male, per te qualcos’altro lo rimedio! Ora prendi questo! Gratis per te zì! Però non farmi male!

Presi la bustina e con un buffetto congedai la mia conoscenza. Al suo interno era presente della marijuana modificata affinché tu possa avere delle allucinazioni che, nella maggior parte dei casi, ti danno le risposte che cerchi. Per molti e per la polizia queste sono solo dicerie, ma dopo le mie avventure da indiani e voodoo del cazzo non vedo perché non provare anche questa. Mi diressi verso lo spazio verde visto in precedenza, e appena arrivato notai che la coppietta era ancora li. Li intimai di andarsene, ma non bastò, e dovetti ricorrere alle mani sul ragazzo, che si atteggiava come un qualunque coatto romano, per poi andarsene con la coda tra le gambe appena non rischiò di trovarsi la mascella rotta da un mio pugno.
Mi sedetti dunque, tirai fuori tabacco e cartine e inizia il mio lavoro da allegro rullatore, come ormai non accadeva da tempo immemore. Finita l’opera, presi il mio accendino e aspirai.
Aspirai.
Aspirai.
Aspirai.
Finchè non riuscii a vedere tutto viola intorno a me, un mal di testa tremendo mi colse, non ricordo cosa accadde ma ero quasi sicuro di essere vicino ad uno svenimento.
Sotto il cielo blu di Roma.

********************************************************************************



Annusavo l’odore del suo shampoo al miele a pochi centimetri di distanza tra i suoi capelli.
Quelle particelle che andavano a formare quell’alone intorno a lei solleticavano il mio naso, dandomi un senso di sicurezza e allo stesso tempo di paternalità nei suoi confronti.
La sentivo gemere di piacere nel sonno, come in ricordo dei precedenti minuti.
La abbracciai alla vita, baciandole il lobo, dandole una sensazione ancor più di piacere rispetto a quanto provato pochi minuti prima.
La mia mano carezzò i suoi capelli, morbidi e setosi, e non aveva il coraggio di scendere nuovamente all’altezza dei fianchi, come fermata da un impulso di sacralità che la ragazza trasmetteva nel mio animo.
La sentii girarsi, il suo sguardo incrociò il mio, e mi guardò.

Sorrise.

I nostri nasi si sfiorarono, lasciando al nostro cervello la possibilità di lavorare quanto più possibile di immaginazione, mentre le palpebre si abbassavano serrando i miei occhi, contemporaneamente allo strusciare delle sue labbra alle mie.
Come in un sogno, una sensazione di conforto invase il mio palato, mentre morbide carni passavano sulla mia bocca instancabili, durante quel bacio che non sarebbe stato mai abbastanza lungo tale da regalarmi una sensazione di piacere che avrebbe placato del tutto il mio disio.
Finito il tutto, riaprii gli occhi, e le nostre iridi si incrociarono.

Mi scrutò vogliosa.

I suoi occhi da cerbiatta, color castano, non riuscivano a distaccarsi dai miei. Il suo sguardo, colmo di malizia e tenerezza allo stesso tempo, era in grado di regalarmi un senso di completezza mai raggiunto prima d’ora.
Incrociò le sue esili braccia al mio collo, perciò fece ricadere il suo mento sulla mia spalla destra.
I suoi seni strusciavano il mio petto, mentre le nostre gambe cercavano di entrare in congiunzione senza però cercare di stimolare sessualmente quelle altrui.

Trovata la posizione, si addormentò.

Riuscivo a sentire il suo respiro passare per la mia spina dorsale, e quella calda brezza inebriava al massimo il mio senso del tatto.
Nella mente mi passarono alla velocità della luce, come in un film, tutti i momenti tristi vissuti fino a quel momento.

Cancellati, in un istante.

Cinsi le mie braccia attorno a lei, cercando in tutti i modi di non disturbarla nel suo sonno, ma ahimè, fallii miseramente. Scosse il suo capo, lasciandosi uscire un mugugno di disappunto, quindi si rimise comoda, adagiandosi su di me

Socchiusi gli occhi, dopodichè mi diressi nello stesso luogo dove era andata la mia lei.
Il mondo dei sogni.
Anche se avevo la certezza di esserci già.



L’acro e ferroso odore del sangue penetrava nelle mie narici. Non ce la faceva più, quell’odore era insopportabile, mi stava facendo andare in paranoia il cervello. Dopo poco fui colpito da un pugno, che momentaneamente mi fece dimenticare quel tanfo, finora sentito solo nei bagni delle ferrovie dello stato.
Riuscii a riaprire gli occhi, mi accorgevo che tutto si muoveva intorno a me, dandomi l’impressione che stessi cadendo a terra. Il sordo rumore della mia schiena sul tappeto ammortizzante mi diede la certezza che ciò che stavo pensando fosse vero.

Rimasi semi-cosciente a terra per qualche attimo, fino a quando non vidi un oggetto bianco, oblungo, dirigersi a gran velocità sulla mia fronte. Per il rotto della cuffia non mi prese in pieno, con una capriola il mio corpo si scansò, ma non ero io a comandarlo. Era come se si muovesse da solo, e io fossi semplicemente uno spettatore all’interno di me stesso. Vidi alzarsi la mia gamba, tirò un calcio allo stomaco di quell’ombra che mi stava affrontando, per poi farla collidere al terreno.

Godevo.

Come colto da un insano sadismo provai un senso di soddisfazione che raramente avevo mai verificato. Ora avevo io il coltello dalla parte del manico, vidi che alla mia destra era presente una steel chair ricoperta con del filo spinato. Non esitai a prenderla.
Come in onore di chissà quale macabro rituale, la innalzai al cielo, perciò entrambe le mie mani la impugnarono e colpirono. All’addome.
Sentivo numerose urla intorno a me, il timpano stava per scoppiarmi, mentre invece i miei nervi, ormai, erano andati a farsi fottere da tempo.
La sedia mi scivolò dalle mani, e un sorriso maligno si dipinse sul mio volto. Vidi lo stomaco sanguinante di colui che stavo sfidando, perciò mi voltai e vidi una persona che mi tendeva la mano. Lo ignorai.
Afferrai nuovamente la sedia e le mie mani colpirono nuovamente, ma sulla testa stavolta.
E colpirono.
E colpirono.
E colpirono, fino quasi ad uccidere, tanto che dovettero entrare due uomini a fermarmi. Ipotizzo che uno di questi fu il mio compagno. Sempre se ne avevo uno.
Numerosi cori in mio disonore furono innalzati, quando un tizio vestito a righe mi disse sottovoce di schienare velocemente l’avversario, affinchè potessero soccorrerlo. Feci tutto ciò con estremo piacere, poggiando il mio piede in trionfo sul suo petto. Il referee contò il più velocemente possibile, quindi mi diede una cintura e mi disse di sparire.

Lentamente la innalzai, noncurante di ciò che stava succedendo, perciò alzai gli occhi e mi accorsi di quanto fosse blu quel cielo presente in quell’arena all’aperto. Un cielo blu visto solo a Roma fino a quel giorno.


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Il cielo è blu sopra Roma.
La panchina è troppo scomoda per la mia schiena.
Faticosamente mi rialzai in piedi, la mia spina dorsale era esausta per il malagevole pisolino schiacciato finora. Mi toccai la testa, totalmente scombussolata dai ricordi. Ricordi felici, ricordi tristi. Ma sempre ricordi. E tutti legati da un unico particolare.


Dolcezza.
Accarezzare il viso di un bimbo sorridente.
Lottare per ciò in cui si crede.
Regalare un affettuoso bacio sulle labbra della donna amata.
Distruggere gli ostacoli per conquistare la sensazione di tenerezza data dalla donna amata.

“Charismatic Enigma.
La tua fine sarà il mio inizio.
Il tuo dolore sarà la mia gioia.
Un tempo la mia dolcezza era poter dimostrare alla mia donna che l’amavo.
Ora la mia dolcezza può derivare solamente dal tuo sangue.
Più le tue carni saranno squarciate, più il dolce sapore del sangue penetrerà i miei sensi.
Più le tue urla sottolineeranno il tuo strazio, più i miei neuroni potranno ritenersi sazi.
Più ti sentirai vicino alla morte, più io mi sentirò vicino alla vita.
E allora io avrò la mia dolcezza,sentimento perduto anni or sono ormai e sostituito da questo sentimento, che molti definiscono sadismo, ma che io chiamo comunque dolcezza.”


Guardai dritto davanti a me, in quella zona solo quel tratto di strada non era cambiato dopo oltre 50 anni. Alzai il mio sguardo, celato come al solito dai miei Ray Ban, e guardai fisso dritto a me. Se qualcuno fosse stato li, vicino a me, avrebbe potuto notare che avevo gli occhi lucidi, ma dalla lunga distanza non si vedeva.
Mi alzai, guardai le mie mani, ormai vecchie e colme di rughe, quindi feci qualche passo.
I miei capelli bianchi non nascondevano affatto la mia età, ma ad un tratto fui colpito da una fitta al petto.
Caddi.



Stazione Fidene. Fine del viaggio. Adieu.


Ma come è bello morire sotto il cielo blu di Roma…












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Alla fine di tutto, Dibbio riuscì a capire chi era Willy... [SM=x898297]

[Modificato da HHHThegame 26/08/2006 11.57]

=CharismaticEnigma=
00mercoledì 30 agosto 2006 16:55
Orlando, Florida – 29 Agosto, Casa di Charismatic Enigma

Una banale giornata di caldo soffocante in quel di Orlando, potrebbero pensare in molti. Una fondamentale giornata di caldo soffocante per decisioni importanti, pensa un solo uomo.
Charismatic Enigma sta rientrando a casa dopo una notte passata in uno dei tanti locali della sua città dove è conosciuto e paraculato, uno di quei locali dove per lui vige sempre il bere gratis e la protezione per eventuali casini. Il ragazzo, ormai ripresosi dalla probabile sbornia, che lo ha però portato a dimenticare dove ha trascorso la notte, cerca di infilare la chiave nella toppa della porta, per poter rientrare nella sua dimora e riflettere fra quelle mura che lo hanno sempre protetto mentre ragionava per arrivare a traguardi importanti. Con fatica CE inquadra il foro posto poco sotto la maniglia, cerca di infilare la chiave ma questa non accenna ad entrare. Con il suo consueto ardore, Enigma si lascia scappare una sonora imprecazione, quando improvvisamente la porta si apre, e da essa si presenta un uomo, attorno ai 45 anni, che squadra dalla testa ai piedi il ragazzo che si è trovato di fronte.

CE:”Bere per dimenticare…ma non dovevo dimenticare dove vivo, dannazione!”

Senza nemmeno scusarsi, The Real Star si volta, e intanto l’uomo, tormentato da uno sconosciuto, sbatte violentemente la porta inveendo contro il rapper. Girando le spalle alla casa che erroneamente aveva creduto sua, si trova di fronte la grande villa, riconoscendo finalmente il luogo dove abita da qualche mese. Restando concentrato per non perdere l’equilibrio, CE percorre lo stradellino che conduce alle scalette di fronte alla porta, dopodiché sale i gradini con passo incerto e finalmente riesce a inserire la chiave nell’apposita fessura, aprendo la porta e ritrovandosi nell’ampio corridoio dell’entrata. E’ un caldo allucinante in quel tratto di casa, ma Enigma sembra non avvertirlo e mantenendo la sua andatura stanca si dispone in poltrona, nel salotto che si trova entrando nella porta di destra del corridoio, la prima dopo alcuni metri dall’entrata dell’abitazione. Sdraiato in poltrona, Charismatic Enigma si mette a osservare il vuoto davanti a sé, o meglio ci sarebbero diverse foto, che lo ritraggono in momenti felici con Miss Valentine, la sua partner nella vita, e con le varie cinture di Campione da lui conquistate nel mondo del wrestling, in EWF.

CE:”Che cazzo…quanto trambusto, è come un cane che si morde la coda…soffro, bevo per provare a stare meglio, e invece sto peggio perché dopo non ricordo bene le cose, oppure le vedo male…soffro sul ring, quando subisco quei bump terrificanti, soffro fuori, quando la mia vita si presenta sempre come una nube indecifrabile e vagamente dannosa.”

The Real Star non sembra nelle migliori condizioni, le sue giornate ultimamente sono trascorse nella tristezza. Nonostante non sembra in grado di vedere con lucidità quanto si presenta sulla parete di fronte a lui, Charismatic Enigma avverte che le foto presenti significano qualcosa di importante del suo passato, ma non solo. Sono frammenti della sua vita, frammenti che non possono essere gettati nel dimenticatoio a causa di alcuni momentanei problemi.

Il rapper tutto d’un tratto si alza in piedi, e girando attorno alla poltrona si appoggia sullo schienale di essa con i gomiti, soffermando i propri occhi sempre di fronte a sé. La sua mente lo porta a ricordare un accadimento, quello che ha portato la sua serenità a vacillare, quell’incontro di alcuni giorni prima che ha in qualche modo segnato negativamente la sua vita…sebbene l’approccio iniziale sembrasse significare qualcosa di importante, qualcosa di positivo, e non qualcosa di completamente controproducente…

Orlando, Florida – 18 Agosto, Crazy Flame

Un normalissimo locale marittimo, spiaggia, musica e tanta gente che sa come divertirsi e fa di tutto per farlo. Charismatic Enigma è fra essi. In questo locale è conosciuto da tutti, essendo un luogo che da sempre frequenta in maniera abituale, ma quella sera ha modo di parlare per la prima volta con la cameriera del locale, l’affascinante Christy. Una ragazza che ha sempre attirato l’attenzione dell’attuale EWF Champion, per il suo fascino e il suo modo di fare, molto socievole e dedita a battute e scherzi. Quella sera ha permesso a CE di parlarle e conoscerla un po’ meglio, ma ha conseguentemente provocato disagi di altro genere, di ogni altro genere, spingendo il rapper a pensieri talmente negativi da risultare quasi impossibili.

La serata si consuma normalmente, fra note hip hop e rap, bicchieri con tanto alcol e gente in costume che finisce rapidamente con l’agonizzare su qualche sdraio o in riva al mare. Ma Charismatic Enigma quella sera non mostra tempo da perdere in bere, non vuole perdere la lucidità, ma preferisce avvicinarsi a Christy, parlare con lei, ridere con lei. Quella ragazza fa divertire Charismatic Enigma, che affascinato la segue, le parla, salvo riflettere il giorno dopo che tutto ciò poteva essere negativo.
Lo scambio dei numeri telefonici è probabilmente stato il più grosso errore di quella serata finita con il rappresentare una pietra miliare dell’agonia psichica di The Real Star.

Orlando, Florida – 19 Agosto, Casa di Charismatic Enigma


Miss Valentine, arrivata a conoscenza di quanto accaduto, e saputo dei contatti fra il suo partner e la cameriera del Crazy Flame, ha rintracciato CE, per discutere di quanto accaduto, per capire cosa sia successo al suo uomo. La discussione, con il passare delle ore, sembra trasformarsi in litigio, litigio che potrebbe degenerare in qualcosa di negativo per CE…e prontamente, verso le 22, si trasforma in triste realtà. In preda alla rabbia, nonostante le continue spiegazioni sull’onestà delle sue gesta da parte di The Real Star, Miss Valentine abbandona l’edificio, per far ritorno alla propria dimora, senza ulteriori spiegazioni, senza ascoltare ulteriori parole del suo ragazzo.

Charismatic Enigma termina la serata crogiolandosi nel dolore per quei gesti non volutamente cattivi, ma che hanno fatto infuriare e soffrire la sua partner. Una serata che si protrae fino alla mattina seguente, una serata che ha rappresentato solamente l’inizio di quello che CE ha provato per i successivi giorni…

Orlando, Florida – 29 Agosto, Casa di Charismatic Enigma


Terminati i pensieri su quelle due giornate che hanno segnato il suo equilibrio psichico, CE si stacca dalla poltrona nera, sulla quale ora giacciono le forme dei suoi gomiti, appoggiati lì per diversi minuti. Con passo meno indeciso rispetto a prima, e con una lucidità che sembra essere tornata, The Real Star fa viaggio verso le foto, dove osserva lui insieme a Miss Valentine, lui insieme alle sue cinture di Campione…

CE:”Bei momenti…ma queste situazioni tragiche mi hanno portato a rivalutare tutto…avevo giurato un amore superiore a quello che provo per la mia stessa vita…e ora tutto vacilla…questo significa che anche l’amore per me stesso è crollato. Questo significa che Charismatic Enigma non merita di continuare…”

Con le lacrime che ormai gonfiano i suoi occhi, il Campione EWF si sposta verso una dispensa presente nella stanza, dalla quale estrae una pistola, un modello non ben definito ma che lascia comunque intendere ciò che il ragazzo vuole fare.

Tornando nei pressi della poltrona, luogo di conforto e di riflessione per lui, osserva l’arma da fuoco, puntandola presto sulla sua tempia sinistra, e premendo con forza la canna della pistola sulla pelle calda. Le lacrime che scorrono sul suo viso sembrano di determinazione ora, la determinazione di chi è deciso a compiere un gesto, senza rancore e ripensamenti.

CE:”Tutto sta per finire…tutto finalmente potrà essere dimenticato e potrò liberarmi di questo fardello. Non so dove finirò dopo, perché dubito che Dio mi voglia con sé dopo una vita passata in questo modo, ma penso anche che il Diavolo in qualche modo potrebbe temere la mia presenza al suo cospetto…chissà…”

Con un movimento esperto, Charismatic Enigma lascia scorrere il proprio dito facendo arrivare il proiettile in posizione, pronto a colpire definitivamente. Il rumore del piombo che si sposta per diventare operativo scuote il rapper di Orlando, che però non mostra segni di ripensamento. Il suo dito si sposta sul grilletto…

CE:”Merda! Dovevo pensarci subito…non posso permettere che un proiettile rovini il mio splendido viso, e comunque la parte che più mi duole, quella che apparentemente mi ha abbandonato non è la testa…è il cuore…”

Con questo repentino ragionamento Charismatic Enigma sposta la canna della pistola in direzione del suo cuore, ormai il colpo è pronto a partire, e il viso di The Real Star non lascia presagire un passo indietro.

“Somebody gon’ die tonight…i’m gonna ride tonight…” la suoneria dei messaggi di Charismatic Enigma prende il via…

BANG!

Il corpo di Charismatic Enigma si accascia al suolo, proprio nei pressi della poltrona. Non accenna movimenti. Probabilmente ha fatto ciò che aveva pensato.

Il telefono continua a squillare, inesorabile, per un sms che il rapper di Orlando non leggerà mai…Sulla parete dietro la poltrona si intravede un foro di proiettile, al suolo è caduto un quadro che era appeso.

Charismatic Enigma al suolo, nonostante una macchia di sangue presente vicino a lui, si sta muovendo. Il gesto che stava per compiere non è andato completamente a buon fine! Un rivolo di sangue scorre sulla sua spalla, il braccio è ormai impregnato si sangue, ma The Real Star è ancora al mondo, forte anche più di un proiettile…ma non di un cellulare. Con movimenti lenti, il viso pallido per lo spavento, e il dolore per la bruciatura del proiettile che ha sibilato sulla sua carne all’altezza del muscolo sternocleidomastoideo sinistro, il ragazzo tenta di rialzarsi, per raggiungere quell’apparecchio elettronico che iniziando a squillare gli ha fatto perdere la concentrazione, facendo fallire quel tentativo di suicidio che poteva chiudere definitivamente una splendida storia. Strisciando, più per lo spavento che per il dolore, Charismatic Enigma raggiunge il telefono, caduto dallo scaffale a causa della vibrazione, che ora non squilla più.

“Coraggio, cerca di riprenderti…domani c’è un incontro che ti attende, sei il migliore e trionferai ancora, good luck!”

E’ di Christy. La ragazza, indirettamente, ha salvato la vita di Charismatic Enigma. Un altro messaggio arriva al cellulare del rapper, che osserva la scritta sul display, ma lascia suonare l’apparecchio per godere ancora di quelle note che fanno da suoneria per i suoi messaggi.

“Somebody gon’ die tonight…i’m gonna ride tonight…”

CE:”Non io, di certo. Prima o poi succederà, ma non ora. Rimedierò a tutto, non era arrivata la mia ora, sennò quel proiettile avrebbe trafitto il mio cuore spegnendomi definitivamente…sono tutti segni, come non sono morto stasera, non morirò domani. Questa suoneria mi accompagnerà ancora, ma rappresenterà uno stimolo, e non più un incitamento a gesti estremi. Questa sera, e probabilmente domani sera, qualcuno morirà…ma non Charismatic Enigma!”


Thoughest than Death…Thoughest than All...
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