Caspar David Friedrich

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kamo58
00martedì 13 marzo 2012 12:42
Caspar David Friedrich nacque nel 1774 a Greifswald in Pomerania, all’epoca sotto il controllo del Regno di Svezia. Dal 1794 al 1798 studiò presso l’Accademia d’Arte di Copenaghen in Danimarca. Nel 1798 si trasferì a Dresda, dove visse fino alla sua morte nel 1840. Si rifiutò sempre di compiere il tradizionale viaggio in Italia.

Friedrich è il maggiore esponente della pittura del romanticismo tedesco ed è l’artista che meglio ha saputo trasmettere su tela la tensione umana verso l’infinito e l’anima universale, a cui appartengono l’uomo e la natura.

Secondo Friedrich: “Il compito dell’artista non è la rappresentazione fedele dell’aria, dell’acqua, delle rocce, degli alberi: la sua anima e la sua sensibilità devono rispecchiarsi nella sua opera. Il compito di un’opera d’arte è di riconoscere lo spirito della natura, comprenderlo, registrarlo e renderlo con tutto il cuore e il sentimento”.



Monaco in riva al mare



E’ impossibile non percepire un senso di desolazione e di inquietudine nell’osservare il “Monaco in riva al mare” (1808-1809, olio su tela, 110 x 171 cm, Berlino).

Si possono distinguere tre zone in cui la tela è suddivisa, ma, trasmettono lo stesso senso di vuoto e l’occhio ha difficoltà a soffermarsi su un unico punto.

Lo scrittore Heinrich von Kleist, a tal proposito, disse: “A causa della sua monotonia e sconfinatezza, con nient’altro se non la cornice come sfondo, uno sente come se le proprie palpebre fossero state tagliate via”.

Dinnanzi alla vastità della natura si distingue la piccola figura di un monaco in contemplazione sulla spiaggia, che evidenzia il contrasto tra la finitezza dell’uomo e l’infinitezza dell’universo.

Rauch commentò: "Si tratta sempre del dialogo del singolo con l'incommensurabilità dell'universo, un dialogo che invano attende una risposta di Dio".



Abazia nel querceto



Nella "Abazia nel querceto” (1809, olio su tela, 110,4 x 171 cm, Berlino) manca il senso della profondità e le forme assumono sembianze astratte, facendo percepire una certa insofferenza da parte Friedrich nei confronti delle convenzioni.

Le croci conficcate nel terreno e le figure spettrali dei monaci, che trasportano le spoglie dell’artista stesso verso la sepoltura, sono espressione di un’attenzione per i simboli religiosi e di un gusto cimiteriale.

Il tragitto compiuto dalla salma, che sta per varcare il portale dell’abazia, rappresenta il passaggio dalla vita terrena alla vita eterna, quest’ultima simboleggiata dalle prime luci dell’alba, che irradiano un gelido mattino invernale.

Le rovine del convento creano una immagine al di fuori del tempo, rievocando il Medioevo ed una intensa spiritualità religiosa, confinata ed oppressa dal razionalismo settecentesco.

Nel 1830 Friedrich scrisse: “Chiudi il tuo occhio fisico, così che tu possa vedere il quadro con l’occhio dello spirito. Poi porta alla luce del giorno ciò che hai visto nell’oscurità, così che possa reagire con gli altri, dall’esterno verso l’interno”.



“Il naufragio della Speranza” o “Il mare di ghiaccio” (1832, olio su tela, 73,5 x 102,5 cm, Berlino) è un dipinto di soggetto nazionalistico, realizzato su commissione.

Tra le lastre di ghiaccio che svettano verso l’alto, si intravede una nave incagliata e si può intuire il dramma, ormai giunto a conclusione, di coloro che vi sono rimasti intrappolati.

La tragedia si è elevata, in questo caso, fino a toccare il sublime. La natura, infatti, si è scatenata con tutta la sua forza contro l’uomo, il quale può solo rendersi conto della propria impotenza di fronte ad essa.

Il contrasto luminoso creato dal rosso della luce che si riflette sui ghiacci, accentua ulteriormente il senso tragico e terrificante che pervade quest’opera.

“Il naufragio della Speranza”, molto probabilmente, rappresenta la speranza di unificare i territori tedeschi, che ormai sembra essere naufragata.

fonte: unoprovocatorio.blogspot.com
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