DARFUR, IL DRAMMA NEI DISEGNI DEI BAMBINI

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vanni-merlin
00domenica 12 agosto 2007 21:18
DARFUR, IL DRAMMA NEI DISEGNI DEI BAMBINI

I disegni mostrano attacchi contro civili e bambini, case date alle fiamme in villaggi distrutti, decapitazioni, corpi senza vita in pozze di sangue.


Nuove prove degli attacchi compiuti contro la popolazione civile della regione del Darfur sono emerse in 500 disegni fatti dai bambini rifugiati nel vicino Ciad. Prove che saranno ora consegnate alla Corte penale internazionale dell’Aia, chiamata a giudicare i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità compiuti durante gli oltre quattro anni di conflitto nella regione occidentale del Sudan.
La testimonianza dei bambini, i più piccoli hanno otto anni, è emersa per caso, quando un’attivista per la pace ha dato loro carta e colori per tenerli occupati mentre intervistava le loro mamme. Anna Schmidt, ricercatrice per Waging Peace, stava infatti raccogliendo informazioni sulle violenze compiute in Darfur contro le donne.

I disegni mostrano attacchi contro civili e bambini, case date alle fiamme in villaggi distrutti, decapitazioni, corpi senza vita in pozze di sangue, donne incatenate tra loro per essere trascinate via e fosse comuni. Molti degli autori di questi disegni non hanno più padri o fratelli, rimasti uccisi in Darfur. Nei disegni si vedono elicotteri con mitragliatrici, carri armati con la bandiera sudanese, militari in divisa affiancati dai miliziani Janjaweed a bordo di veicoli dotati di mitragliatrice. Gli aggressori sono sempre ritratti con la pelle chiara, mentre le vittime hanno la pelle scura.
«Questa è una prova - ha detto al quotidiano Independent la direttrice di Waging Peace, Rebecca Tinsley - se non sono una prova, non so cosa siano. I bambini hanno fornito un loro ricordo fotografico. Non sono stati manipolati. Lo schema che emerge dai disegni è sorprendente. Conferma quello che già sappiamo e smentisce quanto dichiarato dal governo sudanese».
Nel febbraio 2003 le principali etnie africane del Darfur impugnarono le armi contro il governo arabo di Khartoum per rivendicare maggiore partecipazione all’amministrazione del paese e più risorse per lo sviluppo della regione. Nel corso del conflitto, il governo ha potuto contare sull’appoggio delle comunità arabe e dei loro miliziani, noti come Janjaweed (diavoli a cavallo), in conflitto da tempo con le comunità africane per il controllo delle terre fertili della regione a fronte della crescente desertificazione. Da allora, la guerra ha causato almeno 200.000 morti e oltre 2,5 milioni di profughi e sfollati.

Fonte: www.lastampa.it


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