Concerto dedicato al Papa alla Sistina

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S_Daniele
00giovedì 3 dicembre 2009 21:57
Concerto dedicato al Papa alla Sistina

Sacro e profano nell'«Oratorio di Natale»


di Marcello Filotei

L'Oratorio di Natale di Bach è proprio un oratorio o è una raccolta di cantate? Sicuramente è in gran parte una collazione di opere profane alle quali è stata cambiata la destinazione. La pratica, utilizzata in varie epoche, si definisce parodia, ma non ha nulla di ironico. Stimola invece a tornare a riflettere sull'infinita questione del significato della musica, soprattutto sulla possibilità che questa esprima interpretazioni univoche.

Secondo il critico viennese Eduard Hanslick, noto per il sodalizio con Brahms, la musica in sé non esprimerebbe alcun sentimento, se non quello che l'autore decide di conferirle assegnandole un testo, un titolo o un riferimento di altro genere. La questione è complessa e uno dei modi migliori per affrontarla è ascoltare lavori che aiutano a riflettere su questi temi. L'occasione più vicina è il concerto in onore di Benedetto XVI che si svolge il 4 dicembre alla Cappella Sistina, dove in occasione del 60° anniversario della fondazione della Repubblica Federale di Germania e del 20° anniversario della caduta del muro di Berlino l'Oratorio di Natale verrà eseguito dall'Augsburger Domsingknaben e dalla Residenz-Kammerorchester München diretti da Reinhard Kammler, alla presenza del Papa e del presidente tedesco Horst Köhler.

In realtà, come spesso avviene, il lavoro verrà proposto in parte, in questo caso sono state scelte la prima e la terza cantata. La mutilazione è possibile proprio perché strutturalmente, anche se ha un percorso unitario sottolineato dallo stesso Bach nel frontespizio della partitura, l'Oratorio è costruito come una sequenza di episodi da eseguire tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, come avvenne alla prima assoluta che ebbe luogo a Lipsia dal Natale del 1734 all'Epifania del 1735.

Nella prima cantata, che narra la nascita di Gesù, Maria viene inquadrata in una duplice veste:  da una parte la madre preoccupata per la sorte del figlio, dall'altra la prima credente, origine della fede, "sposa del Cristo". Già l'aria Bereite dich, Zion, mit zärtlichen Trieben, / Den Schönsten, den Liebsten bald bei dir zu sehn! ("Preparati, Sion, con tenero desiderio, / Ad accogliere presto presso di te Colui che è il più bello e il più diletto!") anticipa l'importanza che la voce di contralto avrà in tutto il lavoro. Il testo invita la città a farsi bella per accogliere il suo sposo divino, ma sulle stesse note, nell'Ercole al bivio (la cantata profana da cui è tratta l'aria) il protagonista esprimeva stati d'animo molto diversi dovendosi sottrarre al fascino di un insidioso personaggio:  "Io non t'ascolterò, nulla saprò di te, o Voluttà spregevole". E allora forse da una parte ha ragione Hanslick nel dire che ogni nota può significare qualsiasi cosa, dall'altra bisogna notare che Bach ha creato una situazione timbrica diversa rispetto all'originale, sostituendo i secondi violini con l'oboe d'amore, modificando il fraseggio e adottando altri stratagemmi di orchestrazione per rendere il canto di Maria più etereo.

Insomma la cosiddetta "teoria degli affetti" - secondo la quale specifiche figurazioni musicali sarebbero in grado di suscitare determinati stati d'animo - malgrado fosse molto in voga ai tempi di Bach forse non regge a pieno, però non è completamente vero nemmeno il contrario.

Le semplificazioni quasi mai rendono giustizia all'arte, sta di fatto che nell'Oratorio di Natale, Bach è riuscito a garantire una profonda coerenza, sia all'interno di ogni singola cantata sia nell'arco dell'intero lavoro. Uno dei punti di riferimento è Maria. Anche la terza cantata, che ha come tema l'adorazione dei pastori, presto sposta l'obiettivo sulla Madonna che nell'aria Schließe, mein Herze, dies selige Wunder / Fest in deinem Glauben ein! ("Racchiudi, mio cuore, questo miracolo di beatitudine / Saldamente nella tua fede!") percepisce la grandezza dei momenti che sta vivendo.

Qui Bach torna a lavorare sull'orchestrazione in modo più che mai espressivo. Dall'autografo si nota che abbandona il progetto originale che prevedeva un organico corposo per affidarsi all'intimità di contralto e violino obbligato. Un momento di riflessione che bilancia la grandiosità dei due estremi della cantata, costruiti su luminosi interventi del coro. Una simmetria riscontrabile in tutte e tre le prime cantate e che confermerebbe l'unitarietà della progettazione. E allora forse l'Oratorio di Natale è proprio un oratorio e non una raccolta di cantate. O forse non importa.


(©L'Osservatore Romano - 4 dicembre 2009)
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