Conteggio perdite

Mauro A.
00giovedì 6 marzo 2014 17:54
Una domanda per tutti.
In ogni battaglia, c'e' alla fine lo specchietto delle perdite, sia totale che per reparto. Vengono conteggiate per quanto esse siano state riscontrate nei giorni delle battaglia e subito dopo. Ma, qui viene la mia domanda probabilmente studipa, i feriti: quanti di questi morivano poi nei vari ospedali da campo o in quelli all'interno? e questi come o meglio quando venivano conteggiati? quello che per farla breve voglio far intendere che se una Tot Brigata ha avuto nel corso della guerra 2000 morti e 6000 feriti sicuramente i morti che avra' avuto saranno stati almeno 1000 in piu' di quelli accertati. ma un conteggio cosi' credo che non esista da nessuna parte, eppure un soldato che moriva un mese dopo apparteneva ancora al reparto con il quale e' stato ferito giusto??
Certo la mia domanda è forse troppo scontata a non aver risposta dato che i dati che si trovano evidenziano quello affermato all'inizio di questo post.
Ringrazio per chi vorra' rispondermi.

mauro

Roberto.1943
00giovedì 6 marzo 2014 19:09
Credo proprio che avere una risposta attendibile sia arduo se non impossibile.Dopo ogni combattimento venivano conteggiati i morti accertati e i feriti recuperati; tutti gli altri erano definiti dispersi:morti e feriti non recuperati e i prigionieri.Questi erano i dati ,non credo che i feriti trasportati lontano venissero poi conteggiati per un aggiornamento delle perdite in caso di un loro successivo decesso.O forse questo non avveniva con regolarita'. [SM=g7285]
lupo.Tolmezzo
00giovedì 6 marzo 2014 22:37
la tua domanda è tutt'altro che "stupida", Mauro: sono convinto che, successivamente ai combattimenti, una percentuale molto alta dei feriti morisse negli ospedali, nei giorni immediatamente successivi, ma non solo; teniamo presente una cosa: la chirurgia addominale all'epoca era sostanzialmente rudimentale: il dottor Billroth, il padre della chirurgia dello stomaco, fece i primi interventi circa 30 anni prima della grande guerra... ma, a parte le difficoltà chirurgiche, il grossissimo problema era che, negli anni della grande guerra, gli antibiotici erano ancora sconosciuti: i soldati feriti all'addome, di solito, morivano per questo motivo; i medici militari, per evitare le infezioni, potevano solo asportare il più possibile i tessuti infetti e usare liquidi e polveri antisettiche, come l'acqua ossigenata, che, comunque, faceva quello che poteva (non molto); i feriti gravemente agli arti si potevano salvare con amputazioni, ma per i feriti addominali c'era poco da fare: fondamentalmente, si sperava nella tempra del ferito (e non è vero che all'epoca i giovani erano più robusti di oggi...) e nel Padreterno. Inoltre, molti feriti, anche se sopravvivevano al momento critico iniziale, eran comunque a rischio di gravi complicanze infettive per non poco tempo, viste le caratteristiche delle loro ferite. I primi antibiotici (i sulfamidici) furono scoperti negli anni '30: non eran granchè, ma già cominciavano a funzionare ragionevolmente; erano, per quanto ne so, gli unici antibiotici a disposizione dell'esercito italiano e tedesco nella seconda guerra mondiale. Gli alleati invece avevan già la penicillina, che salvò tantissimi soldati feriti... per cui, Mauro, per sapere il numero reale di perdite di una battaglia, in realtà bisognerebbe conoscere il numero di feriti GRAVI, perché di questi probabilmente ben pochi si salvavano...
falisca.
00giovedì 6 marzo 2014 23:55
Ciao Mauro, credo sia una domanda alla quale non si arriverà mai a una risposta, sarebbe molto interessante sapere se esistevano comunicazioni fra l'ospedale che prendeva in carico il ferito e il suo reparto in caso di decesso.

X GianMarco,
visto l'alto tasso di mortalità per i feriti all'addome, che se lasciati in attesa dell'intervento chirurgico o trasportati arrivava alla terribile cifra del 99% nel 1916 vennero costituite le Sezioni chirurgiche avanzate, che operavano in relativa vicinanza della linea di fuoco, erano sezioni distaccate degli Ospedali chirurgici mobili, come quello che conosco ormai abbastanza bene il "Città di Milano" del prof. Baldo Rossi.
falisca.
00venerdì 7 marzo 2014 00:12
[IMG]http://i60.tinypic.com/mbh7d1.jpg[/IMG]
[IMG]http://i60.tinypic.com/oqdnp2.jpg[/IMG]
centocaduti
00venerdì 7 marzo 2014 11:42
Caro Mauro, altro che domanda stupida.
Domanda molto intelligente ma alla quale non credo sia possibile rispondere.
I riassunti furono redatti ovviamente anni dopo il termine delle ostilità con dati desunti in vario modo e da varie fonti.
Non credo pertanto che fosse stato possibile avvicinarsi più di tanto ad un dato certo nella considerazione del fatto che come puoi immaginare:

- tenere il conto dei feriti in alcune drammatiche situazioni non era una priorità contingente. Basti pensare ai dati dei dispersi per capire le difficoltà di accertare oggettivamente che fina avessero fatto migliaia di uomini;
- centinaia di feriti senza uniforme e in stato di incoscenza e/o confusionale potevano spirare senza che nessuno sapesse identificarli o almeno avere idea dell'unità di appartenenza;
- comunicazioni e registri delle furerie e dei vari ospedaletti da campo potevano andare dispersi senza che nessuno se ne accorgesse.

Credo pertanto e purtroppo che questa intelligente curiosità non potrà essere soddisfatta.

Ti confermo, in compenso, che i militari feriti rimanevano effettivi al reggimento di appartenenza anche se inviati a casa per malattia e/o convalescanza.

centocaduti
00venerdì 7 marzo 2014 12:03
Scusate . . . rileggendo ho notato di aver omesso che, stando ai miei appunti in materia, a guarigione avvenuta, i soldati si recavano ai propri distretti militari per una visita di idoneità che stabiliva se il convalescente era nuovamente in grado di combattere.
In tal caso il soldato ritornava in zona di guerra, ma non necessariamente allo stesso reggimento presso il quale aveva prestato servizio.

Mauro A.
00venerdì 7 marzo 2014 12:27
Comincio subito nel ringrziare tutti voi per le vostre ottime risposte molto precise e curate, dove hanno ampliato notevolmete la visione, troppo restrittiva che il mio post iniziale aveva fornito.
La mia considerazionee' proprio giunta, dopo essermi soffermato su alcuni testi di medici, dove elencavano molti caduti che decedevano a distanza per le varie ferite avute. Notavo come ha ben spiegato Gianmarco di come quelli feriti all'addome avevano pochissime probabilita' di sopravvivere e queste ferite non erano rare anzi sembra che fossero quasi per la maggioraza, dove una ferita al petto o alla testa era preferita e dava maggior possibilita' di salvezza.
Bene ora qusto dimostra che dopo un attacco prendendo per esempio uno carsico di morti all'istante potevano essere una parte anche non altissima peor' se si va a avedere il conteggio dei feriti subito la quota si alza tantissimo. Certo uno vede feriti li pensa che siano sopravissuti quasi tutti ma non credo che era cosi' ma che quasi la meta' non riuscivano a vivere. Ovviamente il conteggio era basato sulla giornata, con conseguente ignoranza sulle sorti dei vari feriti trasportati nei vari ospedali da campo e questi potevao gia' giungere nella stessa giornata senza vita me nel conteggio figuravano ancora tra i feriti.
Ferito e' una definizione che vuol dire tutto e niente, perche' sappiamo benissimo che le ferite potevano essere le piu' svariate, da un braccio rotto ad avere cento schegge in corpo con mutilazioni varie. Purtroppo non c'era n conteggio con la classificazione delle ferite e questo non porta a una chiarezza che come tutti noi abbiamo affermato non lo si sapra' mai con certezza sul numero vero. Dimostra
per citare un esmepio dei molti cimiteri nele retrovie e questi erano pieni di salme di caduti dei vari ospedali.
A questo punto per concludere penso che i caduti erano molti di piu' di quelli accertati proprio per questo motivo se aggiungiamo i dispersi ritrovati o non il numero sale di molto.
Dobbiamo poi considerare i mezzi d'informazione di dati che non erano quelli attuali che gia cosi' sono pieni di lacune.

Un grazie a tutti

mauro
Fabry_78
00venerdì 7 marzo 2014 14:50
Mauro, mi sono posto una domanda simile quando scrissi l'articolo sulla mina del Mrzli.
Mentre il diario reggimentale ci fornisce un bilancio delle perdite di 1 morto e 18 feriti di truppa, la Relazione Ufficiale italiana fa ammontare le perdite totali a 20 morti e 14 feriti.
Escludendo per un attimo il fatto che il dato della R.U. comprende molto probabilmente anche le perdite delle altre armi (vedi Genio), ciò che mi ha colpito è che il numero dei feriti è minore a quello indicato dal reggimento. Quindi credo che molti feriti morirono in seguito.
Riflettendoci sopra mi sono chiesto: da dove prese i dati chi scrisse la R.U.?
Io penso dai dati forniti dalle Grandi Unità come le divisioni e i corpi d'armata, perché ipotizzo che le varie sezioni di sanità nelle retrovie inviassero a questi comandi i loro dati sulle perdite.
A questo punto mi chiedo: i volumi dell'Ufficio storico, relativo alla storia delle Grandi Unità, riportano i dati statistici delle perdite, ad esempio, delle divisioni (come quelli presenti nei riassunti delle brigate per intenderci)?
Se si, confrontando i dati delle perdite di una divisione con quelli relativi alle brigate che la componevano in una data battaglia, cosa viene fuori?
Ovviamente facendo i dovuti arrotondamenti per la presenza delle altre armi all'interno delle G.U.
So che in ogni caso non si potrà mai arrivare ad un dato definitivo, ma sarei curioso di sapere cosa verrebbe fuori da questo confronto...
[SM=g7349]

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