Curiosità del Medioevo: Il Matrimonio

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"Palantir"
00venerdì 13 gennaio 2006 17:27
"Il matrimonio? un buon affare!"






Il matrimonio nel medioevo aveva un forte valore economico e politico più che sentimentale, i potenti si sposavano per interesse o per accordi politici.

Guglielmo il Maresciallo sposando Isabella di Clare, una ricca ereditiera, da militare nullatenente divenne uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra: un matrimonio sofferto ma fortemente voluto dalla di lui famiglia (egli rimase in attesa per 45 anni).

I figli dei regnanti spesso erano già promessi sposi prima di essere concepiti: tutte le grandi famiglie europee del tempo erano imparentate (e per questo motivo lo sono ancora oggi).

Per il popolo però, il matrimonio aveva sempre quel senso di familiarità ed intimità che caratterizza l’unione d’amore di due persone: la solidarietà all’interno delle famiglie era assai forte, si condividevano con i familiari tutti i sentimenti, dall’amore all’odio.

Nella maggior parte dei casi non nasceva una vera e propria famiglia perché gli sposi andavano a vivere con i genitori (normalmente dello sposo, della sposa se lei non aveva fratelli), per condividere con loro la gestione familiare e, ovviamente, la terra.

C’erano delle regole ben precise da rispettare: le ragazze dovevano avere più di 12 anni e i ragazzi almeno 14, non dovevano essere parenti fino al settimo grado (anche se questa era una regola abbastanza elastica) e dovevano aver ricevuto i principali sacramenti della Chiesa.

In alcuni periodi dell’anno non era possibile unirsi in matrimonio: dalla prima domenica di avvento all’ottava dopo l’epifania, dal lunedì prima dell’ascensione all’ottava di Pentecoste e tra la settima e l’ottava domenica di Pasqua.
I signori e i nobili erano molto limitati nelle proprie scelte in quanto non decidevano in prima persona chi sposare; lo facevano per loro i genitori e i parenti.

Molto più liberi erano i borghesi e la gente del popolo che decidevano liberamente con chi sposarsi.
Ci si scambiava l’anello, che però non era l’unico simbolo di legame reciproco: durante la cerimonia si scambiavano guanti, cappelli, coltelli, a testimonianza che il legame non era solo sentimentale e romantico, ma conferiva ai due sposi un diritto sull’altro (e, ovviamente, anche sui beni materiali).

Ovviamente non si poteva divorziare, però si poteva dimostrare che il matrimonio non era "mai esistito" o per il fatto che la consanguineità era ignota al momento del matrimonio o se si dimostrava che uno dei due coniugi era incapace di avere figli.

La cerimonia del fidanzamento:

Vi erano i cosiddetti “paraninfi” che avevano il compito di far conoscere le famiglie tra loro e il “mezzano” che conduceva le trattative per la dote, che poteva durare anche anni in certi casi. Gli uomini dovevano fare un regalo alla famiglia della sposa una volta raggiunto l’accordo, veniva organizzato il “mogliazzo” che era una promessa di matrimonio registrata da un notaio e si assisteva allo scambio degli anelli tra i due giovani che divenivano fidanzati a tutti gli effetti. Chiunque avesse rotto il fidanzamento, avrebbe pagato l’ affronto con la morte. Pochi giorni dopo il mogliazzo solitamente si celebrava il matrimonio ma, nel caso in cui i ragazzi fossero troppo giovani, potevano passare anche degli anni, anni nei quali il ragazzo aveva il permesso di andare a trovare a casa la ragazza, facendole una corte discreta sempre alla presenza di qualche familiare.
I promessi sposi si recavano in chiesa insieme ai rispettivi genitori e parenti, il prete appurava la loro identità e procedeva con la dichiarazione di fidanzamento: "... prometti col tuo giuramento di sposare...?".

Poi iniziava il periodo dei bandi, degli annunci pubblici dell’imminente matrimonio, soprattutto per scoprire eventuali impedimenti all’unione.





La cerimonia del matrimonio:

La cerimonia del matrimonio era simile a quella del fidanzamento ma, ovviamente più solenne: era celebrata di norma nell’atrio della chiesa, gli sposi vestivano di rosso e la sposa doveva avere i capelli lunghi sciolti e coperti da un velo (entrambi gli sposi poi erano coperti da un unico velo).

L’anello nuziale era scambiato e infilato al dito anulare, che "è il dito con la vena che porta direttamente al cuore".
Nei matrimoni dei nobili, soprattutto dei regnanti, l’anello portava anche delle scritte, o i nomi degli sposi, o alcune cose importanti per l’uno e per l’altra.

Nel momento dello scambio degli anelli c’era l’usanza tra gli invitati di prendersi a spintoni e a volte anche a schiaffoni, per non perdere la memoria di tale evento (nella maggior parte dei casi non esistevano documenti scritti). Veniva spezzata un’unica ostia e divisa tra i due sposi, che bevevano dallo stesso calice e poi accendevano un cero alla Santa Vergine.

Alla fine della cerimonia, dopo essere usciti dalla chiesa accompagnati per mano dal prete, gli sposi, insieme ai parenti, entravano nel cimitero e andavano a pregare i propri morti.

Sulla strada per casa parenti e amici tiravano grano agli sposi, auspicio di fertilità ed abbondanza (usanza di probabile derivazione pagana, rimasta in uso anche nelle cerimonie religiose di oggi). Poi cominciava la festa: canti, balli e ricche mangiate per giorni e giorni.
I festeggiamenti per le nozze erano molto lunghi solitamente. A Firenze ad esempio, nel 1300 non si potevano invitare più di 100 persone per legge e il pranzo, che si consumava a casa dello sposo, arrivava anche a durare 3 giorni. Dopo 8 giorni, nei quali la giovane torna a casa coi genitori, si va a mangiare dalla sposa per diversi altri giorni.
La sposa durante il pranzo di nozze ultimo che la separa dalla vita coniugale, doveva mangiare poco tanto da non sporcare l’acqua della ciotola lava-mani che le era posta davanti. Inoltre doveva inscenare un mini dramma nel quale si mostrava disperata all’idea di doversi allontanare col suo giovane uomo e cercare riparo presso i genitori. Tutto questo aveva il compito di sottolineare la purezza della ragazza e il suo spavento difronte alla vita coniugale.

Al calar del sole della prima sera, il prete benediva la stanza e il letto dove i due giovani sposi avrebbero consumato il matrimonio, anche se molte volte succedeva che dormissero separati.

[Modificato da "Palantir" 13/01/2006 17.52]

LadySyrius
00venerdì 13 gennaio 2006 19:50
molto interessante, ti ringrazio...
"Palantir"
00venerdì 13 gennaio 2006 20:01
Son contento che ti interessi, sono notizie storiche che hanno l'intento di non insegnare nulla a nessuno, perché di fatto nessuno qui è professore, bensì di stuzzicare la curiosità intellettuale nostra.
grazie a te [SM=x131223]
Thishar
00venerdì 13 gennaio 2006 20:14
simpatico questo articolo^^ [SM=g27828]
tazziana
00venerdì 13 gennaio 2006 20:22
Interessantissimo Quatt,davvero [SM=g27811]
Interessantissimo vedere come alcune cose da allora non siano cambiate [SM=g27818]
minerva.dea
00venerdì 13 gennaio 2006 20:33
Re:

Scritto da: tazziana 13/01/2006 20.22
Interessantissimo Quatt,davvero [SM=g27811]
Interessantissimo vedere come alcune cose da allora non siano cambiate [SM=g27818]



[SM=x131203]
Ma come, ancora si danno le spinte e gli schiaffoni ai matrimoni? [SM=x131203] [SM=x131209]
tazziana
00venerdì 13 gennaio 2006 20:46
In quelli in cui sono stata io si,è capitato [SM=x131260]
E i pranzi nuziali?Una volta in Calabria sono stata per 36 ore seduta a tavola...
Beh,per non parlare dei matrimoni d'interesse... [SM=g27820]:
"Palantir"
00venerdì 13 gennaio 2006 21:00
36 ore?

hanno pagato il riscatto per riaverti a casa?


tornando seri, è davvero curioso rendersi conto come alcuni costumi non siano stati corrotti dal tempo e come siano validi tutt'ora
tazziana
00venerdì 13 gennaio 2006 21:16
E' vero.
Ma è anche una fortuna che altri siano andati persi... [SM=g27820]:
byby70
00giovedì 6 aprile 2006 13:31
La donna era sempre sottomessa ....

Scritto da: "Palantir" 13/01/2006 20.01
sono notizie storiche che hanno l'intento di non insegnare nulla a nessuno



Marito e moglie dovevano imparare ad amarsi e a rispettarsi e quando erano separati pensare l'uno all'altra.
La moglie doveva festeggiare il marito ogni volta che egli partiva o ritornava per un viaggio d’affari o quando rimaneva a lavorare nei campi per intere settimane;
doveva essere gentile, affettuosa e comprensiva col proprio marito, per godere sempre del suo amore e del suo favore. [SM=x131181]
La donna era sempre sottomessa alla volontà e alla sorveglianza del marito e la sua libertà di parola e di azione era pressoché nulla.
[SM=x131191] [SM=x131191] [SM=x131191]
"Palantir"
00giovedì 6 aprile 2006 14:17
ah... bei tempi... [SM=x131179]
byby70
00giovedì 6 aprile 2006 14:48
che cosa rara...
ceeeeeeeeeeeeee non ci posso credere!!!!!!! [SM=x131181]
un MASCHILISTAAAAAAA!!!!!!!!! [SM=x131182] [SM=x131182]

che cosa rara... [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
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