Nina@
00sabato 2 ottobre 2004 00:19
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro In Carcere (00186)
orario: dal lunedi' al giovedi' 9.30 19.30; venerdi' e sabato 9.30 23.30; domenica 9.30 20.30
biglietti: 9,00 intero; 6.50 ridotto
Informazioni: tel. 06/6780664.
Roma
"Tracci delle linee molte linee, sia rifacendosi alla memoria, sia riproducendo la natura". Una raccomandazione che fece breccia nel cuore del ventunenne Degas. Ad offrirgliela fu Ingres, conosciuto a Parigi nel 1855, considerato un modello ideale. E quelle linee cominciarono a prendere vita, a riempire i taccuini di Degas come appunti visivi di un viaggio a doppio senso tra il sontuoso Louvre, alla ri-scoperta dei grandi maestri del passato, e la dinamica moderna citta', alla scoperta del presente, con i suoi teatri, i caffe', le strade e i salotti. Un viaggio per il quale Degas scelse un doppio "baedeker", condensato nel suo nuovo credo: "Ah Giotto! Fammi vedere Parigi e tu, Parigi, fammi vedere Giotto!" Linno di Edgar Degas, il suo principio artistico, la sua fede spirituale, gridata in unenfasi romantica alla "Oh capitano, mio capitano" di Walt Whitman. Eccolo linnovatore impressionista Degas, che si affaccia alla vita contemporanea dei boulevard parigini e dei caffe' di Montparnasse, dellOpra e delle corse di cavalli a Longchamp, attraverso la lezione immaginifica del rinascimento italiano e del neoclassicismo patinato. Tutto, per lui, sembra essere nato da li', da una lezione perfetta e inossidabile di alchimie prospettiche, di sinfonie cromatiche e viaggi nella psicologia umana.
Prima al Louvre, iscritto nel 1853 come copista, dove copio' tutti i capolavori dei grandi maestri partenopei, primo fra tutti il Mantegna. Poi, con il viaggio in Italia tre anni dopo. Napoli, frenetico centro culturale che gli offre lopportunita' di studiare gli antichi. Roma, con tutto lentourage francese di Villa Medici, sede dellAcadmie Franaise. Qui, insieme al nuovo amico Gustave Moreau, visita tutte le gallerie, ed eccitato dalla ricchezza artistica riempie ben ventotto album di schizzi. Ancora, Firenze, invitato dal barone Gennaro Bellelli, passando per Viterbo, Arezzo, Perugia e Assisi, dove finalmente vede il suo amato Giotto, che non ha il coraggio di copiare, pero', per poter mantenere intatta nella memoria limpressione ricevutane. Alla fine del 59, quando fara' ritorno a Parigi, avra' eseguito piu' di settecento copie, un souvenir prestigioso che rimarra' parte del suo codice genetico nellavventura impressionista.
Un amore devoto per la cultura classica con cui affrontera' linnovazione. Perche' il dramma per Degas, come diceva Leymarie, e' armonizzare "le esigenze di perfezione classica e la visione acuta della realt moderna". E su questo tema vorrebbe far leva la mostra Degas. Classico e moderno, ospitata al Complesso del Vittoriano dal primo ottobre all1 febbraio, puntuale appuntamento con lavanguardia impressionista fin de siecle, che oramai da anni contraddistingue la programmazione espositiva di questo museo romano. Lobiettivo tematico e' certo importante, coglie tutto lo spirito di Degas, perche' e' di eleganza e rigore classici trasfigurati dallimpeto moderno che e' fatta la sua arte. Di questo ne siamo tutti consapevoli. Ma nella pratica, il repertorio espositivo offre questa intuizione solo a meta'.
Nel bene e nel male, si torna a parlare di un grande francese, dopo Renoir, Monet, Czanne, Toulouse-Lautrec e la collettiva dei ritratti impressionisti, in attesa di Manet per il prossimo autunno 2005, con una mostra ambiziosa negli intenti, perche' raccoglie oltre centosettanta opere, ma che puo' riservarsi solo la possibilita' di elargire pillole di portento pittorico, gocce di grandiosita' creativa, assaggi di preziosita' concepite dalla mano di Degas, lasciando sempre viva la convinzione che per vedere lautentico Degas, bisogna andarsene a Parigi e farsi una bella passeggiata al Muse dOrsay. Idea che puo' suonare banale, ma, a conti fatti, e' lunica che ci rimane per avere lesatta visione del portentoso Degas. La rassegna vanta un vasto repertorio di materiale, proponendo un Degas pittore, scultore, disegnatore, ma anche fotografo e incisore. Sfilano, in un allestimento che segue il filo cronologico, oltre trenta oli, venti pastelli, una quarantina di disegni, lintera collezione delle settantatre' sculture provenienti dal Museu de Arte di San Paolo del Brasile, e sei fotografie provenienti dal Muse dOrsay di Parigi. Lesposizione, insomma, vuole evidenziare la tensione di Degas verso una continua sperimentazione, la curiosit per sempre nuovi procedimenti, per espressioni lontane da formule gi praticate, spiega Maria Teresa Benedetti, coordinatrice del comitato scientifico.
Ovviamente, si ritrovano i temi cari allartista, i ritratti virtuosi, le vezzose ballerine colte nellimmediatezza di lezioni di danza o di esibizioni sul palcoscenico, i nudi sobri e spontanei lontani da ostentazioni erotiche e sensuali, le corse mondane tra fantini tesi e cavalli energici e scattanti. Ce' il suo mondo, o, almeno, levocazione del suo mondo. Dagli inizi accademici, preferiti ad un primo corso di laurea in Giurisprudenza caldeggiato dal padre, direttore della filiale di una banca privata appartenente al nonno che risiedeva a Napoli. Ai viaggi di formazione in Italia, alle prime esperienze pittoriche muovendosi tra soggetti storici, piccoli paesaggi, studi di cavalli, fantini e ritratti. Dopo il reclutamento nella guerra franco-tedesca nel 1870, i viaggi a Londra e a New Orlens, dove i parenti commerciano in cotone. Fino alla svolta, con la fondazione della societe' anonyme, con la prima mostra impressionista nel 74, la seconda, la terza, la quarta, quinta, sesta, settima, ottava, sfoggiando non piu' solo quadri, ma anche ventagli dipinti, sculture e sonetti. Passando tra illustri colleghi, magari finanziariamente meno agiati di lui, ambiziosi frequentatori del suo salotto aperto calorosamente ai nostri italiani De Nittis, Zandomeneghi e Boldini. Fino ancora a quando i suoi occhi cominciano ad indebolirsi, abbandonando sempre piu' lolio a favore del pastello e dei grandi formati.
Mancano le opere che contano veramente nella storiografia di Degas, ma si puo' indugiare sul contributo di alcune presenze dignitose come Donna seduta accanto a un vaso di fiori ( Madame Valpinon), del 1865, proveniente dal Metropolitan Museum di New York, spettacolare azzardo in termini di disorientamento delle convenzioni dellosservazione, dove il mazzo di crisantemi fioriti invade completamente la scena, relegando la donna, la moglie dellamico Paul Valpion, al margine destro in una posa eccentrica quasi dallaria sognante. Oppure, le acute e intense copie dai Maestri del passato come il Ritratto di donna, da un disegno fiorentino del XVI secolo (olio su tela, 1858-59), uno schizzo da Leonardo da Vinci, e il Calvario. Copia dalla Crocifissione del Mantenga (olio su tela, 1861). Qualche saggio di ballerine, come Classe di danza (olio su tela, 1873) proveniente da Washington, La Ballerina, olio su tela del 1876 da San Diego, Ballerina in blu-giallo, morbidissimo pastello del 1885, Ballerine in rosa e verde, olio su tela del 1890 proveniente dal Metropolitan di New York. Ancora, liridescente Ventaglio con ballerine e paesaggio di scena, gouache del 1878-79, impreziosita da lumeggiature doro su seta, e la modernamente eversiva Piccola Ballerina di 14 anni, scultura del 1879-81, anticonvenzionale e precorritrice di tendenze davanguardia nellutilizzo di materiali insoliti come la cera, il tessuto, il crine.
E i nudi. Degas, che Manet definisce incapace di amare una donna, e persino di dirglielo, e' pero' affascinato dai gesti femminili di ogni giorno: i suoi pastelli, raccontano con sensibilita' cromatica luminosa i corpi nudi di donne che si lavano, si asciugano, si pettinano le lunghe chiome. Non le ama le donne non si sposera' mai Degas ma per loro si fa grande artista. Sempre e soltanto arte, senza compromessi, senza beghe sentimentali, dal cuore misogino-eremita presenza insolita nella Parigi bohmien, devoto e appassionato solo ad un destino di outsider dellavanguardia, non certo da artista bello e maledetto, ma da innovatore con lanimo rivolto al passato. Arricchiscono il percorso, i pastelli, che per la loro fragilita' difficilmente escono dalle collezioni; i monotipi, le incisioni, i tanti disegni preparatori e non, i bozzetti e le interessanti e curiose fotografie realizzate da Degas stesso.
Gia', un Degas fotografo potrebbe rivelarsi uno spunto inedito, anche perche', come spiegano gli organizzatori lartista utilizza la tecnica fotografica con la creativita' e laudacia che lo caratterizzano: predilige latmosfera delle lampade o quella lunare, lavora soprattutto di sera fissando sulla lastra la famiglia Halvy, i parenti, gli amici ottenendo effetti a tratti surreali. Il grande poeta Paul Valry nel descrivere le immagini di Renoir e di Mallarme' che compaiono in una fotografia, paragona a fantasmi le loro figure riflesse nello specchio. Tutto bene, per carita'. Limportante e' non cercare di fare numero con mediocrita', che non rendono giustizia neanche al povero Degas, per rimpolpare il progetto espositivo.
(Repubblica arte)