Primo lavoro dell'omonima band formata da vari esponenti di spicco di lineup ben più blasonate (leggi Napalm Death, Acid reign e Pentagram), questo disco del 1991 si presenta con una copertina che ricorda i capolavori di Bosch, ed all'interno una foto sepolcrale del gruppo che ringrazia a loro modo i grandi gruppi chen hanno segnato la sua storia musicale.
Definito da Kerrang come "un incubo scolpito in colonne d'avorio di suono", la melodia va lenta, e la voce death che era un tempo diventa roca e profonda, quasi che ogni parola divenga una bassa invocazione di aiuto.
La musica è a metà tra il death ed il doom, chitarre basse, tastiere ed archi in certi punti, per la band "più lenta del mondo" come è stata definita sono un must: sonorità da Black Sabbath e chitarre alla Toni Iommi ritornano rabbiose in alcune canzoni, come "fossero i Black Sabbath ma suonati sotto 4 metri di acqua sporca e fangosa", come qualcuno li ha definiti.
Le armonie e le sonorità opprimenti si sciolgono in atmosfere doom tenendo ben presente un aggancio col death classico, ma riscoprono nuovi meandri, nuove sonorità abissali con bassi che vi scuotono le viscere, mentre le parole di chiara ispirazione schopenaueriana ("I nostri piaceri sono senza gioia, esperienze piene di dolore") vi rintontiscono.
Album per appassionati, ottimo se avete intenzione di suicidarvi ma non ne siete ancora del tutto sicuri.
Non sono certo i Candlemass, i Saint Vitus, i Trouble, ma a mio parere i Cathedral sono ottimi esponenti del Doom moderno, anche se questo cd risente ancora molto della svolta prettamente death dei Napalm Death, uno dei motivi per cui il vocalist Lee Dorrian si allontana da essi e mette su i Cathedral con il bassista Mark Griffiths.
Sentitevi
questo pezzo :raging