DELL'UTRI OGGI, SOCCI E VENEZIANI IERI: RIVOLUZIONE AZZURRA, PARTITO DA RIFARE, SOSPETTI E VELENI

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INES TABUSSO
00giovedì 1 giugno 2006 18:27


LA STAMPA
1 giugno 2006
Intervista a MARCELLO DELL'UTRI
DELL'UTRI: IL PARTITO? TUTTO DA RIFARE
JACOPO IACOBONI
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060601/b0ljy.tif



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IL PROCESSO INTERNO: MA L’EX PREMIER CONGELA LE CARICHE, IN AUTUNNO LA RIVOLUZIONE AZZURRA
«Formigoni o Tremonti leader»
E scoppia l’ira di Berlusconi
Sospetti di congiure ed ex ministri esiliati scuotono Forza Italia
Ugo Magri

ROMA La «Triade azzurra», per ora, non si tocca. Così ha sentenziato ieri Silvio Berlusconi, blindando al loro posto i vertici di Forza Italia. In scala gerarchica: Sandro Bondi, Fabrizio Cicchitto e Denis Verdini. A sera l’ex premier ha diffuso una dichiarazione entusiasta delle 13.538 preferenze catturate a Napoli, in calce alla quale esprime «fiducia all’attuale dirigenza e alla sua strategia di radicamento sul territorio». Tradotto in italiano, significa che il comandante in capo non scarica sui luogotenenti la colpa del disastro elettorale a Roma e a Torino, dove il partito è crollato al 10 per cento, e tantomeno della delusione all’ombra del Vesuvio, anzi li assolve. Lui stesso si rende conto che i problemi veri sono altri.

Però il fatto stesso che il Cavaliere sia stato costretto a intervenire di persona, dopo che di mattina era già sceso in campo il suo portavoce Paolo Bonaiuti, è indicativo dell’aria irrespirabile nel primo partito italiano. Un clima di sospetti e veleni, proprio come in certe corti rinascimentali, dove alle spalle del Principe si combattevano guerre feroci. I panni di Jago stavolta li ha indossati Mario Mantovani, creatura berlusconiana doc, sindaco di Arconate e da un anno responsabile del «motore azzurro». Reduce, pare, da un incontro a tu per tu col Líder Maximo, è andato a raccontare su un quotidiano che «in Forza Italia verranno tagliate diverse teste», e che «stavolta Bondi e Cicchitto rischiano davvero». Un’altra «gola profonda» non meglio identificata (a via dell’Umiltà è iniziata immediatamente la caccia al traditore) ha sussurrato addirittura di inchieste interne e di «dubbi» berlusconiani sulla gestione dei fondi per la campagna elettorale.

E’ facile immaginare con quanta gioia l’abbiano presa Bondi e Cicchitto. Come se non bastasse, sempre ieri mattina «Libero» ha dedicato le prime tre pagine al «Caso Berlusconi». Per sostenere che «basta con il capo imperatore, al centrodestra servono nuovi leader» indicati, a titolo esemplificativo, in Giulio Tremonti e Roberto Formigoni. Non è la prima volta che il quotidiano di Vittorio Feltri dà la linea al Cavaliere, e probabilmente non sarà l’ultima. Ma in questo caso, sono esplosi in via del Plebiscito, «ha superato largamente il segno». I dietrologi hanno iniziato a scorgere trame ordite dall’Udc e perfino da Comunione e liberazione per destabilizzare il partito berlusconiano. Per cui Bonaiuti, di buon mattino, è intervenuto a denunciare come «falsa e fuorviante la rappresentazione di Forza Italia quale partito diviso da confronti interni». Soggiungendo che «il rapporto tra il Presidente e i suoi quadri dirigenti, nazionali e locali, non è mai stato minimamente in dubbio».

Sipario, dunque, almeno fino all’autunno. Di qui a sostenere, poi, che Berlusconi sia contento della sua creatura politica, ne corre parecchio. Ieri pomeriggio è andato di sorpresa all’Eur, nella sede del «motore azzurro», per incontrarvi non già Mantovani (messo in punizione) ma i giovani semi-volontari sotto-pagati che nelle prossime settimane dovranno tornare a spremersi sul referendum. Ha insistito sulla necessità di radicare il partito sul territorio, in special modo nelle grandi metropoli, dove il vuoto organizzativo non era mai stato avvertito come nello scorso weekend. S’è rivolto a quei ragazzi col tono di chi si sente deluso dalla vecchia guardia, spompata e rissosa, con troppi protagonisti alla finestra, incapaci di far gioco di squadra.

Dall’Alpe alle Piramidi, nell’impero berlusconiano è rissa continua: Crosetto crocifisso in Piemonte, guerra per bande in Campania, l’ex ministro Pisanu auto-esiliato in Sardegna (non ha con sé neppure il telefonino), Micciché e Schifani che non se le mandano a dire in Sicilia. E perfino battibecchi come quello che ha contrapposto pubblicamente l’ex-ministro Stefania Prestigiacomo alla ex-soubrette Mara Carfagna sulle quote rosa. «Sarebbe ora che Berlusconi intervenisse a dire che la ricreazione è finita», si augura un fedelissimo come Antonio Tomassini, forte del 62 per cento strappato a Varese. «Anche perché», sospira, «se questo è il partito con cui deve preparare le rivincita, qui va a finire che gli passa la voglia...».



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LIBERO QUOTIDIANO
31 maggio 2006

IL CASO BERLUSCONI
ANTONIO SOCCI
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060531/b07ju.tif

MA SENZA IL CAVALIERE E' IL DESERTO
MARCELLO VENEZIANI
www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060531/b07k4.tif

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