Cocaina, Amato lancia l'allarme

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digos1979
00giovedì 1 febbraio 2007 22:45
"Gigantesco consumo in Italia"

In Italia c'è "un consumo gigantesco di cocaina". L'allarme è stato lanciato dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, a Napoli per fare il punto sul patto per la sicurezza. "Non si può chiedere alle forze dell'ordine di contrastare se c'è una tale domanda che viene dalle famiglie, dagli italiani adulti", ha detto Amato prendendo ad esempio la Campania, dove in un anno è stata sequestrata una tonnellata di cocaina.
"Tutta questa cocaina forse non era destinata alla regione ma vuol dire comunque che c'è un consumo gigantesco nel Paese - ha detto Amato nel corso della conferenza stampa seguita agli incontri in prefettura a Napoli - non si può chiedere alle forze dell'ordine di contrastare se c'è una tale domanda che viene dalle famiglie, dagli italiani adulti, dagli italiani giovani adulti". Un terreno, questo, dice Amato, in cui "l'azione di contrasto si intreccia con le azioni di natura pubblico-private".
Sette italiani su cento l'hanno provata
Ormai gli esperti paragonano la cocaina all'influenza: facile da prendere, veloce nel diffondersi e in grado di colpire tutti, indipendentemente da età o classe sociale. Secondo i dati più recenti riferiti al 2005, ben 7 italiani su 100 dichiarano di averne fatto uso. L'allarme-cocaina è stato lanciato a dicembre anche dal generale Carlo Gualdi, direttore centrale per i servizi antidroga: nel 2006 è stata sequestrata la maggiore quantità di cocaina degli ultimi 25 anni e nel 2005 il 16% delle 20 mila operazioni condotte in Italia contro il traffico di droga è stato effettuato nel Napoletano.
Secondo quanto sottolineato sempre a dicembre dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, si stima che nel mondo siano 250 milioni le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. In Italia nel corso del 2005 sono stati complessivamente sequestrati 31.597 chili di sostanze stupefacenti con un aumento del 21,8% rispetto al 2004. I dati riferiti al primo semestre 2006 confrontati con l'analogo periodo precedente denotano un aumento del 35,2%.(tgcom.it)

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[Modificato da digos1979 01/02/2007 22.47]

CRYPTO+
00venerdì 2 febbraio 2007 12:19
UNA CLASSE DIRIGENTE CHE PUÒ FINIRE IN POLVERE


Tratto da Panorama.it del 30 gennaio 2007
La usano 2 milioni di italiani, che spendono oltre 4 miliardi di euro all'anno. E fra gli esperti cresce un allarme: come saranno i vertici del Paese di domani?


Il pilota d'aereo e la babysitter, il medico e il camionista, la maestra d'asilo e il politico, il bancario e il broker. Mestieri diversi di persone a cui affidiamo quotidianamente la nostra vita o quella dei nostri bambini, i nostri risparmi o i nostri beni. Uomini e donne che in alcuni casi nascondono un vizio che li rende del tutto inaffidabili, a volte pericolosi: sono cocainomani. «È una droga che modifica il codice etico, che disinibisce, toglie la paura e dà il gusto del rischio, magari in mestieri dove sarebbero necessarie calma e riflessività» avverte Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, direttore sanitario del Crest, centro milanese specializzato nel trattamento dei disturbi da abuso di droghe e autore del libro Un fiume di cocaina (Rizzoli), in libreria dal 7 marzo.
Recentemente si è rivolta al Crest una donna chirurgo che opera nell'hinterland milanese. Per fare carriera accetta i turni di notte, ma la sua è una lucidità drogata, come la sua mano. E ora rischia di fare la fine di quel collega morto di overdose a Milano nei mesi scorsi. Una storia come mille altre in Lombardia, dove ormai «le interazioni sono influenzate dalla cocaina» assicura Ravera «in tutti i campi». «Chi fa uso di questa droga è ben inserito nella società e impone modelli di azione temerari e aggressivi». Nel suo ultimo libro un capitolo è dedicato proprio al collegamento tra «bamba» e violenza, spesso domestica: «La cocaina rende cattivi, sadici, perversi».

Oltre ogni limite

«Uno dei nostri pazienti, un agente di viaggio, ci ha raccontato che dopo avere "pippato" usciva per cercare la rissa, per vedere il sangue, colpire con il cric nascosto sull'auto» racconta Roberto Bertolli, collega di Ravera e presidente del Crest. Secondo lui la cocaina porta a galla patologie psichiche latenti, in particolare il disturbo di personalità border line. E così il pericolo si annida ovunque. Per questo Bertolli preferisce non uscire il sabato sera, diffida delle auto che procedono a zig zag nella notte, non discute ai semafori. Ha paura della società «cocainizzata» perché ne riconosce gli estremi, gli eccessi.
Nel reparto gestito da Ravera e Bertolli presso la clinica Le Betulle di Appiano Gentile (Como) si disintossicano 250-300 pazienti l'anno. In Lombardia è considerata la casa di cura dei vip (700 euro al giorno per una decina di giorni di terapia): accoglie politici in carriera e banchieri insospettabili, industriali (i primi pazienti, trent'anni fa) e attori. Ma qui si misura la profondità dell'abisso. Si scopre che nelle famiglie i figli hanno iniziato a picchiare le madri, superando uno degli ultimi tabù della nostra società.
Dalle Betulle è passato il giovane di Varese che ha sterminato la famiglia a colpi di fucile e l'imprenditore che, preda della paranoia, si è calato dalla grondaia di casa nudo e con due pistole. «Un noto industriale, dopo avere sniffato, si legava al letto con un paio di manette per non stuprare la figlia» aggiunge Bertolli. In passato alcuni pazienti sono entrati alle Betulle portando con sé filmati pedopornografici nascosti in computer e iPod. Per questo ora pc e simili restano fuori dalla clinica.
«Per colpa della cocaina si varcano soglie da cui è difficile tornare indietro» aggiunge Ravera. Sesso estremo, incesto, pedofilia, ogni fantasia rischia di diventare realtà. Vengono amplificati i difetti nell'area del sesso e della personalità. Sino ai casi limite. «Non mancano gli assassini che agiscono sotto l'effetto della cocaina» cita lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi «dalle Bestie di Satana a Stefano Diamante, che uccise la madre per non rivelarle gli insuccessi scolastici». Sino a Pietro De Negri, detto il «canaro», che imbottito di droga seviziò per ore, facendola a piccoli pezzi, la sua vittima.

Invasione dal pianeta cocaina

Negli anni Ottanta c'era un telefilm dove gli alieni cattivi avevano le stesse sembianze dei terrestri. La stessa cosa succede con la «colombiana», che prima di dare segni esteriori (per esempio un aspetto trascurato) ha una latenza di circa dieci anni. Chi la usa è uguale a tutti gli altri. Secondo l'indagine Ipsad (85 mila questionari anonimi nel 2005) del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) 2 milioni di italiani hanno provato la cocaina nella loro vita, 700 mila (270 mila solo in Lombardia) l'hanno utilizzata almeno una volta nel 2005, 300 mila un po' più frequentemente. Un vizio che costerebbe («È l'ipotesi minima di spesa» sottolineano al Cnr) 4,2 miliardi di euro l'anno. Non allarmano meno i dati di Prevo.Lab, l'osservatorio della Regione Lombardia affidato alla Asl di Milano e diretto dal dottor Riccardo Gatti.
Da due anni ipotizza previsioni e scenari sulla diffusione delle droghe, analizzando dati propri e istituzionali. A dicembre Gatti ha presentato l'ultimo dossier: «Nel 2009 i consumatori italiani aumenteranno del 40-50 per cento» ha calcolato. Un trend in linea con quello degli ultimi sette anni, dove l'uso di polvere bianca è cresciuto costantemente e in particolare in Lombardia: qui, dal 1998, l'utilizzo è aumentato del 17 per cento (11,3 in Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità). E, secondo il 63 per cento degli oltre 200 esperti intervistati da Prevo.Lab in tutta Italia, la parabola è in salita. «Tra i tossicodipendenti che si sono rivolti nel 2006 ai quattro Sert cittadini il numero dei cocainomani ha eguagliato quello degli eroinomani» annuncia il dottor Roberto Mollica, uno dei responsabili di Prevo.Lab.
La «bamba» non si sniffa più solamente, si fuma o si inietta in vena, magari si mescola con altre sostanze. Visti i numeri non è difficile immaginare quanto sia esteso il dominio di chi controlla il mercato della «neve», in particolare la 'ndrangheta calabrese. «La cocaina sta entrando nei gangli del potere» fa notare Gatti «e si sta insinuando in modo ricattatorio». Le organizzazioni malavitose vendono la droga a uomini potenti e in questo modo li legano a sé. Ma la «colombiana» si infiltra in modo pure più sottile, stabilendo un conflitto d'interessi permanente. Mondi diversi si incrociano davanti a vassoi pieni di polvere bianca: dalla politica alla comunicazione, alla finanza, molti potenti vengono uniti da un filo bianco.
«È una specie di setta» continua Gatti «un club esclusivo, i cui membri si scambiano notizie sensibili, magari durante i droga party». Come quel paziente che ha ceduto importanti segreti industriali al suo pusher o quei banchieri che si approvvigionano dai loro broker e li ricambiano con informazioni. «Quello di lasciare la società nelle mani delle organizzazioni criminali è un problema reale» conferma Riccardo De Facci, responsabile nazionale del Cnca, il coordinamento delle comunità d'accoglienza che si occupa di circa 7 mila tossicodipendenti all'anno.
«Conosco un agente immobiliare che ha ceduto alla malavita la sua attività e so che un noto avvocato cocainomane ha dovuto uscire dal giro che conta per occuparsi esclusivamente della difesa delle cosche». Per De Facci non sono pochi i consumatori che hanno iniziato a mantenere il proprio vizio pagando «in natura», ovvero in «prestazioni lavorative» o notizie. Una rete sempre più estesa, in cui anche il consumatore può diventare spacciatore e guadagnare molto denaro. Come, talvolta, dimostrano le fuoriserie che sfrecciano nelle notti milanesi: alla guida lo studente o il barista, unico requisito un'agenda fitta di nomi.

Morti troppo bianche

A volte la purezza può essere un difetto. «In queste settimane a Milano sta circolando una cocaina dal principio attivo elevatissimo» avverte Fabio Bernardi, capo della narcotici della squadra mobile cittadina. «Qualcosa sta cambiando, sembra che la new economy della droga abbia bisogno di un mercato di tossicodipendenti consolidato, come avveniva per l'eroina vent'anni fa». E per raggiungere l'obiettivo si inducono nuovi bisogni.

Al centro antiveleni di Milano sono particolarmente preoccupati: «Nei casi di intossicazione causata da una sola sostanza la cocaina ha soppiantato l'eroina: 495 casi contro 165 (su un totale di 733) nel biennio 2004-2005» spiega la direttrice Franca Davanzo. «In più c'è il problema di chi utilizza più sostanze contemporaneamente. Questo aumenta la tossicità e causa reazioni imprevedibili, rendendo più difficile il nostro intervento».
All'Istituto di medicina legale di Milano calcolano: il 10 per cento degli esami tossicologici su morti per omicidio, suicidio, incidente stradale e overdose rivela nel sangue tracce di «neve». «Rischiamo di farci trovare impreparati come quando esplose il fenomeno eroina» avverte il professor Franco Lodi, direttore della sezione di tossicologia dell'Università di Milano. Per Lodi la diffusione va combattuta ovunque, in particolare sui luoghi di lavoro, dai cantieri ai mezzi di trasporto, dove la cocaina e gli ormoni vengono assunti anche per sopportare la fatica e, a volte, possono causare le morti bianche. «Chi fa il gruista o il tranviere e si droga non va licenziato, ma sarebbe meglio venisse trasferito in portineria o all'ufficio postale» conclude Lodi.
La legge che prevede i controlli esiste, ma la politica non ha ancora stabilito quali siano le categorie da mettere sotto osservazione. Anche perché quando sotto esame (da parte delle Iene) sono finiti i parlamentari, è scoppiato il finimondo. E così la previsione più difficile riguarda proprio il manovratore: gli esperti si interrogano su che cosa ne sarà tra dieci anni di questa classe dirigente, spesso tenuta in piedi dalla cocaina. Prova a immaginarlo Ravera: «Ho visto un professionista quarantenne con i lobi frontali del cervello ridotti come quelli di un ottantenne malandato.
Senza calcolare lo sfiancamento delle pareti cardiache e del sistema circolatorio. Il peso di questa epidemia sul nostro sistema sanitario sarà devastante». Intanto negli ospedali di Milano sono diventati routine gli esami tossicologici per quelle che appaiono come morti naturali: dall'ischemia all'infarto, all'ictus. Perché a volte la fine arriva avvolta in una «polvere di stelle», come George Gershwin chiamava la cocaina.
webcop
00domenica 4 febbraio 2007 00:13
Non vedo la novità qual'é. Il Ministro ha evidentemente lanciato un allarme sulla base di dati che gli sono stati forniti. E' un suo dovere e un suo diritto verso la collettività e del resto dice la verità, noi poliziotti tutti lo sappiamo molto bene quanto la cocaina (e le "pasticche") sono di largo consumo.
CRYPTO+
00domenica 4 febbraio 2007 18:55
bha secondo me la legge fini ha fallito, del resto cosa ci si poteva aspettare da una legge che raddoppiava la dose consentita di coca e la metteva sullo stesso piano della cannabis?
che i drogatelli passassero in massa all'uso di coca.
digos1979
00giovedì 8 febbraio 2007 09:17
Droga:operazione Polizia,29 arresti
Corrieri bloccati in aeroporto
29 arresti e oltre 50 chili di droga sequestrati. Questo il bilancio di una vasta operazione condotta dalla Polizia contro il traffico di stupefacenti. Gli arrestati sono cittadini di nazionalità nigeriana, romena, ghanese e polacca. I presunti corrieri, provenienti dal Sud America e dall'Africa, sono stati bloccati negli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Bologna, Napoli e Firenze.
Sette dei 29 cittadini stranieri coinvolti nell'operazione sono stati tratti in arresto, nell'ambito della cooperazione internazionale, su segnalazione del Servizio Centrale Operativo in Turchia, Ghana e Francia. Complessivamente, sono stati sequestrati oltre 59 kg di droga nell'operazione, che si inserisce nell'ambito del cosiddetto progetto "Vallum", che ha lo scopo di contrastare i traffici internazionali di sostanze stupefacenti posti in essere, principalmente, da organizzazioni criminali nigeriane.
Fra le modalità di trasporto della droga, gli investigatori segnalano l'ingerimento di ovuli (tecnica del body package) e, in via residuale, l'occultamento in valigie od in prodotti cosmetici. Per quanto riguarda il primo espediente, in particolare, la Polizia spiega che è stato rilevato il sistematico transito dall'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, con il successivo impiego di voli diretti in Italia, oppure con il passaggio dai valichi ferroviari di Ventimiglia, sul confine francese, e Domodossola, su quello svizzero.
La Polizia ritiene di aver individuato nove canali d ingresso di corrieri in Italia, di cui sei relativi al traffico di cocaina, tre per l'eroina. I corrieri partivano dal Sud America e dall'Africa; il rientro veniva organizzato con tappe intermedie in altre Nazioni europee, per lo più la Francia, l'Olanda ed il Portogallo. Secondo gli investigatori lo stupefacente era, nella maggior parte dei casi, destinato alle organizzazioni criminali nigeriane, e segna il momento conclusivo solo della prima fase del progetto "Vallum".(tgcom.it)
Intanto si lavora con successo!!!!!!
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[Modificato da digos1979 08/02/2007 9.19]

CRYPTO+
00domenica 11 febbraio 2007 13:09
Gran Bretagna: Ipswich, dopo morte prostitute forse eroina gratis

LONDRA - Dopo la morte delle cinque prostitute uccise per strada a Ipswich adesso la Gran Bretagna sta pensando di consentire la distribuzione di eroina dal servizio sanitario pubblico. Le cinque donne infatti, come molte altre, si prostituivano per guadagnare i soldi necessari per le dosi quotidiane di droga. All'inizio della scorsa settimana si sono svolti i primi funerali delle vittime.


Ho l'impressione che le vere ragioni dell'aumento vadano ricercate in una sorta di assuefazione sociale e culturale. Aumenta, sia pure gradualmente, il numero di coloro che non temono di cadere nel buco nero della dipendenza e sono convinti di poter fare buon uso della loro dose più o meno occasionale. In una parte delle società moderne questa convinzione, sommata alla diminuzione dei prezzi, sta provocando un'attrazione difficilmente resistibile.

Se le cose sono in questi termini, la reazione di Giuliano Amato è perfettamente giustificata. Non è facile combattere un nemico che può contare parecchi alleati fra le persone che dovremmo proteggere dalle sue insidie. Ma non è possibile abbandonare i ceti sociali più poveri e indifesi dove la droga produce effetti molto più devastanti di quanti ne produca nei ceti più alti della società.

Per i liberali alla Milton Friedman la soluzione del problema è la liberalizzazione di un certo numero di droghe. Taglieremmo l'erba sotto i piedi del narcotraffico, svuoteremmo le carceri e renderemmo più sicure le strade. Mi rendo conto che non sarà semplice, ma temo che la battaglia proibizionista sia perduta e mi chiedo se non fosse proprio questo, sotto sotto, il messaggio di Amato.

[Modificato da CRYPTO+ 11/02/2007 13.25]

CRYPTO+
00martedì 13 febbraio 2007 07:57
Enna: spaccio di cocaina, in manette agenti e finanzieri

ENNA - Spaccio di cocaina: questa l'accusa per 13 persone, arrestate a Enna. Tra i fermati ci sono sottufficiali di polizia e della guardia di finanza e un agente della guardia forestale. L'inchiesta e' coordinata dalla Dda di Caltanissetta. I rappresentanti delle forze dell'ordine coinvolti nel giro di stupefacenti prestavano servizio a Enna, Caltanissetta e uno a Napoli. (Agr)
CRYPTO+
00martedì 13 febbraio 2007 08:29
La ayahuasca, pianta con poteri allucinogeni che gli indios ecuadoriani usano da secoli nei loro riti religiosi, è stata brevettata dalla International Plant Medicine Corporation, una compagnia statunitense con sede in California. Per un trattato di proprietà intellettuale firmato nel 1993 tra Ecuador e Stati uniti, la pianta non potrà essere usata per venti anni senza autorizzazione della International Plant. Amara e finora inutile la reazione degli indigeni che hanno inviato una protesta al presidente Bill Clinton sollecitando la revisione del brevetto. Il proprietario della compagnia, Loren Miller, è stato dichiarato "nemico dei popoli indigeni di nove paesi della Bassa Amazzonia" dal Coordinamento delle organizzazioni indigene.
Valerio Greffa, leader indio, su Parabolicas, foglio dell'Istituto socioambientale di San Paolo, ha definito Miller un "biopirata" e il brevetto "un insulto a 400 culture che convivono nel bacino amazzonico". Greffa si domanda "che cosa direbbero cattolici ed ebrei se gli indios decidessero di brevettare l'ostia, o il vino o il processo kosher per purificare i cibi?".

L'ayahuasca (banisteriopsis caapi), una liana che cresce sugli alberi in Amazzonia, è pianta sacra per gli indios di Perú ed Ecuador e per la setta del Santo Daime, una religione nata negli anni trenta tra i raccoglitori di caucciú (seringueiros) dello stato brasiliano dell'Acre.

Sciamani d'Amazzonia
Bollendo la corteccia si ottiene una bevanda con poteri allucinogeni, usata dagli sciamani per viaggiare nell'"aldilà" - la dimensione degli antenati e degli spiriti ausiliari - per scoprire la causa di malefici, vedere il passato e il futuro, "sentire" la foresta fino a trasformarsi in pianta o animale. Gli Jivaro dell'Ecuador la chiamano natema, per altri popoli indigeni è caapì, yaje, ayahuasca o "liana dell'anima", in spagnolo "testa del morto". I poteri allucinogeni derivano da alcaloidi - armalina e armina - chiamati telepatina per la loro proprietà visionarie.

Il culto del Santo Daime è nato a Mapia, nel centro della foresta, dalle visioni sincretiste di un operaio della gomma. Oggi la setta è diffusa in tutto il Brasile ed ha una sede anche nel quartiere di Santa Teresa, il piú ricco di Rio de Janeiro. Le cerimonie sono riservate ai fedeli. Per circostanze fortuite ho assistito a un rito. Gli uomini vestiti di bianco con una stella a sei punte sul bavero della giacca, le donne in gonna verde e camicetta bianca, una piccola corona sulla testa. Disposti a raggiera, ruota vivente divisa in due emisferi, si muovevano ritmicamente verso destra e poi verso sinistra cantando al suono di fisarmoniche, flauti, maracas. Al centro, seduta, la "madrinha" Rita, vedova del fondatore, piccola, robusta, folta capigliatura. Suo figlio Paulo Roberto, attuale leader del gruppo, danzava nel cerchio. Il Santo Daime, un succo marroncino, era contenuto in recipienti su un tavolo. I fedeli si staccavano dal cerchio e si accostavano in fila per berlo. Il segno di croce suggellava la comunione amazzonica.

Lucelia Santos, figlia di operai, protagonista famosissima di telenovelas, vicina al Partito dei lavoratori, scopre il Santo Daime in Amazzonia. Poi incontra il regista tedesco Werner Herzog e nasce "Foresta Amazzonica nel sogno di una notte di mezza estate", un allestimento fantastico per il Summit dell'ambiente Onu nel teatro Joao Caetano di Rio de Janeiro. L'ayahuasca spiccava nella scenografia, le piante tropicali fin nella platea. Provocava il "sogno" di Titania, regina delle fate, ammaliata dal filtro preparato da Puck, genio della foresta.

Le cerimonie degli indios ci sono note dai resoconti di etnologi ed esploratori. Il colonnello Leonard Clark nel 1946 partì da Lima e arrivò a Quito alla ricerca del mitico El Dorado attraversando la Bassa Amazzonia, allora in gran parte inesplorata. Ebbe contatti con Campa e Jivaro e ne raccontò riti e credenze in un libro, I fiumi scendevano a oriente (Garzanti 1996). Dagli Jivaro gli spagnoli ottennero il chinino e la loro straordinaria conoscenza della farmacopea tropicale è testimoniata da Clark. Gli Jivaro sono cacciatori di teste, che poi rattrappiscono. Secondo Clark la caccia alla testa ha un significato religioso segnato da natema. I cacciatori bevono la pozione per sognare gli Antichi, i loro Vecchi Antenati Bianchi. Gli Antichi rivelano che il tempo non esiste, che la vita è uno stato di sogno. Mentre sognando si entra nella vera realtà, per vedere il passato e prevedere il futuro.


www.ilmanifesto.it/g8/archivio/movi...1d3cdebd18.html
CRYPTO+
00mercoledì 14 febbraio 2007 07:58
e il mercato si adegua EDIT - NO CROSSLINK

[Modificato da Poliziotti.it 15/02/2007 15.13]

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