Combattere un traditore

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Trekentoff
00martedì 15 settembre 2009 00:47
Una pioggia battente cadeva sul grande Regno di Bluedragon, spingendo tutti i suoi abitanti a rifugiarsi nelle proprie case e botteghe. Una coltre di nubi nere come inchiostro ricopriva il cielo e la nebbia si addensava lungo le strade, donando a ogni cosa un aspetto offuscato e misterioso.
Le uniche luci provenivano dall’interno delle case, insieme alle chiacchiere e alle risate dei loro abitanti.
Estranea a tutto ciò, una figura camminava solitaria lungo la via principale delLo Regno. Il pesante cappuccio ne copriva i lineamenti, ma non lo sferragliare metallico prodotto dai suoi passi. Una lancia pendeva dalla sua schiena e a ogni passo la sua punta sbatteva contro il duro selciato.
L’uomo avanzava a passo sicuro verso la taverna. Un edificio scuro che si profilava all’orizzonte.
Anche se era ancora lontano poteva già sentire i rumori provenienti dall’interno. Il vociare chiassoso e allegro, il tintinnare delle posate contro i piatti, il tutto accompagnato dal gradevole profumo di buona cucina.
La figura accelerò il passo, impaziente di azzerare al più presto possibile la distanza tra lui e un pasto caldo. Avrebbe preferito andare ad allenarsi per adempiere al meglio la missione assegnatagli dal Sommo, ma in quel momento era troppo stanco e la cosa migliore era riposare.
Arrivato a pochi passi dalla porta della locanda, si fermò e, voltatosi, sollevò lo sguardo al cielo e soprattutto verso la poderosa Reggia che svettava su tutti gli altri edifici. Una sensazione di gioia mista all’orgoglio gli riempì il cuore. Era finalmente arrivato nel posto in cui aveva sempre voluto essere.
Una linea bianca dardeggiante cadde all‘improvviso all‘orizzonte, illuminando l‘intera volta celeste. Per un istante il volto bagnato dalla pioggia di Trekentoff apparve sotto il cappuccio e la cicatrice che gli attraversava il viso brillò, simile al fulmine che cadeva in lontananza.
Poi l’oscurità ricadde su tutto, accompagnata dal cupo rombare del tuono.
Trekentoff sorrise. Era davvero nel posto giusto.
Soddisfatto, diede le spalle alla pioggia, aprì la pesante porta di legno ed entrò.

Bene, vi presento il primo racconto che posto nel Regno, innanzitutto ringrazio il Sommo per avermi accettato in questo fantastico Regno, diciamo che questo è il mio ringraziamento e diaciamola tutta anche il mio modo per rompere il ghiaccio. [SM=x92710]
Non credo che nei prossimi tempi avrò molto tempo, tutta colpa della scuola [SM=x92707] , ma spero di riuscire a seguire il sito regolarmente. [SM=x92705]
Ciao a tutti! [SM=x92710]
Trekentoff
00martedì 15 settembre 2009 19:43
Il sole era già alto, quando Trekentoff attraversò, armato di tutto punto, le grandi porte del Regno di Bluedragon.
In cielo non c’era una nuvola e della tempesta che aveva infuriato per tutta la notte non rimanevano che qualche pozzanghera sulla strada polverosa e le goccioline di rugiada che scivolavano dalle foglie degli alberi o spuntavano timidamente tra i fili d’erba, inzuppando i stivali dei viaggiatori.
Una grossa folla riempiva il grande cancello, uomini, donne e bambini che entravano e uscivano, ognuno dedito alle proprie occupazioni quotidiane in un continuo mescolarsi di voci e richiami.
Trekentoff superò velocemente i pesanti cancelli senza degnare nessuno di uno sguardo, mentre la gente si spostava per lasciarlo passare, intimorita da quel cupo cavaliere avvolto in una pesante armatura argentata e armato fino ai denti.
I Guardmen di guardia gli rivolsero un titubante saluto, ancora incerti di come comportarsi con quel nuovo Aspirante Vassallo sempre cosi riservato e taciturno e in effetti il borbottio scocciato che ricevettero in risposta non cambiò di molto la loro situazione.
Con la lancia appoggiata sulla spalla e lo scudo allacciato al braccio, Trekentoff si lasciò alle spalle il Regno, diretto al villaggio di Otis.
Poco più che un ammasso di case assiepate attorno a una chiesa, Otis era popolato unicamente da pionieri e gente avventurosa e alla ricerca di una vita migliore e dalle loro famiglie.
Da quel che Trekentoff sapeva in quel luogo un tempo sorgeva Barishan, il luogo d’origine dei leggendari Sir Rinaldo e Sir Johnasson, entrambi membri della Fenice Blu delle Leggende, che venne distrutto dai servi di RedDragon al tempo della Battaglia dei Draghi.
A quanto pareva il governo di Griferia aveva intenzione di restituire tutta la regione alla civiltà e il villaggio era il primo timido tentativo verso la realizzazione di quel ambizioso progetto.
“ Potevano prendersela anche più comoda” pensò Trekentoff, ammirando con lo sguardo il panorama naturale attorno a sé.
La natura, rinvigorita dalla pioggia, si mostrava in tutta la sua antica e sempreverde bellezza. I fiori brillavano come gemme nei prati ancora bagnati, mentre i fili d’erba ondeggiavano scossi dal vento fresco che sembrava divertirsi a lacera in aria le luccicanti gocce di rugiada. Nell’aria si sentiva un forte e vivificante odore di muschio e terra bagnata.
Era uno spettacolo splendido e Trekentoff non potè non ammirarne la magnifica semplicità.
Spontanea, una canzone gli affiorò sulle labbra e tranquillo, il soldato cominciò a fischiettare un motivetto.
Aggrottò la fronte, mentre la sua missione gli tornava alla mente.
Purtroppo con la fondazione di Otis non erano giunti solo uomini onesti, ma anche sciacalli avidi e senza scrupoli che si facevano beffe del lavoro altrui.
Gruppi di banditi razziavano le carovane dei coloni e, approfittando della scarsa sorveglianza, attaccavano tutti i viandanti solitari, uccidendo chiunque osasse opporre resistenza.
Cosa ancora più grave, i predoni erano comandati nientemeno che da un Guardman che aveva tradito il Regno e per questo la milizia non era riuscita a fermarli.
Il problema era divenuto cosi grave che il sindaco si era rivolto al Regno di Bluedragon, chiedendo aiuto per estirpare questa minaccia. Il Sommo aveva convocato Trekentoff subito dopo aver ricevuto la richiesta e lo aveva incaricato di aiutare il villaggio di Otis. Lui aveva annuito e ora eccolo lì a marciare sotto il sole verso il suo primo compito come Aspirante Vassallo.
Aspirante Vassallo…..
Se glielo avessero detto, non ci avrebbe creduto. Lui, un Aspirante Vassallo. Era incredibile, anzi era inaudito, eppure era cosi.
Scosse la testa, sorridendo, e accelerò l’andatura. Aveva perso fin troppo tempo!
La sua marcia durò per tutto il giorno e dopo una cena leggera e una notte passata all’addiaccio su un letto di frasche riprese al levarsi successivo del sole.
All’incirca a mezzogiorno del secondo giorno Otis apparve in vista. Appena lo vide, Trekentoff sgombrò la mente da ogni altro pensiero e si concentrò esclusivamente sulla sua missione.
A passo deciso uscì dalla foresta e si diresse verso la porta del villaggio.
Una palizzata di legno alta tre metri circondava tutto il perimetro di Otis, interrotta ogni paio di metri da una rozza feritoia ricavata nei tronchi e, da che la vista acuta di Trekentoff riuscì a vedere, da cui spuntava la punta di una freccia, segno che le guardie lo tenevano sotto tiro.
Un paio di uomini apparvero sugli spalti e lo puntarono con due grosse balestre.
“ EHI, TU! FERMO DOVE SEI, SE NON VUOI FARE UNA BRUTTA FINE!!” urlò uno dei due, probabilmente il più alto in grado.
Trekentoff obbedì e si fermò, le mani bene in vista.
“ Se questa è l’accoglienza a tutti i visitatori, chissà come fanno a mantenere contatti con il resto del mondo” pensò. Poi ad alta voce “ Sono un Aspirante Vassallo del Sommo BlueDragno, sono giunto su richiesta del vostro capomastro per fermare le scorrerie dei briganti”
Dopo essersi presentato, stette in silenzio, in attesa di una risposta.
Vide l’indecisione comparire sul volto del soldato che aveva parlato. Lui e il suo commilitone parlarono a bassa voce per qualche istante.
“ Puoi provarlo?” urlò alla fine.
Trekentoff sospirò, aspettandosi proprio quella richiesta. Senza preavviso strinse la lancia e, dopo aver preso la mira, la scagliò con violenza. L’arma si conficcò con un tonfo nel muro di legno proprio dietro al soldato, mancandogli la faccia di appena mezzo palmo.
Trekentoff incrociò le braccia sul petto.
“ Basta?” chiese serio e tranquillo.
La guardia, ancora sotto shock per la paura, annuì freneticamente.
Mentre il cancello si apriva con un notevole scricchiolio, Trekentoff sollevò lo sguardo all’orizzonte, nella direzione da cui era giunto, verso il Regno di BlueDragon.
Una cosa era certa. Non avrebbe deluso il Sommo.

Lo so, fa schifo [SM=x92707] Ho approfittato degli ultimi momenti liberi per scrivere prima dell'inizo "serio" della scuola, perciò penso proprio che il prossimo arriverà tra minimo 2 settimane.
Fatemi sapere cosa ne pensate! [SM=x92709]
Vodia
00martedì 15 settembre 2009 20:13
OT -- Interessante, Firstaria esiste ancora... Io avevo qualche dubbio, nato dal confronto tra i due videogiochi (d'altronde, cinquant'anni dopo gli abitanti di Griferia non sono più pagani, almeno a prima vista)...
@Jekyll@
00mercoledì 16 settembre 2009 13:17
Ot- No, secondo me non fa per niente schifo [SM=x92702] ! Scrivi bene, descrivi bene i paesaggi e le atmosfere, senza dilungarti eccessivamente (vizio che io, per esempio, non riesco a togliermi [SM=x92706] ) e, considerando che, per ora, non hai introdotto alcun personaggio reale e, quindi non ci sono dialoghi veri e propri, secondo sei stato bravo!! [SM=x92702]
Claudium
00mercoledì 16 settembre 2009 20:30
OT- Quoto Jekyll, io scrivo da un anno e mezzo ma non riesco a rendere i paesaggi e le atmosfere bene come fai tu [SM=x92702]
Solo una cosa: in genere quando scriviamo in questa sezione se dobbiamo dire qualcosa che non fa parte del racconto lo facciamo mettendolo tra OT, che vuol dire Off Topic [SM=x92702] -OT
Trekentoff
00giovedì 24 settembre 2009 22:42
Appena Trekentoff mise piede nell’interno delle mura di Otis, uno scalcinato gruppo di soldati male equipaggiati uscì dal piccolo posto di guardia accanto al cancello, andandogli velocemente incontro.
Senza dire una parola, i soldati si schierarono su una linea in modo da bloccargli l’ingresso al villaggio. Indossavano quasi tutti logore cotte di cuoio e brandivano rozze lance e scudi formati da tavole inchiodate di traverso tra loro, solo pochi portavano una spada.
Trekentoff sorrise soddisfatto tra sé. Quegli uomini potevano anche essere male armati, ma erano disciplinati e pronti a tutto per difendere la loro casa e ciò valeva mille volte di più di qualsiasi lancia o spada.
Un guerriero con tutta l’aria di essere il più alto in grado si fece avanti. Era protetto da una leggera armatura di ferro incrostata di terra e fango, una lunga spada avvolta in un fodero logoro gli pendeva al fianco e portava un piccolo scudo rotondo allacciato al braccio.
Arrivato a pochi passi, si tolse l’elmo consunto, rivelando il suo volto. Era un uomo di bell’aspetto, probabilmente poco più che ventenne, giudicò Trekentoff. I suoi capelli erano chiari e gli ricadevano sulle spalle, rischiando a ogni momento di impigliarsi con la cotta, anche se questo non sembrava infastidirlo.
Gli occhi color nocciola scintillavano di determinazione, donando alla sua figura un aspetto autorevole e imponente.
“ Vi do il benvenuto nel nostro umile villaggio, Aspirante Vassallo, il mio nome è Evandar e sono il capitano della guarnigione” si presentò il guerriero con tono affabile “ Scusate per l’accoglienza brusca, ma capirete che questi sono tempi difficili e non ci è consentito abbassare la guardia nemmeno per un istante, ma se desiderate…” La sua voce si fece seria “ …le guardie che vi hanno minacciato saranno punite duramente ”
Trekentoff annuì con decisione, notando nel gruppetto la guardia con cui aveva parlato che tremava come una foglia senza staccargli gli occhi di dosso.
Sospirò tra sé. Non era Aspirante Vassallo neanche da un mese che già cominciavano a guardarlo come una divinità scesa dal cielo.
Che seccatura!
“ Non preoccupatevi, quei soldati hanno fatto solo il loro dovere nell’avermi trattenuto, non ho alcunché da biasimare al loro operato”
Evandar sembrò visibilmente sollevato dalle sue parole e tutta la tensione che si era accumulata sul suo volto si sciolse, lasciando il posto a una espressione di profondo sollievo.
“Vi ringrazio, Messer…?”
“ Trekentoff” rispose laconico l’Aspirante.
“ Allora, messer Trekentoff è un vero onore avervi qui a Otis” L’uomo fece un saluto militare, subito imitato da tutti gli altri.
Trekentoff annuì distrattamente, già stufo di quella conversazione, e quando il capitano gli chiese di attendere qualche istante, colse l’occasione per esaminare le fortificazioni del villaggio.
Da quel che poteva vedere, la robusta palizzata circondava interamente il perimetro del villaggio, formando un largo cerchio che non lasciava scoperto nessun punto. Lo stretto camminamento era costellato da arcieri che facevano la spola da una feritoia all’altra, senza staccare gli occhi vigili dall’orizzonte, pronti a ogni evenienza.
A tratti una torre di legno si innalzava sulla continuità della palizzata e su ognuna di essa almeno quattro balestrieri tenevano appoggiate sul parapetto le loro voluminose armi, i dardi scintillavano sotto la luce del sole, quasi fremendo per l’impazienza di essere scagliati.
Ma la maggior attenzione, Trekentoff la dedicò al cancello, il punto debole per eccellenza di qualsiasi fortezza.
L’unica entrata al villaggio era protetta da un poderoso cancello di legno massiccio, tenuto saldamente chiuso da quattro travi di legno grandi quanto il suo torace e ai suoi lati sorgevano due torri piene di soldati che sorvegliavano quel punto vitale con particolare attenzione.
Apparentemente sembrava inespugnabile, ma Trekentoff non si sentì troppo sicuro.
Ben poche erano le fortezze impossibili da espugnare.
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un colpetto alla gamba, seguito da un tonfo.
Incuriosito abbassò lo sguardo verso la fonte del rumore.
Vide un bambino di forse dieci anni che, seduto per terra appena sotto di lui, si massaggiava la testa, guardandolo con irritazione.
“ Non te l’hanno mai detto che solo gli stoccafissi si imbambolano in mezzo alla strada?” lo redarguì furioso il ragazzino, mentre sulla fronte si gonfiava lentamente l’inconfondibile sagoma di un bernoccolo.
Trekentoff dedusse che doveva essere stata la testa di quel ragazzino impertinente a sbattergli contro la gamba foderata di ferro.
Strano che non si fosse fatto più male.
“ Che fai, neanche rispondi adesso?” Il bambino si era rialzato e adesso gli puntava contro uno dei suoi piccoli pugni in una comico tentativo di minaccia.
Nel frattempo una piccola folla si era radunata per osservare la scena. Non si vedeva tutti i giorni un bambino che si metteva a bisticciare con un cavaliere armato fino ai denti.
Mormorii di preoccupazione si alternavano ad altri titubanti, tutti temevano per la sorte di quel ragazzino troppo coraggioso e troppo sciocco, ma nessuno osava intervenire per paura della reazione del guerriero.
All’improvviso si sentì un grido spaventato e subito dopo una donna uscì precipitosamente dalla folla.
“ Tanor, ma cosa stai facendo?” urlò quella che doveva essere la madre del bambino, afferrandolo bruscamente per un braccio.
Tanor dette strattonò la presa della donna “ Lasciami stare, mamma, questo tizio mi ha fatto male, devo dargli una lezione” urlò, cercando di divincolarsi.
Proprio in quel momento, forse attratto dal trambusto, Evandar giunse di corsa. Si fermò a poca distanza, sconvolto dalla scena, poi marciò minaccioso verso la donna.
“ Che sta facendo ancora tuo figlio, Sania?” chiese duro.
La donna cercò frettolosamente di scusarsi, ma lo sguardo duro del capitano non accennò ad addolcirsi.
“ Lo sai chi ha insultato tuo figlio, questo rispettabile cavaliere è l’Aspirante Vassallo inviato dal Sommo BlueDragon per aiutarci” disse a voce alta cosi che tutti potessero sentirlo.
Trekentoff sentì il bisogno impellente di dare una testata contro un muro.
Un clamore sorpreso si levò dalla folla e gli sguardi sconvolti di tutti si puntarono sulla donna e il ragazzino.
Sania si voltò, sconvolta verso Trekentoff, e dopo un istante afferrò per la collottola suo figlio e, ignorando le sue proteste lo costrinse ad abbassare la testa insieme a lei.
“ Perdonatemi, Aspirante Vassallo, vi prego, non addossate la colpa a mio figlio, lui è ancora un bambino, non sapeva chi foste” disse, praticamente implorando.
Tutti le voci tacquero di colpo, mentre l’attenzione generale si puntava su Trekentoff, in attesa della sua risposta.
L’Aspirante sospirò e si fece avanti. La tensione divenne quasi palpabile, mentre percorreva la poca distanza. Nel silenzio naturale che si era formato i suoi passi risuonavano come una serie di esplosioni.
Sentì Sania irrigidirsi, quando allungò la mano verso di lei.
Con delicatezza, Trekentoff sollevò il mento della giovane donna, facendola rialzare.
“ Vedere la gente che si inginocchia per una paura infondata è per me motivo di grande irritazione, milady” disse, cercando di essere più rassicurante possibile. Si voltò verso la folla che lo osservava stupito “ Vi prego di ascoltare le mie parole” esordì “ Io sono giunto nel vostro villaggio su ordine del Sommo BlueDragon per offrire il mio aiuto, non per dettare legge o impormi con la forza su di voi” fece una pausa, perché le sue parole venissero assorbite, poi riprese “ La forza degli Aspiranti e di tutti i Vassalli è finalizzata al portare Luce, dovunque ce ne sia bisogno, non dovete vederci come degli esseri soprannaturali da temere, vi posso assicurare che nelLo Regno ci sono semplici uomini e donne come voi, i loro cuori sono votati alla giustizia, ma la loro natura non cambia”
Concluso il suo discorso Trekentoff si inginocchiò davanti al bambino che lo fissò con i suoi occhi chiari.
“ Nel Regno è apprezzato il coraggio, per quanto possa essere temerario e incosciente” disse, per poi rivolgersi alla donna “Vostro figlio ha avuto davvero del fegato a sfidare un Aspirante Vassallo, sono sicuro che potrebbe essere un ottimo Aspirante un giorno”
Tranquillo, si rimise in piedi, sotto lo sguardo incredulo e colmo di gratitudine della donna. Si rivolse al capitano della Guardia.
“ Prima mi avete chiesto se desideravo qualcosa, ebbene io chiedo che non sia tolto un capello a questa donna e a suo figlio, né che si sparli di loro, né che si dica che sono degli insolenti”
Evandar ci mise qualche istante a riscuotersi, mentre mormorii stupefatti si facevano largo tra la folla.
“ Certo, certo” annuì frettolosamente il giovane.
Trekentoff gettò un ultimo occhiata a Tanor. Adesso il suo sguardo non era più rancoroso, ma carico di ammirazione.
L’uomo si rabbuiò per un istante, tristi ricordi del suo passato affiorarono per un attimo a tormentarlo, ma vennero ricacciati subito indietro nell’abisso in cui aveva gettato tutto ciò che voleva dimenticare. Risollevò lo sguardo, incrociandolo con quello ancora timoroso del capitano.
“ Bene, ora che questo spiacevole imprevisto è terminato, potreste portarmi dal capomastro?”

-OT- Salve ragazzi, come andate? E' un po' che non vengo qui nelLo Regno, mi fa piacere risentirvi tutti sempre attivi, a giudicare dagli ottimi lavori fatti negli altri racconti.
Lo ammetto in questo capitolo ho fatto un po' il fanatico con i discorsi, fatemi sapere se ho scritto qualche idiozia e provvederò
-OT-
Eruner
00venerdì 25 settembre 2009 00:13
ot
Niente male, affatto niente male; per le possibili contraddizione di ambientazione, tranquillo, non sarà mai nulla in confronto a certe vecchie scene (come boschi rasi al suolo e ricreati). Mica si nasce imparati!
@Jekyll@
00venerdì 25 settembre 2009 12:38
ot-Sei davvero bravo! [SM=x92702] Un unica precisazione...nella sezione Regno è obbligatorio l'uso del Voi, sempre...che si parli con amici, superiori, nemici che si disprezzano, ecc. Per essere perfetto dovresti correggere la forma dal tu al Voi...per il resto nulla da dire! -Ot
Drago.89
00mercoledì 30 settembre 2009 18:02
OT- Devo farti i miei complimenti Trekentoff,davvero un bel racconto...non buttarti giù se pensi che non sia un granchè oppure perchè credi che tu stia sbagliando, anche io ho preso tante di quelle cantonate che non hai neanche idea... [SM=x92706]. Unico avvertimento come ti ha anche menzionato l'amico Jekyll,nonostante non sia un Guardiano o un'Ambasciatore ci tengo a farti presente la regola del "Voi". Per il resto buona continuazione! [SM=x92702] -OT
Trekentoff
00mercoledì 30 settembre 2009 21:22
Trekentoff camminava pensieroso, ascoltando distrattamente le parole della sua guida.
Dopo l’episodio del bambino e della donna, Evandar lo aveva accompagnato attraverso le piccole vie del paese fino alla casa del capomastro, una massiccia torre di pietra alta quattro piani, con porte solide e robuste e finestre saldamente protette da inferiate di ferro, che con la sua mole troneggiava cupamente sul resto del villaggio.
Da quel che diceva Evandar, la torre era il centro nevralgico di Otis. Non solo veniva utilizzata come centro amministrativo e magazzino, ma era anche il rifugio di tutti gli abitanti in caso di attacco.
Vi avevano residenza il capomastro e tutta la sua famiglia e, dietro un affitto non proprio economico, tutti gli abitanti più benestanti.
A detta del capitano la torre era un capolavoro di ingegneria militare.
La sua maggiore solidità le permetteva di resistere tranquillamente ad attacchi che avrebbero sbriciolato le palizzate esterne e inoltre grazie alla sua maggiore altezza sugli altri edifici, dai suoi bastioni gli arcieri potevano colpire senza problemi qualunque nemico che fosse riuscito a entrare nel villaggio.
Il capitano arrivò a parlarne talmente bene che per un attimo Trekentoff pensò che doveva essere stato lui in persona a costruirla.
In pochi minuti arrivarono al pesante portone d’accesso. Una decina di guardie lo sorvegliavano, tutte, notò con disappunto Trekentoff, apparentemente molto più esperte di quelle al cancello principale. Invece di corazze ammaccate e sporche, indossavano pesanti armature di ferro lucide come specchi e impugnavano alabarde e massicce spade perfettamente affilate.
Stranamente Evandar, che era il capitano della Guardia, sembrava intimidito dalla loro presenza e le parole che aveva loro rivolto erano state rapide e piene di timoroso rispetto.
Trekentoff domandò il perché, ma preferì non indagare per il momento.
Appena seppero dell’identità dell’Aspirante Vassallo, le guardie si fecero da parte e li lasciarono lasciati passare senza una parola.
Mentre li superava, Trekentoff li aveva osservati in silenzio. Quegli uomini non erano abitanti del villaggio. Troppo chiusi e taciturni.
Aveva accantonato quei pensieri, mentre attraversavano rapidamente il pianterreno, adibito a camerata e sala d’addestramento. I soldati li fissavano di sottecchi, senza interrompere le loro occupazioni. I loro sguardi erano sospettosi, quasi astiosi e di nuovo Trekentoff si chiese il perché.
Anche se forse lo intuiva.
Lui e il suo accompagnatore salirono le rampe di scale che salivano a chiocciola lungo il perimetro della torre. A ogni piano Evandar si spendeva in descrizioni accurate, come se volesse scusarsi del mutismo che aveva tenuto davanti alle guardie.
Dalle sue parole, Trekentoff aveva capito che il secondo piano era utilizzato come magazzino sia delle scorte di cibo, rigorosamente conservate in dispense tenute sempre sotto controllo da un notabile che annotava tutte i tributi portati dai contadini e le derrate che spettavano a ognuno. Il terzo invece ospitava il centro amministrativo in cui venivano registrate tutte le pratiche importanti, come morti, nascite e altro ancora, e il tribunale, dove venivano giudicati tutti i reati commessi nel villaggio e emanate le sentenze. Infine al quarto piano c’erano gli alloggi del capomastro e dei civili che potevano permettersi l’affitto e delle loro famiglie. Solo chi aveva un permesso speciale poteva salire fin lassù e per ottenerlo bisognava sempre avere un motivo molto più che valido, perché il borgomastro si occupava solo dei casi più importanti.
“ Una volta non era cosi” aveva aggiunto Evandar, mentre salivano i ripidi gradini di pietra. “ Fino a qualche anno fa il borgomastro riceveva personalmente chiunque avesse un problema, ma ora si fa vedere in pubblico molto raramente e si occupa solo delle questioni più importanti, come il vostro arrivo”
“ Ne sapete il motivo?” chiese Trekentoff
“ Girano delle voci che sia malato e che non possa più gestire gli affari del villaggio come una volta, ma se devo essere sincero non ci ripongo molta fiducia”
“ E allora voi cosa pensate di tutto ciò?”
La domanda di Trekentoff fece fermare di colpo Evandar, un piede appoggiato sul gradino successivo. Il capitano si voltò a guardarlo, una strana espressione titubante sul volto. Sembrava combattuto, come se stesse soppesando l’idea di rivelare qualcosa di importante.
Poi veloce come era arrivata, l’espressione sparì, lasciando il posto a uno strano sguardo vacuo.
“ Io non so niente, non mi impiccio e faccio solo il mio lavoro”
Detto questo, riprese salire con un passo più veloce. Trekentoff aggrottò la fronte, perplesso, osservandolo per un istante, poi lo seguì.
In breve raggiunsero l’ultimo piano, un ampio spazio circolare elegantemente arredato da mobili e arazzi che riproducevano immagini soprattutto di lavoro nei campi. A destra dell’entrata partiva un corridoio tappezzato di porte che conducevano agli alloggi, mentre in fondo si apriva una piccola porta sorvegliata da un paio di soldati arcigni.
Evandar condusse Trekentoff proprio davanti a questa e dopo aver parlato con le guardie, si congedò con un veloce inchino, sempre con quello sguardo vacuo.
“ Spero che vi troverete bene nel nostro villaggio” mormorò, prima di dileguarsi lungo le scale.
Trekentoff rimase a guardarlo, finchè non sparì dalla sua vista. Sentiva un gran brutto presentimento.
Con un sospiro si voltò verso la porta, facendo cenno alle guardie. Subito quella che stava a destra estrasse dalla tasca un grosso numero di chiavi arrugginite e, sceltane una, la infilò nella toppa.
I chiavistelli gemettero come anime in pena, quando il soldato girò la chiave e la porta scricchiolò, quando la aprì con una spinta.
“ Prego, entrate” disse il soldato, riprendendo il suo posto.
Trekentoff fece un cenno di ringraziamento ed entrò.
L’interno era molto spazioso e confortevole. Come il resto del piano era arredato da mobili e arazzi che ricoprivano le pareti, mentre un variopinto tappeto ricopriva lo scarno pavimento di pietra.
Un gran numero di sedie stavano allineate per tutta la lunghezza delle pareti. La luce entrava abbondantemente da una grossa finestra a vetro che si apriva sul fondo.
Sotto di essa, seduto a un ampia scrivania, sommersa da pile di documenti, c’era un uomo molto vecchio, probabilmente almeno sull’ottantina. Il volto era ricoperto da una ragnatela di rughe profonde che lo facevano assomigliare alla corteccia di un vecchio albero con centinaia di anni sulle spalle. Una lunga capigliatura bianca perfettamente annodata in una coda gli scendeva dal capo raggrinzito, arrivando quasi a terra, mentre una folta barba dello stesso colore ricopriva il suo petto scarno. Il fisico scarno del vecchio era coperto da una lunga veste rossa che gli arrivava fino ai piedi, ripiegandosi più volte sul prezioso tappeto.
L’attenzione del vecchio era tutto concentrato su la pergamena che stringeva tra le mani callose, tanto che sembrava neanche essersi accorto della presenza di un visitatore.
Trekentoff tossicchiò. Richiamato da quel rumore, l’uomo sollevò lo sguardo dalla pergamena, portandolo su di lui.
“ Voi chi siete? Cosa volete?” chiese, severo, adocchiando le armi di Trekentoff. Non c’era la minima traccia di preoccupazione nella sua voce, ma solo una forte indignazione.
“ Perdonate l’intrusione, il mio nome è Trekentoff e sono l’Aspirante Vassallo inviato dal Sommo BlueDragon per liberare il vostro villaggio dai predoni, immagino che voi siate il capomastro”
Il vecchio posò la pergamena e un gran sorriso si dipinse sul suo volto legnoso.
“ Oh, cosi siete giunto finalmente, non sapete quanto abbiamo bisogno del vostro aiuto, ma prego sedetevi” disse, indicando una sedia, davanti alla scrivania.
Trekentoff accettò l’invito con gratitudine. Dopo una giornata intera passata sotto il sole, chiuso nell’armatura, cominciava a sentirsi un po’ stanco.
Si tolse dalla tracolla la lancia e lo scudo e li appoggiò contro il muro non troppo distanti da sé. Poi si sfilò anche l’elmo e si sedette sulla sedia, appoggiandoselo in grembo.
Appena vide il suo ospite comodo e attento, il vecchio riprese a parlare:
“ Immagino che avrete già dovuto sopportare abbastanza convenevoli, perciò non vi assillerò con saluti e salamelecchi vari”
Trekentoff annuì, grato. Già si prospettava una altra serie interminabile di elogi e ringraziamenti.
Il borgomastro ridacchiò, facendo dondolare l’ampia barba.
“ Vi capisco, so bene quanto possa essere forviante essere continuamente al centro dell’attenzione, negli anni passati mi è capitato cosi tante volte che oramai ho perso il conto”
La risata chioccia si spense in una serie di colpi di tosse che scosse il suo fisico esile.
“ Siete sicuro di sentirvi bene?” domandò Trekentoff, appena sembrò strare meglio, guardandolo preoccupato. Forse Evandar aveva torto a non credere alle dicerie.
Il vecchio sollevò lo sguardo verso di lui, guardandolo tristemente.
“ Non come vorrei, ma purtroppo non c’è molto da fare contro la vecchiaia, se non accettarla con serenità”
Trekentoff sorrise. Quel uomo gli piaceva, era schietto e non si nascondeva dietro giri di parole.
“ Ma tu guarda che scortese” riprese il vecchio, sorridendo gioviale “ Vi ho coinvolto nei miei problemi da vecchio acciaccato senza nemmeno presentarmi, il mio nome è Bertus e ho la fortuna di essere il capomastro di questo splendido villaggio da oltre venti anni, è un onore conoscervi, Messer Trekentoff”
Si sporse in avanti, porgendo la mano in direzione del suo interlocutore.
“ L’onore è mio” disse Trekentoff, stringendola rudemente. Ebbe l’impressione di avere tra le mani un giunco secco, di quelli che spuntano nelle paludi.
“ Immagino che siate impaziente di conoscere la situazione qui a Otis” riprese Bertus, risedendosi sulla sua grossa sedia imbottita.
“ Ho notato qualcosa, mentre una delle vostre guardie mi accompagnava fin qui, e mi sono fatto qualche mia ipotesi, ma spero che voi possiate darmi un quadro più esaustivo” Detto questo rimase in silenzio, in attesa di una risposta.
Bertus sospirò. Un sospiro stanco. Si passò una mano sul volto calloso.
“ Non c’è molto da dire” cominciò dopo qualche istante “ Come ho già scritto nella mia missiva al vostro Regno, da qualche tempo i traffici commerciali di Otis non sono più sicuri, una banda di predoni si è stabilita nella regione e ha cominciato ad assalire senza sosta ogni carovana che passa per le vie vicine al villaggio, abbiamo tentato di porre un freno alle loro scorrerie, ma le guardie appostate lungo le strade sono state tute sconfitte e i soldati che avevo inviato alla ricerca del covo dei banditi non sono più tornate” Bertus voltò la propria sedia verso la finestra, osservando il villaggio che si stendeva al di sotto. Pigri fili di fumo uscivano dai comignoli delle rozze abitazioni, un gruppo di bambini si rincorreva, ridendo e strillando. “Non ho voluto allarmare la popolazione, ma la situazione è davvero grave, i soldati rimasti sono appena sufficienti a difendere il villaggio e ogni giorno che passa quei predoni si fanno sempre più impudenti, ormai non passa giorno che io non tema di vederli attaccare Otis stesso e a aggravare la situazione c‘è Griferia che sembra ignorare la mia richiesta di rinforzi, a quanto ho saputo ilgoverno sta passando un momento di instabilità, ma questo non è un motivo per indugiare, ogni secondo che perdono nelle loro inutili discussioni potrebbe essere fatale” Tornò a volgersi verso l’Aspirante che lo ascoltava con attenzione, lo sguardo serio e determinato “ Io non posso permettere che accada qualcosa alla mia gente, non permetterò che ci sia una seconda Barishan, per questo ora io vi chiedo, Messer Trekentoff, posso contare sull’aiuto del Regno di BlueDragon per salvare il mio villaggio?”
Trekentoff mantenne un espressione severa, come se quella domanda lo offendesse.
“ il Sommo mi ha inviato qui per questo, capomastro, il Regno esiste per aiutare tutti coloro che sono in difficoltà, chiunque essi siano, a prescindere dalla razza e nazionalità, e inoltre la vostra situazione ci riguarda doppiamente, poiché è giunta notizia che a comandare i predoni che vi assillano ci sia un Ex-Guardman del Regno”
Appena sentì quella parola, il volto di Bertus si rabbuiò. Trekentoff capì di aver toccato un tasto dolente.
Le parole che uscirono dalla bocca del vecchio erano dette con un tono basso e calmo, ma ognuna era cosi impregnata di odio e veleno che Trekentoff ne rimase stupito.
“ Colui a cui vi riferite si fa chiamare il Tagliateste, ma il suo vero nome è Sondor, un barbaro sanguinario, bestemmiatore e sprezzante di ogni pietà, un mostro crudele come mai ne ho visti in tutta la mia vita, lo conosco, perché fu lui a massacrare le pattuglie di soldati che inviai in esplorazione, dopo averli uccisi barbaramente, si presentò davanti alle nostre mura, ricoperto da capo a piedi di sangue di uomini valorosi. Quel giorno io sentì schernire tutto ciò in cui credevo con una brutalità e un sangue freddo spaventoso, i soldati sulle mura lo bersagliarono, ma le loro frecce rimbalzavano come polvere sull’enorme armatura di Sondor che rise e ci schernì ancora per poi andarsene, lasciando davanti al portone chiuse in un sacco le teste di tutti gli uomini che aveva ucciso” Fece un leggera pausa, come se ricordare quei terribili avvenimenti gli costasse un immane fatica “ I pianti delle madri, delle mogli e dei fanciulli che sentì ancora mi rimbombano nella mente, Messer Trekentoff, spero con tutto il cuore che voi possiate mettere fine alle atrocità di quel mostro, ora se non vi dispiace, preferire rimanere da solo, vi ho detto tutto ciò che potevo e l’unica cosa che posso fare ancora è auguravi buona fortuna”
Capendo che non era il caso di restare ancora, Trekentoff si alzò in piedi.
“ Vi ringrazio, capomastro, le vostre informazioni mi saranno utili”
Prese le sue armi e, imbracciatele, si congedò con un lieve inchino che Bertus non vide, perché si era voltato verso la grande finestra, le mani giunte dietro la schiena.
Trekentoff uscì dalla stanza del capomastro a passi svelti che risuonarono sul pavimento di pietra. Doveva trovare Evandar.

OT Stavolta gli ot me li sono ricordati [SM=x92713] Piccolo capitoletto di discusioni per fare il punto della situazione del disgraziato villaggio di Otis.
Un grazie a tutti per i complimenti, sul serio, non me li merito!!
X Eruner: Ma non si abbattono gli alberi, vandalo! Cosa diranno i verdi e gli Ent? Occhio che quelli ti fanno una marcia contro con tanto di fanfara [SM=x92706] OT
Gianlu79
00sabato 3 ottobre 2009 02:12
Re:
Eruner, 25/09/2009 0.13:

ot
Niente male, affatto niente male; per le possibili contraddizione di ambientazione, tranquillo, non sarà mai nulla in confronto a certe vecchie scene (come boschi rasi al suolo e ricreati). Mica si nasce imparati!


OT: A cui dovresti aggiungerci anche la demolizione di una taverna, oltre ai calcioni nel sedere presi da un paio di tuoi superiori in grado tanto tempo fà......... [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706]

Trekentoff
00sabato 3 ottobre 2009 15:26
....Messer Eruner....davvero avete distrutto una taverna?
Trekentoff
00sabato 3 ottobre 2009 21:56
“ D’accordo, Trekentoff, vi metterò a disposizione un gruppo di cinque soldati, ma non di più”
Nonostante le parole di Evandar fossero chiaramente forzate e dettate più dal timore che provava verso l’Aspirante che da una reale accettazione dei fatti, Trekentoff fu ugualmente soddisfatto dal sentirle.
“ Parlate al tenente di guardia e vedete di riportarmeli tutti interi se potete”
Trekentoff borbottò un ringraziamento e, senza aggiungere altro, uscì, lasciando il capitano alle sue incombenze.
Mentre attraversava velocemente le stanze che formavano il posto di guardia principale di Otis, ripensava alla discussione che aveva avuto con Evandar per riuscire a ottenere qualche soldato per perlustrare i dintorni del villaggio.
Gli ultimi avvenimenti, i continui attacchi e le perdite subite avevano reso gli abitanti estremamente restii anche a mettere piede fuori dalle proprie case. Lo stesso Evandar era contrario a inviare altri uomini alla ricerca del covo dei banditi, a parer suo era come spedirli dritti nella tana dei leoni, e in effetti gli eventi sembravano dargli ragione.
Perfetti.
Questa parola ricorreva con una frequenza estremamente fastidiosa nelle testimonianze che Trekentoff aveva raccolto sugli attacchi dei predoni.
Lo schema era sempre lo stesso. Prima una pioggia di frecce uccideva le guardie disposte sia in testa che in coda più lontano dalla carovana, poi una fila di alabardieri pesantemente corazzati bloccava la strada e infine un orda di uomini armati alla leggera attaccava da tutte le direzioni. Uscivano dal folto degli alberi, sbucavano da buche coperte da frasche, e, veloci come folgori, massacravano chiunque osasse opporre resistenza e rubavano tutte le cose di valore. Non si fermavano neanche davanti alle lacrime delle donne e al pianto dei fanciulli, uccidevano tutti con un sangue freddo e una spietatezza inumane.
I pochi testimoni con cui parlò Trekentoff dissero di essere sopravvissuti solo perché avevano finto di essere morti o si erano coperti con le salme dei loro compagni di viaggio.
Un moto di disgusto attraversò Trekentoff al pensiero delle atrocità perpetrate da quegli uomini.
La sua espressione era impassibile, mentre parlava con il tenente, che in quel momento presenziava l’addestramento quotidiano dei soldati, riguardo la sua intenzione, ma dentro di sé fremeva di rabbia e impazienza.
Comunque sapeva bene di non potersi permettere nessuna azione avventata.
Sarebbe andato volentieri da solo per non mettere in pericolo altre vite, ma aveva bisogno di qualcuno che conoscesse il territorio attorno al villaggio e inoltre per quanto potesse avere buoni motivi a spingerlo non avrebbe potuto sostenere un combattimento contro molti uomini senza un minimo di aiuto.
Il tenente, un veterano dall’aria coriacea vissuta, lo guardò per un istante come se fosse impazzito, poi, capendo che non stava scherzando, si voltò e, con un leggero tremito nella voce, chiamò cinque nomi.
Cinque soldati interruppero i loro esercizi e, dopo essersi scambiati un occhiata interrogativa, si schierarono velocemente davanti al loro superiore. Dalle armi decisamente meglio tenute di quelle dei loro commilitoni, Trekentoff dedusse che dovevano trattarsi dei i guerrieri migliori e non potè fare a meno di rallegrarsi tra sè.
Metteva sempre di buon umore sapere di avere le spalle coperte da un guerriero che sapeva il fatto suo.
Cinque paia di occhi semi parzialmente nascosti dagli elmi si sgranarono, riempiendosi di paura, al sentire le parole del sergente e per poi voltarsi all’unisono verso Trekentoff che da parte sua rispose con un sorriso appena accennato che non prometteva niente di buono.

OT Aggiornamento velocissimo e poi sparisco [SM=x92712] Che ne dite come sta venendo? [SM=x92713] OT
Drago.89
00domenica 4 ottobre 2009 17:26
OT- Vai tranquillo Trekentoff,credo stia venendo fuori una storia davvero niente male. Bravo,continua così. [SM=x92702] -OT
Claudium
00lunedì 12 ottobre 2009 18:01
OT- Ho letto gli ultimi interventi e devo dire che secondo me promette bene questo racconto; ti faccio i miei complimenti inoltre per la scelta delle parole e la tendenza a rendere la narrazione più realistica e particolareggiata possibile; tra l'altro mi piace il tuo pg, mi dà l'impressione di un guerriero che sotto una dura scorza da brontolone nasconda in realtà un animo da pezzo di pane. [SM=x92710] -OT
Trekentoff
00venerdì 16 ottobre 2009 20:07
“ Cercate di muovervi, dobbiamo accelerare il passo”
Le secche parole di Trekentoff ebbero l’effetto di una randellata sui poveri cinque soldati che lo seguivano faticosamente, facendosi strada tra le fitte piante della foresta che circondava Otis. Le armature limitavano i loro movimenti, rischiando continuamente di farli inciampare in radici che affioravano dal terreno o in rami caduti. A ciò si aggiungeva il caldo afoso di metà pomeriggio, moltiplicato dalle pesanti cotte di maglia, che dava loro la sensazione di potersi sciogliere da un momento all’altro.
Trekentoff se la cava un po’ meglio, grazie al fatto che il minerale di cui era composta la sua armatura sembrava non trattenere eccessivamente il calore, ma conservava comunque tutto il suo peso e, anche se cercava di non darlo a vedere, ormai anche lui cominciava a sentire la stanchezza della marcia.
“ Ma, Aspirante” protestò uno dei soldati, un uomo basso e tarchiato, ma molto robusto, con indosso una leggera corazza di ferro ammaccata. A Trekentoff parve di ricordare che si chiamasse Daimon. “ Siamo in marcia fin dall’alba e non abbiamo fatto che una sosta, non so quanto voi siate ancora in grado di andare avanti, ma a meno che non vogliate farci uccidere dalla stanchezza dobbiamo fermarci almeno qualche attimo a riposare”
Gli altri quattro uomini annuirono stancamente alle parole del loro compagno.
Trekentoff si fermò, guardando irritato i cinque soldati, la fronte imperlata di sudore e il respiro leggermente accelerato. Senza dire una parola, volse il proprio sguardo verso il sole battente, schermandosi gli occhi con il dorso della mano.
Fece qualche calcolo sul tempo che rimaneva alla sera, quando avrebbero dovuto necessariamente porre fine all’esplorazione e annuì soddisfatto tra sé.
“ D’accordo, faremo una sosta”
Alzò un mano per troncare sul nascere le esultanze dei soldati.
“ Ma non qui! Siamo pur sempre nel territorio dei banditi e non ho intenzione di correre rischi inutili, cercheremo un luogo sicuro e solo allora ci fermeremo”
Detto questo, si voltò e si incamminò, senza aspettare risposta. I passi dietro di sé gli fecero intuire che i soldati dovevano essersi rassegnati a camminare ancora un po‘.
Per fortuna le loro fatiche non durarono ancora molto. Dopo qualche minuto, la boscaglia si aprì e Trekentoff sbucò in uno spiazzo aperto.
“ Qui è perfetto” commentò, valutando la zona con occhio critico.
Si trattava di una piccola radura che si apriva come una macchia nell’altrimenti ininterrotta distesa verde. Completamente circondata dal bosco, era talmente ben nascosta che probabilmente non l’avrebbero mai trovata se non per un caso fortuito, come in quel momento. La mancanza degli alberi era compensata da un tappeto di cespugli e erba alta quasi quanto un uomo che offriva un ottimo nascondiglio contro qualsiasi osservatore.
I soldati non sembravano condividere il suo giudizio, ma erano talmente stanchi che si sarebbero accontentati anche di un letto di ortiche, perciò non fecero proteste.
“ Nascondetevi tra l’erba e riposatevi, ma fate attenzione alle vipere, il loro morso è molto pericoloso e io non ho nessuna intenzione di mettermi a organizzare funerali nel bel mezzo di una foresta, tutto chiaro?”
I soldati mormorarono un assenso appena accennato e si inoltrarono nel prato incolto, spostando con le braccia le piante.
Un istante dopo la radura era tornata deserta. I sei uomini stavano accucciati tra l’erba, perfettamente mimetizzati nell’ambiente e in attesa di recuperare le forze per continuare la propria missione.
Mentre i cinque soldati si riposavano e davano fondo alle poche scorte di cibo e di acqua che avevano portato da Otis, Trekentoff scrutava in silenzio la foresta apparentemente silenziosa, attento a qualsiasi rumore o segnale che potesse tradire la presenza di nemici. Sapendo che la lancia no gli sarebbe stata che di impiccio negli ristretti spazi della foresta in caso di battaglia, aveva preferito lasciarla al villaggio, portando con sé solo lo scudo e le spade.
“ Come mai tenete le lame nel fodero, se temete un attacco a sorpresa?”
Trekentoff si voltò verso la fonte della voce. Daimon gli si era messo accanto, guardandolo con i suoi profondi occhi scuri.
“ Se tenessi in mano la spada, la luce del sole vi si rifletterebbe sopra, rendendo immediatamente chiara la nostra posizione” fu la laconica risposta, mentre l’Aspirante tornava a concentrare la propria attenzione verso la massa di alberi.
Il fischio d’ammirazione che stava per lasciarsi sfuggire il soldato venne prontamente troncato dall’occhiataccia di Trekentoff.
“ Ehm, volevo dire…dovete avere fatto molta esperienza per sapere tutte queste cose” disse Daimon, visibilmente a disagio.
“ Abbastanza” rispose Trekentoff distrattamente.
Daimon stava per dire ancora qualcosa, ma un rumore proveniente dalla foresta lo interruppe.
Entrambi si misero in ascolto, appiattendosi il più possibile tra a vegetazione. Daimon fece cenno di avvicinarsi agli altri soldati e, mormorando gli ordini sottovoce, li fece disporre a semicerchio, pronti a qualsiasi evenienza.
Trekentoff tese l’orecchio e riconobbe l’inconfondibile rumore di frasche spostate e di passi in avvicinamento.
A giudicare dal numero di suoni, calcolò che dovevano trattarsi di almeno due persone e questo gli produsse qualche perplessità.
Possibile che le pattuglie dei predoni fossero cosi esigue?
Una voce squillante da bambino risuonò nell’aria tesa, seguita subito dopo da una lieve voce femminile.
Un paio di soldati aggrottarono la fronte, sorpresi, e rivolsero uno sguardo interrogativo verso Trekentoff che a parte sua, spostò una manciata di piante per vedere meglio.
Vide una fanciulla e un bambino al confine della radura con il bosco che parlavano tra loro. I pesanti mantelli e i cappucci abbassati che indossavano ne nascondevano completamente i lineamenti. Erano troppo distanti per capire quello che dicevano, cosi Trekentoff si limitò ad osservare il loro comportamento.
Il bambino saltellava irrequieto sul posto e sembrava quasi stesse rimproverando la donna che ascoltava a testa bassa senza dire niente.
Frustrato per non ottenere risposta, il fanciullo si voltò con uno scatto furioso, volgendo la faccia imbronciata proprio verso il punto dove i soldati stavano nascosti.
Trekentoff sgranò gli occhi appena vide il volto arrossato di rabbia di Tanor, il bambino che aveva incontrato a Otis. I soldati accanto a lui sembravano altrettanto stupefatti, ma non osarono muoversi senza un ordine.
Dedusse che la donna doveva essere Sania, la madre del bambino, e in effetti le sue supposizioni si rivelarono esatte, appena lei si gettò all’indietro il cappuccio per dire qualcosa a suo figlio.
Mentre i due discutevano, Trekentoff si chiese cosa facessero cosi lontano da Otis. Stava per ordinare di uscire dal nascondiglio, quando numerosi rumori di passi molto vicini lo indussero a fermarsi.
Anche Sania sembrava averli sentiti e si mise tra Tanor e la foresta, come per volerlo proteggere.
Sette uomini armati alla leggera con coltelli e asce uscirono dal folto del bosco e accerchiarono rapidamente la donna e il bambino.
Trekentoff sentì i soldati stringere i pugni attorno alle armi.
“ State calmi” ordinò con un sussurro. Solitamente sarebbe rimasto ad aspettare, sperando che i predoni si limitassero a rapinare i due viaggiatori per poi lasciarli andare, cosi li avrebbero seguit fino al loro covo per poi tornare con forze maggiori.
Ma purtroppo sapeva anche che in quel caso perseverare in una tale speranza era solo follia.
La sua spada produsse un lieve sibilo, quando la estrasse. Tre soldati, tra cui Damion, lo imitarono, mentre gli altri due incoccarono le frecce negli archi.
Nel frattempo Sania stava parlando con uno dei banditi. Un uomo grasso e robusto che l’ascoltava apparentemente con disinteresse, soppesando tra le mani una grossa ascia da boscaiolo.
Di colpo disse qualcosa che Trekentoff interpretò come un insulto osceno e tutti i suoi compagni scoppiarono a ridere. Sania abbassò il capo, subendo l’umiliazione in silenzio, ma Tanor non fu della stessa opinione.
Furibondo e incurante delle urla di sua madre, il ragazzino saltò addosso al bandito, graffiandolo e mordendogli una mano.
L’uomo imprecò per il dolore e cercò convulsamente di toglierselo di dosso. Lo colpì con violenza sulla tempia con il manico dell’ascia. Il piccolo Tanor cadde rotolando nella polvere e non si mosse più.
Vedendo la scena, Trekentoff non seppe più trattenersi.
“ ALL‘ATTACCO!!!!” urlò, uscendo dal riparo dell’erba alta e cominciando a correre verso i banditi. I spadaccini lo seguirono, urlando e agitando le spade, mentre gli arcieri scagliavano le loro frecce.
I banditi furono colti completamente di sorpresa e reagirono con lentezza. Prima che potessero fare alcunché, due di loro caddero, trafitti dalle frecce. I restanti ebbero appena il tempo di estrarre le armi, prima che i soldati guidati da Trekentoff li raggiungessero.
Abbassandosi la celata, Trekentoff corse verso l’avversario più vicino, un bandito con il petto grande come una botte che lo attaccò, brandendo un grosso spadone. Trekentoff parò il colpo con lo scudo e rispose con fendente che l’uomo parò goffamente con il piatto della spada.
Nel frattempo Daimon e gli altri soldati stavano combattendo con valore contro gli altri banditi. Gli arcieri avevano smesso di tirare per non rischiare di colpire i propri compagni e si erano uniti alla battaglia.
Trekentoff parò un altro colpo e, approfittando di un varco nella difesa del suo avversario, lo colpì con una stoccata all‘addome, mozzandogli il fiato. L’uomo lasciò cadere lo spadone e si piegò in due, mugolando dal dolore. Trekentoff lo colpì alla testa con il manico della spada egli fece perdere i sensi.
Non si fermò neanche ad controllare come andasse lo scontro.
Coprì velocemente la distanza che lo separava da Sania, ma prima che potesse arrivare dalla donna, l’uomo grasso gli sbarrò la strada, urlando come un pazzo, l’ascia alta sopra la testa.
Senza lasciarsi intimorire, Trekentoff scartò lateralmente e l’ascia si conficcò nel terreno. Prima che l’uomo potesse estrarla lo colpì violentemente sul volto con lo scudo, mandandolo a gambe all’aria.
Si fermò, ansimando leggermente, e si guardò attorno.
Lo scontro aveva ormai raggiunto il suo sanguinoso termine. I soldati avevano abbattuto velocemente tutti gli altri banditi, senza lasciarne scappare nemmeno uno. Nessuno aveva riportato ferite gravi.
“ Questi bastardi hanno avuto quello che si meritavano” disse Daimon, venendogli incontro. Una striscia di sangue gocciolava dalla punta della sua spada.
Trekentoff non disse nulla e andò verso Sania che in ginocchio teneva tra le braccia il corpicino inerte di Tanor.
“ Come sta?” chiese, inginocchiandosi al suo fianco. La donna rivolse i suoi occhi colmi di lacrime verso di lui e scosse la testa.
Aggrottando la fronte, Trekentoff poggiò una mano sul collo del ragazzo. La pulsazione era lenta, ma si sentiva.
“ E’ ancora vivo, ma dobbiamo portarlo subito al villaggio” disse e, senza chiedere il permesso, prese il ragazzo tra le sue braccia e si alzò in piedi. Sania lo guardò, incredula, le guance rigate di lacrime.
“ Fatevi coraggio, milady, andiamo” disse.
La donna si asciugò il volto e si alzò.
“ Grazie” mormorò
“ Daimon” chiamò Trekentoff. Indicò l’uomo grasso che aveva atterrato “ Quest’uomo è ancora vivo, prendetelo e portiamolo al villaggio”
“ Ne siete sicuro?” Daimon sembrava stupefatto.
Trekentoff annuì e siri volse a tutti i soldati.
“ Avete combattuto bene, ma ora è il momento di tornare al villaggio, questo ragazzo sta male e inoltre il sole sta per tramontare, è pericoloso indugiare ancora, nascondete i corpi tra le piante e muoviamoci”
Mentre gli uomini si apprestavano a eseguire i suoi ordini, si rivolse di nuovo a Sania.
“ Cosa ci facevate qui, milady?” chiese severo “ Questo è un luogo estremamente pericoloso, dovreste saperlo”
“ Perdonatemi, Aspirante” rispose la donna con voce rotta, gettando di sottecchi uno sguardo estremamente preoccupato verso Tanor “ Io e mio figlio siamo usciti dal villaggio per raccogliere bacche, ma ci siamo allontanati troppo e abbiamo smarrito la strada, è un miracolo che ci abbiate trovati, altrimenti mio figlio…” Non riuscì a continuare.
“D’accordo, non importa” disse Trekentoff “ L’importante è che sia finito tutto bene, ma ora è meglio muoversi, non è molto saggio aggirarsi per il bosco di notte e le mie vecchie ossa non hanno nessuna intenzione di stare all‘addiaccio”


Trekentoff
00lunedì 2 novembre 2009 21:13
“ Invece temo proprio che dovrete farlo, Aspirante”
Quelle parole sarcastiche fecero voltare di colpo tutti i presenti, appena in tempo per vedere venti uomini pesantemente armati uscire dal folto del bosco. Trekentoff non ci mise molto a capire che doveva trattarsi di altri briganti. Probabilmente dovevano aver sentito i rumori dello scontro.
L’Aspirante aggrottò la fronte, a metà tra il preoccupato e il perplesso.
A differenza di quelli che avevano appena affrontato, questi avevano un equipaggiamento superbo. Portavano tutti armature di media grandezza dall’aria molto robusta, grosse spade legate ai fianchi e archi robusti dietro la schiena. Un gruppo di uomini dall’aria arcigna in lunghe tuniche rosso fuoco guidava il piccolo contingente.
Trekentoff strinse l’impugnatura della spada, mentre i suoi dubbi aumentavano. Possibile che avessero anche dei maghi?
Più che una banda di briganti sembravano le truppe regolari di un regno.
“ State dietro di noi e non muovetevi” ordinò a Sania, passandogli il piccolo Tanor, mentre i soldati si schieravano in linea con le armi in pugno. La donna prese il bambino e obbedì, andando ad acquattarsi velocemente vicino a un cespuglio abbastanza distante.
Trekentoff sguainò la spada. I suoi occhi guizzarono rapidamente in tutte le direzioni alla ricerca di una possibile scappatoia.
Uno degli uomini in veste rossa si fece avanti con un ghigno stampato in volto.
“ Bene, bene, bene, cosa abbiamo qui? Tanti bei pesciolini pronti per essere presi all‘amo” disse beffardo.
Trekentoff quasi non gli badava, troppo impegnato ad elaborare una strategia. Ammaestrati dalla precedente esperienza e dal numero dei nemici, Daimon e i soldati non si mossero.
“ Vedo che avete eliminato una delle nostre pattuglie esterne” continuò l’uomo, adocchiando i cadaveri insanguinati degli altri banditi che spuntavano tra l‘erba. Sputò in segno di disprezzo.
“ Bah, lurida feccia”
Benchè quegli uomini fossero stati dei miserabili vigliacchi, Trekentoff si sentì comunque oltraggiato da quelle parole.
“ Certo che ne avete di coraggio per parlare cosi dei vostri compagni morti” disse serio.
Il sorriso scomparve dal volto dell’uomo, sostituito da un espressione di glaciale indifferenza.
“ Non erano che delle reclute inutili e senza nessuna esperienza, e poi non credo di dovere dare spiegazioni a chi sta per morire” Dicendo le ultime parole distese il braccio innanzi a sé, il palmo puntato conto Trekentoff.
“ Dovrete faticare per farci mordere la polvere” disse, quasi ironico. Forse aveva capito di che tipologia erano quei maghi.
Un bagliore furente attraversò gli occhi del mago e subito una sfera di fuoco rovente partì dalla sua mano, sfrecciando a velocità paurosa verso il petto corazzato di Trekentoff. Gridando, Daimon si mosse velocemente per cercare di scansarlo, ma fu di un secondo troppo lento.
Con un gesto fulmineo Trekentoff sollevò lo scudo e la sfera di fuoco impattò con violenza contro la mezzaluna scolpita al centro di esso. Ma al contrario di ogni aspettativa, invece di esplodere e di bruciare il braccio del guerriero, la palla infuocata affondò nello scudo, generando, come un sasso che cade in una pozza d’acqua, una serie di onde concentriche che fecero tremolare per la mezzaluna per poi calmarsi dopo qualche istante.
Il mago e i banditi rimasero stupefatti da quel prodigio mai visto, ma si ripresero subito dalla sorpresa e estrassero le armi, pronti alla battaglia.
Trekentoff abbassò lo scudo, un espressione di desolato dispiacere dipinta sul volto legnoso. I maghi nemici erano dei piromanti e, proprio in quel momento, si stava alzando il vento. Questo gli suggeriva un unica via di fuga, e anche se purtroppo era terribile, non aveva altra scelta.
“ Daimon” chiamò, senza staccare gli occhi dai briganti che si preparando ad attaccarli.
“ Come diavolo avete fatto?” chiese il soldato, guardando esterrefatto il suo scudo, ora lievemente luminoso. Anche gli altri soldati avevano espressioni altrettanto stupite.
“ Ve lo spiegherò dopo” liquidò l’argomento Trekentoff “ Adesso ascoltatemi, appena farò un segnale ci ritireremo lentamente vero il bosco, ma mi raccomando passate solamente al limitare della radura, non entrate assolutamente nell’erba alta, chiaro?” Daimon e i quattro soldati annuirono, affidandosi all’esperienza dell’Aspirante per riportare la pelle a casa.
“ Bene, qualcuno prenda quel tipo svenuto e andiamo”
Uno dei soldati si mise in spalla il bandito che Trekentoff aveva steso e, dopo aver fatto mettere Sania e suo figlio al centro dello schieramento, tutti insieme presero a indietreggiare lentamente, le spade tese innanzi a sè.
“ Non andrete proprio da nessuna parte” sentenziò il piromante “ Circondateli!” ordinò e tutti i briganti si disposero in formazione sparsa, accerchiando il piccolo gruppo da tre lati per sfruttare al massimo la loro superiorità numerica.
Trekentoff osservò in silenzio il grosso dei banditi entrare nell’erba alta e avanzare lentamente con le armi in pugno. Dovette riscuotersi appena i maghi, capita la lezione, scagliarono una serie di globi infuocati, non contro di lui, ma contro i suoi compagni.
Trekentoff si piazzò sulla traiettoria dell’attacco e le sfere infuocate vennero di nuovo assorbite dallo scudo. La luce emanata dalla mezzaluna aumentò d’intensità.
Vedendo che gli incantesimi erano inutili, il piromante fece cenno di fermarsi e, visibilmente irritato, sguainò un lungo pugnale purpureo, subito imitato dai suoi compagni.
“ D’accordo, facciamola finita” disse, avanzando con cautela insieme agli altri.
Trekentoff aspettò ancora qualche istante, poi si staccò dal gruppetto dei soldati e avanzò da solo.
“ Aspirante, dove andate?” sentì chiamarlo Daimon, ma lo ignorò, concentrato sul piromante che aveva davanti.
“ Sapete, penso che dovreste proprio cambiare mestiere”
Il mago si fermò, guardandolo interrogativo. Ma di che diavolo stava parlando?
Trekentoff continuò, apparentemente dimentico della situazione.
“ Io ho combattuto contro tantissimi piromanti, ma non ne avevo mai visto uno debole come voi, perché invece di fare il mago non vi mettete fare il vasaio? La vostra categoria attuale ne guadagnerebbe davvero molto”
Sorrise tra sé nel vedere il mago digrignare i denti per l’insulto, ma doveva farlo arrabbiare ancora un po’.
Sentiva gli sguardi dei soldati puntati contro la schiena, probabilmente si stavano se gli avesse dato di volta il cervello, ma non ci fece caso.
Intanto i briganti si erano fermati, incerti sul da farsi.
“ Sul serio, un cucciolo di drago morente saprebbe sicuramente sputare palle di fuoco più forti” Indicò il pugnale “ Scommetto che quello spiedino non ferirebbe nemmeno un anatra, ma d’altronde le armi rispecchiano le attitudini del proprio padrone, no?”
Per il piromante quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Accecato dalla rabbia, creò tra le mani una sfera grande almeno il doppio del normale e la scagliò con un urlo.
Era quello che Trekentoff stava aspettando.
Sollevò di nuovo lo scudo, come a volersi difendere, ma invece di puntarlo con decisione verso l’attacco lo piegò leggermente verso il basso, cosi che invece di essere assorbita come le precedenti, il globo di fuoco rimbalzò, andando a colpire il terreno appena davanti ai banditi.
L’erba prese immediatamente fuoco e, alimentate dal vento le fiamme crebbero e cominciarono a propagarsi a grande velocità.
Accadde tutto in un lampo.
Trekentoff volse le spalle e corse verso Daimon e i soldati che, capito cosa stava per succedere, stavano battendo velocemente in ritirata verso la foresta. Tutti riuscirono ad allontanarsi in tempo e non furono toccati dal fuoco.
Il piromante e i banditi non furono cosi fortunati. Con il vento che spirava verso di loro non ebbero il tempo di mettersi al riparo che le fiamme sempre più alte li inghiottirono nel loro rovente e mortale abbraccio. Terribili urla si levarono dall‘incendio.
Le sventurate vittime correvano in tutte le direzioni alla ricerca di disperata salvezza, ma niente poteva salvarle dal loro destino. Le fiamme si facevano strada tra armature e vesti, bruciando e consumando la carne con furia ruggente .
Appena furono abbastanza lontani e al sicuro, i soldati rallentarono la corsa, forse per volgersi indietro e vedere la fine degli odiati nemici, ma Trekentoff non glielo permise.
“ Non infierite su chi è già morto” mormorò e nel suo sguardo basso si poteva leggere un grande dolore.
Cosi il gruppo continuò la sua marcia verso Otis senza fermarsi. Dietro di loro una colonna di fumo nero si alzava a spirale verso il cielo.
Non si sentivano più urla.
Il silenzio era già sceso sulla strage.
Trekentoff sentiva una pietra battere nel petto.

-OT- Accidenti, 15 giorni per aggiornare, devo cercare di velocizare i tempi, sennò Otrbmu non la finirà mai la cronologia! [SM=x92707]
Questo è stato davvero un capitolo nudo e crudo, tanto che ho quasi l'impressione di aver esagerato, non so....
Comunque, man mano che butto giù la prima bozza prima di postare mi sono reso conto che forse è un po' troppo per il mio povero Pg che alla fine dei conti, passatemi il termine, è un po' una mezza sega. [SM=x92706] [SM=x92706] [SM=x92706]
Per questo [SM=x92705] da questo momento chi vuole unirsi alla storia è ben accetto, fatevi avanti e chissà che non venga fuori un gran bel lavoro. [SM=x92710] OT
Drago.89
00martedì 10 novembre 2009 08:47
Erano passati svariati giorni da quando il Sommo lo aveva sciolto momentaneamente dai suoi doveri nella Sala del Trono per accorrere al villaggio di Otis in appoggio a Trekentoff. Durante il cammino rimembrava quel discorso parola per parola:
<< Drago quest’oggi ritengo inopportuna la vostra presenza qui…piuttosto mi farebbe piacere vedervi al villaggio di Otis. Come saprete, un nuovo aspirante è in missione da non molto perché ci è giunto un dispaccio dove veniva richiesto il nostro aiuto in quel villaggio…non dubito che Trekentoff possa farcela ma credo che un aiuto sarebbe quanto mai gradito. Che la luce prevalga! >> concluse il Sommo Palank.
Ovviamente senza molti convenevoli Drago accettò di buon grado. Aveva già indosso l’armatura completa di Oricalco, il quale sembrava emanare barbigli di luce al sole lucente del mattino. Anche Tramonto ed Alba erano ai propri posti dietro la schiena dell’Aspirante, riposte scrupolosamente nei propri foderi di cuoio istoriato. Si recò alla Taverna e chiese con una certa fretta dei viveri all’Oste i quali gli sarebbero bastati per qualche giorno di marcia, dopodiché pagò e ringraziò uscendo rapidamente. Arrivò nella stalla imperlato di sudore, prese il solito palafreno nero fumo e superò i Cancelli dello Regno come un fulmine a ciel sereno.
I Guardmen straniati dalla faccenda si domandarono in quale altra missione sarebbe andato a cacciarsi la Guardia Reale più temeraria e forse anche avventata delLO Regno intero.
Galoppava freneticamente da giorni oramai. Era stanco ma non voleva fermarsi per nessun motivo, le uniche soste che faceva erano solo ed esclusivamente per quel buon diavolo di cavallo. Se non fosse stato per quei pochi attimi di riposo sicuramente il cavallo lo avrebbe mollato in mezzo ad una radura qualsiasi, ma per sua buona sorte non fu così, anche perché era una persona di buon cuore e non sopportava guardare il dolore nemmeno negli animali, piuttosto avrebbe preferito subire lui qualsiasi dolore. Come volevasi dimostrare arrivò la sera e con essa una fitta lancinante alla schiena. Non accese nessun fuoco quella notte, infatti essendo molto vicino alla sua meta era più sicuro. Il mattino dopo non tardò ad arrivare, si svegliò tremante nonostante avesse indosso un mantello pesante di lana a mò di coperta. Un’ altra notte passata all’agghiaccio e mi ritrovo un bel raffreddore pensò.
Senza molti convenevoli sellò il palafreno e continuò la sua marcia, superò pianure verdeggianti e rigogliose e finalmente intravide un grande cancello in legno e delle fortificazioni dello stesso materiale tutte intorno ad un villaggio piuttosto scarno almeno apparentemente. Dopo un lungo viaggio senza nessun tipo di problema era arrivato alle porte di Otis che già iniziava ad imbrunire. Delle fiaccole erano state posizionate all’ingresso. Si avvicinò a piedi conducendo per le briglie il suo cavallo, dopo pochi passi una voce gli intimò di fermarsi:
<< Fermo!Chi siete?Identificatevi subito o perirete! Un momento…Trekentoff? >> sentenziò una guardia malconcia e con una balestra pronta a sibilare un dardo. Drago notò con piacere che aveva un bel po’di armi puntate contro, questo voleva dire che almeno le guardie di quel posto facevano il proprio dovere. Prima che potesse parlare un uomo in un’armatura di ferro leggero si identificò come il capitano della guarnigione il quale da lontano anch’egli avrebbe pensato che per un attimo Trekentoff fosse già ritornato ma non era così. Non indugiando un minuto di più Drago si schiarì la voce e pronunziò:
<< Mh..mh..noto con piacere che avete una vista quanto mai aguzza, temo di dovervi deludere non sono Trekentoff, ma vi consolerà sapere che un altro Aspirante Vassallo del Regno di Blue Dragon è stato mandato in vostro soccorso, il mio nome è Drago >> concluse attendendosi qualche sguardo sbalordito ma non fu così. Infatti il capitano della guarnigione aveva dei dubbi sul forestiero immerso in quell’armatura a dir poco considerevole, senza contare i due spadoni che aveva.
<< Ah ma davvero? E chi ci dice che voi forestiero non siate un nostro nemico ma un’Aspirante? >> disse in tono severo. La Guardia Reale non sapendo cosa fare si trovò a rispondere secondo logica.
<< Se fossi stato un vostro nemico avrei mai potuto attaccarvi da solo? E poi non credo che qualcuno oserebbe spacciarsi per un’Aspirante Vassallo qualora non fosse un guerriero della Luce votato al dovere, alla giustizia ed all’onore >> concluse Drago sperando bastasse per infondere sicurezza sia nel capitano e sia nelle guardie che adesso lo scrutavano meno guardinghi. Una volta tanto la fortuna fu dalla sua parte ed il capitano della guarnigione si decise a farlo entrare nel villaggio, qualificandosi con il nome di Evandar. Venne a conoscenza dei fatti accaduti sin ad ora dallo stesso Evandar e dal capomastro del villaggio il quale fu ben lieto di vedere un altro Aspirante in loro aiuto. Presentazioni a parte venne anche messo al corrente dei problemi che avevano avuto a causa del gruppo di banditi capitanati dal traditore Sondor. Dopo una lunga spiegazione l’Aspirante iniziava a sentire il peso della stanchezza indi si affrettò a concludere.
<< Non temete capomastro Bertus siete in buone mani, sono sicuro che io e Trekentoff riusciremo a riportare stabilità e sicurezza qui ad Otis, lo attenderò nella locanda del villaggio, se non vi spiace la prego di informarlo della mia venuta >> menzionò Drago.
<< Certamente messer Drago, siete più che benvenuto in questi tempi duri… >> concluse Bertus.
Dopodichè la Guardia Reale prese congedo ed uscendo dalla torre si diresse alla Locanda nel tentativo di riposare le sue stanche membra, sperando che Trekentoff ed i cinque guerrieri fossero ritornati illesi.

OT- Holux Trekentoff! Se a te fa piacere ti aiuto molto volentieri, spero solo di aver azzeccato il post…[SM=x92705] Forse dovrei aspettarmi qualche cantonata da Claudium, Brightblade o meglio da Otrebmu ma non ho saputo resistere [SM=x92705]...credo però che si potrebbe ambientare il racconto sia dopo la Tela che dopo il mio e dopo quello di Brightblade. In questo modo il nostro cronologo non avrà problemi a collegarli temporalemente.[SM=x92702] -OT
Trekentoff
00martedì 10 novembre 2009 19:14
Sei il più che benvenuto, Drago! Avere compagni per una pericolosa missione è sempre un bene! [SM=x92709] Per la cronologia, anche io sono del tuo stesso parere, ma per evitare errori è meglio lasciare la decisione al nostro esperto Cronologo [SM=x92710] Ancora benvenuto!!
Trekentoff
00domenica 29 novembre 2009 22:53
Temendo di incrociare altre pattuglie in ricognizione, il piccolo gruppo di guerrieri mantenne un andatura guardinga e attenta a qualsiasi possibile inseguitore, e inoltre erano rallentati dal prigioniero che portavano con loro.
Cosi, giunsero in vista di Otis che era ormai notte fonda, esausti dalla lunga marcia, ma soddisfatti per il successo riportato.
Tutti, tranne uno.
“ Che avete, Aspirante?” chiese a un tratto Daimon, mentre attraversavano la porta del villaggio e venivano accolti dai saluti allegri delle guardie.
Fin dalla veloce battaglia nella foresta, Trekentoff non aveva più aperto bocca e la sua espressione si era fatta pensosa e dura.
“ No, non è niente, sono solo un po‘ stanco” rispose, liquidando l‘argomento.
Daimon ghignò, dubbioso delle parole che aveva appena sentito.
“ Più che da uomo stanco, il vostro modo di fare, sembra quello di chi ha dubbi su ciò che ha compiuto, cos’è? Vi siete dimenticato di salutare la vostra donna, prima di partire?”
Se gli sguardi avessero potuto ferire realmente, in quel momento Daimon si sarebbe ritrovato pieno di buchi, tanto era fulminante l’occhiata che gli rivolse Trekentoff.
“ Vi consiglio di dedicarvi di più ai vostri affari che a quelli degli altri, Messer Daimon” intimò severo e, dopo avergli rivolto un brusco saluto, si allontanò a passo svelto, diretto verso il posto di guardia, passando tra le guardie che correvano ad accogliere i propri compagni stanchi e ad aiutare i feriti.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, stava ancora pensando agli uomini periti nell’incendio che lui stesso aveva scatenato. Per quanto fosse passato per decine di scontri nei luoghi più disparati e avesse visto le più terribili atrocità, Trekentoff non riusciva a liberarsi della convinzione che qualsiasi uomo avesse il diritto a una morte dignitosa.
E quella che aveva inflitto a quei banditi non lo era di certo.
“ Salve, Evandar” salutò, mettendo momentaneamente da parte la questione.
Il giovane capitano aveva un colorito pallido e un aria stanca e da questo Trekentoff dedusse che non doveva aver staccato la sorveglianza nemmeno per un attimo.
“ Aspirante, sono lieto….” cominciò, ma Trekentoff lo interruppe con un gesto della mano.
“ Adesso, non è il momento delle chiacchiere” disse, perentorio “ Siamo riusciti a catturare uno dei banditi e preferirei passare subito ad interrogarlo, prima che voi sveniate dal sonno, dunque non perdiamo tempo, d’accordo?”
Non sapendo cosa rispondere, Evandar annuì semplicemente.
“ Bene, cominciate a portare il prigioniero nel posto di guardi, io devo controllare di una cosa” si congedò Trekentoff e si allontanò alla ricerca di Sania e di suo figlio. Era stata soprattutto la donna ad accusare la stanchezza della marcia e Tanor era rimasto incosciente per tutto il tempo, perciò ora voleva accertarsi delle condizioni di entrambi.
Li vide affidati alle cure di un chierico, probabilmente chiamato dai soldati. L’uomo aveva sistemato il piccolo Tanor su una spartana panca accanto a una delle case e lo stava guarendo, mentre Sania guardava tutto in silenzio seduta a pochi passi, lo sguardo triste.
Trekentoff preferì non interferire e sgattaiolò via, diretto al posto di guardia in cui i soldati feriti stavano entrando o venivano accompagnati uno dopo l’altro e dove lo attendeva un ultimo lavoro prima di riposare.
Nonostante la buona volontà di Trekentoff e Evandar, l’interrogatorio durò quasi tutta la notte. Il bandito si dimostrò più tenace del previsto, incurante di tutte le minacce che i soldati gli rivolgevano. A un certo punto arrivò perfino a rifiutare l’offerta di essere rimesso in libertà in cambio della posizione del covo dei briganti.
Trekentoff rimase impressionato ed amareggiato dalla sua forza di volontà. Perché degli uomini cosi fedeli e coraggiosi dovevano scegliere la strada del male?
Comunque alla fine anche quel uomo cosi tenace cedette e rivelò che due giorni dopo era prevista un imboscata a una carovana di mercanti che sarebbe dovuta partire dal villaggio. Questo fu tutto quello che riuscirono a estorcergli.
“ Non è quanto speravo, ma è un informazione importante” disse Trekentoff, lasciandosi cadere esausto su una delle sedie della sala vuota usata per gli interrogatori, mentre un paio di guardie portavano il prigioniero in cella.
“ Potrebbe essere una menzogna” azzardò Evandar. Il capitano sembrava reggersi in piedi solo per pura volontà.
“ Non credo” lo contraddì l’Aspirante Vassallo “ Quel uomo era arrivato al limite della resistenza e ci ha dato un informazione che considera di poco conto per avere qualche attimo di respiro, ma comunque noi prenderemo le dovute precauzioni”
“ Cosa avete intenzione di fare?”
Trekentoff sospirò stancamente.
“ Un imboscata al contrario direi che sia l’idea migliore, solo che avrei bisogno di aiuto per organizzarla”
“ Ah, a proposito di aiuto” Evandar sembrò ricordarsi qualcosa all’improvviso “ Poco prima del vostro ritorno, è giunto al villaggio un altro Aspirante, un guerriero chiuso in un armatura imponente che diceva di chiamarsi Drago, forse lo conoscete”
Trekentoff sorrise, grattandosi la barba. Era proprio vero che i Sommi avevano un incredibile intuito nel capire, quando qualcuno degli Aspiranti o dei Vassalli aveva bisogno di aiuto.
“ Non ho mai avuto la fortuna di averlo come compagno in battaglia, ma direi che è venuto il momento di rimediare”
Drago.89
00martedì 9 febbraio 2010 00:43
La notte passò in men che non si dica ma come al solito Drago si costrinse a svegliarsi di buon mattino...rotolò fuori dal suo giaciglio e si costrinse a tener gli occhi ben aperti. Il viaggio per arrivare ad Otis lo aveva un po'affaticato ma adesso si sentiva di nuovo in forma smagliante. La mobilia della locanda era piuttosto scarna, la sua camera presentava infatti un mobiletto a cassettini piuttosto polveroso, un letto imbottito con paglia e lana pura ed una seggiola in stato pietoso...la latrina era di uso comune,di certo non si poteva pretendere una camera lussuosa, ma nonostante tutto la Guardia Reale avrebbe poltrito perfino all'aria aperta se non avesse avuto alternative. Dopo essersi preparato a dovere si diresse fuori al corridoio principale, proseguì verso le scale ed arrivò al salone principale.
Vi erano quattro pilastri di legno che sorreggevano l'intero piano superiore, un paio di tavoli e sedie tutte intorno che ospitavano la gente del villaggio ed una testa di cinghiale che spiccava in alto sulla parete vicina alle botti di idromele e birra situate nel retro del bancone dell'oste.
<< Ma chi sarà mai costui? >> bisbigliò uno dei popolani.
<< Chissà forse è un guerriero di un'altro villaggio, ah dopotutto cosa vuoi che me ne importi! >> disse un altro.
Evidentemente non tutti sapevano ancora chi fosse quell'uomo rinchiuso in sì imponente armatura, altri ancora invece immaginavano fosse un guerriero di una terra straniera, solo l'oste sembrava sapere che era un'Aspirante vassallo.
" Speriamo che sia arrivato... " pensò in quel momento, non badando minimamente agli sguardi incuorisiti della gente.
Siccome non sapeva se Trekentoff fosse tornato o meno al villaggio ordinò un boccale di idromele e porgendo una manciata di kion all'oste gli chiese se il suo amico fosse arrivato o meno. Dapprima l'oste guardò quelle monete con rinomato interesse, dopo pochi istanti sparirono sotto il bancone e con un cenno del capo gli fece notare che era presente nella stessa Locanda.
Quasi nello stesso momento un uomo decisamente più avanti in età rispetto alla Guardia Reale scese dalle scalinate, portava un mantello rosso,un'armatura fatta di uno strano metallo e la cicatrice...era Trekentoff in carne ed ossa.
Il Guerriero notò con piacere un figuro al bancone che sapeva essere Drago, prova tangibile che fosse lui lo erano le sue due spade sul retro dell'armatura. Si sedette di fianco a lui.
<< Finalmente ho il piacere di conoscervi messer Drago >>
<< Il piacere è tutto mio messer Trekentoff...perdonate la mia scortesia ma preferirei rimandare i convenevoli a dopo e sapere cosa avete scoperto sul traditore Sondor, il resto della storia l'ho già saputo dal capomastro >>.
Bevve un sorso di idromele anche il Guerriero dopodichè menzionò quanto era avvenuto sino ad ora. Drago ascoltò con interesse senza farsi scappare neanche una minuscola virgola.
<< Anzitutto mi congratulo con voi, siete un degno Aspirante delLO Regno, non siate dispiaciuto per quegli uomini, ve lo si legge in volto, voi avete fatto solo il vostro dovere ed avete agito nel nome della giustizia >> fece una pausa, si schiarì la voce e continuò << ..hm..hm..dobbiamo organizzarci a dovere, come primo passo credo proprio che dovremo parlare con Evandar e riferirgli di rafforzare le difese del villaggio mentre solo noi due dovremmo nasconderci in un carro della carovana ed intervenire qualora le parole del prigioniero siano veritiere, in questo modo eviteremo che il villaggio sia meno difeso e soprattutto potremmo cogliere di sorpresa quella feccia... >> concluse attendendo una risposta di Trekentoff.
Il Guerriero finì il suo boccale e rispose convinto dall'idea della Guardia Reale.
<< Nonostante la vostra giovane età, dimostrate di essere ben più saggio e maturo di molte altre persone, credo che la vostra idea sia l'unica opzione possibile, forza andiamo a fare il nostro dovere >>
E così Trekentoff ripose una manciata di kion sul bancone, ritirò la sua colazione a sacco ed insieme alla Guardia Reale si diresse al posto di guardia ove avrebbero trovato Evandar.

OT- Era da molto che non passavo, ben presto mi farò sentire anche negli altri racconti in cui sto partecipando, adesso ho trovato un momento libero. [SM=x92713] -OT
Trekentoff
00giovedì 18 febbraio 2010 23:33
Una piccola carovana di carri arrancava lungo la strada fangosa. Niente più che un sentiero malmesso e pieno di buche, l’ampia strada fendeva come una lunga cicatrice l’infinita uniformità delle foreste attorno a Otis. Erbacce e cespugli spinosi la assediavano da entrambi i lati, rendendo difficoltoso, ma non impossibile, il cammino e recando a testimonianza dei pochi viaggiatori che l‘avevano percorsa in quei tempi travagliati. File di alberi ne ostruivano i fianchi e i loro rami carichi di foglie la invadevano, oscurandone larghi tratti con la propria ombra.
Dalla sua postazione dietro un cespuglio particolarmente grosso, il bandito studiava con occhio sospettoso la lenta processione di uomini e bestie. Osservò i guidatori dei carri che, con il capo coperto da grossi capelli a falde larghe, incitavano i cavalli con leggeri colpi di redini, soffermandosi sulle spade e le lance che portavano al fianco o appoggiate sul tavolaccio.
Poi il suo sguardo si spostò sui carri.
Grossi teli ne coprivano il contenuto, nascondendolo alla sua vista, ma anche cosi se aguzzava l’orecchio riusciva a sentire chiaramente uno sferragliare metallico provenire da essi.
“ Ferro “ pensò “ o forse un carico di ferri di cavalli o qualcosa del genere”
A disagio, si aggiustò sulla spalla il lungo arco che portava a tracolla. La leggera maglia di ferro che gli copriva il petto tintinnò leggermente.
Qualcosa non gli tornava.
Non aveva avuto alcuna notizia riguardo a un carico di ferro proveniente da Otis né a rigor di logica avrebbe dovuto averla.
Le loro scorribande avevano messo gravemente in crisi la situazione economica e quei miserabili contadini stavano stringendo troppo la cinghia per potersi permettere di perdere anche solo una zappa, tanto meno di far uscire dal villaggio una cosi considerevole quantità di materia prima.
E in ogni caso, ci sarebbe stato come minimo un piccolo esercito a proteggerlo e invece, da quel che poteva vedere dalla sua posizione, c’erano solo due guardie per carro.
Cinque carri, compresi i conducenti, quindici uomini in tutto.
Un numero assolutamente ridicolo per un carico cosi prezioso.
Non avrebbero avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di essere in pericolo, se li avessero attaccati. Li avrebbero uccisi tutti e si sarebbero impadroniti di tutto quel minerale in un batter d‘occhio.
Non poteva credere che gli abitanti di Otis gli stessero offrendo una tale fortuna su un piatto d’argento.
Sulla destra, appollaiato tra il fitto fogliame di un grosso ramo, uno dei suoi uomini incoccò una freccia nell’arco e lo fissò interrogativo.
Lui gli fece cenno di aspettare e quello abbassò l’arma, rimanendo comunque pronto ad agire.
Non gli piaceva tutta quella storia. Aveva ancora i tagli di quella volta che quei maledetti bifolchi avevano sistemato delle grosse barricate sui carri e da lì avevano bersagliato i banditi disposti sugli alberi.
In quella sola giornata aveva perso dieci uomini che, da idioti, si erano esposti troppo.
Stavolta era meglio non correre rischi.
Fece un cenno a uno dei banditi nascosti dietro di lui, l’unico a non avere un elmo di cuoio completo di tutta la piccola brigata. L’uomo portò alla bocca il piccolo corno che portava a tracolla e soffiò.
Un’unica, lunga nota bassa e vibrante si sparse per il bosco.
Capendone il significato, la carovana si fermò bruscamente. I cocchieri erano ormai abituati a eventi del genere e si comportarono di conseguenza.
Tirarono le redini per far girare i carri e accostarli gli uni vicini agli altri. I cavalli nitrirono sorpresi dagli improvvisi strattoni, ma obbedirono rapidamente e la fila ordinata della carovana fu sostituita da una serie di manovre convulse. Nel frattempo, le guardie, senza un ordine e con una disciplina che faceva impallidire anche il più incallito dei veterani, si divisero rapidamente in tre gruppi. I primi due si schierarono ai lati della strada per fornire protezione in caso d’attacco improvviso, mentre i componenti del terzo gettarono le armi sugli alti ripiani dei carri e presero a spingerli per velocizzare l’operazione.
In breve una sorta di piccola fortilizio formato da un recinto di carri si erse al centro della strada.
I cavalli vi erano stati chiusi dentro e erano stati legati per evitare che potessero fuggire. I soldati muniti di arco si erano appostati vicini ai bordi, con le frecce incoccate, mentre quelli armati di spade e lance erano posizionati all’interno del cerchio, pronti a intervenire contro qualsiasi nemico che avesse violato la piccola linea di difesa.
Dopo aver assistito a quella impressionante prova di organizzazione, il capo dei banditi sorrise e avanzò fuori dal suo nascondiglio.
Il suono di quel corno aveva un doppio utilizzo.
Il primo, strano dirlo, era proprio di avvertire i membri della carovana che stavano per essere attaccati. Forse sembrare un controsenso, ma non lo era.
Per loro era come lanciare una sfida, una spacconata. Sentendolo, gli occupanti dei carri dovevano sapere in anticipo che non avevano scampo, dovevano rendersi conto che qualsiasi misura avrebbero preso per difendersi sarebbe stata del tutto inutile.
I Lupi di Sondor erano giunti per prendere i loro averi e le loro vite.
Il bandito ghignò. Era stato il loro capo, Sondor, ad inventare quel trucco e doveva ammettere che non era niente male.
Il secondo, decisamente più pratico, era di avvertire tutti i briganti che stava per scatenarsi un attacco in massa. Era il suono dell’adunata.
Una condanna a morte per gli attaccati e un urlo di trionfo per gli attaccanti.
Appena il bandito uscì dalla fitta vegetazione, il sergente che comandava alla carovana gridò:
“ Chi sei? Fatti riconoscere!”
Il tono autoritario della sua voce si spense con una lieve imprecazione, appena una piccola folla di almeno quaranta uomini armati di asce e spade si schierò in formazione compatta dietro al primo.
“ Bene, bene, cosa abbiamo qui? Un bel gruppetto di pecorelle che si è perso e ha beccato i lupi” disse ironico e tutti i banditi risero sguaiatamente, più entusiasmati dalla schiacciante superiorità numerica che avevano, più che dall’ironia del loro capo.
Le guardie strinsero le impugnature della armi, ma dato che il sergente non dava nessun ordine, non fecero nulla.
Quando l’ondata di risate si placò il capo bandito parlò di nuovo:
“ Consegnateci quello che trasportate e nessuno si farà male” ingiunse con tono autoritario.
Il sergente sembrò esitare. Non era abituato a situazioni del genere
“ D’accordo” disse dopo qualche istante “ Adesso, svuoteremo i carri e vi porteremo…” prese a dire, ma la risata beffarda del brigante lo interruppe bruscamente.
“ Niente da fare!” sbraitò “ Conosco questi trucchetti da prima che voi vermi veniste al mondo, perciò non pensare di fregarmi! Adesso voi vi allontanate e noi veniamo a prenderci quella roba e se, come sospetto, ci troviamo qualche soldato nascosto, allora saranno guai per loro e per voi”
Il sergente digrignò i denti e gettò uno sguardo veloce verso i rigonfiamenti che spuntavano dalle coperte sui carri. Uno sviluppo del genere era la cosa peggiore che poteva capitare. Avrebbe voluto rifiutarsi, ma ormai lo avevano messo con le spalle al muro.
Con un gesto nervoso ordinò ai soldati di ritirarsi. Non senza qualche esitazione le guardie obbedirono e, spostati due carri, si raggrupparono ai limiti della strada, senza mai staccare gli occhi dal nemico.
Lentamente i banditi si fecero avanti con le armi sguainate. Arrivati al limitare del cerchio difensivo, vi sciamarono dentro e, arrampicandosi e balzando sulle assi, mentre alcuni tenevano sotto d’occhio i soldati di Otis, gli altri circondarono i carri.
Il capo dei banditi si accostò a quello più grosso, una lancia uncinata in mano.
“ E adesso vediamo se siete dei bugiardi” disse e con uno scatto secco calò la punta della arma sul telo che copriva il contenuto del carro.
Un suono limpido e argentino, come quello di una campana, si diffuse nell’aria.
Il bandito rimase qualche istante fermo, incerto sul da farsi, mentre i suoi compari, curiosi cercavano di sbirciare all’interno dello squarcio creato dalla punta arrugginita. Poi afferrò un lembo della coperta e la tirò via.
Armature.
Il carro era pieno di pezzi di armature di ogni genere: spallacci, gambali, elmi e anche pettorali, tutti accatastati alla rinfusa, come se ci fossero stati gettati sopra precipitosamente.
” Ma questa è una miniera d’oro!” esclamò piacevolmente sorpreso di quella scoperta. I banditi vicino a lui si profusero in esclamazioni stupite e ammirate , mentre ammiravano quel arsenale.
Probabilmente quegli uomini erano dei ladri che avevano rubato al loro stesso villaggio tutte quelle corazze per rivenderle da qualche parte.
Ma allora c’era qualcuno di intelligente in quel miserabile villaggio. Peccato però che avessero incontrato i Lupi di Sondor.
Con un ghigno stampato in faccia lasciò ricadere il telo e si voltò verso il gruppetto di soldati in vigile attesa.
“ Beh, idea intelligente la vostra” sollevò la lancia, subito imitato da tutti i suoi compari. Era chiaro che stavano per gettarsi contro quei pochi soldati e trucidarli tutti “Però siete stati davvero sfortunati! Nessun esce vivo dalla foreste dei Lupi” mormorò, ghignando.
“ A me mi sa che quelli sfortunati siete voi”
Il bandito sgranò gli occhi al sentire quella voce alle sue spalle, ma non ebbe il tempo di voltarsi che il manico di una spada lo colpì alla nuca, stendendolo all’istante.
Gli altri briganti, colti di sorpresa, lanciarono gridi d’allarme, ma reagirono troppo lentamente. Guidati da un uomo abbastanza anziano armato di spada e scudo e un altro di corporatura massiccia con due spade, frotte di uomini vestiti solo di indumenti di tela sbucarono da sotto i carri e li travolsero, prima che potessero abbozzare la benchè minima resistenza. A loro si aggiunsero presto anche gli altri soldati battuti precedentemente in ritirata che partirono alla carica, gridando selvaggiamente.
Intrappolati nel cerchio di carri che credevano di aver ormai conquistato, i briganti si batterono con furia, ma il numero e la sorpresa erano dalla parte dei soldati di Otis e in breve il combattimento degenerò in una confusa rissa.
“ Vi devo fare i miei complimenti, Trekntoff, è stato davvero un ottimo piano” disse Drago, disarmando un avversario con una serie di rapide stoccate, per poi atterrarlo con un calcio.
Trekentoff parò un colpo d’ascia e rispose con un affondo che squarciò la gola del brigante che lo aveva attaccato.
“ E’ tutto merito di Evandar, se non mi avesse informato per filo e per segno di tutte le incursioni che avevano subito le carovane non sarei mai arrivato a formulare questo piano” rispose l’Aspirante incanutito. “ Fate attenzione! Non deve scapparne neanche uno! Catturateli se potete, altrimenti uccideteli!” aggiunse poi, urlando. Come per sottolineare le sue parole, abbattè un altro brigante con un colpo di scudo.
Gli rispose un grido corale dei soldati, soddisfatti di poter rendere la pariglia agli odiati nemici.
Il combattimento volse rapidamente in favore dei difensori, avvantaggiati dal numero e dagli arcieri disposti sui carri, cosi Trekentoff si allontanò dalla mischia per valutare lo scontro da un punto più tranquillo.
Proprio mentre osservava tutti i punti del combattimento con occhio vigile, notò qualcosa muoversi tra i cespugli. Con orrore vie che si trattava di un bandito vestito più alla leggera degli altri, con un corno in mano, che si era tenuto in disparte fino a quel momento.
L’uomo lo guardò per un istante, poi si voltò e corse via, svanendo tra le foglie.
“ Drago!” gridò Trekentoff, attirando l’attenzione del ragazzo che stava combattendo con tre avversari contemporaneamente.
L’Aspirante si disimpegnò rapidamente e corse verso il suo compagno.
“ Cosa succede?” chiese con il fiatone. Sembrava sentirsi a disagio senza la pesante armatura che portava sempre.
“ Ne è scappato uno” gridò Trekentoff, alzando la voce per sovrastare i rumori della battalgia e indicando il punto in cui era scomparso il fuggitivo “ Dobbiamo riprenderlo subito! Se tornerà con i rinforzi non riusciremo mai a uscire vivi da questa foresta”
Drago trattenne a stento una parola poco galante.
“ andiamo, allora”
I due aspiranti scavalcarono rapidamente il cerchio formato dai carri e si gettarono all’inseguimento, svanendo tra le ombre della foresta dei Lupi.


Le cose cominciano a farsi complicate. Drago mi affido a te, la foresta è strapiena di trappole.
Scusate se è scritto da cani, ma l'ho fatto di fretta.
@Jekyll@
00venerdì 19 febbraio 2010 11:40
Ot- Mi raccomando l'uso del Voi...in qualche occasione ti è scappato ancora [SM=x92706]. Per il resto, non vedo l'ora di vedere come andrà a finire...bravo! -Ot
Trekentoff
00venerdì 19 febbraio 2010 15:52
Ot Porcaloca è vero! Perdonatemi, farò in modo che non succeda più Ot
Drago.89
00mercoledì 10 marzo 2010 13:45
La foresta dei Lupi, famosa per i loschi individui che la abitavano e le numerose trappole che essi escogitavano sia per derubare i visitatori e sia per uccidere gli amici scomodi e soprattutto i nemici.
Drago e Trekentoff si erano oramai inoltrati nel folto della boscaglia tentando di acciuffare l’unico bandito sopravvissuto, ovvero colui che portava il corno. Il brigante era ben visibile innanzi a loro…il tragitto che percorrevano era immerso dal verde, un misto di cespugli, alberi e fronde per ogni dove rendevano quella foresta un intricato labirinto, spesso mortale per chi non conosceva bene quei posti.
Improvvisamente i due Aspiranti calpestarono un filo teso come una corda di violino, inizialmente non riuscirono a carpire cosa avessero azionato…certo è che un filo teso in quel modo era piuttosto anormale.
<< Trekentoff! >> riuscì ad inveire Drago.
In pochi secondi un tronco d’albero tenuto tramite delle funi iniziò a calare verso la loro posizione, riuscirono a vederlo solo all’ultimo istante grazie anche all’istinto di Drago che prontamente si scagliò verso Trekentoff cadendo entrambi a terra, ma fortunatamente illesi. Avevano schivato il mastodontico tronco per un pelo, l’importante era l’esser ancora tutti interi. Intanto il fuggitivo li stava distanziando sempre più ma era ancora visibile tra la vegetazione, probabilmente si era fermato per un attimo sperando di vedere quei due stecchiti dalla trappola ma la fortuna non era dalla sua parte e soprattutto non immaginava neanche con chi avesse a che fare.
<< Muoviamoci Drago! >> ringhiò Trekentoff con tono leggermente iracondo.
Indi ripresero il proprio inseguimento ma questa volta correvano con più cautela e molto più guardinghi di prima. Infatti con molta destrezza riuscirono ad evitare un paio di trappole simili alla prima e con lo stesso meccanismo del filo teso, orami un classico.

Certo che questi due hanno fiato da vendere e per giunta hanno schivato molte trappole…se non riesco ad arrivare alla piazzola dei ragni non credo che non riuscirò a liberarmene così facilmente…senza contare che sto iniziando a stancarmi…un altro po’di cammino e li avrò in pugno! Sondor sarà entusiasto del mio trionfo e forse mi premierà con qualche sua prigioniera!

I pensieri del brigante baluginavano di un sinistro presagio. Pensieri confusi dalla stanchezza ma soprattutto folli.
Passarono pochi minuti di corsa ed ecco che un altro intoppo si presentò davanti a loro. Il brigante aveva smesso di correre e si era appostato in una piazzola a mo’di semicerchio ricoperta di foglie secche…stranamente il terreno era ricoperto anche di strane fili simili a ragnatele. A quanto pare era riuscito nel suo intento, anche se sembrava piuttosto provato dalla fatica. Il manigoldo pronunziò frasi di sfida verso i due Aspiranti il che a loro insaputa erano già caduti nella seconda trappola.
<< Mi dispiace per voi…hanf…ma questa sarà la vostra tomba…sarete anche abili ma non riuscirete a sopravvivere a questo! >> disse il brigante ormai a corto di fiato. Subito raccolse le sue ultime forze e con quel poco fiato che si ritrovava soffiò nel corno…ma adesso il suono era diverso, una nota lenta e più acuta da quando avevano fermato la carovana.
Drago oramai infastidito dalla presenza di quel brigante inveì:
<< Basta! Hanf…vediamo cos’altro avete in serbo brigantuccio d’astrapazzo che non siete altro, sapete mi sono stancato di fare quest’inutile corsa campestre! >> parole dure e di conferma verso la sfida lanciata dal nemico orami sfinito per la corsa. Alba e Tramonto iniziarono a sfavillare di luce propria mettendo in allarme il suo possessore. Qualcosa era in arrivo e non tardò a presentarsi.
Intanto il Guerriero rimase sbalordito ed affascinato dalla luce che emanavano le spade del compagno.
<< Trekentoff state in guardia! Le mie spade, come avrete notato, hanno il potere di rivelare la presenza di nemici >> ringhiò la Guardia Reale riportando il Guerriero sull’attenti.
Improvvisamente dei ragni di colore nero con striature verdognole grandi come dei mastini iniziarono a calare dall’alto sulle fronde degli alberi…erano una decina e sembravano avere una gran voglia di fare un lauto pasto, ma due Aspiranti non erano decisamente commestibili per loro.
<< Tsk…ragni potevano inventarsi qualcosa di più originale >> ribattè con tono secco e gutturale il Guerriero pronto a colpire. I ragni si erano calati in modo da accerchiare i due malcapitati chiudendo qualsiasi via di fuga ed in effetti erano circondati. Alba e Tramonto si erano ormai illuminate all’inverosimile ed intanto la forza e la velocità di Drago erano aumentate a dismisura.
Il brigante si era spostato dal campo di battaglia in un luogo più sicuro in modo da osservare la scena da lontano, sperando di essere riuscito nel suo meschino intento.

Ma cosa diamine sta succedendo lì in mezzo? E da dove viene questa luce accecante! Pensò il manigoldo un po’teso.

Intanto i ragni avevano cominciato ad avvicinarsi ma ad’un tratto la Guardia Reale lanciò un grido disumano.
<< CHAARGE! PER BLUE DRAGON! >> in questo modo caricò anche Trekentoff ed insieme si lanciarono all’attacco. Due ragni che si erano parati dinanzi a Drago vennero tranciati di netto dalle sue formidabili spade. Il Guerriero ne aveva abbattuto uno conficcadogli la sua spada in testa. Altri due ragni tentarono un assalto frontale disperato ma erano troppo lenti per la Guardia Reale il che si muoveva con più scioltezza senza la sua pesante armatura indosso senza contare il potenziamento che aveva subito. Anche questi ultimi subirono la stessa sorte dei primi. Il Guerriero intanto era riuscito a schivare una sorta di bava appiccicosa che aveva sputato un ragno grazie al suo scudo ed in un secondo momento riuscì ad affettarlo a dovere...anche se parte di quei fili appiccicosi si erano appicicati al vestito di tela che calzava. Il resto dei ragni allora aveva incominciato ad indietreggiare sputando ragnatele all’impazzata cercando di intrappolare i propri avversari ma l’unico risultato che ottennero fu solo far imbestialire di più la Guardia Reale ed il Guerriero. Rapidamente lo scontro si volse a favore degli Aspiranti anche se mancava un solo ragno all’appello. L’ultimo si trovava alle spalle del Guerriero con intenzioni non molto rassicuranti.
<< Trekentoff scansatevi! >> imprecò Drago verso il compagno che afferrò in pieno le sue parole ed in una frazione di secondi si scansò di lato lasciandogli campo libero, in questo modo riuscì a scagliare Alba con tutta la sua forza nella direzione del ragno il che non riuscì a svignarsela in tempo e perì all’istante sul colpo. Drago corse a recuperare la spada conficcata nella carni dell’insetto mentre Trekentoff tentava di localizzare il brigante. Erano entrambi molto affaticati dal combattimento ma non potevano arrendersi proprio ora.

OT- Spero che il post ti piaccia Trekentoff…per il contiguo ci saranno sicuramente altre sorprese! [SM=x92703] Modificato...che sbadato che son stato, elimina pure il tuo ultimo post Trekentoff senò appesantiamo il racconto. [SM=x92712] -OT
Trekentoff
00venerdì 12 marzo 2010 20:46
Il bandito era sconvolto.
Quei due Aspiranti avevano eliminato in quattro e quattr’otto ben dieci dei ragni velenosi della foresta e senza riportare nemmeno una ferita. Ne sarebbe bastato anche una minuscola perché il veleno li uccidesse rapidamente e invece non si erano fatti colpire neanche una volta.
Ed ora gli venivano incontro, le armi in pugno, pronti a catturarlo e a imprigionarlo in quel buco fangoso che era Otis.
Il brigante digrignò i denti.
No, non si sarebbe mai fatto gettare in prigione, non da dei luridi contadini troppo idioti per sapere da che parte stare. Se quella era la fine per lui, allora si sarebbe portato nella tomba anche quei due maledetti Aspiranti.
Con uno strappo secco afferrò la piccola boccetta che portava legata al collo e se la pose davanti, come uno scudo.
Davanti a quel gesto apparentemente senza senso, Trekentoff si arrestò subito imitato da Drago. Dopo tutte le trappole che avevano affrontato, era meglio non correre rischi.
“ Non fate sciocchezze e arrendetevi!” intimò severo “ Non avete nessuna possibilità di fuggire nelle vostre condizioni”
Il volto del brigante si distorse in una smorfia di disprezzo. “ Sbagliato, Aspirante, siete voi che non avete nessuna possibilità” sputò con rabbia.
Cercando di trattenere il tremito delle mani, strappò il tappo della bottiglietta e lo gettò a terra. Un fumo dal colorito verdognolo si sprigionò dal contenitore e un acre odore simile a quello della sterpaglia bruciata si sparse per la radura.
“ Ma che roba è?” chiese Drago, riparandosi le narici con un braccio.
Trekentoff assottigliò gli occhi, riducendoli a due fessure “ L’Olio della Mandragola Nera” commentò asciutto, suscitando gli interrogativi di Drago.
Una risata esaltata uscì dalla bocca del bandito “ Esatto, vedo che ve ne intendete, Aspirante” si complimentò con voce quasi isterica. Sembrava che il senno avesse abbandonato ormai la mente dell‘uomo senza via di scampo “ E se conoscete i suoi effetti, allora saprete anche che ormai siete spacciati”
“ Sapete a cosa andate incontro bevendo quella pozione, vero?” chiese Trekentoff, facendo un passo avanti.
L’uomo non rispose. Con un gesto secco sollevò la bottiglietta e bevve tutto il contenuto in un solo sorso.
Schizzi della rivoltante sostanza finirono sull’erba, e dove la toccarono questa appassì e si sbriciolò, ma la maggior parte finì nella gola del bandito.
Sotto lo sguardo attento dei due Aspiranti, lentamente allontanò la bottiglietta ormai vuota dalle labbra e la scagliò via in un sospiro di grande soddisfazione.
Sorridendo, rivolse un ultimo sguardo sprezzante verso i due guerrieri, poi di colpo si afferrò la gola con un singulto strozzato. Gorgogliando e gemendo, cadde in ginocchio, mentre la pelle del volto e delle braccia veniva solcata da minuscole strature nere e marroni.
“ Ma che cosa gli sta succedendo? Cosa ha bevuto?” chiese Drago, sconvolto dal tremito incontrollabile che stava attraversando le carni del loro avversario.
Trekentoff non rispose subito. Guardò con sguardo colmo di tristezza la fine di quel uomo, perché era verso la morte che si stava avviando, poi parlò con voce stentorea e appena udibile.
“ L’Olio della Mandragola Nera, la sostanza che ha bevuto è una pozione magica in cui viene messo un piccolo seme della pianta di cui porta il nome, serve per fare in modo che conservi il più tempo possibile i propri poteri magici e che possa essere usato in qualsiasi momento” spiegò, lo sguardo basso.
“ E quali sono i suoi effetti?” chiese Drago, stringendo le spade. Sotto i loro occhi la pelle del brigante si stava seccando rapidamente e cedeva in più punti, spinta al di sotto da lunghi tentacoli neri e appuntiti.
“ La Mandragola Nera è una pianta parassita che si nutre dell’energia vitale o magica di altri esseri viventi, solitamente nasce in luoghi dove ci sono abbondanza di questi due elementi e si comporta come una pianta normale, ma se viene nutrita la quantità di energia necessaria per farla arrivare a maturazione e poi viene lasciata senza cibo” Trekentoff fece una pausa.
I grossi tentacoli si fecero strada nel cadavere del brigante fino a spaccarlo del tutto e in un coro di schiocchi e gorgogli confusi una creatura simile a un albero contorto e orrendo si sollevò da esso. I suoi rami si agitavano come tante fruste impazzite e un enorme squarcio dotato di denti acuminati come rasoi si apriva al centro del tronco. Quattro rami più grossi dotati di ventose uscivano dalla schiena del mostro, le protuberanze usate per l’alimentazione.
“ Allora si trasforma in un mostro affamato che attacca tutto ciò che vede”
La Mandragola sollevò le fauci al cielo coperto da nubi e ruggì, un ruggito lamentoso e sibilante che racchiudeva tutta la sua fame di morte.


OT- Lo ammetto, mi sono impegnato per inventare questo brutto mostro [SM=x92705]
Attenzione questo è forte, le quattro protuberanze che ha dietro la schiena assorbono gli attacchi magici e se si attaccano al corpo di un uomo ne risucchiano tutta l'energia vitale fino ad ucciderlo, proprio come è successo al nostro povero brigante kamikaze, quindi calma e sangue freddo o qui finiamo male [SM=x92706] -OT
Drago.89
00sabato 13 marzo 2010 16:08
OT- Bene...adesso ho capito che Trekentoff è un masochista nato... [SM=x92706] L'unica pecca e che forse non riusciremo mai a trovare il nascondiglio del ribelle...infatti questo brigante si è trasformato e quindi è morto per dar vita ad una docile e bella bestiola, che guarda caso non vede l'ora di fare uno stufatino di Aspiranti. A conti fatti direi che dovremmo inventarci dopo questo arduo scontro, un modo per raggiungere Sondor oppure al limite modifichi il post. -OT
Trekentoff
00sabato 13 marzo 2010 16:27
OT- Nah, non masochista, temerario. [SM=x92702]
Tranquillo, Drago, ci sono rimasti ancora i banditi che formavano l'imboscata. Si può provare ad interrogarli, anche se non conterei troppo sui risultati. Basta vedere che ha fatto questo povero disgraziato pur di non parlare. [SM=x92706]
Comunque, per adesso è meglio occuparsi della docile e bella bestiola, poi si vedrà [SM=x92705] , anche perchè non ho molta voglia di finire succhiato a morte. [SM=x92706] -OT
Drago.89
00lunedì 22 marzo 2010 22:15
La Mandragola aveva individuato le sue prede proprio innanzi a sé. Drago e Trekentoff erano inorriditi...non avrebbero mai pensato che un brigante si fosse spinto sino a questo punto per eliminare i propri nemici.
<< Dobbiamo essere molto cauti, i suoi tentacoli sono in grado di assorbire energia e come se non bastasse anche gli attacchi magici >> sentenziò Trekentoff in tono secco.Drago non era per nulla intimorito da una tale minaccia ed organizzò al volo un piano per riuscire ad eliminare la mandragola.
<< Trekentoff! Siete in grado di tenere a bada quella pianta almeno per un po'? >> chiese la Guardia Reale senza nascondere un senso ironico.
<< Cosa avete in mente Drago? >> rispose il Guerriero visibilmente perplesso, difatti non aveva capito dove voleva andare a parare.Intanto la Mandragola era quasi arrivata alla portata degli Aspiranti dimenando i propri tentacoli. Urla strazianti accompagnavano l'essere.
<< Fidatevi di me! Non appena vedrete una luce accecante allontanatevi dal campo di battaglia! >> fu l'ultima risposta di Drago, dopodiché si allontanò verso la vegetazione più fitta muovendosi silenziosamente. Intanto Trekentoff scagliò una pietra, trovata nei dintorni, sulla testa della Mandragola, attirando in questo modo la completa attenzione dell’essere su di sé.
Devo assolutamente riuscire a lanciare il Prima Lux alle spalle di questa nefasta creatura, i suoi tentacoli saranno impegnati ad acciuffarle la sua preda… inoltre la sua lentezza mi farà comodo per concentrarmi a dovere sull’attacco, spero solo di non rimanere esausto perché a quel punto solo Trekentoff potrà fermarla… pensò Drago visibilmente ansioso. In quell’istante l’essere aveva cominciato il tiro al bersaglio sul Guerriero che con notevole destrezza riusciva a schivare gli orrendi tentacoli dell’essere, ma tutto questo non sarebbe durato ancora per molto e questo la Guardia Reale lo sapeva. I tentacoli della creatura ancora una volta sibilarono rapidi cercando di afferrare a tutti i costi l’Aspirante il quale grazie anche all’ausilio del suo scudo riuscì a schivarli e nonostante tutto riuscì persino a tranciarne uno. Forti lamenti della creatura si levarono al cielo dopo quell’attacco. La Guardia Reale ebbe un sussulto, ma ormai era arrivato abbastanza lontano da vedere la creatura alle spalle ed a portata di tiro, ora poteva iniziare a concentrarsi sul suo attacco.
Non so per quanto riuscirò a tenere a bada questa pianta impazzita…spero che Drago riesca quanto prima nel suo intento pensò ormai molto affaticato il Guerriero.
Drago incrociò le sue due spade innanzi a sé, i suoi nervi erano tesi al massimo per la concentrazione, sudore freddo iniziò ad imperlargli il viso. Dopo poco Alba e Tramonto sfavillarono di luce propria illuminando a lungo raggio la foresta, solo allora il Guerriero decise di abbandonare momentaneamente il campo di battaglia trovando riparo dietro un albero secolare poco distante. Un urlo sovrumano venne udito sia dal Guerriero che dalla creatura la quale non riuscì a capire bene cosa stava per succedere alle sue spalle.
<< PRIMA LUX! >>

Improvvisamente Trekentoff vide un’enorme fascio di luce bianco-giallastro che colpì in pieno l’essere la quale si era voltato solo per vedere la propria fine e vedersi sbalzato di un paio di metri. In quel momento, non molto lontano Drago sentì venir meno le forze…cadde a terra con un tonfo ma per qualche arcano motivo riuscì a non svenire…aveva il fiatone ed era fradicio di sudore.
L’Aspirante che si era riparato dietro un albero mastodontico uscì finalmente allo scoperto e notò con sua enorme sorpresa la Mandragola, riversa al suolo, ricolma di ustioni.
Questo attacco ha avuto un effetto devastante…credo che Drago abbia davvero delle qualità fuori dal comune… pensò sbalordito il Guerriero.
Purtroppo non aveva ancora fatto caso ai tentacoli che stavano riprendendo pian piano a muoversi, forse il combattimento non era del tutto finito.

OT- Trekentoff, ho utilizzato il mio asso nella manica e per il momento sono fuori combattimento, ora spetta a te infierire il colpo di grazia il prima possibile! [SM=x92703] [SM=x92702] -OT
Trekentoff
00venerdì 26 marzo 2010 13:19
Trekentoff si accertò con un occhiata veloce delle condizioni di Drago, poi tornò a concentrarsi sul suo avversario. Sfilò la lancia dalla tracolla che portava sulla schiena e la sollevò, in attesa.
Ferita, ricoperta di ustioni, furiosa per essersi fatta giocare cosi facilmente, la Mandragola si rimise faticosamente in piedi, mentre i suoi tentacoli si agitavano impazziti in tutte le direzioni.
Nonostante tutte le ferite che aveva subito dall'attacco di Drago la pianta non sembrava minimamente intenzionata a demordere. L'unica cosa che la spingeva era la fame e, probabilmente, solo la morte le avrebbe impedito di soddisfarla.
Ruggì furibonda e si gettò all'attacco a bocca spalancata, sferzando i tentacoli come fruste.
Trekentoff parò i primi colpi con lo scudo, poi si gettò di lato per non essere investito dalla massiccia creatura. Rotolò per attutire l'impatto e si fermò velocemente in ginocchio, giusto in tempo per schivare con un veloce movimento del capo un altro colpo di frusta diretto al volto, quindi colpì la pianta con la lancia a una radice, strappando un brano di corteccia contorta.
La Mandragola ruggì per il disappunto e gli sferrò un calcio. Trekentoff reagì in fretta e le quattro protuberanze che spuntavano dal piede della Mandragola impattarono contro il centro del suo scudo con un rintocco profondo.
L'Aspirante digrignò i denti per la violenza del colpo e dovette fare appello a tutte le sue forze per non farsi sbalzare via. In difficoltà, tentò un affondo con la lancia, ma poco prima che l'arma potesse raggiungere il bersaglio, la Mandragola fece saettare veloci i tentacoli su di essa e la avvolse, bloccandola in una presa ferrea.
La bocca mostruosa della creatura si contorse in un ghigno famelico, quasi fosse orgogliosa di ciò che era riuscita a fare.
Trekentoff imprecò tra sè e cercò di liberare l'arma, ma cosi facendo non si accorse che gli altri tentacoli lo stavano soverchiando dall'alto.
La prima frustata lo raggiunse al collo, facendogli inclinare la testa in un doloroso scatto.
Strinse i denti, cercando di ignorare il dolore, e mollò la presa sulla lancia per sfuggire a quella selva ambulante.
Doveva evitare a tutti i costi da farsi catturare.
Aveva appena formulato questo pensiero che fasci di tentacoli gli si avvolsero attorno alle braccia e alle gambe, cercando di immobilizzarlo.
" Diamine, non si fa neanche in tempo a pensare una cosa che accade" pensò accigliato, strattonando senza risultato le braccia per liberarsi.
Doveva farsi venire un idea, e anche in fretta.
La Mandragola lanciò un ululato di vittoria e, ghignando oscenamente, fece scattare i tre tentacoli più grandi verso l'Aspirante. Sena che Trekentoff potesse fare nulla, le protuberanze aderirono alla sua armatura sulle spalle e sul petto.
Un dolore lancinante lo lacerò da capo a piedi. Si sentì come squarciato da una parte all'altra, come se la sua stessa anima venisse risucchiata e strappata a forza…..
Risucchiata?
Nonostante la terribile sofferenza Trekentoff capì che la Mandragola stava divorando la sua energia vitale, la linfa senza la quale non esiste vita. Rammentò ciò che era successo al brigante che si era volontariamente scarificato per dare vita a quel mostro.Ricordò il cadavere spaccato e accartocciato che ormai giaceva abbandonato in una pozza del suo stesso sangue.
Ma sebbene, fosse ormai ridotto in ginocchio, Trekentoff si ribellò. Se raccoglieva tutte le forze, poteva certamente sfuggire a quella creatura parassita.
Sentì Drago urlare qualcosa e ciò bastò per rammentargli la loro missione. Un motivo in più per non cedere.
Chiuse gli occhi e si concentrò. La sua armatura iniziò a emettere una fievole luce azzurrina.
La Mandragola grugnì di sorpresa e serrò ulteriormente la presa dei suoi tentacoli mortiferi. Evidentemente non aveva nessuna intenzione di perdere la preda proprio ora che l’aveva presa.
La luce si intensificò e passò dall’azzurro ad un tenue chiarore argentato. Lentamente arrivò a lambire le protuberanze attaccate alla corazza, muovendosi placidamente.
Di colpo, Trekentoff aggrottò la fronte e serrò di pugni.
Il risucchio cessò, non incontrò resistenza o altro, semplicemente si interruppe. La Mandragola rimase perplessa per qualche istante, indecisa sul da farsi, poi spalancò la bocca di scatto, appena si accorse che, non solo il flusso che la stava finalmente saziando si era fermato, ma si era addirittura invertito.
Trekentoff si stava riprendendo tutto quello che gli era stato rubato e anche con gli interessi.
La creatura lanciò un atroce grido di dolore e ritirò i tentacoli, accasciandosi ansimante al suolo.
Ormai libero dalla stretta che lo manteneva a terra, l’Aspirante si rialzò in piedi.
“ Il potere del minerale che compone la mia armatura è di assorbire la magia, “ spiegò, sfilando lentamente la spada dal fodero “ Il tuo, mostro, è quasi lo stesso, solo con l’aggiunta che uccidi anche le tue vittime” impugnò la spada a due mani e la puntò in avanti, con la punta rivolta verso la creatura agonizzante “ E’ stato semplicemente e uno scontro di forza e tu hai perso” disse grave.
E senza aggiungere altro, sferrò un affondo…. dritto nella bocca spalancata della Mandragola.
Un urlo terrificante sconquassò l’intera foresta. La Mandragola ferita a morte si agitò e contorse, scagliando spruzzi di icore verdastro e agitando follemente i tentacoli nel tentativo di sfuggire alla spada che penetrava sempre più a fondo nella sua corteccia, ma Trekentoff non mollò la presa spinse con tutte le sue forze.
Si udì un suono zampillare e la Mandragola rimase immobile. Un ultimo ruggito famelico uscì dalla sua bocca e infine si accasciò a terra in un gorgoglio e rimase immobile.
Trekentoff cadde in ginocchio, stremato. Lo sforzo di attivare tutto in una volta il potere dell’armatura gli era costato molto caro. Vedeva le immagini sfocarsi e rimettersi a fuoco, mentre un dolore pulsante gli attraversa il petto ad ogni respiro.
Due robuste mani lo afferrarono per le spalle, impedendogli di cadere faccia a terra.
Sollevò lo sguardo e vide Drago che lo guardava preoccupato. La Guardia Reale sembrava essersi ripresa dalla fatica causatagli dalla Prima Lux, anche se il volto tirato nascondeva ancora una certa fatica.
Trekentoff voleva ringraziarlo di aver indebolito la Mandragola abbastanza da permettergli di sopraffarla in uno scontro di forza, ma si sentiva la gola cosi secca da non riuscire a spiccicare parola.
“ State bene?” chiese Drago, trattenendo a stento l’ansia.
“ Si, state tranquillo” riuscì appena a dire, troppo stanco per aggiungere altro.
“ Come avete fatto? Non ho mai visto niente del genere” disse la Guardia Reale impressionata.
Trekentoff stava per rispondere, quando un’altra voce, ben più roca e profonda si intromise nella discussione.
“ In effetti anche io sono curioso, ditelo anche a me”
Colti di sorpresa, i due Aspiranti si voltarono di scatto; le mani di Drago volarono alle else delle spade.
A parlare era stato un uomo che in quel momento occupava il centro della radura. Era di una stazza impressionante, tale da far impallidire il più robusto dei campioni di BlueDragon e da dare l’impressione di chi è capace di spezzare un uomo in due con la sola stretta delle braccia. Drago rimase impressionato dalla mole dell‘armatura che indossava. Neanche un Guardmen come lui sarebbe riuscito a sostenerla, impensabile che qualcuno potesse reggere una cosa del genere e non venirne schiacciato.
La luce del sole creava riflessi accecanti contro i fregi e le decorazioni sinistre che decoravano armatura del nuovo arrivato, facendolo assomigliare a una statua votiva di qualche tempio, impressione accentuata dal fatto che l’uomo era perfettamente immobile, come una torre inamovibile. Nelle mani massicce stringeva un martello da guerra, spaventoso, pieno di aculei e ricoperto di simboli arcani.
L’uomo parlò di nuovo e la sua voce venne distorta dalla celata che ne copriva interamente il volto.
“ Non pensavo che voi vermi di BlueDragon avreste avuto il coraggio di inseguirmi fin qui. Sono davvero sorpreso” commentò senza che neanche l’ombra di quella che si chiama sorpresa raggiungesse le orecchie di Drago e Trekentoff “ Bah, non sono un tipo di poche parole, perciò passiamo subito ai fatti” Lentamente sollevò il martello da guerra e lo afferrò anche con l’altra mano, mettendosi in guardia “ Fatevi sotto! Io sono Sondor e sono venuto qui per combattere o morire”


OT- Uff, l'ho scampata bella sta' volta. PROMEMORIA: Comprare taaaaanto pesticida [SM=x92710] A di la verità questo tipo doveva apparire molto più tarrdi, ma alla fine penso sia meglio farlo uscire subito per dare un volto al nemico, anche perchè non credo che ci libereremo tanto facilmente di lui. E' un torrione con le gambe [SM=x92713]
Drago mi affido a te per il contino, però ti avverto che Sondor è fortissimo, non credo che riuscirai a batterlo da solo e poi hi anche usato il Prima Lux, insomma siamo nella c....a [SM=x92712] peccato non abbiano inventato i cannoni [SM=x92713] OT
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