Contemplatio per il Tempo della Quaresima

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Caterina63
00giovedì 19 febbraio 2009 09:05
[SM=g1740717] [SM=g1740720]

OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO: BENEDICTO

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto
Dominus conservet eum et vivificet eum et
beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius



Preghiamo per il Papa Benedetto.
Il Signore Lo conservi, Gli doni vita e salute,
Lo renda felice sulla terra
e Lo preservi da ogni male. Amen.

Per chi non conoscesse la musica, cliccate qui sotto questo semplice, piccolo video karaoke....e imparerete le note di questa Preghiera.. [SM=g1740738]




"Non dimenticate mai il Papa!
Non dimenticate di pregare per il Papa
!"
(Benedetto XVI, Angelus Domini, 14 ottobre 2007)


[SM=g1740717] [SM=g1740720]

[SM=g1740717] La Preghiera per il Pontefice scritta da Papa Leone XIII

O Signore, noi siamo milioni di credenti, che ci prostriamo ai tuoi piedi e ti preghiamo che Tu salvi, protegga e conservi lungamente il Sommo Pontefice, padre della grande società delle anime e pure padre nostro. In questo giorno, come in tutti gli altri, anche per noi egli prega, offrendo a te con fervore santo l'Ostia d'amore e di pace.

Ebbene, volgiti, o Signore, con occhio pietoso anche a noi, che quasi dimentichi di noi stessi preghiamo ora soprattutto per lui. Unisci le nostre orazioni con le sue e ricevile nel seno della tua infinita misericordia, come profumo soavissimo della carità viva ed efficace, onde i figliuoli sono nella Chiesa uniti al padre. Tutto ciò ch'egli ti chiede oggi, anche noi te lo chiediamo con lui.

Se egli piange o si rallegra o spera o si offre vittima di carità per il suo popolo, noi vogliamo essere con lui; desideriamo anzi che la voce delle anime nostre si confonda con la sua. Deh! per pietà fa' Tu, o Signore, che neppure un solo di noi sia lontano dalla sua mente e dal suo cuore nell'ora in cui egli prega e offre a te il Sacrificio del tuo benedetto Figliuolo.
E nel momento in cui il nostro veneratissimo Pontefice, tenendo tra le sue mani il Corpo stesso di Gesù Cristo, dirà al popolo sul Calice di benedizioni queste parole: «La pace del Signore sia sempre con voi», Tu fa', o Signore, che la pace tua dolcissima discenda con una efficacia nuova e visibile nel cuore nostro ed in tutte le nazioni.
Amen.


Indulgentia quingentorum dierum semel in die (Leo XIII, Audientia 8 maii 1896; S. Paen. Ap., 18 ian. 1934).



[SM=g1740733]

Caterina63
00giovedì 26 febbraio 2009 12:52
OMELIA DEL SANTO PADRE
Mercoledì delle Ceneri 2009
nella suggestiva Basilica, Culla dell'Ordine Domenicano, Santa Sabina sull'Aventino.....[SM=g27998]


Cari fratelli e sorelle!

Oggi, Mercoledì delle Ceneri - porta liturgica che introduce nella Quaresima -, i testi predisposti per la celebrazione tratteggiano, sia pure sommariamente, l’intera fisionomia del tempo quaresimale. La Chiesa si preoccupa di mostrarci quale debba essere l’orientamento del nostro spirito, e ci fornisce i sussidi divini per percorrere con decisione e coraggio, illuminati già dal fulgore del Mistero pasquale, il singolare itinerario spirituale che stiamo iniziando.


"Ritornate a me con tutto il cuore". L’appello alla conversione affiora come tema dominante in tutte le componenti dell’odierna liturgia. Già nell’antifona d’ingresso si dice che il Signore dimentica e perdona i peccati di quanti si convertono; nella colletta si invita il popolo cristiano a pregare perché ciascuno intraprenda "un cammino di vera conversione". Nella prima Lettura, il profeta Gioele esorta a far ritorno al Padre "con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti… perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male e ricco di benevolenza" (2,12-13). La promessa di Dio è chiara: se il popolo ascolterà l’invito a convertirsi, Dio farà trionfare la sua misericordia e i suoi amici saranno colmati di innumerevoli favori. Con il Salmo responsoriale, l’assemblea liturgica fa proprie le invocazioni del Salmo 50, domandando al Signore di creare in noi "un cuore puro", di rinnovare in noi "uno spirito saldo". Vi è poi la pagina evangelica, nella quale Gesù, mettendoci in guardia dal tarlo della vanità che porta all’ostentazione e all’ipocrisia, alla superficialità e all’autocompiacimento, ribadisce la necessità di nutrire la rettitudine del cuore. Egli mostra al tempo stesso il mezzo per crescere in questa purezza di intenzione: coltivare l’intimità con il Padre celeste.

Particolarmente gradita in questo anno giubilare, commemorativo del bimillenario della nascita di san Paolo, ci giunge la parola della seconda Lettera ai Corinti: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (5,20). Questo invito dell’Apostolo suona come un ulteriore stimolo a prendere sul serio l’appello quaresimale alla conversione. Paolo ha sperimentato in maniera straordinaria la potenza della grazia di Dio, la grazia del Mistero pasquale di cui la stessa Quaresima vive. Egli si presenta a noi come "ambasciatore" del Signore. Chi allora meglio di lui può aiutarci a percorrere in maniera fruttuosa questo itinerario di interiore conversione? Nella prima Lettera a Timoteo scrive: "Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io", ed aggiunge: "Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna" (1,15-16). L’Apostolo è dunque cosciente di essere stato scelto come esempio, e questa sua esemplarità riguarda proprio la conversione, la trasformazione della sua vita avvenuta grazie all’amore misericordioso di Dio. "Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento – egli riconosce - ma mi è stata usata misericordia … e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato" (ibid. 1,13-14). L’intera sua predicazione, e prima ancora, tutta la sua esistenza missionaria furono sostenute da una spinta interiore riconducibile all’esperienza fondamentale della "grazia". "Per grazia di Dio sono quello che sono – scrive ai Corinzi – … ho faticato più di tutti loro [gli apostoli], non io però, ma la grazia di Dio che è con me" (1 Cor 15,10). Si tratta di una consapevolezza che affiora in ogni suo scritto ed ha funzionato come una "leva" interiore su cui Dio ha potuto agire per spingerlo avanti, verso sempre ulteriori confini non solo geografici, ma anche spirituali.


San Paolo riconosce che tutto in lui è opera della grazia divina, ma non dimentica che occorre aderire liberamente al dono della vita nuova ricevuta nel Battesimo. Nel testo del capitolo 6 della Lettera ai Romani, che sarà proclamato durante la Veglia pasquale, scrive: "Il peccato dunque non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia" (6,12-13). In queste parole troviamo contenuto tutto il programma della Quaresima secondo la sua intrinseca prospettiva battesimale. Da una parte, si afferma la vittoria di Cristo sul peccato, avvenuta una volta per tutte con la sua morte e risurrezione; dall’altra, siamo esortati a non offrire al peccato le nostre membra, cioè a non concedere, per così dire, spazio di rivincita al peccato. La vittoria di Cristo attende che il discepolo la faccia sua, e questo avviene prima di tutto con il Battesimo, mediante il quale, uniti a Gesù, siamo diventati "viventi, ritornati dai morti". Il battezzato però, affinché Cristo possa regnare pienamente in lui, deve seguirne fedelmente gli insegnamenti; non deve mai abbassare la guardia, per non permettere all’avversario di recuperare in qualche modo terreno.

Ma come portare a compimento la vocazione battesimale, come essere vittoriosi nella lotta tra la carne e lo spirito, tra il bene e il male, lotta che segna la nostra esistenza? Nel brano evangelico il Signore ci indica oggi tre utili mezzi: la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Nell’esperienza e negli scritti di San Paolo troviamo anche al riguardo utili riferimenti. Circa la preghiera, egli esorta a "perseverare" e a "vegliare in essa, rendendo grazie" (Rm 12,12; Col 4,2), a "pregare ininterrottamente" (1 Ts 5,17). Gesù è nel fondo del nostro cuore. La relazione con Lui è presente e rimane presente anche se parliamo, agiamo secondo i nostri doveri professionali. Per questo nella preghiera c’è la presenza interiore nel nostro cuore della relazione con Dio, che diventa volta a volta anche preghiera esplicita. Per quanto concerne l’elemosina, sono certamente importanti le pagine dedicate alla grande colletta in favore dei fratelli poveri (cfr 2 Cor 8-9), ma va sottolineato che per lui è la carità il vertice della vita del credente, il "vincolo della perfezione": "sopra tutte queste cose – scrive ai Colossesi - rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto" (Col 3,14). Del digiuno non parla espressamente, esorta però spesso alla sobrietà, come caratteristica di chi è chiamato a vivere in vigilante attesa del Signore (cfr 1 Ts 5,6-8; Tt 2,12). Interessante è pure il suo accenno a quell’"agonismo" spirituale che richiede temperanza: "ogni atleta – scrive ai Corinzi – è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre" (1 Cor 9,25). Il cristiano deve essere disciplinato per trovare la strada ed arrivare realmente al Signore.


Ecco dunque la vocazione dei cristiani: risorti con Cristo, essi sono passati attraverso la morte e ormai la loro vita è nascosta con Cristo in Dio (cfr Col 3,1-2). Per vivere questa "nuova" esistenza in Dio è indispensabile nutrirsi della Parola di Dio. Solo così possiamo realmente essere congiunti con Dio, vivere alla sua presenza, se siamo in dialogo con Lui. Gesù lo dice chiaramente quando risponde alla prima delle tre tentazioni nel deserto, citando il Deuteronomio: "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4; cfr Dt 8,3). San Paolo raccomanda: "La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati" (Col 3,16). Anche in questo, l’Apostolo è innanzitutto testimone: le sue Lettere sono la prova eloquente del fatto che egli viveva in permanente dialogo con la Parola di Dio: pensiero, azione, preghiera, teologia, predicazione, esortazione, tutto in lui era frutto della Parola, ricevuta fin dalla giovinezza nella fede ebraica, pienamente svelata ai suoi occhi dall’incontro con Cristo morto e risorto, predicata per il resto della vita durante la sua "corsa" missionaria. A lui fu rivelato che Dio ha pronunciato in Gesù Cristo la Parola definitiva, sé stesso, Parola di salvezza che coincide con il mistero pasquale, il dono di sé nella Croce che diventa poi risurrezione, perché l’amore è più forte della morte. San Paolo poteva così concludere: "Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Gal 6,14). In Paolo la Parola si è fatta vita, ed unico suo vanto è Cristo crocifisso e risorto.

Cari fratelli e sorelle, mentre ci disponiamo a ricevere le ceneri sul capo in segno di conversione e di penitenza, apriamo il cuore all’azione vivificante della Parola di Dio. La Quaresima, contrassegnata da un più frequente ascolto di questa Parola, da più intensa preghiera, da uno stile di vita austero e penitenziale, sia stimolo alla conversione e all’amore sincero verso i fratelli, specialmente quelli più poveri e bisognosi. Ci accompagni l’apostolo Paolo, ci guidi Maria, attenta Vergine dell’ascolto e umile Serva del Signore. Potremo così giungere, rinnovati nello spirito, a celebrare con gioia la Pasqua. Amen!

[00331-01.01] [Testo originale: Italiano]


Caterina63
00sabato 28 febbraio 2009 19:14
Dal 1° al 7 marzo
diciassette meditazioni  

    Iniziano il 1° marzo, prima domenica di Quaresima, nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano, gli esercizi spirituali con la partecipazione di Benedetto XVI. Le meditazioni sono proposte quest'anno dal cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sul tema "Il sacerdote incontra Gesù e lo segue".

    Gli esercizi hanno il seguente svolgimento: 

domenica 1° marzo, alle ore 18, esposizione eucaristica, celebrazione dei vespri, meditazione introduttiva, adorazione, benedizione eucaristica;

nei giorni successivi,
alle ore 9, celebrazione delle lodi, meditazione;
alle ore 10.15, celebrazione dell'ora terza, meditazione;
alle ore 17, meditazione;
alle ore 17.45, celebrazione dei vespri, adorazione e benedizione eucaristica;

sabato 7 marzo, alle ore 9, celebrazione delle lodi, meditazione conclusiva.

Diciassette in tutto le meditazioni che saranno dettate dal cardinale Arinze a partire da alcuni passi della Sacra Scrittura.

La prima riflessione di domenica sera inizierà proprio dall'esortazione ad "accettare l'invito di Gesù di seguirlo e restare con lui" e si riferirà, in particolare, alle espressioni evangeliche "Venite dietro a me" (Matteo, 4, 19; Marco, 1, 17), "Seguimi" (Luca, 5, 27; Giovanni 1, 43) e "Quel giorno rimasero con lui" (Giovanni, 1, 39).
L'ultima meditazione, invece, proporrà sabato mattina una lettura escatologica del tema, con riferimenti a Qoelet, 3, 2 ("C'è un tempo per nascere e un tempo per morire"), a Ebrei, 13, 14 (Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura") e al Salmo 122, 1 ("Quale gioia, quando mi dissero:  Andremo alla casa del Signore").

    Nella settimana degli esercizi spirituali vengono sospese tutte le udienze private e speciali, compresa l'udienza generale di mercoledì 4 marzo.


Il cardinale Arinze anticipa i temi degli esercizi spirituali che predicherà a Benedetto XVI e alla Curia romana
Se il prete non incontra e segue Gesù la sua vocazione non ha senso


di Nicola Gori

    "Il sacerdote incontra Gesù e lo segue":  è questo il tema degli esercizi spirituali per il Papa e la Curia romana che il cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, tiene nella cappella Redemptoris Mater dal 1° al 7 marzo. Un tema scelto per sottolineare che l'incontro e la sequela non rappresentano solo il centro del sacerdozio ma anche l'essenza di ogni autentica esperienza di fede. "Le riflessioni che offrirò a Benedetto XVI - spiega il porporato in questa intervista al nostro giornale alla vigilia dell'inizio degli esercizi - non sono esclusivamente sacerdotali ma valgono per tutti, perché il cristianesimo è l'incontro di ogni uomo con Gesù".

    Perché ha scelto questo tema per gli esercizi spirituali del Papa?

    Ho pensato che nell'incontrare e seguire Gesù possiamo vedere la sintesi di tutto il cristianesimo. Da una parte c'è Gesù che ci chiama. Dall'altra ci siamo noi con la nostra risposta:  lo incontriamo, lo seguiamo e questo diventa un programma per tutta la vita. Così accadde per i primi apostoli:  Gesù li vide e disse loro di seguirli. Nella sequela sono compresi l'ascolto, il suo insegnamento, i miracoli, la preghiera. Possiamo dire che gli apostoli hanno fatto tre anni di seminario maggiore e il rettore era il Figlio di Dio.

    Però la chiamata di Gesù non vale soltanto per i preti.

    Certo. Anche le riflessioni che offrirò al Papa non sono esclusivamente sacerdotali ma valgono per tutti, perché il cristianesimo è l'incontro di ogni uomo con Gesù. Ciascuno può applicarlo a se stesso secondo la propria vocazione e missione. E ciascuno può dare una risposta diversa. Tra i discepoli, c'è stato chi subito ha lasciato le reti e si è messo alla sua sequela. Ma c'è stato anche chi è rimasto attaccato alle cose materiali, ha chiesto tempo, ha voluto prima tornare dai suoi cari per congedarsi.

    Da allora sono passati duemila anni. L'uomo di oggi può ancora incontrare Gesù?

    Se vuole può incontrarlo. Sempre che riesca a superare due grandi ostacoli. Il primo è la superficialità, la distrazione. E il secondo è la paura. Ponzio Pilato rappresenta il paradigma di quelli che hanno paura di incontrare la verità. Gesù gli parla, ma lui ha paura. Gli dice:  "Io vengo per dare testimonianza alla verità". E Pilato domanda "Cos'è la verità?". Ma la sua domanda non è quella di un filosofo che attende la risposta. Infatti se ne va senza ascoltare, senza aspettare. Senza rendersi conto che la verità sta proprio davanti a lui. Anche oggi tante persone mancano all'appuntamento con la verità, perché hanno paura di ciò che Gesù rappresenta e del suo messaggio. Non si rendono conto che la fede non è un intralcio all'esistenza, ma una promessa di vita e di verità che va oltre il contingente.

    Quali sono i luoghi in cui può avvenire questo incontro?

    Uno dei luoghi fondamentali - non fisico ma spirituale - è la preghiera. La preghiera è lasciare posto a Dio. È fare silenzio non solo esternamente, ma soprattutto internamente. È ascoltare. Nelle meditazioni che proporrò al Papa parlerò in particolare di questo, ricordando le lunghe ore di preghiera che Gesù trascorreva da solo e sottolineando che gli stessi discepoli gli hanno chiesto:  "Signore, insegnaci a pregare".
    Un altro luogo di incontro è la Scrittura:  Gesù è la Parola di Dio che diventa uomo. La Scrittura è Parola di Dio scritta. Quando leggiamo la Bibbia e quando la proclamiamo durante la liturgia, è Dio che parla. Il Vangelo non è un libro polveroso del passato. È la voce di Dio oggi.
    Un terzo luogo è la Chiesa, corpo mistico di Cristo. Egli stesso ne ha scelto i primi pilastri, ha dato la garanzia di essere sempre con lei e ha promesso lo Spirito Santo. Nelle meditazioni sottolineerò proprio questa dimensione:  la Chiesa è il corpo di Cristo che ne è il capo. E come tale si ritrova nella liturgia, dove incontra realmente e sostanzialmente Gesù attraverso la comunione eucaristica. E si riconosce nella carità, soprattutto verso gli ammalati, gli anziani, i rifugiati, i poveri. Gesù può parlarci in tutte queste situazioni. Paolo VI ha detto che la Chiesa guarda al volto di ogni persona che soffre e vede Gesù. Non attendiamo che Gesù ci appaia, perché ce lo abbiamo già vicino.

    Se per il cristiano incontrare Gesù vuol dire seguirlo, che cosa succede quando questo atteggiamento di sequela manca da parte del sacerdote?

    È Gesù che dà senso alla vita del prete. Senza di Lui il sacerdote non si comprende, non ha più senso. Direi che la sua vocazione diventa come una farsa. In nome di chi, infatti, celebra, predica, agisce? San Paolo ha detto:  per me vivere è Cristo. Il sacerdote è ambasciatore di Cristo. Perciò se è necessario per ogni cristiano seguire Gesù, a maggior ragione lo è per il sacerdote. La sua testimonianza è sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi non crede. Certo, è possibile che ci siano mancanze anche nei sacerdoti. Non tutti i preti sono stati e sono santi. Lo stesso Vangelo non nasconde debolezze e cadute dei discepoli di Cristo. C'è stato chi ha chiesto a Gesù di incendiare una città di Samaria o chi si è attribuito il diritto di essere il primo fra tutti. E poi c'è Giuda iscariota, che è stato con Gesù ma non lo ha amato. Ha indurito il suo cuore, lo ha chiuso all'amore. Questo dimostra che il cuore umano può venir meno, che la libertà dataci da Dio può essere usata male. Nella storia della Chiesa questo purtroppo è successo altre volte.

    La dimensione penitenziale della quaresima può aiutare il sacerdote a rinnovare l'esperienza dell'incontro con Cristo?

    Sì, a cominciare dal gesto di ricevere le ceneri, che vuol dire accettare di essere peccatori. La Chiesa chiede di pregare molto durante la quaresima non solo in segno di adorazione a Dio ma anche di pentimento per i peccati commessi. E non basta ricevere il perdono da Dio, bisogna anche riconoscere che abbiamo offeso l'amore di Dio. E poi c'è il digiuno, al quale il Papa ha dedicato il suo messaggio quaresimale. È un gesto oggi poco considerato, ma che va inteso nel giusto significato. Il suo senso autentico è fare a meno di qualche cosa che piace e condividere i beni con i poveri. La solidarietà con chi soffre è anche un modo di mostrare l'autenticità della nostra celebrazione eucaristica. Alla fine della messa il sacerdote ci dice:  andate e vivete ciò che è stato celebrato, ascoltato, meditato e pregato. Aiutare chi è anziano, solo, carcerato, disabile, è un modo di vivere l'Eucaristia. Benedetto XVI lo dice chiaramente nella Deus caritas est:  l'Eucaristia che non si traduce in opere di carità è frammentata, incompleta.

    Ma è ancora attuale il richiamo alla sobrietà che il Papa ha rilanciato nel messaggio di quest'anno?

    Digiunare è accettare che siamo peccatori. È fare a meno di qualcosa. È anche uno strumento di "allenamento" spirituale, simile a quello che praticano gli atleti per riuscire in una disciplina sportiva. C'è poi la dimensione più dinamica, che è appunto quella di aiutare i poveri. Spendere meno e aiutare i fratelli che hanno meno:  è lo stile di vita raccomandato dal Papa anche nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest'anno. Lo spirito cristiano deve andare nella direzione opposta rispetto al consumismo senza freni. Avere le credenze e gli armadi pieni - colmi di cose che spesso non ci servono o che usiamo appena qualche volta - è un'offesa ai poveri.

    Cosa significa per lei predicare gli esercizi spirituali a Benedetto XVI?

    Non è una cosa da poco. Si può immaginare i sentimenti di chi riceve questo invito. Posso dire che non me lo attendevo, ma proprio per questo è un impegno che prendo molto sul serio. Mi sono detto:  il Papa poteva trovare un bravo teologo, come mai si è rivolto a me? Ma poi ho pensato:  è lui che lo chiede, allora questa è la volontà di Dio. Perché non avere la semplicità di condividere quel poco che ho? È con questo spirito che ho accolto l'invito.



(©L'Osservatore Romano - 1 marzo 2009)

Caterina63
00domenica 1 marzo 2009 13:31
Stupenda catechesi del Papa oggi, 1.3.2009, I* di Quaresima...
parlando delle tentazioni che Gesù dovette subire, il Papa mette in risalto la tentazione ma anche il sostegno degli Angeli per combatterle.... [SM=g1740734]


Cari fratelli e sorelle!

Oggi è la prima domenica di Quaresima, e il Vangelo, con lo stile sobrio e conciso di san Marco, ci introduce nel clima di questo tempo liturgico: "Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana" (Mc 1,12). In Terra Santa, ad ovest del fiume Giordano e dell’oasi di Gerico, si trova il deserto di Giuda, che per valli pietrose, superando un dislivello di circa mille metri, sale fino a Gerusalemme. Dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, Gesù si addentrò in quella solitudine condotto dallo stesso Spirito Santo, che si era posato su di Lui consacrandolo e rivelandolo quale Figlio di Dio. Nel deserto, luogo della prova, come mostra l’esperienza del popolo d’Israele, appare con viva drammaticità la realtà della kenosi, dello svuotamento di Cristo, che si è spogliato della forma di Dio (cfr Fil 2,6-7). Lui, che non ha peccato e non può peccare, si sottomette alla prova e perciò può compatire la nostra infermità (cfr Eb 4,15). Si lascia tentare da Satana, l’avversario, che fin dal principio si è opposto al disegno salvifico di Dio in favore degli uomini.

Quasi di sfuggita, nella brevità del racconto, di fronte a questa figura oscura e tenebrosa che osa tentare il Signore, appaiono gli angeli, figure luminose e misteriose. Gli angeli, dice il Vangelo, "servivano" Gesù (Mc 1,13); essi sono il contrappunto di Satana. "Angelo" vuol dire "inviato". In tutto l’Antico Testamento troviamo queste figure, che nel nome di Dio aiutano e guidano gli uomini. Basta ricordare il Libro di Tobia, in cui compare la figura dell’angelo Raffaele, che assiste il protagonista in tante vicissitudini. La presenza rassicurante dell’angelo del Signore accompagna il popolo d’Israele in tutte le sue vicende buone e cattive.

Alle soglie del Nuovo Testamento, Gabriele è inviato ad annunciare a Zaccaria e a Maria i lieti eventi che sono all’inizio della nostra salvezza; e un angelo, del quale non si dice il nome, avverte Giuseppe, orientandolo in quel momento di incertezza. Un coro di angeli reca ai pastori la buona notizia della nascita del Salvatore; come pure saranno degli angeli ad annunciare alle donne la notizia gioiosa della sua risurrezione. Alla fine dei tempi, gli angeli accompagneranno Gesù nella sua venuta nella gloria (cfr Mt 25,31).
Gli angeli servono Gesù, che è certamente superiore ad essi, e questa sua dignità viene qui, nel Vangelo, proclamata in modo chiaro, seppure discreto. Infatti anche nella situazione di estrema povertà e umiltà, quando è tentato da Satana, Egli rimane il Figlio di Dio, il Messia, il Signore.

Cari fratelli e sorelle, toglieremmo una parte notevole del Vangelo, se lasciassimo da parte questi esseri inviati da Dio, i quali annunciano la sua presenza fra di noi e ne sono un segno. Invochiamoli spesso, perché ci sostengano nell’impegno di seguire Gesù fino a identificarci con Lui. Domandiamo loro, in particolare quest’oggi, di vegliare su di me e sui collaboratori della Curia Romana che questo pomeriggio, come ogni anno, inizieremo la settimana di Esercizi spirituali. Maria, Regina degli Angeli, prega per noi!




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Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 15:20
Oggi 6 Marzo....Primo Venerdì di Quaresima per noi ambrosiani è coinciso con il compleanno che mia mamma avrebbe fatto con noi....oggi abbiamo così contemplato la Via Crucis in casa con i figli, e mi piace condividere con voi soprattutto la Preghiera nella Comunione dei Santi.......


Abbiamo contemplato la Via Crucis preparata e meditata dall'allora card. Ratzinger poco prima di salire al soglio di Pietro...

Per chi volesse ricordare quelle stupende meditazioni e preghiere, cliccate qui:

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2005/documents/ns_lit_doc_20050325_via-crucis_it.html
Caterina63
00sabato 7 marzo 2009 10:03
Carissimi Amici,meditiamo con cuore aperto alla Grazia dello Spirito Santo  questo primo momento della Passione di Gesù, descrittaci nella Via Crucis…

La Via
della Croce !!!

Chi consapevolmente, chi no, tutti la percorriamo…, facciamo il nostro tragitto sì tortuoso, ma anche ricco di momenti felici e indimenticabili ! Però, rimane sempre e per sempre, la Via della Croce
… La via della speranza e dell'Amore di Cristo poiché prima di noi, per tracciarci la strada e dare forza e vigore alle nostre stanche membra, l' ha salita Lui !!!

E' stato condannato a morte!

La Morte
! Tutto svanirà, la scena di questa vita passerà, ma se avremo avuto un po’ di fede, se crediamo davvero nel dolore e nell'olocausto di Cristo, allora la morte sarà solo un dolce incontro con Colui, che per tutta la strada, avremo invocato e atteso sin dall'inizio del cammino!

Consideriamo per un istante, com'era stata già la sentenza di morte contro Adamo se avesse disobbedito a Dio, mangiando il frutto vietato nella citazione di Gen. 2.17.
Adamo ne mangiò e la sentenza fu pronunziata!L'uomo fu condannato alla morte e a ridursi in polvere, poiché dalla terra l'Altissimo lo aveva plasmato, perdendo così il dono dell' Immortalità !

E chi poteva restituire all'uomo questo dono immenso, questa vita dell'anima, se non quel nuovo Adamo disceso dal cielo per portare la vera vita e portarla in abbondanza?
Cristo solo attraverso la morte, poteva redimerci dal peccato tanto che, l'ingiusta condanna pronunciata da Pilato, divenne lo strumento mirabile dell'esecuzione della Divina Volontà.

Nonostante Pilato sia convinto dell'innocenza di Gesù, lo condanna per non incorrere all'inimicizia di Cesare, si fa vincere dagli umani rispetti e dice:
"Crucifige!"

Riflettiamo sul suo comportamento:
quante volte nella nostra vita quotidiana, per un vile rispetto umano, per non incontrare la disapprovazione del mondo anche noi gridiamo, (con tutto il popolo presente e giudice di Gesù, quello stesso Signore, che per anni li aveva sanati nel corpo e nello spirito ) : Crucifige!Gesù resta in atteggiamento umile dinanzi al tribunale mentre si legge la sentenza della propria morte e nell'udirla, chi può esprimere i sentimenti più vivi e profondi dell'intimo di Gesù?Egli avendo assunto le debolezze della natura umana, non sentiva l'immensa prova che l'attendeva?

Ecco, per noi in questo momento si apre il più grande dei tesori:
La divinità di Gesù, dà forza all'umanità che si ribella ora in Lui!Carissimi, avete notato quanti e quali pensieri possono uscire da noi stessi, solo se riflettiamo un po’ sulla prima stazione?

Umilmente vi chiedo, la vostra collaborazione… per far lievitare tutti insieme, il Pane della Parola di Vita vissuta dal nostro Signore Gesù !
Noi seminiamo, noi irrighiamo,ma è Lui che fa crescere…

Lasciamo che Egli faccia crescere dentro di noi, il fermento dell'unione con Lui solo… il resto, non importa!
Lasciamoci trasformare, Lui sa di che siamo plasmati…Abbandoniamoci a Dio, con la stessa disponibilità del Cristo condannato a morte che rimette tutto nelle mani del Padre!
 Ricordate:Noi seminiamo….Noi irrighiamo….Ma è Lui che fa crescere…

MONIALES ORDINIS PRAEDICATORUM
MONASTERIUM SANCTAE MARIAE A ROSARIO






Caterina63
00sabato 14 marzo 2009 23:00
                                                       



G. Savonarola e "Il Trionfo della Croce"  



Nel Libro Secondo, in sedici capitoli Savonarola ripercorre con meticolosità tutta la storia della Chiesa dalle sue origini, per dimostrare l'autenticità della successione apostolica nella Chiesa Cattolica e per dimostrare le verità di fede del suo insegnamento.
Ma Savonarola nasconde un altra passione dalla quale forse gli giunge la potenza della sua predicazione: IL CROCEFISSO!


E' affezzionato ai "crocefissi" dipinti dal Beato Angelico (altro domenicano), per il Savonarola la contemplazione del Crocefisso insaguinato E' INDISPENSABILE per l'apprendimento dei Vangeli della Passione durante la contemplazione e la meditazione.
Per il Savonarola, solo la contemplazione verso un Crocefisso creato con amore, può infondere altrettanta passione, istruire la mente e addolcire il cuore del cristiano e, soprattutto, la contemplazione del Crocefisso non può che indurre il cristiano sulla retta via.

Ciò che domina la mente del Savonarola è la "verità del Dio crocifisso per noi!", da qui parte tutta la sua missione.

Davanti al Crocefisso componeva le "Operette spirituali" per la Pasqua, il Venerdi Santo che si adora la Croce,  scriveva:

" O Jesu, quando ti veggo così crocefisso, per me in talmodo percosso, il mio core da me si diparte...O FELIX CULPA...Consolati dunque umana generazione e prendi gaudio con lacrime dolci, senza fine. Consolatevi, justi et santi, perchè oggi appropinquate alla palma e al dolce gran trionfo...."

Per il Savonarola inizia qui una lotta contro i crocifissi d'oro...non nel senso che vietasse l'oro quale materiale da usarsi per comporre un Crocefisso, ma in quanto NON indispensabile per quel tipo di ADORAZIONE AL CROCEFISSO che egli intendeva predicare...


Il Crocifisso che artisticamente INSEGNAVA  Savonarola era di due specie:


il primo era quello artistico che doveva riprodurre fedelmente IL SANGUE della Passione e dei chiodi, un crocifisso che doveva svelare a chi lo contemplava le parole descritte dai Vangeli, via dunque i crocifissi d'oro e di pietre preziose per questa contemplazione poichè i materiali preziosi non danno quell'immediata visione della Passione;


il secondo doveva partire da questo ed entrare dentro l'anima per trasformare chi lo avesse contemplato, cioè la conversione: per il Savonarola la vera contemplazione del Crocefisso che non può che portare ad una sola risoluzione: conversione del cuore e pentimento dei propri peccati e il cambiare vita.


Rimprovera la Città di Firenze per lo sfarzo del crocefisso d'oro e dice:
" Non ti ricordi più che io ti feci dipingere crocifissi sanguinosi? "
(21 giugno 1495 "Soipra i Salmi" EN, II, pag.82)

Per il Savonarola è incomprensibile capire la Risurrezione e la stessa Misericordia di Dio se non s'impara a contemplare un Crocifisso, il Crocifisso INSAGUINATO!
La centralità della Persona del Cristo, nell'opera del Savonarola, è punto centrale di tutta la sua personalità: "l'anima e il Crocefisso sono indissolubili o lo si rifiuta o lo siaccoglie e la felicità può solo giungere da un buon vivere, ma senza il Crocifisso nessuna anima può giungere alla perfezione!"
(Libro Terzo, cap.7)



Nelle prediche del Savonarola emerge un punto chiave e fermo: PER MEZZO DELLA CHIESA NOI GIUNGIAMO A CRISTO.

 

Caterina63
00mercoledì 17 febbraio 2010 10:54

Il Rosario di san Padre Pio


di Anna Villani, giornalista

 Questo Rosario con l’immagine della Rosa Mistica, è appartenuto a Padre Pio e la sottoscritta ha avuto la gioia di poterlo recitare, avendolo avuto in prestito anche per una sola giornata, dal sacerdote che in quel di Pagani, lo ha in custodia.

Ha una storia molto bella.
Un arcivescovo Argentino se non sbaglio comunque America Latina, si recava spesso dal frate stimmatino.
 Ma, avanti negli anni, chiese al santo pugliese, di fargli un dono speciale che lo facesse sentire più vicino a lui.
 Padre Pio non esitò, prese la propria corona e la porse come un grande regalo, che come tale fu accolto, e del resto lo stesso padre Pio aveva insegnato più volte di come la corona del Rosario fosse per lui l'oggetto più prezioso che possedesse.

 L’Arcivescovo in punto di morte la consegnò ad un nipote, con l’intenzione che coloro che l’avrebbero posseduta avrebbero dovuto recitare rosari per i sacerdoti, che tanto hanno bisogno di preghiere per svolgere degnamente il proprio compito.
 Si sa che Dio chiama, fa maturare vocazioni, ma non può imporre al sacerdote, di farsi santo.

Questo nipote, incontrò questo sacerdote salernitano e avendone ricevuto messe per trenta giorni consecutivi come era desiderio dello zio, non sapendo come ricambiare, date le scarse possibilità economiche, pensò allora di sdebitarsi offrendogli il dono da parte, più prezioso: la corona di Padre Pio.
 "Padre -disse- ho a casa una corona che le farà senz’altro piacere di ricevere, apparteneva a Padre Pio" e giù col raccontare la storia.
 "Valla a prendere prima che cambi idea" rispose il santo sacerdote che conosco.

 E così fu fatto. La corona viene fatta girare nelle case dove ci sono casi drammatici da poterli trasformare in speranza. Ma, non è la corona in sè che può portare prodigi, quanto la fede che si ripone nel recitarla. La Madonna, nelle apparizioni, a Fatima come a Lourdes e in altre occasioni, ha sempre raccomandanto la recita della "catena dolce che ci rannodi a Dio", come la chiamava il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei.



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Ribadendo il concetto che NON sono gli oggetti in se a salvare...e che questi non devono diventare oggetti di superstizione, va sottolineato che è la PREGHIERA E LA FEDE IN ESSI CONTENUTI  a suscitare dal Cristo elargizioni di grazie....
San Padre Pio raccomandava il Rosario in Quaresima quale strumento di aiuto PER ESERCITARE IL SILENZIO... ossia, pregare piuttosto che dire parole vane, specialmente in questo Tempo di grande austerità soprattutto INTERIORE...








Caterina63
00mercoledì 17 febbraio 2010 19:05
Amici, come abbiamo fatto l'anno scorso:
La Quaresima e la Pasqua 2009 qui, con Benedetto XVI (pagine:1 2 )

anche quest'anno apriamo un nuovo Thread

La Quaresima e la Pasqua 2010 qui, con Benedetto XVI

per seguire le Celebrazioni Liturgiche del Santo Padre in questo Tempo particolare....condividendo qui le Omelie e quant'altro tornerà utile alla nostra formazione...



All'udienza generale Benedetto XVI parla del cammino di conversione quaresimale che inizierà oggi, Mercoledì delle Ceneri.
La Quaresima e la Pasqua 2010 qui, con Benedetto XVI


                                         

Caterina63
00sabato 20 febbraio 2010 11:58
Amici.....i tanti problemi che ci affliggono non solo nel mondo, nelle famiglie, ma anche all'interno della Chiesa, mi fanno riflettere ulteriormente e molto, forse perchè siamo entrati anche in Quaresima, mi fanno riflettere anche su un altro aspetto: la TENTAZIONE che spesso ci anima: dello scoraggiamento.... Imbarazzato

diciamoci la verità, spesso le nostre reazioni si fondano più sullo scoraggiamento che non sull'attesa di una atto di Misericordia divina che conduce alla conversione ed alla risoluzione dei problemi...

C'è in questi giorni di Quaresima una immagine che amo molto meditare ogni anno: LO SGUARDO DI GESU' A PIETRO QUANDO LO RINNEGA....
ogni anno di questo Tempo mi soffermo su questo punto del Vangelo e desidero penetrare anch'io, inabissarmi, dentro quello sguardo FERITO di un Dio che mi dice, come fece capire a Pietro: " ma che fai, mi rinneghi? NON SPERI PIU'? NON CREDI PIU? MI ABBANDONI ANCHE TU?...."
Sono domande e aspetti che mi ripropongo ogni volta che NON comprendo questa grave apostasia nella Chiesa... Pietro stesso fu così in un certo senso il primo apostata dal momento che aveva prima professato la fede in Cristo tanto da ricevere la lode da Dio....poi al momento del dramma, al momento della prova la rinnega...rinnegare la professione di fede è fare apostasia...e come reagisce Gesù?

Guarda negli occhi Pietro fino a raggiungerlo nel cuore e farlo sciogliere definitivamente in un gran pianto di pentimento....

Quante vole mi sono chiesta: come mai siamo pronti a piangere per i drammi umani ma MAI pronti a piangere per le piccole o grandi apostasie che facciamo nella Chiesa? Imbarazzato
Dove sta questo pianto liberatorio?
Non è forse questo (anche questo) l'indurimento del cuore?
Un cuore che non prova nulla quando incontra quello SGUARDO che tocca la nostra coscienza, è un cuore indurito...e questo non è solo per chi fa apostasia, ma anche per chi, continuando a credere tuttavia DISPERA NELLA CHIESA, nella sua santità inattaccabile (e le porte degli inferi non prevarranno), crede che tutto sia perduto....se non erro questo è anche uno dei peccati contro lo Spirito Santo...

Ecco che confido a voi e in questo Cammino quaresimale, di riscoprire questo SGUARDO DEL CRISTO non solo a Pietro, ma anche a me stessa, ad ognuno di noi ed auguro a me stessa e a tutti voi di riscoprire un santo pianto liberatorio, magari davanti al Tabernacolo.... per tornare nuovamente a sperare che nulla è perduto fino al ritorno di Cristo... e che noi crediamo nel BENE e non nel Male che ci affligge...

Sto meditando in questi giorni sul Santo Curato d'Ars e vi condivido queste perle:

- "Signor Curato, dove avete fatto il corso di teologia?" - gli chiese un giorno un sacerdote. Il Santo curato Vianney senza parlare gli indicò il suo inginocchiatoio posto davanti ad un Crocefisso....

- Un giorno un protestante chiese al santo Curato cosa pensasse del Paradiso e se ci fosse stata la possibilità di condividerlo con i protestanti, risposte il Santo Vianney: " Ahimè amico mio! Noi NON saremo uniti lassù se non in quanto avremo incominciato ad essere uniti sulla terra. La morte non cambierà nulla. Dove cade l'albero, lì rimane. A meno che non venga rinnescato  nella Chiesa..."

- Un giovane fedele gli chiese come si potesse riconoscere l'azione dello Spirito Santo, risposte il Santo Curato d'Ars: " E' semplice: quando ci vengono i pensieri buoni, quando speriamo, quando il nome stesso di Dio in Gesù ci commuove fino alle lacrime, quando non possiamo fare a meno di amare la Chiesa nostra madre, allora stai tranquillo che è lo Spirito Santo che ci visita"...
Buon Cammino Quaresimale a tutti....

Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2011 12:50

"Memento homo...

...quia pulvis es...
... et...

...in pulverem...

...reverteris!"

*



Ricordati che sei polvere....

e che polvere ritornerai.....

**********************

Santa Quaresima a tutti....



*********************

L’UDIENZA GENERALE, 09.03.2011

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

Oggi, segnati dall’austero simbolo delle Ceneri, entriamo nel Tempo di Quaresima, iniziando un itinerario spirituale che ci prepara a celebrare degnamente i misteri pasquali. La cenere benedetta imposta sul nostro capo è un segno che ci ricorda la nostra condizione di creature, ci invita alla penitenza e ad intensificare l’impegno di conversione per seguire sempre di più il Signore.

La Quaresima è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione; ci ricorda che la vita cristiana è una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire.

Gesù, infatti, ci dice: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Ci dice, cioè, che per giungere con Lui alla luce e alla gioia della risurrezione, alla vittoria della vita, dell’amore, del bene, anche noi dobbiamo prendere la croce di ogni giorno, come ci esorta una bella pagina dell’Imitazione di Cristo: “Prendi, dunque, la tua croce e segui Cristo; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto per te, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi di essere anche tu crocifisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagno anche nella gloria” (L. 2, c. 12, n. 2). Nella Santa Messa della Prima Domenica di Quaresima pregheremo: “O Dio nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi ai tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita” (Colletta). E’ un’invocazione che rivolgiamo a Dio perché sappiamo che solo Lui può convertire il nostro cuore. Ed è soprattutto nella Liturgia, nella partecipazione ai santi misteri, che noi siamo condotti a percorrere questo cammino con il Signore; è un metterci alla scuola di Gesù, ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma non come una semplice commemorazione, un ricordo di fatti passati. Nelle azioni liturgiche, Cristo si rende presente attraverso l’opera dello Spirito Santo, quegli avvenimenti salvifici diventano attuali. C’è una parola-chiave che ricorre spesso nella Liturgia per indicare questo: la parola “oggi”; ed essa va intesa in senso originario e concreto, non metaforico. Oggi Dio rivela la sua legge e a noi è dato di scegliere oggi tra il bene e il male, tra la vita e la morte (cfr Dt 30,19); oggi “il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15); oggi il Cristo è morto sul Calvario ed è risuscitato dai morti; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; oggi ci è dato lo Spirito Santo; oggi è il tempo favorevole. Partecipare alla Liturgia significa allora immergere la propria vita nel mistero di Cristo, la sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita.

Nelle domeniche di Quaresima, in modo del tutto particolare in quest’anno del ciclo A, siamo introdotti a vivere un itinerario battesimale, quasi a ripercorrere il cammino dei catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, per ravvivare in noi questo dono e far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento, che è alla base della nostra vita cristiana.

Nel Messaggio che ho inviato per questa Quaresima
, ho voluto richiamare il nesso particolare che lega il Tempo quaresimale e il Battesimo. Da sempre la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo: in esso si realizza quel grande mistero per cui l’uomo, morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Le Letture che ascolteremo nelle prossime domeniche e alle quali vi invito a prestare speciale attenzione, sono riprese proprio dalla tradizione antica, che accompagnava il catecumeno nella scoperta del Battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera in questo Sacramento, una stupenda catechesi battesimale rivolta a ciascuno di noi. La Prima Domenica, chiamata Domenica della tentazione, perché presenta le tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio e ad affrontare con coraggio la lotta che ci attende per rimanergli fedeli. La Seconda Domenica è detta di Abramo e della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza divina; come Abramo, padre dei credenti, anche noi siamo invitati a partire, ad uscire dalla nostra terra, a lasciare le sicurezze che ci siano costruite, per riporre la nostra fiducia in Dio; la meta si intravede nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio amato, nel quale anche noi diventiamo “figli di Dio”. Nelle Domeniche successive viene presentato il Battesimo nelle immagini dell’acqua, della luce e della vita. La Terza ci fa incontrare la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). Come Israele nell’Esodo, anche noi nel Battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana, ha un’acqua di vita, che estingue ogni sete; quest’acqua è il suo stesso Spirito. La Chiesa in questa Domenica celebra il primo scrutinio dei catecumeni e durante la settimana consegna loro il Simbolo, la professione della fede: il Credo. La Quarta Domenica ci fa riflettere sull’esperienza del “Cieco nato” (cfr Gv 9,1-41). Nel Battesimo veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da figli della luce. Nel cammino dei catecumeni si celebra il secondo scrutinio. Infine, la Quinta Domenica ci presenta la risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). Nel Battesimo noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far morire l’uomo vecchio per vivere dello Spirito del Risorto. Per i catecumeni, si celebra il terzo scrutinio e durate la settimana viene consegnata loro l’orazione del Signore: il Padre nostro.

Questo itinerario che siamo invitati a percorre anche noi è caratterizzato, nella tradizione della Chiesa, da alcune pratiche: il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Tutto questo però non è ancora la realtà piena del digiuno: è il segno esterno - il digiuno - di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio.

Il digiuno, nella tradizione, è legato poi strettamente all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: “Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima” (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). San Gregorio Magno ricordava, nella sua Regola Pastorale, che il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità, che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una nostra privazione (cfr 19,10-11).

La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina sono “le due ali della preghiera”, che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. Egli afferma: “In tal modo la nostra preghiera, fatta in umiltà e carità, nel digiuno e nell’elemosina, nella temperanza e nel perdono delle offese, dando cose buone e non restituendo quelle cattive, allontanandosi dal male e facendo il bene, cerca la pace e la consegue. Con le ali di queste virtù la nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo nostra pace ci ha preceduto” (Sermone 206, 3 sulla Quaresima: PL 38,1042). La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio. San Giovanni Crisostomo esorta: “Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza” (Omelia 6 sulla Preghiera: PG 64,466).

Cari amici, in questo cammino quaresimale siamo attenti a cogliere l’invito di Cristo a seguirlo in modo più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo, per abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati alla Pasqua e poter dire con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Buon cammino quaresimale a tutti!



  Ceneri 2010

                               Ceneri 2010


Vi ricordiamo di seguire i vari aggiornamenti di questo Tempo, cliccando anche qui:
Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico



Caterina63
00venerdì 11 marzo 2011 10:10
Amici.... rammentando questo TEMPO DI QUARESIMA  vogliamo ricordarvi ulteriori collegamenti inseriti nella pagina dedicata a:

LA DEVOZIONE AUTENTICA


La Sindone: canti e preghiere testimoniano la sua Venerazione e Devozione

Il Rito delle LITANIE (di Rinascimento Sacro - Daniele Di Sorco)

La Devozione alla Divina Misericordia

Caravaca e il prodigio della Croce sull'Altare....

Devozione: LA VIA MATRIS (da introiboadaltaredei.info)

con tutti gli altri collegamenti che troverete dentro a questo link:

Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico




                   Storia Stazioni Via Crucis



Per il Rito della Via Crucis e le sue raffigurazioni, le fonti sono costituite dai Vangeli e che, come abbiamo ben imparato a conoscere, esse raccolgono le ultime drammatiche ore della vita di Nostro Signore Gesù Cristo +
Nonostante il racconto si presenti stringato, è sorprendente constatare come il genio dell'uomo nell'arte sia giunto a produrre una ricchissima e svariata iconografia dedicata a queste ore drammatiche.
In tre dei 4 Vangeli il racconto è assai limitato, mentre è più articolato nel Vangelo di Luca.

Prima dell'iconografia della Via Crucis e prima ancora della pratica stessa, è importante sottolineare che fiumi e fiumi di pellegrini, fin dai primi secoli del Cristianesimo, solevano recarsi in Terra Santa come PENITENTI....senza che la Chiesa gerarchica assumesse una qualche disposizione in materia, vedeva frutti di gran devozione e CONVERSIONE inarrestabile, a seguito proprio di questi PELLEGRINAGGI nati spontaneamente dal Popolo di Dio...

Seguendo l'impulso di questi Pellegrinaggi, i pellegrini visitavano i luoghi più significativi della vita terrena di Gesù, passando dalla grotta della Natività, all'Orto del Getzemani detto degli Ulivi, fino a giungere, spesso anche in ginocchio, al Santo Sepolcro.

Leggendo molta documentazione dell'epoca si evince da questi Pellegrinaggi, una autentica VIA CRUCIS: proviamo ad immaginare, proprio da questi scritti, quanti ci hanno preceduto in questa Fede della Croce, immaginiamo i particolari, il pellegrino assorto che affrontando OGNI DISAGIO del suo proprio tempo, senza le nostre comodità odierne, ripercorreva quelle Vie toccate dal Cristo... immaginiamo questo fiumi di Devoti ripercorrere l'ultimo tratto di strada della Via Crucis iniziando una Tradizione attraverso una Processione ancora oggi mai terminata, sulle Vie affrontate da Gesù prima di salire sulla Croce, prima di venirne inchiodato per la nostra Redenzione.



Il termine "stationes" legato alle "soste" della Via Crucis, hanno origini antiche, questa pratica, come abbiamo spiegato, nasce spontaneamente dall'impulso dei Pellegrini, tuttavia il termine e l'ufficialità arriva da parte di un frate domenicano (mentre la Via Crucis come la conosciamo oggi e la Processione al Colosseo la dobbiamo ad un frate Francescano ), tale Rinaldo di Monte Crucis il quale raccontò, nel 1294, di aver praticato tutto il percorso che Gesù fece salendo al Calvario, ed immaginando ogni evento raccontato dai Vangeli, vi ci si fermava, vi sostava per leggere il Vangelo....da qui il termine "stationes"....
Con i francescani abbiamo un ulteriore sviluppo e perfezionamento della Pia Pratica: ad ogni sosta corrispondeva così non solo la lettura del Vangelo, ma anche una Preghiera e un poco di meditazione....
Inizialmente così le stazioni erano sette, alle quali si andarono ad unire i "Sette Dolori della Vergine", poi man mano che si approfondiva la capacità di percezione dei fedeli, le Stazioni si andarono completando fino alla Sepoltura di Gesù, ossia 14 Stazioni.
Tutti i Pontefici furono sempre grati a questa Devozione tanto da arricchirla di sante Indulgenze, soprattutto per chi si recava in Terra Santa convertendosi e per espiare i propri peccati.

            la Via Crucis LDCaterina63


Va  anche detto che nella stessa iconografia e nell'arte, dunque, troviamo delle "innovazioni".
Prima della diffusione della Via Crucis come la conosciamo noi oggi, gli artisti amavano rappresentare le tappe-stazioni dipingendo spesso solo Gesù nel portare il pesante fardello della Croce, man mano che la Devozione popolare si rafforzava e la lettura dei Vangeli riempivano gli spazi delle meditazioni, anche gli artisti cominciarono ad aggiungere, vicino al Cristo, gli altri Personaggi citati nei Vangeli.
Essi di volta in volta, impreziosirono la Via Crucis nell'arte aggiungendo i particolari episodi al nucleo centrale del racconto che rimaneva, appunto, il Cristo che con la Croce dei nostri peccati si avviava alla morte di Croce.
Vi poteva così essere la Vergine addolorata, o le Pie Donne, l'episodio del Cireneo, la stessa pietà dei Fedeli in questo pellegrinaggio da Duemila anni mai cessato, nel ripercorrere quelle Vie.
Quando le scene sono vuote, l'artista lo faceva volutamente per simboleggiare la solitudine provata dal Cristo sofferente nel momento dell'addio alla vita terrena.
La compartecipazione dei fedeli sia nell'iconografia quanto nelle Processioni reali, ci sospingono a rammentare sempre del peso che ogni Cristiano deve portare su di sè durante la sua vita non soltanto per redimere i propri peccati, ma soprattutto per quella COM-PASSIONE, ossia portare CON Cristo la Croce, ad imitazione per la salvezza di tutti i peccatori.

                                Via Crucis

Vivere la Via Crucis, soprattutto in questo Tempo privilegiato che è la Quaresima, serve a noi non per essere SPETTATORI di un evento passato, al contrario, PARTECIPARE-CON-CRISTO un evento ancora oggi e domani ancora VIVO e reale che si concretizza attraverso la vita degli Uomini, nelle loro storie e sofferenze, nella loro sperata salvezza e perfino nel dolore per la loro dannazione poichè tanto costò a Dio quell'Anima che rifiuterà di essere salvata!

Quando ci prestiamo a rivivere la Via Crucis, pensiamo bene a ciò che stiamo VIVENDO!

Se non potete recarvi in Chiesa, organizzatevi in casa: prendete un Crocifisso, una candela, un libricino che vi aiuti alla Meditazione, oppure usate queste che sono state postate in questo spazio per voi.....
Accendiamo la candela, disponiamoci con cuore sincero non ad una ricostruzione TEATRALE....ma con coscienza desiderare di essere inseriti in quella Via Crucis, desiderare di essere stati e di essere ancora oggi lì, CON GESU' che ancora oggi rivive per noi NELLA SANTA MESSA quel Sacrificio anche se in modo incruento... rivivere come una specie di moviola quegli avvenimenti per comprenderne la portata, il sacrificio, il dolore, ma anche TUTTA LA GIOIA perchè NON è un morto che ricordiamo, MA E' CON IL RISORTO CHE RIVIVIAMO QUELLE TAPPE....
la mestizia e la sofferenza, il dolore e l'angoscia devono essere suscitati in noi per LA GIOIA DI ESSERE STATI SALVATI.... può sembrare un paradosso: soffrire ed essere felici, mesti e gioiosi, ma è la verità perchè mentre nell'essere peccatori ci deve contristare il cuore, la conversione e quell'essere stati perdonati e salvati ci riempiono il cuore di gioia.... E DI GRATITUDINE A CRISTO....

ADORIAMO IL CROCEFISSO

e diciamo:

Amabilissimo Gesù,
che a liberare noi miseri dalla schiavitù del peccato Vi degnaste scendere dagli splendori eterni del Cielo e, fatto Uomo simile a noi, avete soddisfatto per i nostri debiti la Divina Giustizia, degnateVi ancora una volta di farmi grazia affinchè io non Vi sia più ingrato e indifferente; vogliaTe trasformare il mio cuore per renderlo sensibile alle Vostre santissime piaghe che per me, misero e peccatore, voleste eternamente segnate nel Vostro adorabile Corpo; vogliaTe degnarVi di impetrare in questo cuore tutte quelle virtù necessarie a non più offenderVi in special modo la virtù del santo pudore nella lingua e nel costume.
Mi sia questo Santo Crocefisso che oggi adoro e venero, strumento di salvezza e di conversione, di pentimento per i miei peccati, di suffragio per le Anime del Purgatorio e per la conversione dei peccatori.
Mi sia santo e divino auspicio l'intervento della Beata sempre Vergine Maria che supplice invoco ai piedi di questa Santa Croce, affinchè sia prudente e costante nel mantener fede a queste devote intenzioni!
Gesù, Salvatore di chi spera in Te, abbi pietà di noi.

(Preghiera con Indulgenza di 100 giorni - formulata ogni giorno specialmente in Quaresima ed alle solite condizioni che prevedono almeno la santa Confessione e la Santa Messa con la Via Crucis il Venerdì di Quaresima - di Papa Leone XIII del 21 febbraio del 1891 )



Caterina63
00sabato 12 marzo 2011 18:37
[SM=g1740733] Ricordando a tutti la Pia Pratica della Via Crucis:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8399054&...

accompagnamola con un canto....



Attende, Domine
Fonti: Liber Cantualis, p.71; adattamento italiano LD 588
Uso: ingresso
Forma musicale: inno e ritornello

Testo
Rit. Attende, Domine, et miserere,
quia peccavimus tibi.
1. Ad te, Rex summe, omnium Redemptor,
oculos nostros sublevamus flentes:
exaudi, Christe, supplicantum preces.
2. Dextera Patris, lapis angularis,
via salutis, janua caelestis,
ablue nostri maculas delicti.
3. Rogamus, Deus, tuam majestatem:
auribus sacris gemitus exaudi:
crimina nostra placidus indulge.
4. Tibi fatemur crimina admissa:
contrito corde pandimus occulta:
tua, Redemptor, pietas ignoscat.
5. Innocens captus, nec repugnans ductus,
testibus falsis pro impiis damnatus:
quos redemisti, tu conserva, Christe.

(Adattamento italiano)
Rit. A noi, tuo popolo, che a te ritorna,
dona la pace, Signore.
1. A te, Signore, che ci hai redento,
i nostri occhi solleviamo in pianto;
ascolta, o Cristo, l’umile lamento.
2. Figlio di Dio, capo della Chiesa,
tu sei la via, sei la porta al cielo,
con il tuo sangue lava i nostri cuori.
3. Tu sei grandezza, assoluto amore;
noi siamo terra che tu hai plasmato:
in noi ricrea la tua somiglianza.
4. Ti confessiamo d’essere infedeli,
ma il nostro cuore s’apre a te sincero;
tu, Redentore, guardalo e perdona.
5. Ti sei vestito del peccato nostro,
ti sei offerto come puro Agnello:
ci hai redenti, non lasciarci, o Cristo.

Il testo

Il testo latino, come l’adattamento in lingua italiana, fa riferimento al salmo 50 (Miserere) che sottolinea il carattere penitenziale del tempo di Quaresima. Allo stesso tempo, però, la supplica non è solo rivolta al Dio Padre ma anche a Cristo Redentore, colui che, in virtù del suo farsi carico dei nostri peccati, affronta e vince la morte facendo di noi un popolo di redenti. Il testo è composto in terzine di endecasillabi con rima AAB.

La musica

La melodia è nel V modo, quello che per noi oggi è diventato la scala maggiore. L'estensione è quella di una ottava, ideale per essere cantata da un’assemblea media. Il ritmo è sillabico, cioè strutturato sulla metrica del testo. Evitare quindi anche in italiano di strutturarlo in cellule ritmiche ma farsi guidare proprio dal fluire delle parole: un declamato collettivo.
Nel Repertorio nazionale di recente pubblicazione il canto viene riportato nella tonalità di re maggiore ma potrebbe essere eseguito anche un tono più basso (tonalità di do maggiore).
Quando e come utilizzarlo L'utilizzo migliore è la forma responsoriale con il ritornello affidato all'assemblea. In sede di studio o di insegnamento ad una assemblea media, curare soprattutto la seconda parte del ritornello (quia peccavimus), perché la melodia presenta due salti di quarta nella stessa direzione melodica che possono procurare qualche problema.

La strofa, che consigliamo di affidare ad una voce solista, si presta ad essere “molto cantata”; ma proprio per il carattere del canto, suggerirei di evitare di evidenziare questo aspetto e curare piuttosto una esecuzione di tipo salmodico evitando di enfatizzare il climax della strofa (Exaudi Christe...) già importante di suo. La solennità del canto si sposa bene con un eventuale accompagnamento lineare da eseguirsi con organo.
Per il suo carattere e la sua solennità la destinazione migliore è quella di inno di ingresso nel tempo di Quaresima, in quanto introduce molto bene al “clima” celebrativo del tempo liturgico.

Considerazioni

Si tratta di un canto responsoriale che nel Liber Usualis è inserito in appendice tra i “Canti vari”.
Il canto fa parte del repertorio gregoriano ed era quindi in uso nel tempo di Quaresima anche prima del Concilio. Per questo è ancora un canto conosciuto anche se poco usato ma, per il suo carattere e la particolare funzionalità, da riproporre e rivalutare.
Può essere eseguito anche nell’adattamento in italiano oppure eseguendo il ritornello in latino con le strofe in italiano: è un canto molto “duttile”. Una buona occasione di incontro e commistione tra vecchio e nuovo. La sapienza compositiva degli autori della tradizione, si può incontrare con la lingua viva del quotidiano, generando così un repertorio particolare che fa incontrare un genere musicale antico con un linguaggio celebrativo accessibile a tutti.
In questa particolare situazione il testo italiano sposa bene la melodia originale senza forzature e su questo aspetto si dovrà soffermare l'attenzione: una corretta e rispettosa esecuzione dovrà comunque mantenere la giusta naturalezza di esecuzione.

Silvio Catalini
Direttore Cappella Musicale della Cattedrale di Camerino

www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=t7Glyu7tEWU



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[SM=g1740734] Siamo entrati nel Tempo di Quaresima, Tempo santo e propizio...
vi offriamo una breve riflessione tratta dal Formulario dedicato per le "Messe della Beata Vergine Maria"...
In questo video

it.gloria.tv/?media=137020

troviamo da meditare su Maria DISCEPOLA del Signore... e la vogliamo invocare in questo Tempo Santo di conversione e penitenza, di sequela al Figlio suo!

Santa Quaresima a tutti!

Movimento Domenicano del Rosario
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I Canti sono due il primo è:

Alma Redemptoris Mater, quae pervia coeli
Porta manes, et stella maris, succurre cadenti,
Surgere qui curat, populo: tu quae genuisti,
Natura mirante, tuum sanctum Genitorem
Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore
Sumens illud Ave, peccatorum miserere
.

***

O santa Madre del Redentore,
porta dei cieli, stella del mare,
soccorri il tuo popolo
che anela a risorgere.
Tu che accogliendo quell'Ave di Gabriele,
nello stupore di tutto il creato,
hai generato il tuo Genitore,
vergine prima e dopo il parto,
pietà di noi peccatori.

Il secondo è l'Antifona tratta dal Magnificat:

Quia respexit humilitatem ancillae suae, *
ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes
...

***

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata..





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[SM=g1740750] [SM=g1740752]



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Piccolo catechismo sulla devozione delle "Tre Ave"


1) Come è nata la devozione alla madonna delle “Tre ave”?

Da una promessa della Madonna a S.Matilde, religiosa benedettina del secolo XIII


E cosa disse la Madonna a S.Matilde?

Stando questa santa un giorno molto angustiata, per timore di dannarsi, la Regina del Cielo le comparve, tutta circondata di luce e le fece questa promessa: “Tutti quelli che reciteranno devotamente ogni giorno, Tre Ave Maria, in onore della potenza, sapienza e amore di cui la ‘SS. Trinità ha ricolmato il mio cuore, otterranno la perseveranza finale


2) Ma questa promessa fatta dalla Madonna a S. Matilde, vale per tutti i fedeli?

Sicuramente, perché non c’è motivo che un mezzo suggerito espressamente dalla Madonna stessa ad un’anima, per un determinato scopo, non possa valere per altre anime, che desiderano quel medesimo scopo.


3) Ma se qualche giorno uno se ne dimenticasse, commetterebbe nessun peccato?

No di certo e neanche si renderebbe immeritevole della promessa della Madonna. Ma non dubitate quando si è presa la bella abitudine di recitare le Tre Ave, Sarà ben difficile che uno se ne dimentichi. Le abitudini buone sono come quelle cattive: quando uno le ha prese, non le lascia facilmente.


4) Questa devozione delle Tre Ave ha avuto l’approvazione della Chiesa?

La devozione delle TRE AVE ha avuto l’approvazione canonica della Chiesa e fu il Papa Benedetto XV, che si degnò di approvarla e con un Breve del 30 Luglio 1921 eresse la Confraternita delle “Tre Ave Maria” di Blois (Francia) in ARCICONFRATERNITA PRIMARIA, arricchendola di indulgenze e privilegi.



..... lasciamoci catturare attraverso questo breve video, alla Pia Pratica e divulghiamola....

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naturalmente, come sfondo alle immagini risuonano le Tre Ave Maria con le melodie più conosciute alla nostra cara Tradizione...

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Caterina63
00sabato 19 marzo 2011 00:42
[SM=g1740717] Auguri di buon Onomastico al santo Padre Benedetto XVI, Joseph

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L'Inno, San Joseph è del Coro Don Bellani
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dal CD Inni e Canti


www.gloria.tv/?media=138731

Te Joseph Celebrent

Te Joseph Celebrent agmina caelitum:
te cuncti resonent christiadum chori,
qui clarus meritis, iunctus est inclytae
casto foedere Virgini.

Almo cum tumidam germine coniugem
admirans, dubio tangeris anxius,
afflatu superi Flaminis Angelus
conceptum Puerum docet.

Tu natum Dominum stringis, ad esteras
Aegypti profugum tu sequeris plagas:
amissum Solymis quaeris et invenis,
miscens gaudia fletibus.

Post mortem reliquos sors pia consecrat,
palmamque emeritos gloria suscipt:
tu vivens, Superis par, frueris Deo,
mira sorte beatior.

Nobis, summa Trias, parce precantibus,
da Joseph meritis sidera scandere;
ut tandem liceat nos tibi perpetim
gratum promere canticum.

Amen





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[SM=g1740750] [SM=g1740752]



[SM=g1740738] Approfondiamo la Festa dell'Annunciazione attraverso la Catechesi del santo Padre Benedetto XVI

Il canto è tratto dallo Stabat Mater dal verso:

Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.


Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

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Caterina63
00giovedì 31 marzo 2011 13:07
[SM=g1740733]

Amici, SETTE MINUTI DI VIDEO...un minuto per meditare sulle SETTE parole della Vergine Maria... un minuto per ogni parola qui proposta, non mi pare un enorme sacrificio....



La Vergine Maria, come sappiamo, parlò poco o nulla, così come ci riportano gli Evangelisti... tuttavia quelle "poche" parole che disse, contengono un immenso patrimonio teologico che vale la pena scoprire o riscoprire....
Buona meditazione a tutti!

it.gloria.tv/?media=141881


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Nel sottofondo pregheremo le Litanie Lauretane con Benedetto XVI e il Sub Tuum praesidium, recuperati dal cd messo a disposizione di Radio Vaticana con il Rosrio, in latino, di Benedetto XVI che invito tutti ad acquistare....



[SM=g1740738] un grazie a Benedetto XVI



[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]



Giunti a metà percorso della Santa Quaresima, vi offriamo alcuni spunti di meditazione per i Misteri del Santo Rosario attraverso le parole stesse di santa Caterina da Siena, nostra amata Patrona d'Italia e Compatrona d'Europa e della quale, quest'anno, ricorre il 550 anniversario della sua Canonizzazione.


Inoltre dal 20 aprile, se volete, inizia la Novena per chiedere la sua potente intercessione e per concludersi il 29 aprile, giorno della sua Memoria Liturgica, cliccate qui:
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Il Canto di sottofondo è il seguente:

Lamentations 5,1-11 "Oratio Jeremiae"

1. Recordare, Domine, quid acciderit nobis: intuere,
et respice opprobrium nostrum.
2. Hereditas nostra versa est ad alienos:
domus nostrae ad extranaeos.
3. Pupilli facti sumus absque patre,
matres nostrae quasi viduae.
4. Aquam nostram pecunia bibimus:
ligna nostra pretio comparavimus.
5. Cervicibus nostris minabamur,
lassis non dabatur requies.
6. Aegypto dedimus manum,
et Assyriis, ut saturaremur pane.
7. Patres nostri peccaverunt, et non sunt:
et nos iniquitates eorum portavimus.
8. Servi dominati sunt nostri:
non fuit qui redimeret de manu eorum.
9.In animabus nostris afferebamus panem nobis,
a facie gladii in deserto.
10.Pellis nostra, quasi clibanus exusta est
a facie tempestatum famis.
11.Mulieres in Sion humiliaverunt,
et virgines in civitatibus Juda.

- Jesuralem, Jerusalem, convertere ad Dominum Deum tuum.

(in Italiano)

1] Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto,
guarda e considera il nostro obbrobrio.
[2] La nostra eredità è passata a stranieri,
le nostre case a estranei.
[3] Orfani siam diventati, senza padre;
le nostre madri come vedove.
[4] L'acqua nostra beviamo per denaro,
la nostra legna si acquista a pagamento.
[5] Con un giogo sul collo siamo perseguitati
siamo sfiniti, non c'è per noi riposo.
[6] All'Egitto abbiamo teso la mano,
all'Assiria per saziarci di pane.
[7] I nostri padri peccarono e non sono più,
noi portiamo la pena delle loro iniquità.
[8] Schiavi comandano su di noi,
non c'è chi ci liberi dalle loro mani.
[9] A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane
davanti alla spada nel deserto.
[10] La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno
a causa degli ardori della fame.
[11] Han disonorato le donne in Sion,
le vergini nelle città di Giuda.

- Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo!



AVVISO:

DAL GIORNO 7 APRILE AL GIORNO 15 APRILE, SARANNO SOSPESI GLI ALTRI LAVORI DI INSERIMENTO, RIPRENDEREMO, a Dio piacendo, DAL GIORNO 16 APRILE....

Ricordiamo di pregare il Rosario e di meditare in questo Tempo, la Passione di Nostro Signore
!

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Caterina63
00lunedì 18 aprile 2011 20:11
[SM=g1740738] Un omaggio al nostro Santo Padre Benedetto XVI nella ricorrenza della Sua elezione al Soglio Petrino 19 aprile 2005

Grazie Santità!!
e un grazie alla Divina Provvidenza!

Il video contiene due canti: Tu es Petrus e l'Oremus pro Pontifice

it.gloria.tv/?media=147196

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto
Dominus conservet eum et vivificet eum et
beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum eius


Preghiamo per il Papa Benedetto.
Il Signore Lo conservi, Gli doni vita e salute,
Lo renda felice sulla terra
e Lo preservi da ogni male. Amen.



[SM=g1740717]

Caterina63
00mercoledì 20 aprile 2011 10:59

Pacomio: catechesi sulla Settimana Santa









Apa Pacomio, l'archimandrita di Tabennesi: sui sei giorni della santa Pasqua.

1. Lottiamo, miei cari, in questi sei giorni di Pasqua, perché ci vengono dati ogni anno in vista della redenzione delle nostre anime affinché in essi compiamo le opere di Dio. In sei giorni, infatti, da principio, furono creati il cielo e la terra e Dio lavorò la sua creazione fino a che fu compiuta, e il settimo giorno si riposò da tutte le sue opere (cf. Gen 2,2).

2. Questi giorni Dio li ha creati perché anche noi, ciascuno secondo il suo stato di vita, lavoriamo in questi sei giorni alle opere di Dio: silenzio (cf. 2Ts 3,12), lavoro manuale, preghiere numerose (cf. 1Ts 5,17), custodia della bocca (cf. Sal 38,2), purezza del corpo e cuore santo (cf. 1Cor 7,34), ciascuno secondo la sua opera. E anche noi, dunque, riposiamoci il settimo giorno e festeggiamo la domenica della santa resurrezione provvedendo con ogni sollecitudine alle sante preghiere comuni e benedicendo il Padre dell'universo che ha avuto misericordia di noi. Egli ci ha invitato il grande Pastore delle pecore disperse (cf. Eb 13,20) per radunarci nel suo santo gregge (cf. Ez 24,5; Gv 10,14).

3. Non scoraggiamoci affatto in questi santi giorni, ma chi si dà al digiuno con gioia, in silenzio, saggezza e grande pace, chi si astiene da cibi ricercati, chi si è allontanato dai vani piaceri, chi pratica prostrazioni e preghiere incessanti, chi si impone rinunce al sonno e veglie numerose, ciascuno insomma vigili sulla sua perseveranza perché ci accada quanto sta scritto negli Atti: alcuni su tavole, altri su rottami della nave e così tutti giunsero salvi alla riva (At 27,44).

4. Siano in lutto cielo e terra (cf. Ger 4,28) durante questi sei giorni di Pasqua! Quando colui che si è assiso nei cieli alla destra del Padre suo (cf. Mt 26,64; At 7,55) ci mostra benevolenza, l'imperatore deponga il diadema che porta e la corona imperiale in segno di lutto, poiché per la testa del re della pace fu preparata una corona di spine colma di punte acuminate (cf. Mt 27,29).
I ricchi depongano i loro abiti multicolori, le vesti di porpora violetta e scarlatta (cf. Ger 10,9), perché il Signore fu spogliato delle sue vesti e i soldati le tirarono a sorte (cf. Mt 27,35).
Chi mangia, beve e si diverte in questo mondo, sia sobrio in questi giorni di sofferenza, perché il Signore della vita stette in mezzo a coloro che lo maltrattavano a causa dei nostri peccati (cf. Is 53,5).
Chi pratica l'ascesi si affatichi ancor di più nel suo regime di vita fino ad astenersi dal bere acqua, che è la gioia dei cani, perché appeso alla croce egli chiese un po' d'acqua e gli fu dato da bere aceto mescolato a fiele (cf. Mt 27,34).
Le donne ricche depongano i loro ornamenti in questi giorni di dolore, colmi di lutto, perché il re della gloria, in vesti ignobili, stava... [la catechesi ci è giunta incompleta]



[San Pacomio, Catechesi sui sei giorni di Pasqua]




 ATTENZIONE, INIZIA LA NOVENA PER SANTA CATERINA DA

SIENA, NON IGNORIAMOLA.... CLICCATE QUI SOTTO:

NOVENA (o Triduo) A SANTA CATERINA DA SIENA Festa del 29 aprile





Caterina63
00giovedì 21 aprile 2011 11:13
[SM=g1740717] [SM=g1740720] Amici, entriamo nel vivo del Triduo Pasquale, lasciandoci accompagnare dalla Madre del Sofferente, del Dolente, del nostro Redentore....

it.gloria.tv/?media=148238


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Il Coro Don Bellani canta " Stava Maria Dolente"
cliccate qui per saperne di più
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...




[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]


[SM=g1740722] OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI/SANTA MESSA DEL CRISMA 21 aprile 2011.

it.gloria.tv/?media=148398

per i testi si clicchi qui
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9742773&#idm1...




[SM=g1740738]


[SM=g1740733]




Caterina63
00mercoledì 4 aprile 2012 09:52
Il testo dello Stabat Mater dolorosa fu scritto da Jacopone da Todi (1230? - 1306), poeta e mistico quando si ritirò nel covento di Sant'Angelo in Pantanelli.
Questo testo ha attraversato i secoli, proprio per la sua straordinaria umanità: la prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa ("La Madre addolorata stava") è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo; la seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris ("Oh, Madre, fonte d'amore") è un'invocazione in cui l'orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
È recitata in maniera facoltativa durante la messa dell'Addolorata (15 settembre) e le sue parti formano gli inni latini della stessa festa. Prima della Riforma liturgica era utilizzata nell'ufficio del venerdì della settimana di passione (Madonna dei sette dolori - Venerdì precedente la Domenica delle Palme). Ma popolarissima era soprattutto perché accompagnava il rito della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo. Un canto amatissimo dai fedeli, non meno che da intere generazioni di musicisti colti (si pensi solo a Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini...).
(fonte tratta dal web)

Per una maggior comprensione e Preghiera, abbiamo postato anche la traduzione....

www.gloria.tv/?media=275017

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Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!

Quae moerébat et dolébat,
pia mater, cum vidébat
nati poenas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
in tanto supplício?

Quis non posset contristári,
piam Matrem contemplári
doléntem cum Filio?

Pro peccátis suae gentis
vidit Jesum in torméntis
et flagéllis subditum.

Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.

Tui Nati vulneráti,
tam dignáti pro me pati,
poenas mecum dívide.

Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolére
donec ego víxero.

Iuxta crucem tecum stare,
te libenter sociáre
in planctu desídero.

Virgo vírginum praeclára,
mihi iam non sis amára,
fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac me sortem
et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruóre Fílii.

Flammis ne urar ne succénsus,
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.

Fac me cruce custodíri
morte Christi praemuníri,
confovéri grátia.

Christe, cum sit hinc exire
Da per Matrem me venire
Ad palmam victoriae.

Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimæ donétur
paradísi glória.

Amen.

*************************************

La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.

E il suo animo gemente,
contristato e dolente
una spada trafiggeva.

Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!

Come si rattristava e si doleva
la pia Madre
vedendo le pene dell'inclito Figlio!

Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio?

A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti,
sottoposto ai flagelli.

Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

Oh, Madre, fonte d'amore,
fammi forza nel dolore
perché possa piangere con te.

Fa' che il mio cuore arda
nell'amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.

Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso
fortemente nel mio cuore.

Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire per me,
dividi con me le pene.

Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.

Accanto alla Croce desidero stare con te,
in tua compagnia,
nel compianto.

O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.

Fa' che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione
e ricordarmi delle sue piaghe.

Fa' che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
e del sangue del tuo Figlio.

Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.

Fa' che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo,
consolato dalla grazia.

Fa', o Cristo, che nell'ora della
morte ottenga da Maria
la palma della vittoria.

E quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso.

Così sia.



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[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00martedì 5 marzo 2013 15:10
[SM=g1740733] Intervista a Benedetto XVI su Maria ai piedi della Croce

Il 22 aprile del 2011 Benedetto XVI accolse l'invito della trasmissione A sua immagine per rispondere a sette domande. Noi qui vi proponiamo quella relativa alla Madre di Dio quando Gesù ce la donò ai piedi della Croce. Ascoltiamo questa risposta nella quale il Papa spiega il perchè non è necessario, al momento, di rifare un Atto di Consacrazione alla Madonna, invitandoci ad interiorizzare, vivere e testimoniare le ben tre Consacrazioni fatte dai Pontefici precedenti.

www.gloria.tv/?media=409084

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