Considerazioni sull'origine della monarchia
Le leggende con cui il popolo egizio esprime il suo pensiero sulla funzione e sull’origine del proprio leader dipingono la figura di un Re illuminato, capace di mantenere l’ordine (maat), di far produrre le terre scongiurando il pericolo di carestie, di allontanare minacce e malattie, ecc.
Ciò è riscontrabile ad esempio nella leggenda dell’ira di Ra, in cui il Dio stesso, governatore degli uomini, ha donato loro una vera età dell’oro grazie al suo assennato operato ed in particolare alle sue magiche capacità.
Il tema dell’età dell’oro è anche la quinta iniziale del mito di Osiride, nel quale il Dio insegna agli uomini a praticare l’agricoltura, scienza occulta della quale è massimo conoscitore.
Gli antropologi sono decisamente d’accordo con questa versione e spiegano l’incondizionata ammirazione degli uomini verso i loro primi sovrani con le presunte doti magiche di questi; semplificando molto, il sovrano sarebbe l’erede dello “stregone” della comunità preistorica, depositario di segreti insondabili, unico essere in grado di domare le forze avverse rendendole propizie.
Però gli oggetti predinastici e protodinastici in nostro possesso ci mostrano qualcosa di totalmente diverso: il Re è un guerriero, con la violenza ha sopraffatto i suoi nemici e i nemici del suo popolo, con la guerra ha conquistato l’altro territorio, così l’unificazione nasce da un atto di sottomissione di una delle due terre all’altra.
Permettetemi di essere vaga sulla definizione delle due terre, perché ancora non ho capito quali sono e quale delle due abbia prevalso sull’altra.
La Tavolozza di Narmer è la testimonianza per eccellenza di questo modo di vedere il Re; da un lato Narmer, nome Horo del Re vincitore, viene raffigurato nell’atto di colpire il (capo?) nemico con la mazza, dall’altro con l’aratro in mano comincia il lavoro di coltivazione delle nuove terre.
Anche la Testa di Mazza di Re Scorpione ci restituisce un’immagine di tale tenore: le insegne dei nomi sottomessi al dominio del sovrano lo seguono durante l’esecuzione dei rituali.
Si può anche considerare il tutto sotto questo aspetto: il Re è il vincitore, con quale strumento raggiunga la vittoria è irrilevante, l’importante è poter cominciare di nuovo il lavoro agricolo; sembra comunque piuttosto esplicito che lo strumento determinante sia la violenza piuttosto che la magia.
Però oggetti come tavolette e teste di mazza decorate in tale maniera sono da considerarsi oggetti rituali non di comune uso e forse non presentano testimonianza attendibile di eventi reali, ma solo ideali; potrebbero riferirsi quindi a battaglie non avvenute ma solo immaginate, perché altri fatti potrebbero indurci a pensare che l’unificazione del regno non sia avvenuta in maniera violenta, quanto piuttosto con alleanze matrimoniali.
E qui mi fermo, perché vorrei conoscere il vostro parere.