non incominciate a insozzare con cose che non centrano nulla per favore, compagni un pò di ordine
Cina, rubare al Partito per pagare le amanti
Molti dirigenti comunisti denunciati per corruzione, truffe e dissolutezza
PECHINO (CINA) - Il problema del regime è che Mao non fa più scuola mentre la fa, eccome, Giacomo Casanova. Nei ranghi del partito e dello Stato ce ne sono troppi di fedelissimi appassionati ed epigoni del frenetico libertino veneziano conquistatore insaziabile di cuori femminili. Grande artista della corteggiamento. Preferiscono (e come dargli torto?), questi signori all' apparenza così austeri, la bella vita agli obblighi etici dell'ufficio e della disciplina socialista.
Peccato che la bella vita se la concedano con i quattrini carpiti nel più antico e volgare dei modi. La tangente chiesta all'imprenditore per un appalto. La tangente chiesta al contadino per un documento. E così via. C'è chi con quei denari compera la collana di diamanti all'amante. C'è chi compera l'auto. E chi, avendone di amanti una fila fuori dalla porta, compera un appartamento per ognuna del sue accompagnatrici. Le quali se lo godono all'insaputa una dell'altra. Che, poi però quando le concubine scoprono l'inghippo, cominciano i grattacapi. Come ben sa il «sindaco tre giochi». Lo chiamavano così perché giocava con il potere, giocava con il denaro e giocava con le donne. Un comunista perfetto: figlio di contadini della provincia dello Hunan, quella dove è nato Mao, studente modello al liceo, una laurea sudata fra mille difficoltà. Poi la scalata: segretario del partito nel villaggio, segretario del partito nel distretto, direttore del dipartimento della propaganda. Era davvero un tipetto in gamba questo Lei Yuanli. Ma è scivolato su una buccia di banana non appena è diventato vicesindaco di Chenzhou, una città di quattro milioni di abitanti, mica una frazione di campagna. E lui incaricava un dipendente di portarla alla scuola guida e di pagare le lezioni private. Poi le regalava una Mercedes. L'amante numero due non aveva lavoro? E lui l'assumeva all'ufficio fatture (guarda un po') della municipalità. L'amante numero tre ballava e cantava? E lui le procurava contratti per ballare e cantare. L'amante numero quattro era un tantino particolare? Lui incaricava qualcuno di divertirla con le smorfie, sì le boccacce, che erano la sua passione. Insomma per tenere su questa piccola «impresa» ha scroccato per sua ammissione 173 tangenti e una cifra, non da capogiro, ma pur sempre ragguardevole. Un milione di euro.
Ma le amanti alla fine si sono scocciate. E lo hanno denunciato: in lacrime il Casanova dello Hunan ha sottoscritto una confessione piena. Mamma mia quanti sono gli insospettabili signori caduti per corruzione. Burocrati nello Stato e nel partito. Il governo di casi ne ha contati, nel 2005, 41 mila con un costo per la collettività di circa 800 milioni di euro. E quanti sono gli insospettabili che hanno pagato quel loro vizietto. Un'amante vabbè. Due passiamole. Ma otto, nove in una volta. Che salasso. I personaggi più irreprensibili, più severi. Liu Junqing era medaglia d'oro del lavoro, un'onorificenza che viene consegnata con grandi cerimonie il primo maggio. Era salito fino alla direzione di una impresa pubblica, falsificava le ricevute fiscali e manteneva le sue signore. A una donava la casa a Nanchino. A una donava una macchina. A una donava la collana di diamanti. Finché le signore hanno detto che la misura era colma. Doveva scegliere. Non ha scelto. Ed è finito in galera.
E, ultima vicenda, ecco il «taglio» niente meno che di un ammiraglio, il numero due delle forze navali cinesi, Wang Shouye, rappresentante nell'Assemblea del Popolo. Un comunista con una bellissima carriera di cui andare fiero. Ufficiale e gentiluomo, cinque amanti sulle spalline della divisa. Chi avrebbe pensato che persino nelle gloriosa schiere delle Armate del Popolo fosse entrato quel tarlo? Ebbene l'ammiraglio ha preso il largo in acque pericolose. E nessuno lo avrebbe scoperto se una sua giovane amante non avesse candidamente cantato: il caro amico si era intascato una tangente per l'equivalente di 16 milioni di euro. Uomo tutto d'un pezzo. Nel 2004 fu tra i sostenitori della legge antisecessione, quella legge che legalizza l'invasione di Taiwan nel caso di proclamazione dell'indipendenza. Credeva di essere un intoccabile. Già. A casa sua a Pechino, nella lavatrice, il nostro Casanova aveva nascosto due milioni e 500 mila dollari in contanti. Se la spassava. La corte marziale può condannarlo a morte.
Fabio Cavalera
01 luglio 2006
[Modificato da Pertinax 01/07/2006 11.18]