Cogne, "Ecco l'arma del delitto:Sammy ucciso a colpi di manette"

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CARMINE84
00martedì 9 novembre 2004 00:53
E' la tesi sostenuta dai genitori
Nella denuncia che, presentata alla Procura, ha fruttato loro l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di calunnia, i genitori del piccolo Samuele Lorenzi sostengono la "concreta possibilità" che il bimbo sia stato ucciso con un paio di manette oppure con un moschettone portachiavi, e chiedono di verificare chi dei sospetti sia in possesso di quell'oggetto.


"Samuele ucciso a colpi di manette"
Cogne,è la tesi dei genitori del bimbo
Samuele Lorenzi potrebbe essere stato ucciso con un moschettone portachiavi o con un paio di manette. Lo sostengono i genitori del bimbo ucciso a Cogne il 30 gennaio 2002. Stefano Lorenzi e Annamaria Franzoni, nell'atto di denuncia inviato nello scorso mese di luglio alla procura generale di Torino, sostengono che il figlio possa essere stato colpito mortalmente da uno dei due oggetti. Dell'arma però non c'è più traccia dal giorno del delitto.


Nel documento, i Lorenzi hanno fatto riferimento al numero e alle caratteristiche delle ferite riportate dal bambino alla testa e hanno rilevato come alcuni esperti abbiano ipotizzato che l'arma del delitto possa essere stata "un oggetto dotato di ampia mobilità, anche in senso rotatorio, relativamente corto, e probabilmente snodato". Grazie anche alle indicazioni degli esperti dell'Istituto europeo di Scienze Forensi, la mamma e il papà di Sammy hanno dedotto la "concreta possibilità" che l'arma utilizzata sia stata un moschettone portachiavi ovvero, alternativamente, un paio di manette.

Nella denuncia, i Lorenzi avevano chiesto di verificare, perquisendo l'appartamento, se Ulisse Guichardaz - ora parte lesa nel procedimento penale per calunnia avviato contro Annamaria e Stefano Lorenzi e i loro legali - abbia mai posseduto quel tipo di oggetti o di altri simili.

"Chiare e leggibili" le due nuove impronte
"Di estremo rilievo - è scritto nel documento-denuncia - appare poi la presenza, sempre sulla porta, di due chiare e leggibili, anche se non complete, impronte digitali che, possono allo stato, con buon approssimazione, ritenersi essere state lasciate da una mano imbrattata di sangue e che, pur dovendosi dire necessario un ulteriore approfondimento, debbono dirsi non appartenenti alla scrivente".

Secondo i genitori di Samuele, "risulta perciò indispensabile, oltre ad ogni accertamento diretto a confermare tale ultima impressione, stabilire, attraverso ogni opportuna analisi comparativa, se esse appartengano a soggetti intervenuti al momento dei soccorsi o, invece a persone diverse e, nell'ottica del presente atto, a Ulisse Guichardaz".

CARMINE84
00martedì 9 novembre 2004 00:54
Cogne, indagato anche Taormina
Dopo le indagini sulle nuove "tracce"
C'è anche il nome dell'avvocato Carlo Taormina nell'elenco degli indagati dalla Procura della Repubblica di Torino nell'inchiesta scaturita dalla denuncia con cui i coniugi Lorenzi indicavano, dopo la condanna della donna, un altro colpevole per l'omicidio del piccolo Samuele. Il legale della famiglia Lorenzi però non si preoccupa e dice:""Dal 3 settembre mi sono autodenunciato, quindi era logico che venissi indagato"


L'iscrizione di Taormina nel registro degli indagati rientra nell'ambito delle indagini sul cosiddetto "Cogne bis", il fascicolo trasmesso a Torino dalla Procura della Repubblica di Aosta a metà ottobre. L'11 ottobre, infatti, la consegna della perizia sulle "tracce" che i consulenti medico-legali della difesa, Enrico Manfredi e Claudia Sferra, dicevano di aver scoperto durante un sopralluogo notturno il 28 luglio nella villetta di Cogne ha infatti chiuso il cerchio.

I carabinieri di Aosta qualche giorno prima avevano già smontato con un rapporto di 132 pagine "l'indagine alternativa" dell'investigatore Giuseppe Gelsomino. Il procuratore capo di Aosta non trovando nessun riscontro alle accuse mosse da Annamaria Franzoni e il marito a Ulisse Guichardaz aveva trasmesso per competenza il fascicolo ai colleghi di Torino dopo aver incriminato i coniugi per calunnia. I sostituti procuratori Giuseppe Ferrando e Annamaria Loreto, coordinati dal procuratore capo di Torino Marcello Maddalena e dal suo aggiunto Maurizio Laudi, avevano fatto il resto indagando per lo stesso reato anche il "detective" Gelsomino e i due consulenti tecnico scientifici, Enrico Manfredi e Claudia Sferra.

L'analisi fatta dagli esperti per valutare le "tracce" miracolosamente scoperte nella notte del 28 luglio scorso nel villino di Cogne era stata lapidaria. Le impronte trovate sulla porta della camera dove fu ucciso Samuele "sono state impresse sulla porta in concomitanza con le operazioni di sopralluogo svolte dai consulenti della difesa...". Mentre le tracce di sangue trovate in garage per i periti "si sono formate in epoca successiva al dissequestro dell'abitazione". La conclusione era stata quindi inequivocabile: le tracce erano successive al fatto.

"Dal 3 settembre mi sono autodenunciato, quindi era logico che venissi indagato". Per l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Anna Maria Franzoni, la sua iscrizione nel registro degli indagati da parte dei magistrati torinesi sarebbe legata alla sua autodenuncia tanto che il legale sottolinea che "è esattamente quello che volevo, ossia che si aprisse un'inchiesta e che si aprisse a Torino". L'avvocato Taormina, riferendosi al lavoro dei consulenti della difesa che è invece stato "attaccato" da quelli della Procura di Aosta, si dice "sicuro che tutto è stato fatto nella piena regolarità". "Se avessi saputo di operazioni di questo genere -aggiunge Taormina riferendosi a un'eventuale falsificazione delle prove- non avrei esitato a denunciare io stesso la cosa. E se dovesse emergere, ma non sarà così, che la consulenza della Procura di Aosta sia anche solo parzialmente vera, e se in questo caso riuscissi a capire chi è stato a commettere una reato di questa gravità sarò io a denunciarli e mi sto muovendo proprio per capire se c'è un fondamento di verità nella Procura di Aosta. Ma sono sicuro -ribadisce- che tutto è stato fatto nella piena regolarità".

La Procura di Torino, che nelle scorse settimane aveva aperto un fascicolo per calunnia e falso processuale nel quale sono indagati, con posizioni diverse, i coniugi Lorenzi, l'investigatore Giuseppe Gelsomino e i consulenti Enrico Manfredi e Claudia Sferra, mantiene la linea del massimo riserbo e non conferma nè smentisce ufficialmente la notizia dell'iscrizione di Taormina nel registro degli indagati. I prossimi passi dell'inchiesta saranno l'udienza del Tribunale del Riesame, che si terrà sabato, per discutere la richiesta dei legali di Sferra e Manfredi di dissequestro del materiale informatico prelevato durante le perquisizioni nelle loro abitazioni e nei loro studi, e gli incidenti probatori. Il primo sarà proprio quello sul materiale informatico mentre in un secondo tempo verrà richiesto dalla Procura un incidente scientifico sulle due perizie contrapposte. E' probabile che per questo atto dovrà essere eseguito un nuovo sopralluogo nella villetta di Cogne.

I Lorenzi cambiano avvocato difensore
Annamaria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi, dopo l'iscrizione nel registro degli indagati dell'avvocato Taormina, dovranno cambiare legale nel procedimento "Cogne bis". Infatti, Taormina non può essere indagato e difensore nello stesso procedimento. L'avvocato, come i Lorenzi, è accusato di calunnia e frode processuale, per cui ne deriverebbe una sorta di autodifesa, che non è consentita dall'ordinamento.

Diverso è, invece, il processo nel quale Annamaria Franzoni è imputata dell'omicidio del figlio Samuele: il codice di procedura penale non stabilisce alcuna incompatibilità.

CARMINE84
00martedì 9 novembre 2004 12:55
"Voglio giustizia per Samuele"
Annamaria in tv:Procura copre il killer
"Voglio giustizia per mio figlio. La Procura di Aosta sta coprendo il vero assassino. Io sono diventata il capro espiatorio e in tutto questo ci si è dimenticati di Samuele". Così Annamaria Franzoni, condannata in primo grado a 30 anni per l'omicidio del figlio e ora coinvolta nell'inchiesta per calunnia con il marito e i difensori. "Quella mattina - ha detto la donna in un'intervista tv - l'ho lasciato in casa da solo e questo è un grande rimorso".

Con gli occhi lucidi e con un filo di voce quasi sussurrando, Annamaria ha ribadito la sua innocenza davanti alla telecamere della trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa, ma soprattutto ha ripercorso alcuni passaggi dell’inchiesta. La famosa frase detta al marito subito dopo il delitto “Facciamo un altro figlio”, riportata nei verbali, la Franzoni non ricorda di averla mai pronunciata. E soprattutto ha aggiunto: “Non c’erano carabinieri a sentire quel che dicevo”. Dello stesso parere il marito: “In tutta verità non ricordo di aver sentito quella frase”.

A mamma e papà Lorenzi è stato più volte fatto notare di non essersi recati in ospedale a seguire il loro figlioletto morente. “Ma – ha ribadito la Franzoni – non ci hanno permesso di salire sull’elicottero (che portava via Samuele)”. E quando avrebbero voluto mettersi in macchina per andare al pronto soccorso, sono stati bloccati dai carabinieri. “La dottoressa Satragni ha telefonato dall’ospedale e ci ha comunicato che Samuele era morto” ha spiegato Annamaria.

La dottoressa Satragni è stata la prima a visitare il piccolo Samuele, morente sul lettone della villa di Montroz. Ha ipotizzato un aneurisma. Un errore che nessun medico principiante avrebbe mai potuto fare, secondo lo psichiatra Francesco Bruno, presente in trasmissione insieme allo psicologo Paolo Crepet, alla giornalista Barbara Palombelli, al direttore Maurizio Belpietro e all’avvocato Carlo Taormina. “Io avevo lasciato Samuele che stava bene, sono tornata e sembrava gli fosse scoppiata la testa”, ha aggiunto la Franzoni.

“Conosco molto bene mia moglie e so che mamma è”. Stefano Lorenzi non ci pensa un attimo e, con tutta la forza che possiede, cerca di trasmettere al pubblico televisivo la sua convinzione nell’innocenza della moglie. Non ha mai dubitato di Annamaria: “Le pare che se avessi avuto dubbi avrei deciso di mettere al mondo un altro figlio?”. E adesso, insieme alla moglie, chiede giustizia.

"Sulla base di quello che è stato fatto dai periti, e, comunque, su alcune cose che ci hanno fatto capire che era così ", i coniugi Lorenzi hanno ritenuto possibile - come hanno scritto nella denuncia inviata alla Procura Generale di Torino - che il 30 gennaio 2002 una persona sia entrata in casa per approfittare di Anna Maria Franzoni, non aspettandosi di trovarvi il piccolo Samuele. “Non voglio incolpare nessuno – ha detto Stefano Lorenzi – ma bisogna fare altre indagini”. Nel corso dell'intervista è stato anche ricordato un episodio in cui Ulisse Guichardaz - l'uomo tirato in ballo dai Lorenzi per l'omicidio e ora parte lesa nel procedimento per calunnia - sgridò Samuele, ma Annamaria Franzoni ha detto che non diede peso a quel fatto. "Sono una persona che dà troppa fiducia agli altri. Ci metto anche troppa buonafede e forse sbaglio".

CARMINE84
00mercoledì 10 novembre 2004 13:18
Stefano Lorenzi promette a Tgcom:"Troverò io l'assassino di Samuele"
Altrimenti avrei denunciato Annamaria
"Fosse stata mia moglie, dai carabinieri ce l'avrei portata io. Una famiglia non potrebbe mai nascondere una cosa del genere. Finché vivrò continuerò a cercare la verità. Lo devo a mio figlio". Lo ha detto Stefano Lorenzi in una intervista a Tgcom, in cui ribadisce la convinzione nell'innocenza di Annamaria e la necessità di inchiodare il colpevole.


"Trovero' io chi ha ucciso Samuele"
Lorenzi a Tgcom: lo devo a mio figlio
“Se fosse stata Annamaria ad uccidere Samuele, dai carabinieri ce l'avrei portata io. Una famiglia non potrebbe mai nascondere una cosa del genere. Io finché avrò la salute continuerò a cercare la verità. Lo devo a mio figlio. Non ci devono essere ombre, si deve arrivare a scoprire il colpevole”. Stefano Lorenzi a Tgcom ribadisce con forza la convinzione nell'innocenza della moglie Annamaria e la necessità di altre indagini per inchiodare il colpevole.

“Farò il possibile per trovare chi ha ucciso Samuele e per farlo servono indagini, accertamenti, serve che chi è preposto alla giustizia sia umile e cerchi di vedere le cose non in modo unilaterale”. Incontriamo Stefano Lorenzi in un bar di Milano, in compagnia del detective Giuseppe Gelsomino. E’ un fiume in piena. Fiducioso nel rapporto stilato dal pool difensivo di sua moglie, insiste: “E’ la buonafede a guidare le nostre indagini”.
“Abbiamo elementi oggettivi, inconfutabili, concreti che dimostrano che servono ulteriori accertamenti, bisogna creare una sorta di trappola per incastrare quello che presumiamo essere il colpevole – incalza il detective Gelsomino – Che fine hanno fatto il pm Stefania Cugge e Pasquale Longarini? Dobbiamo lavorare insieme per arrivare alla verità”.

Ma perché soltanto ora Stefano Lorenzi e la difesa di Annamaria hanno deciso di presentare questo rapporto e di fare il nome del presunto colpevole?
Fino all’udienza di primo grado avevo fiducia nella giustizia. Da allora, invece, ho capito che non potevo più stare zitto. In aula (purtroppo il procedimento si è svolto a porte chiuse) l’accusa ha detto che il pavimento della mia casa, dove Samuele è stato ucciso, non era sporco, non c’erano tracce. Io mi sono chiesto come fosse possibile? In quel momento ci è venuto in mente di utilizzare il Luminol per evidenziare tutte le possibili tracce ematiche – spiega Lorenzi – Nel nostro dossier c’è scritto che servono ulteriori accertamenti, bisogna asportare le tracce, analizzare il Dna, capire di cosa si tratta.

Ipotizziamo che, invece, venga confermata la condanna per Annamaria…
E’ impossibile. Non succederà mai. Ho pensato a tutto da quando mio figlio è morto e sono convinto che non può essere stata lei. Ci sarebbero stati dei segnali prima o dopo il delitto, l’avrei capito. E’ stato giusto indagare all’interno della famiglia, è normale in un’indagine. Mi rendo conto che tanti delitti accadono in famiglia. Ma nel nostro caso non è andata così. Se fosse stata lei l’avrei portata io dai carabinieri. Una famiglia non può nascondere una cosa del genere. Non potrei vivere. Io sono credente e nel Vangelo ci sono tanti riferimenti alla giustizia. Bisogna cercare la verità e fare giustizia. Non mi basta che Annamaria venga assolta, voglio che vengano cancellate tutte le ombre, che ci ridiano la dignità.

Secondo Stefano Lorenzi chi potrebbe aver ucciso Samuele?
Non sono io che devo fare ipotesi o illazioni. Ci sono i documenti del pool difensivo che possono portare al colpevole. Non devo dirlo io. Spero che prima o poi il colpevole confessi, ma ormai è passato tanto tempo e ritengo difficile che possa confessare.

Torniamo al giorno del delitto…
Non riesco a credere che qualcuno possa aver infierito sul mio bambino in quel modo. Quando arrivai a casa quella mattina Samuele era già fuori dalla villetta e lo stavano trasportando sull’elicottero. C’era sangue, schizzi. Guardai la scala, cercavo di capire cosa potesse essere successo, se era caduto. La dottoressa Satragni disse che poteva essere stato un aneurisma. Avevo molti dubbi, ma in quel momento non sapevo a cosa pensare. Forse il medico disse così per lo choc emotivo. Quando mi dissero che era stato ucciso, non riuscivo a spiegarmelo. Non potevo pensare che ci avevano ucciso un figlio.

Cosa avete raccontato a Davide (il fratellino di Sammy)?
Gli abbiamo spiegato che il suo fratellino è stato ucciso, che al mondo esistono persone molto cattive. L’ho portato in carcere a trovare la mamma, quando Annamaria era rinchiusa. Non potevamo mentirgli, gli abbiamo spiegato la situazione nei dovuti modi. Davide continua a ripetere ad Annamaria: “Stai tranquilla mamma”. In ogni ambiente della nostra casa c’è una foto di Samuele. Viviamo nel suo ricordo.
liama
00mercoledì 10 novembre 2004 22:42
bah
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