Stefano Lorenzi promette a Tgcom:"Troverò io l'assassino di Samuele"
Altrimenti avrei denunciato Annamaria
"Fosse stata mia moglie, dai carabinieri ce l'avrei portata io. Una famiglia non potrebbe mai nascondere una cosa del genere. Finché vivrò continuerò a cercare la verità. Lo devo a mio figlio". Lo ha detto Stefano Lorenzi in una intervista a Tgcom, in cui ribadisce la convinzione nell'innocenza di Annamaria e la necessità di inchiodare il colpevole.
"Trovero' io chi ha ucciso Samuele"
Lorenzi a Tgcom: lo devo a mio figlio
“Se fosse stata Annamaria ad uccidere Samuele, dai carabinieri ce l'avrei portata io. Una famiglia non potrebbe mai nascondere una cosa del genere. Io finché avrò la salute continuerò a cercare la verità. Lo devo a mio figlio. Non ci devono essere ombre, si deve arrivare a scoprire il colpevole”. Stefano Lorenzi a Tgcom ribadisce con forza la convinzione nell'innocenza della moglie Annamaria e la necessità di altre indagini per inchiodare il colpevole.
“Farò il possibile per trovare chi ha ucciso Samuele e per farlo servono indagini, accertamenti, serve che chi è preposto alla giustizia sia umile e cerchi di vedere le cose non in modo unilaterale”. Incontriamo Stefano Lorenzi in un bar di Milano, in compagnia del detective Giuseppe Gelsomino. E’ un fiume in piena. Fiducioso nel rapporto stilato dal pool difensivo di sua moglie, insiste: “E’ la buonafede a guidare le nostre indagini”.
“Abbiamo elementi oggettivi, inconfutabili, concreti che dimostrano che servono ulteriori accertamenti, bisogna creare una sorta di trappola per incastrare quello che presumiamo essere il colpevole – incalza il detective Gelsomino – Che fine hanno fatto il pm Stefania Cugge e Pasquale Longarini? Dobbiamo lavorare insieme per arrivare alla verità”.
Ma perché soltanto ora Stefano Lorenzi e la difesa di Annamaria hanno deciso di presentare questo rapporto e di fare il nome del presunto colpevole?
Fino all’udienza di primo grado avevo fiducia nella giustizia. Da allora, invece, ho capito che non potevo più stare zitto. In aula (purtroppo il procedimento si è svolto a porte chiuse) l’accusa ha detto che il pavimento della mia casa, dove Samuele è stato ucciso, non era sporco, non c’erano tracce. Io mi sono chiesto come fosse possibile? In quel momento ci è venuto in mente di utilizzare il Luminol per evidenziare tutte le possibili tracce ematiche – spiega Lorenzi – Nel nostro dossier c’è scritto che servono ulteriori accertamenti, bisogna asportare le tracce, analizzare il Dna, capire di cosa si tratta.
Ipotizziamo che, invece, venga confermata la condanna per Annamaria…
E’ impossibile. Non succederà mai. Ho pensato a tutto da quando mio figlio è morto e sono convinto che non può essere stata lei. Ci sarebbero stati dei segnali prima o dopo il delitto, l’avrei capito. E’ stato giusto indagare all’interno della famiglia, è normale in un’indagine. Mi rendo conto che tanti delitti accadono in famiglia. Ma nel nostro caso non è andata così. Se fosse stata lei l’avrei portata io dai carabinieri. Una famiglia non può nascondere una cosa del genere. Non potrei vivere. Io sono credente e nel Vangelo ci sono tanti riferimenti alla giustizia. Bisogna cercare la verità e fare giustizia. Non mi basta che Annamaria venga assolta, voglio che vengano cancellate tutte le ombre, che ci ridiano la dignità.
Secondo Stefano Lorenzi chi potrebbe aver ucciso Samuele?
Non sono io che devo fare ipotesi o illazioni. Ci sono i documenti del pool difensivo che possono portare al colpevole. Non devo dirlo io. Spero che prima o poi il colpevole confessi, ma ormai è passato tanto tempo e ritengo difficile che possa confessare.
Torniamo al giorno del delitto…
Non riesco a credere che qualcuno possa aver infierito sul mio bambino in quel modo. Quando arrivai a casa quella mattina Samuele era già fuori dalla villetta e lo stavano trasportando sull’elicottero. C’era sangue, schizzi. Guardai la scala, cercavo di capire cosa potesse essere successo, se era caduto. La dottoressa Satragni disse che poteva essere stato un aneurisma. Avevo molti dubbi, ma in quel momento non sapevo a cosa pensare. Forse il medico disse così per lo choc emotivo. Quando mi dissero che era stato ucciso, non riuscivo a spiegarmelo. Non potevo pensare che ci avevano ucciso un figlio.
Cosa avete raccontato a Davide (il fratellino di Sammy)?
Gli abbiamo spiegato che il suo fratellino è stato ucciso, che al mondo esistono persone molto cattive. L’ho portato in carcere a trovare la mamma, quando Annamaria era rinchiusa. Non potevamo mentirgli, gli abbiamo spiegato la situazione nei dovuti modi. Davide continua a ripetere ad Annamaria: “Stai tranquilla mamma”. In ogni ambiente della nostra casa c’è una foto di Samuele. Viviamo nel suo ricordo.