Con Paolo sulla Via dell’Arte

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Cattolico_Romano
00giovedì 18 giugno 2009 06:57
Con Paolo sulla Via dell’Arte

La Diocesi di Ascoli Piceno promuove un progetto interdisciplinare vivo e originale



ROMA, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito un articolo apparso sul dodicesimo numero di Paulus (giugno 2009), dedicato al tema “Paolo il teologo”.

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di Paolo Pegoraro

Nel nome c’è già tutto. Il progetto Sulla Via dell’Arte. Colori Forme e Suoni delle parole di san Paolo, promosso dalla diocesi di Ascoli, si dispiega lungo i sentieri dell’elaborazione artistica visiva, dei concerti e dei laboratori didattici. «Il Servizio di Pastorale Giovanile – spiega don Paolo Sabatini – ha scelto questo progetto, perché unisce l’Anno Paolino con il terzo anno dell’Agorà dei giovani. Ci siamo chiesti: come parlare di fede, di cultura e di san Paolo? Puntando sul messaggio paolino e sui linguaggi dell’arte». L’altra promotrice del progetto, insieme a don Paolo, è stata Simona Massari, direttrice dell’Ufficio diocesano di Arte Sacra. E dalla feconda collaborazione si sono sviluppate molteplici iniziative. A partire dai cinque concerti eseguiti da giovani artisti locali presso il Centro “L’Impronta” e incentrati su alcune significative keywords paoline: uomo, Cristo, libertà, comunità, resurrezione.

Interessantissima l’esperienza dei laboratori didattici svolta presso l’Istituto d’arte “O. Licini” e il Liceo classico “F. Stabili”. «Sono stato nelle scuole per due settimane a parlare dell’Apostolo», racconta don Sabatini. «Presso l’Istituto d’arte abbiamo parlato insieme della sua figura e sull’importanza di essere persone decise, convinte di quello in cui credono: un aspetto che colpisce molto i giovani. A partire da questo, i ragazzi hanno cominciato a riflettere su come rappresentare san Paolo attraverso il disegno, la pittura, la scultura o altre installazioni... Presso il Liceo classico, invece, abbiamo letto insieme la Prima lettera ai Corinzi in greco. Dopo essere stati introdotti all’esegesi del testo, gli studenti hanno svolto un lavoro di ricerca sui singoli vocaboli della Lettera, il quale è confluito su alcuni pannelli. Ho cercato di presentare loro san Paolo come una figura interessante, così come ho mostrato l’attualità della Lettera ai Corinzi, che è rivolta a un contesto sociale molto simile al nostro». L’ampio materiale prodotto dalle due scuole è andato a costituire una mostra tematica, ora ospitata nella suggestiva Cripta della cattedrale di Sant’Emidio, che sarà aperta al pubblico fino al 29 giugno (08:00/12:30 – 15:00/19:00).

Un’esposizione ampia, per molti versi sorprendente, data la complessità concettuale e la qualità formale delle elaborazioni, prodotte con evidente impegno. «Ma il tratto più “paolino” di questi laboratori – conclude don Sabatini – è stato il fatto di svolgerli direttamente nelle classi. Non abbiamo portato i ragazzi al Centro giovanile, siamo andati noi nelle scuole. Abbiamo abbattuto la barriera che ci divide: facciamo cultura tramite la fede. Abbiamo parlato di san Paolo e del cristianesimo in maniera oggettiva, non omiletica, eppure i giovani capivano che c’era molto di più».

Riaprire il dialogo tra arte e Chiesa

Ma l’esperienza più originale riguarda l’esperienza delle “Residenze d’Artista”. Dal 14 al 24 aprile, infatti, le chiese romaniche di Santa Maria Intervineas e dei Santi Vincenzo ed Anastasio hanno ospitato il talento di nove giovani artisti, di nazionalità e fedi diversi, selezionati dalle migliori Accademie di Belle Arti. Alcuni di loro arrivavano dal “Corso di perfezionamento in arte sacra” organizzato presso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata dalla Fondazione Staurós. A tutti loro don Sabatini e Alessandra Morelli hanno tenuto una breve lezione su san Paolo, fornendo loro inoltre un piccolo vademecum che ripercorreva in modo essenziale il messaggio dell’Apostolo e la tradizione iconografica a lui dedicata. Dopo di che, per dieci giorni, i giovani artisti hanno concepito e lavorato alle loro opere. All’interno delle chiese. Proprio così: le due solenni chiese romaniche si sono prestate come laboratori, tornando a vedere – dopo secoli – dei pittori all’opera tra le loro mura. «È stata un’esperienza unica – dice Paolo Girardi. – Lavorare dentro una chiesa mi ha fatto vivere una particolare “atmosfera”. Anzi, qualcosa di più. Abbiamo lavorato da soli, tra queste mura, per giorni.

Qualcuno anche di notte. E si è creata una situazione particolare, molto diversa dal lavorare nel proprio studio, dove magari ascolti la radio o ti vengono a trovare gli amici». Ma da dove nasce quest’idea? Dietro il progetto “Residenze d’artista” c’è l’esigenza di ripristinare un dialogo vivo tra la Chiesa e i giovani artisti, nel solco di un rapporto millenario che ha plasmato l’intera storia dell’arte occidentale. “Dialogo”, sia ben chiaro, non “monologo”: campo sgombro, dunque, sia da una committenza inflessibile sia dall’autoreferenzialità dell’art pour l’art. «L’idea – ci dice Peter Conti, dell’Ufficio diocesano per l’Arte Sacra – era quella di far dialogare l’esigenza del liturgista, l’esigenza del teologo, l’esigenza del parroco e quella dell’artista. Tutto questo nell’ascolto reciproco e in apertura a un’idea nuova rispetto a quella che ognuno, singolarmente, poteva avere in partenza. Un’intuizione che ho appreso al convegno ecclesiale di Verona e che abbiamo voluto riproporre, nella nostra diocesi. Una sfida certamente impegnativa, ma che abbiamo potuto affrontare anche attraverso la consulenza di partner importanti come la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e la Fondazione Staurós».

Commissione a sorpresa

Lavorare su un tema ben definito ha riservato più di una sorpresa agli stessi artisti. C’è stato chi, ad esempio, è stato invitato a rielaborare la propria opera osando di più, senza farsi intimorire dalla “sacralità” del soggetto. Ed è nata, così, ad esempio una delle opere, a nostro parere, più interessanti: la “Caduta da cavallo” della pittrice rumena Marinela Asavoaie (foto nella pagina a fianco). «Sono stata attratta dal Saulo “uomo”, piuttosto che dal Paolo “santo” – ci dice –, per cui ho scelto di rappresentare il momento nel quale muore il primo e nasce il secondo». Una rappresentazione forte, la sua: sul volto di Saulo s’imprime quello del Crocifisso, messo a morte nei suoi fedeli (cfr. At 9,16). E mentre una luminosa corona di spine “cola” sui suoi occhi, la bestia rossa (l’orgoglio sanguinario del persecutore?) si allontana. Ma a “Residenze d’artista” c’è spazio per stili molto diversi: dall’espressionismo neoesistenzialista di Marinela si può arrivare, ad esempio, alla compiutezza formale della splendida opera di Francesca Casolani (vedi foto a pagina 22).

Come c’è spazio per il figuralismo concettuale dell’artista di origini iraniane Nima Tayebian, che racconta: «Nonostante non sia nuovo a commissioni di tema sacro, lavorare sulla figura di san Paolo è stata un’esperienza del tutto nuova, quasi una sfida personale. Ho tentato di districarmi dalla rigidità della figura statica, come la vediamo tutti i giorni, per trasformarla... quasi per attraversare il fenomeno e penetrare nel mondo del noumeno. Quella di Paolo è una sorte di maschera di luce, che fa di tutto per fuoriuscire dal mondo delle tenebre». Ma le sorprese non sono mancate neppure per i curatori dell’evento. «Personalmente – confida Carlo Bachetti – non mi sono occupato spesso di temi religiosi e la mia prima preoccupazione era come strutturare le attività artistiche intorno a un tema molto specifico, come può essere quello di san Paolo. Invece, procedendo nello studio e nella ricerca, ci sono venuti spunti su spunti. Ci siamo veramente fatti catturare dalla figura di san Paolo, che ci suggeriva di volta in volta nuove iniziative, ci ispirava nuovi percorsi e ha impresso il carattere interdisciplinare proprio della manifestazione Sulla Via dell’Arte. La cosa ha preso una dimensione sempre più ampia, tant’è vero che, anche se l’Anno Paolino si conclude a giugno, la programmazione attuale ci porta almeno fino a settembre. Il lavoro svolto in un anno ha prodotto moltissimi stimoli e stiamo già pensando d’indire una seconda “Residenza d’artista”. Sulle sculture, stavolta. Ma sempre attorno al tema di san Paolo». Insomma: san Paolo, ad Ascoli, sembra aver contagiato un po’ tutti. Perfino lo storico Caffè Meletti che – frequentato negli anni passati da personalità come Mascagni, Hemingway, Guttuso o Soldati – torna oggi a ospitare ai propri tavoli giovani e promettenti artisti.

Per informazioni: 0736-39.60.57 bce@ap.chiesacattolica.it

BOX: Romanico & contemporaneo

Il progetto Sulla Via dell’Arte si prolungherà oltre la chiusura dell’Anno Paolino con una mostra d’arte contemporanea particolarmente significativa. Allestita presso tre sedi

– il Battistero, il Museo Diocesano e la chiesa di san Vittore – l’esposizione seguirà un percorso tematico legato all’Apostolo. «La vita e l’opera di san Paolo – spiegano i curatori Carlo Bachetti e Alessandra Morelli – ci hanno suggerito un percorso concettuale suddiviso in sezioni legate da alcune parole chiave del vocabolario paolino. A metterci in relazione con questi temi religiosi saranno opere astratte o materiche, per nulla descrittive, ma capaci di riproporli suscitando un’impressione più forte e diretta. Abbiamo fatta nostra la sfida di utilizzare il linguaggio contemporaneo come strumento spirituale e di evangelizzazione, secondo l’insegnamento di Paolo VI e Giovanni Paolo II». Artisti contemporanei di fama nazionale e internazionale, come ad esempio Omar Galliani e Giuliano Giuliani, presenteranno dipinti e sculture realizzati proprio per questo evento su commissione della diocesi di Ascoli. Confluiranno poi da importanti collezioni private opere di Pomodoro, Fontana, Burri, Mertz, Paladino, Nitsch, Beuys, Le Witt, Balla. Al loro fianco saranno esposte anche le opere realizzate durante le “Residenze d’artista”. La mostra sarà aperta dall’11 luglio al 30 settembre 2009, dal martedì alla domenica, con orario 10-19. Un’ottima occasione per visitare il Battistero di San Giovanni, aperto eccezionalmente al pubblico, gli affreschi duecenteschi di san Vittore, e le altre magnifiche chiese romaniche di Ascoli Piceno. Sono quasi una ventina, tutte edificate nel caratteristico travertino, semplice e severo: il visitatore potrà accedere ad alcune di esse anche durante l’estate.

p.p.

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