Complesso del Vittoriano a Roma...Degas.....

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Nina@
00giovedì 30 settembre 2004 12:40
"Degas classico e moderno al Complesso del Vittoriano dal 1 ottobre.
Centosessanta opere ne fanno la piu' grande mostra dedicata a Degas mai organizzata in Italia. "Esigenza di perfezione classica e la visione acuta della realta' moderna": cos sintetizza Jean Leymarie, che insieme ad altri
eminenti esperti formano il comitato scientifico, e spiega il titolo dell'esposizione. Degas occupa un ruolo a parte nell'evoluzione dell'Impressionismo: per lui non ci sono colazioni sull'erba o boulevard parigini. Lavora poco an plein air preferendo alle rive dei fiumi o ai giardini di Parigi il suo studio. Oltre trenta olii, una quarantina di disegni, la collezione di settantre' sculture provenienti dal Museu de arte
di San Paolo. E ancora venti pastelli, a testimonianza di come Degas fosse diventato maestro assoluto di questa tecnica: grazie a pochi tocchi riusciva ad illuminare di infinite sfumature i palcoscenici e le classi di danza nei quali si esibivano le "sue" ballerine. Dal Muse d'Orsay
provengono anche gli esemplari che costituiscono la sezione dedicata al Degas fotografo. Invenzione di quegli anni, la fotografia fu temuta soprattutto dai ritrattisti piu' tradizionalisti che vedevano sottrarsi gran parte del loro lavoro, mentre venne accolta con grande entusiasmo dagli
sperimentatori come Edgar Degas".

Nina@
00sabato 2 ottobre 2004 00:19
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro In Carcere (00186)
orario: dal lunedi' al giovedi' 9.30 19.30; venerdi' e sabato 9.30 23.30; domenica 9.30 20.30
biglietti: 9,00 intero; 6.50 ridotto
Informazioni: tel. 06/6780664.


Roma
"Tracci delle linee molte linee, sia rifacendosi alla memoria, sia riproducendo la natura". Una raccomandazione che fece breccia nel cuore del ventunenne Degas. Ad offrirgliela fu Ingres, conosciuto a Parigi nel 1855, considerato un modello ideale. E quelle linee cominciarono a prendere vita, a riempire i taccuini di Degas come appunti visivi di un viaggio a doppio senso tra il sontuoso Louvre, alla ri-scoperta dei grandi maestri del passato, e la dinamica moderna citta', alla scoperta del presente, con i suoi teatri, i caffe', le strade e i salotti. Un viaggio per il quale Degas scelse un doppio "baedeker", condensato nel suo nuovo credo: "Ah Giotto! Fammi vedere Parigi e tu, Parigi, fammi vedere Giotto!" Linno di Edgar Degas, il suo principio artistico, la sua fede spirituale, gridata in unenfasi romantica alla "Oh capitano, mio capitano" di Walt Whitman. Eccolo linnovatore impressionista Degas, che si affaccia alla vita contemporanea dei boulevard parigini e dei caffe' di Montparnasse, dellOpra e delle corse di cavalli a Longchamp, attraverso la lezione immaginifica del rinascimento italiano e del neoclassicismo patinato. Tutto, per lui, sembra essere nato da li', da una lezione perfetta e inossidabile di alchimie prospettiche, di sinfonie cromatiche e viaggi nella psicologia umana.

Prima al Louvre, iscritto nel 1853 come copista, dove copio' tutti i capolavori dei grandi maestri partenopei, primo fra tutti il Mantegna. Poi, con il viaggio in Italia tre anni dopo. Napoli, frenetico centro culturale che gli offre lopportunita' di studiare gli antichi. Roma, con tutto lentourage francese di Villa Medici, sede dellAcadmie Franaise. Qui, insieme al nuovo amico Gustave Moreau, visita tutte le gallerie, ed eccitato dalla ricchezza artistica riempie ben ventotto album di schizzi. Ancora, Firenze, invitato dal barone Gennaro Bellelli, passando per Viterbo, Arezzo, Perugia e Assisi, dove finalmente vede il suo amato Giotto, che non ha il coraggio di copiare, pero', per poter mantenere intatta nella memoria limpressione ricevutane. Alla fine del 59, quando fara' ritorno a Parigi, avra' eseguito piu' di settecento copie, un souvenir prestigioso che rimarra' parte del suo codice genetico nellavventura impressionista.

Un amore devoto per la cultura classica con cui affrontera' linnovazione. Perche' il dramma per Degas, come diceva Leymarie, e' armonizzare "le esigenze di perfezione classica e la visione acuta della realt moderna". E su questo tema vorrebbe far leva la mostra Degas. Classico e moderno, ospitata al Complesso del Vittoriano dal primo ottobre all1 febbraio, puntuale appuntamento con lavanguardia impressionista fin de siecle, che oramai da anni contraddistingue la programmazione espositiva di questo museo romano. Lobiettivo tematico e' certo importante, coglie tutto lo spirito di Degas, perche' e' di eleganza e rigore classici trasfigurati dallimpeto moderno che e' fatta la sua arte. Di questo ne siamo tutti consapevoli. Ma nella pratica, il repertorio espositivo offre questa intuizione solo a meta'.

Nel bene e nel male, si torna a parlare di un grande francese, dopo Renoir, Monet, Czanne, Toulouse-Lautrec e la collettiva dei ritratti impressionisti, in attesa di Manet per il prossimo autunno 2005, con una mostra ambiziosa negli intenti, perche' raccoglie oltre centosettanta opere, ma che puo' riservarsi solo la possibilita' di elargire pillole di portento pittorico, gocce di grandiosita' creativa, assaggi di preziosita' concepite dalla mano di Degas, lasciando sempre viva la convinzione che per vedere lautentico Degas, bisogna andarsene a Parigi e farsi una bella passeggiata al Muse dOrsay. Idea che puo' suonare banale, ma, a conti fatti, e' lunica che ci rimane per avere lesatta visione del portentoso Degas. La rassegna vanta un vasto repertorio di materiale, proponendo un Degas pittore, scultore, disegnatore, ma anche fotografo e incisore. Sfilano, in un allestimento che segue il filo cronologico, oltre trenta oli, venti pastelli, una quarantina di disegni, lintera collezione delle settantatre' sculture provenienti dal Museu de Arte di San Paolo del Brasile, e sei fotografie provenienti dal Muse dOrsay di Parigi. Lesposizione, insomma, vuole evidenziare la tensione di Degas verso una continua sperimentazione, la curiosit per sempre nuovi procedimenti, per espressioni lontane da formule gi praticate, spiega Maria Teresa Benedetti, coordinatrice del comitato scientifico.

Ovviamente, si ritrovano i temi cari allartista, i ritratti virtuosi, le vezzose ballerine colte nellimmediatezza di lezioni di danza o di esibizioni sul palcoscenico, i nudi sobri e spontanei lontani da ostentazioni erotiche e sensuali, le corse mondane tra fantini tesi e cavalli energici e scattanti. Ce' il suo mondo, o, almeno, levocazione del suo mondo. Dagli inizi accademici, preferiti ad un primo corso di laurea in Giurisprudenza caldeggiato dal padre, direttore della filiale di una banca privata appartenente al nonno che risiedeva a Napoli. Ai viaggi di formazione in Italia, alle prime esperienze pittoriche muovendosi tra soggetti storici, piccoli paesaggi, studi di cavalli, fantini e ritratti. Dopo il reclutamento nella guerra franco-tedesca nel 1870, i viaggi a Londra e a New Orlens, dove i parenti commerciano in cotone. Fino alla svolta, con la fondazione della societe' anonyme, con la prima mostra impressionista nel 74, la seconda, la terza, la quarta, quinta, sesta, settima, ottava, sfoggiando non piu' solo quadri, ma anche ventagli dipinti, sculture e sonetti. Passando tra illustri colleghi, magari finanziariamente meno agiati di lui, ambiziosi frequentatori del suo salotto aperto calorosamente ai nostri italiani De Nittis, Zandomeneghi e Boldini. Fino ancora a quando i suoi occhi cominciano ad indebolirsi, abbandonando sempre piu' lolio a favore del pastello e dei grandi formati.

Mancano le opere che contano veramente nella storiografia di Degas, ma si puo' indugiare sul contributo di alcune presenze dignitose come Donna seduta accanto a un vaso di fiori ( Madame Valpinon), del 1865, proveniente dal Metropolitan Museum di New York, spettacolare azzardo in termini di disorientamento delle convenzioni dellosservazione, dove il mazzo di crisantemi fioriti invade completamente la scena, relegando la donna, la moglie dellamico Paul Valpion, al margine destro in una posa eccentrica quasi dallaria sognante. Oppure, le acute e intense copie dai Maestri del passato come il Ritratto di donna, da un disegno fiorentino del XVI secolo (olio su tela, 1858-59), uno schizzo da Leonardo da Vinci, e il Calvario. Copia dalla Crocifissione del Mantenga (olio su tela, 1861). Qualche saggio di ballerine, come Classe di danza (olio su tela, 1873) proveniente da Washington, La Ballerina, olio su tela del 1876 da San Diego, Ballerina in blu-giallo, morbidissimo pastello del 1885, Ballerine in rosa e verde, olio su tela del 1890 proveniente dal Metropolitan di New York. Ancora, liridescente Ventaglio con ballerine e paesaggio di scena, gouache del 1878-79, impreziosita da lumeggiature doro su seta, e la modernamente eversiva Piccola Ballerina di 14 anni, scultura del 1879-81, anticonvenzionale e precorritrice di tendenze davanguardia nellutilizzo di materiali insoliti come la cera, il tessuto, il crine.

E i nudi. Degas, che Manet definisce incapace di amare una donna, e persino di dirglielo, e' pero' affascinato dai gesti femminili di ogni giorno: i suoi pastelli, raccontano con sensibilita' cromatica luminosa i corpi nudi di donne che si lavano, si asciugano, si pettinano le lunghe chiome. Non le ama le donne non si sposera' mai Degas ma per loro si fa grande artista. Sempre e soltanto arte, senza compromessi, senza beghe sentimentali, dal cuore misogino-eremita presenza insolita nella Parigi bohmien, devoto e appassionato solo ad un destino di outsider dellavanguardia, non certo da artista bello e maledetto, ma da innovatore con lanimo rivolto al passato. Arricchiscono il percorso, i pastelli, che per la loro fragilita' difficilmente escono dalle collezioni; i monotipi, le incisioni, i tanti disegni preparatori e non, i bozzetti e le interessanti e curiose fotografie realizzate da Degas stesso.

Gia', un Degas fotografo potrebbe rivelarsi uno spunto inedito, anche perche', come spiegano gli organizzatori lartista utilizza la tecnica fotografica con la creativita' e laudacia che lo caratterizzano: predilige latmosfera delle lampade o quella lunare, lavora soprattutto di sera fissando sulla lastra la famiglia Halvy, i parenti, gli amici ottenendo effetti a tratti surreali. Il grande poeta Paul Valry nel descrivere le immagini di Renoir e di Mallarme' che compaiono in una fotografia, paragona a fantasmi le loro figure riflesse nello specchio. Tutto bene, per carita'. Limportante e' non cercare di fare numero con mediocrita', che non rendono giustizia neanche al povero Degas, per rimpolpare il progetto espositivo.
(Repubblica arte)
Nina@
00domenica 3 ottobre 2004 17:26
alcune opere esposte....


Nina@
00lunedì 1 novembre 2004 23:48
Nonostante imprevisti di varia natura collegati alla scarsa organizzazione del museo che ospita la mostra di Degas, sono riuscita ad andare a vedere le sue opere...Diversa l'atmosfera, nonche' il palinsesto espositivo rispetto al Musee d'Orsay a Parigi, fulcro ornamentale e rappresentativo dell'Impressionismo a 360.
Piu' che "Degas, classico e moderno", la mostra averebbe dovuto intitolarsi ..."Degas, e il suo amore per lo studio sul movimento".
In effetti da ogni singola opera esposta ed indipendentemente dalla tematica adottata, era facile percepire il grande sforzo di questo artista per tutto cio' che si chiama movimento, tutto deve necessariamente muoversi, nelle tele come nelle sculture e persino nella staticita' delle fotografie dove a muoversi sono la luce e la prospettiva....
E cosi' visi austeri e tendenzialmente staticizzanti si muovono armonicamente in una struttura di gioco tra la profondita' e il la luce...
Ecco allora sperimentare le tecniche fotografiche e travalicare un concetto di "quadro dall'oggetto immobile" a "quadro che vive di sensazioni visive accentuate, dove l'occhio dell'osservatore e' guidato a seguire una prospettiva inusitata che va' sempre piu' a sfumare verso i bordi esterni, come segno di qualcosa che perennemente e' in movimento e sfugge".
A me personalmente sono piaciute le fotografie...una curiosita'... si dice che nei convivi e nelle cene che Degas organizzava, egli costringesse in maniera bonaria ma decisa i suoi commensali a posare per lui e si sottolinea la sua pedanteria nel costringerli a pose noiose per svariate ore, fino quasi a stancarli e finche' lui stesso nn avesse trovato l'ispirazione giusta!!!!
I nudi nn mi hanno colpito eccessivamente, cosi' come neppure le tele raffiguranti i cavalli.
Piuttosto, belissime sono invece le tele che raffigurano le ballerine...si vede chiaramente che dalle pennellate veloci e intense traspariva un' enorme interesse di Degas per il soggetto..."...anche questo mio cuore ha qualcosa di artificiale, lo hanno cucito le ballerine in un sacchetto di satin rosa un po' sciupato come le loro scarpette di danza...".
Incantevoli le trasparenze dei tulle che nascondono e velano le gambe delle ballerine, dei tocchi piu' decisi invece su alcuni particolari visivi, le scarpette, i fiocchi, alcune acconciature, alcuni volti. E anche qui' pose plastiche ma vive e movimentate, come se per magia riuscisse a travalicare la materia inerme e a darle vita...Incredibile anche la precisione di alcuni dettagli, sino quasi a farli sembrare fotografia, mentre l'incedere in altri e' piu' soffuso e tendente all'amalgamare il tutto nel tutto.
Le sculture, sono l'indice primario della sua ricerca costante nel tentativo di catturare il movimento e di enfatizzare in questa maniera le sue opere, e cosi' e' un continuo di posizioni di corpi, dalle piu' estreme alle piu' naturali, bellissima quella della fanciulla che si guarda il fondo della scarpa...
Che dire....merita sicuramente una visita!

[Modificato da Nina@ 02/11/20040.10]

[Modificato da Nina@ 02/11/2004 0.11]

The Red Wolf
00martedì 2 novembre 2004 21:29
Ci vadooooooooooooo subitoooooooo ieaaa [SM=g27811]
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