Caso Abu Omar: arrestato dirigente Sismi

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bluewall
00mercoledì 5 luglio 2006 12:03
E' accusato di avera partecipato al rapimento dell'imam a Milano

In manette Marco Mancini, direttore della prima divisione del controspionaggio militare con lui in carcere un'altra persona
ROMA - Un duplice arresto e per qualcuno la fuga. E’ finito in manette Marco Mancini, direttore della prima divisione del Sismi, il controspionaggio militare, nell’ambito dell’inchiesta sul rapimento dell’Imam Abu Omar per il quale sono gia’ sotto accusa 22 agenti della Cia. Con lui è stato arrestato una seconda persona di cui non è ancora noto il nome. Oltre ai due uomini del Sismi sarebbero state emesse misure di custodia cautelare nei confronti di altre persone, al momento latitanti.
LA PROTESTA DI COSSIGA - «Con l'arresto avvenuto all'alba da parte di unitá della polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri su mandato della magistratura milanese del capo e di alcuni elementi operativi del Controspionaggio del Sismi cui si devono alcune delle più brillanti operazioni all'interno ed all'estero del nostro servizio, tra le quali le liberazioni dei nostri ostaggi in Irak, il sostituto Spataro e l'intera Procura della Repubblica di Milano hanno dato un fondamentale contributo alla lotta internazionale contro il terrorismo», lo afferma, in una nota, il senatore a vita Francesco Cossiga. «Contributo che toccherá l'apice con il richiesto arresto di una squadra antiterrorismo della Cia. Per alcuni invece, si attende oggi un messaggio di Osama Bin Laden di vive congratulazioni e di ringraziamento per il prezioso aiuto alla Jidah islamica da parte di Osama Bin Laden», conclude ironicamente Cossiga. Corriere.it
dago113
00mercoledì 5 luglio 2006 19:59
Attendo fiducioso di conoscere le motivazioni della magistratura.

postman78
00mercoledì 5 luglio 2006 20:19
perplesso e dispiaciuto
...il resto non lo so, sono tante le idee che ho su questa storia, aspetto di leggerne qualcosa in più
|hyena|
00giovedì 6 luglio 2006 13:34
Non dico niente che sennò Webcop mi banna. [SM=x165044]
bluewall
00giovedì 6 luglio 2006 15:03
Da Telekom Serbia a Nigergate tutti i "buchi neri" del Sismi
da Repubblica.it
DI GIUSEPPE D'AVANZO

Chi ha saputo che cosa? Dopo l'arresto di Marco Mancini e Gustavo Pignero, l'uno e l'altro - nel corso del tempo - direttori del controspionaggio del Sismi, è questa ora la domanda che deve trovare una risposta accettabile. Le fonti di prova raccolte dalla procura di Milano (testimonianze di agenti segreti, tracciati telefonici, intercettazioni) raccontano che i due alti ufficiali dell'intelligence militare erano a conoscenza della decisione della Cia di sequestrare Abu Omar.
Quanto meno, i due ufficiali del Sismi non hanno fatto nulla per impedire l'extraordinary rendition del cittadino egiziano, come sarebbe stato loro compito istituzionale e di legge. È la conferma di quanto Repubblica va raccontando da tempo. L'Italia sapeva del "gravissimo attacco all'autorità dello Stato italiano e ai trattati internazionali" (come ha scritto il giudice Chiara Nobili), della "grave violazione della sovranità nazionale che, per la prima volta nella storia giudiziaria italiana, ha sottratto un indagato all'autorità giudiziaria per condurlo con la forza in uno Stato terzo" (come ha scritto il giudice Guido Salvini). Oggi, però, dire che "l'Italia sapeva" non significa più nulla.
Chi ha saputo? Le cose, in questi casi, dovrebbero andare così. L'agente segreto che ha notizia dell'organizzazione di un reato, o che presto un delitto sarà commesso, deve informare il suo superiore diretto. Il superiore diretto deve riferire al suo superiore, su su fino alla cima della catena gerarchica. La procura di Milano muovendosi dall'ultimo anello della catena - un maresciallo dei carabinieri che partecipa al sequestro nella speranza di essere trasferito nei ranghi degli 007 - è risalita con la decisiva testimonianza del capocentro Sismi di Milano (nel dicembre del 2002, il colonnello Stefano D'Ambrosio, contrario alla rendition, viene rimosso dall'incarico in un batter di ciglia) alla responsabilità di Marco Mancini, nel 2003, responsabile dei centri del Nord-Italia e reggente del centro di Milano (dopo la liquidazione di D'Ambrosio).
Da Mancini a Gustavo Pignero, tre anni fa direttore del controspionaggio. Agenti in azione durante il sequestro. Mancini. Pignero. L'indagine, per il momento, si ferma qui, alla porta del direttore del Sismi, Nicolò Pollari. Si può prevedere che i due alti ufficiali, nei loro interrogatori, dovranno soprattutto rispondere a questo interrogativo: hanno informato il loro Capo? Se i due agenti segreti dovessero confermare che l'informazione è salita fino al gradino più alto, avrebbero fatto il loro dovere. Le loro spalle sarebbero libere da ogni accusa. I grattacapi sarebbero tutti di Nicolò Pollari.
Ancora un'altra circostanza è oggi evidente. Escluso il direttore della "Ditta" da ogni provvedimento giudiziario (nessun avviso di garanzia, nessun invito a comparire, nessuna convocazione come testimone), si deve concludere che, al momento, i pubblici ministeri di Milano, Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, non ritengono di avere in mano alcuna fonte di prova che possa far pensare che Pollari sapesse.
Pollari non ha saputo, dunque. Non è una novità. Nel corso di questi anni, è capitato spesso al direttore del Sismi di non accorgersi di quel che accadeva nel cortile di casa sua. Qualche esempio. Un gruppo di lestofanti, guidati da un facchino del mercato ortofrutticolo di Brescia, con l'aiutino di un ex collaboratore del Sismi, e documenti falsi e confessioni farlocche, combina la trappola "Telekom Serbjia". Per due mesi tiene sulla griglia, dicendoli "ladri", Prodi e Fassino e il direttore del Sismi non si accorge di nulla. Non vede e non sente.
Un manipolo agguerrito di ex ufficiali dell'Arma dei carabinieri occupa un nodo nevralgico di Telecom Italia. È il luogo dove si effettuano tutte le intercettazioni telefoniche del Paese, utilizzandole (sospetta la Procura di Milano) secondo necessità assolutamente estranee alle ragioni istituzionali. Pollari, che pure per esigenze d'ufficio, ha strettissimi rapporti con Telecom, non si avvede di nulla. Nulla dice e nessuno avverte.
Tre pitocchi - un ex collaboratore del Sismi, una "fonte" del Sismi, un colonnello del Sismi - pasticciano, ai tavolini di un bar, documenti contraffatti sull'uranio nigerino per sostenere che Saddam si sta preparando una bomba atomica e il direttore nulla sa, nulla vede. I siriani vogliono salvarsi dalla risoluzione dell'Onu che li obbliga a lasciare il Libano. Hanno una trovata per salire, da bravi ragazzi, sul carro della lotta al terrorismo. Inventano un attentato al tritolo alla nostra ambasciata di Beirut. Con la collaborazione del Sismi, afferrano un paio di poveri cristi. Li torturano per farli confessare. Troppo. Uno degli afferrati muore in carcere. La Grande Spia non se ne cura. Corre, trafelato e soddisfatto, in Parlamento. Annuncia di aver protetto l'Italia da un catastrofico "11 settembre".
Una manina scaltra trafuga nell'estate del 2005 intercettazioni telefoniche che non vengono neanche trascritte all'autorità giudiziaria. E' vero - come dicono i soliti maldicenti - che le sale di intercettazioni della Guardia di Finanza a Milano sono "affollate di agenti segreti". Ma la Grande Spia di nulla s'avvede, né prima né dopo.
Come di nulla si deve essere accorto, Pollari, dell'"agenzia di disinformazione e dossieraggio" che un funzionario del Sismi, sotto la supervisione di Marco Mancini (intanto diventato direttore del controspionaggio) ha organizzato in un "ufficio riservato" al 230 di via Nazionale a Roma. L'appartamento è all'attico. Da quell'attico, il funzionario controlla un giornalista, "fonte Betulla", che offre "appunti riservati" sulle indagini di Milano. È illegale, per il servizio segreto, ingaggiare giornalisti.
Se è stato concluso un ingaggio, è del tutto evidente che Pollari non ne ha saputo niente. E nulla deve aver saputo dell'accorta e diffusa manovra di disinformazione che quel funzionario, pur avendo un rapporto diretto con il Capo, pilota nelle redazioni di giornali di destra e di sinistra. Sono soprattutto "bufale", utili a frullare nella paura il Paese, o aggressioni diffamatorie contro chi alle "bufale" non crede.
Meno che mai, Pollari deve aver compreso che il direttore del controspionaggio, con il funzionario dell'ufficio riservato ai "depistaggi redazionali", si sia lasciato prendere la mano e abbia organizzato pedinamenti di due reporter di Repubblica, l'"osservazione" dei loro incontri di lavoro. Addirittura, l'intercettazione illegale delle loro telefonate.
Siamo al punto. Nell'ipotesi che la procura di Milano resti con le mani vuote di prove a carico di Pollari - la migliore delle ipotesi - si può dire che il direttore non è stato e non è in grado di sapere che cosa accade nell'istituzione strategica che gli è stata affidata nell'interesse della sicurezza nazionale. La palese incompetenza e la dimostrata impreparazione del generale Nicolò Pollari rende assai stravagante la nota diffusa dal Palazzo Chigi.
Si legge: "Il governo ha assunto le dovute informazioni sul cosiddetto caso Abu Omar da parte delle strutture di intelligence nazionale che hanno ribadito la propria totale estraneità alla vicenda".
Poche righe. La sintesi di uno sketch comico. Le cose dovrebbero essere andate così. Il governo, che non sa nulla, chiede a Pollari, che non sa nulla, che cosa è successo. Pollari, come sempre, risponde che non è successo nulla perché, per quanto lo riguarda, non ha saputo nulla o per lo meno i suoi uomini non gli hanno, come al solito, detto nulla. Allora il governo, rinfrancato dall'inettitudine di Pollari, si affaccia al balcone di Palazzo Chigi e grida all'Italia: tutto va bene, non è successo nulla, siamo in buone mani, nelle mani di chi non sa nulla e, se non sa nulla, non è successo niente. Non è così, mister Prodi?

[SM=x165070] [SM=x165070] [SM=x165070]
postman78
00giovedì 6 luglio 2006 15:48
vorrei sapere tutte le informazioni dell'ultima parte dell'articolo da dove sono state desunte, specie quelli sul presunto attentato di beirut, qualcuno sa se ci sono rivelazioni pubbliche al riguardo?

è una brutta storia, bruttissima davvero sotto troppi punti di vista!
dago113
00giovedì 6 luglio 2006 23:37
Dunque, a quanto pare questa storia si sta rivelando un casino non indifferente. Un sequestro di persona di un cittadino straniero compiuto da cittadini stranieri sul territorio nazionale con la complicità e/o la connivenza ( ipotesi ancora da verificare) di servizi segreti e/o autorità italiane...in poche parole una storia dalla quale sarà difficile venirne fuori con le idee chiare.
Dei reati ci sono stati, questo è pacifico ma c'è una domanda...che cosa vogliamo dai servizi segreti? noi Cittadini , con le nostre tasse paghiamo quegli uomini e quelle donne perchè compiano dei gesti e delle azioni in difesa del Paese che noi non abbiamo il coraggio di fare...

Nelle memorie dell'ammiraglio Martini, forse il migliore dei comandanti dei servizi segreti del dopoguerra, l'Uomo che ha salvato il SISMI dall'abisso di umiliazioni e deviazioni nel quale lo avevano precipitato alcuni loschi figuri degli anni precedenti, racconta una storia molto esemplare.
Nel 1987 un certo paese del Maghreb appena al di là del Canale di Sicilia aveva un presidente molto anziano che stava cominciando ad assumere comportamenti molto sgradevoli, tipo ordinare di sparare sulla folla che chiedeva riforme e pane. la situazione era caotica e questo Paese arabo correva il rischio di una guerra civile che la presenza di gruppi islamici radicali avrebbe fatto certamente degenerare. Il SISMI valutò che una nazione in preda al caos ad appena poche miglia nautiche dalla costa siciliana era a dir poco inquietante. Erano gli anni del Libano, ricordiamocelo.
Bene. Il SISMI scoprì che c'era un Ministro in grado di assumere il potere scalzando il vecchio Presidente e ne favorì l'ascesa, in poche parole favorì il colpo di Stato. Il presidente venne messo in pensione e il Ministro lo sostituì in modo indolore ed attualmente il Paese è un luogo tranquillo, a parte i barconi di emigranti che ogni tanto partono dalle sue coste.

Il SISMI commise un reato? eccome, un colpo di Stato è un reato gravissimo. Sovvertire una autorità straniera per sostituirla con un'altra, alle spalle del suo popolo è una delle azioni più gravi che si possano compiere ma... ma che cosa sarebbe accaduto se il SISMI non fosse intervenuto? abbiamo visto l'ondata di criminalità riversatasi in Italia dopo la guerra civile jugoslava e l'implosione dell'Albania ...se a questo ci aggiungiamo l'integralismo islamico il cocktail è perfetto.
Nota personale: nel 1987 ero sotto naja. Se il SISMI ha organizzato davvero questo golpe ( di certo con l'approvazione dei governanti italiani dell'epoca) non posso far altro che ringraziarlo per avermi evitato una naja un pò "pericolosa".

Conclusione?..: che cosa vogliamo dai servizi segreti? questi per forza devono rimestare nel letame. Glielo dobbiamo proibire? si può fare... a nostro rischio e pericolo, però.

[Modificato da dago113 07/07/2006 7.20]

bumper73
00venerdì 7 luglio 2006 00:57
Re:

Scritto da: dago113 06/07/2006 23.37

Dei reati ci sono stati, questo è pacifico ma c'è una domanda...che cosa vogliamo dai servizi segreti? noi Cittadini , con le nostre tasse paghiamo quegli uomini e quelle donne perchè compiano dei gesti e delle azioni in difesa del Paese che noi non abbiamo il coraggio di fare...


Conclusione?..: che cosa vogliamo dai servizi segreti? questi per forza devono rimestare nel letame. Glielo dobbiamo proibire? si può fare... a nostro rischio e pericolo, però.



ti quoto in pieno.
e trovo un certo parallelo con il nostro lavoro..
mary.clo
00venerdì 7 luglio 2006 10:33
Io, cittadina, voglio che mi difendano, costi quel che costi. Io cittadina, voglio poter vivere in un paese sicuro (per quanto possibile).
Io cittadina, voglio che i Servizi Segreti (con tutte i loro limiti, storture ecc.) mi permettano di non piangere i miei morti in attentati tipo Madrid e Londra.
Io cittadina li ringrazio se, nel dubbio, cacciano via dall'Italia una persona che inneggia alla guerra santa islamica da una moschea.
Io cittadina sono con loro e sono indignata dal trattamento che ricevono e che spesso ricevete anche voi.
Il resto non lo scrivo altrimenti verrei non solo bannata per questo post ma cancellata completamente dal forum.
Buon lavoro (se ve lo lasciano fare).
[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]
.Cippino.
00sabato 8 luglio 2006 01:26
Che dire? Sono assolutamente d'accordo con voi e sono felice che la pensiate così.
Dago sei il numero 1!!
[SM=x165080]
postman78
00sabato 8 luglio 2006 12:58
MILANO - Si cominciano a delineare, negli atti dell'inchiesta, i ruoli dei protagonisti del rapimento dell'imam Abu Omar, mentre i principali indagati sono finiti sotto torchio. Il primo interrogato è stato il giornalista Renato Farina, vice direttore del quotidiano Libero, accusato di favoreggiamento, il quale in una lettera pubblicata sul suo quotidiano ammette di aver aiutato il Sismi. E' stato poi sentito il personaggio principale, il n.2 del Sismi, Marco Mancini, arrestato mercoledì per concorso nel sequestro dell'ex imam di viale Jenner.

Due interrogatori molto lunghi: cinque ore per Farina (assistito dall'avvocato Grazia Volo), addirittura sei abbondanti per Mancini, difeso dagli avvocati Lauri e Panella. Ciò significa che gli indagati hanno risposto alle domande, hanno fornito le loro spiegazioni. Mancini avrebbe spiegato il suo ruolo, cercando di chiarire una posizione che, alla luce di alcune dichiarazioni di altre persone sentite dai magistrati, sarebbe piuttosto delicata.

Ma è dalla corposa ordinanza di custodia cautelare, firmata da Manzi, che ha portato in carcere Mancini e ai domiciliari Gustavo Pignero, all'epoca del sequestro responsabile dei centri Sismi per il Nord Italia, che spuntano particolari delicati anche per far capire in che modo è maturata l'idea di questa 'estradizione' illegale di Abu Omar. Il procuratore aggiunto Armando Spataro, nelle sue valutazioni riportate dall'ordinanza del gip, ipotizza che Pignero e Mancini avessero rafforzato la "volontà degli organizzatori ed esecutori del sequestro appartenenti alla Cia, derivante anche solo dalla mera consapevolezza che evidentemente costoro avevano circa la accondiscendenza del Sismi e dello stesso Governo Italiano (al quale potevano far risalire la decisione ultima di non ostacolare o impedire l'azione)". Insomma, la possibilità di agire senza ostacoli. In questo, Mancini e Pignero potrebbero "aver taciuto al direttore del Sismi quanto andavano tramando e quanto hanno poi realizzato...". Spataro scrive anche che "in alternativa è possibile solo ipotizzare un concorso anche del direttore del Servizio, gen. Pollari, nei reati ascrivibili al Mancini e al Pignero, per aver nascosto alla polizia giudiziaria e, di conseguenza, all' autorità giudiziaria, le notizie ricevute in ordine al progetto e al sequestro di Abu Omar".

Secondo le ammissioni del maresciallo Pironi, il sequestro di Abu Omar andò in porto dopo tre tentativi senza esito, nei venti giorni precedenti quel famoso 17 febbraio 2003. Ma fin dall' autunno precedente - questa è almeno la convinzione dei magistrati - il Sismi collaborava con la Cia per organizzare il rapimento. E per agevolare la sua riuscita, erano stati sostituiti, a fine 2002, i capi centro di Milano e di Trieste. "Sul piano geografico - scrive il gip - non può non saltare agli occhi che tutta la direttrice Milano-Aviano risultava, dall'inizio di dicembre, 'presidiata' da funzionari del Sismi graditi all'attuale indagato o, quantomeno, non propensi a creare difficoltà in caso di operazioni non ortodosse".

Insomma, Mancini e Pignero non solo hanno omesso di impedire il rapimento ma avrebbero "direttamente a attivamente contribuito a disporre gli accertamenti finalizzati alla sua consumazione". E il fatto, conclude il giudice, è grave assai. "Il sequestro di Abu Omar, oltre a configurare una grave violazione delle norme, anche di rango costituzionale...costituisce una palese violazione dello stesso principio di sovranità dello Stato; con il sequestro, infatti, si è consentito ad un servizio straniero di catturare un sospettato in aperta violazione delle norme previste dalle convenzioni internazionali". E per di più gli indagati "per il loro elevato grado funzionale e per la indubbia conoscenza delle operazioni gestite dai servizi segreti, e in particolare dalla Cia, non potevano non tenere conto della sorte del sequestrato, successivamente sottoposto a tortura".

Quanto a Farina, raggiunto da un invito a comparire, i pm Romanelli e Civardi - che hanno poi secretato l'interrogatorio - hanno cercato di farsi spiegare il suo ruolo. Il vicedirettore di 'Libero' ricorre spesso nelle intercettazioni. Tra queste una serie di telefonate con Pio Pompa, funzionario del Sismi indagato per favoreggiamento e intercettazioni abusive, in cui "traspare il tentativo di acquisire illecitamente atti di indagine, se non addirittura di seguire, anche fisicamente, le mosse" degli inquirenti milanesi "per prevenirne le scelte investigative".

"E' stato un interrogatorio serio nel quale sono state date tutte le spiegazioni in modo convincente" ha commentato il difensore di Farina, avv.Grazia Volo, dicendosi fiduciosa che possa cadere l'accusa di favoreggiamento.


Fonte:ansa.it

Intrigante, fantastica, degna di un libro di spionaggio, certamente qualcuno ci farà un film, prima o poi.
Sono rattristato, perplesso, deluso, non ci vedo, sincermante, la volontà di dare giustizia (a un terrorista poi.... [SM=x165048] )ma uno strano gioco di equilibri politici che si intrecciano tra leader di partito e di governo vecchio e nuovo.
Sono tutti mostri?? Sono davvero tutti delinquenti?? Siamo sicuri che il beneficio di questo sequestro non abbia davvero comportato al paese più sicurezza?? Quelle sono persone che non stanno in un ufficio "ordinario", non trattano con il Mohammed spacciatore o l'Abdullah rapinatore, quella è gente che tratta con un Abu Omar che se la CIA se l'è voluto prendere qualcosa significherà, cosa vengono a perdere tempo, qui, gli 007 americani?
Li stanno martoriando, demolendo, demonizzando e non ricordano ne scrivono o cercano di farci capire meglio chi è Abu Omar, lo fanno passare come un poverino che alla fine ha subito torture lasciando i nostri servizi segreti in mano a non si capisce bene quali storture.
Ho apprezzato molto le parole del Ministro Amato, devo dire grande politico in questi frangenti, che ha auspicato una riforma servizi.
Mi dispiace, sinceramente, che per quel qualcosa che non doveva essere fatto, secondo i giudici e le leggi dello Stato, pagheranno le persone sbagliate e mi dispiace che, come al solito, sono sempre Poliziotti&Co a pagare le storture di un sistema Politico/Giudiziario che ha sempre più bisogno di un riassetto profondo, Stato contro Stato perchè sono concorde con chi dice che il governo precedente non poteva non sapere e se un "Governo" avvalla una certa operazione perchè il medesimo "Governo" di bandiera opposta distugge e demolisce se stesso, in un certo senso? Sempre più sporco il mestiere della politica! [SM=g27759]
dago113
00sabato 8 luglio 2006 14:36
Re:

Scritto da: postman78 08/07/2006 12.58
"traspare il tentativo di acquisire illecitamente atti di indagine, se non addirittura di seguire, anche fisicamente, le mosse" degli inquirenti milanesi "per prevenirne le scelte investigative".

--FFZQUOTEEND-->


Il mio pensiero sull'attività dei Servizi l'ho già spiegato sopra e penso che sia talmente chiaro da non aver bisogno di essere ripetuto.

Ma questo passaggio dell'articolo, se confermato da risultati investigativi, è gravissimo: comunque la possiamo pensare sulle attività del SISMI il depistaggio o il tentativo di depistaggio di un' indagine sono atti ingiustificabili e intollerabili e riporta alla memoria il periodo peggiore delle deviazioni dei servizi segreti, di quando ( per dirla con le parole di un alto ufficiale dello spionaggio di quegli anni) " nessuno ci aveva spiegato che dovevamo difendere la Costituzione"
.

Il SISMI per il quale è morto Nicola Calipari non merita questa accusa di tradimento che deve essere chiarita al più presto. A qualsiasi costo.

dago113
00domenica 9 luglio 2006 18:01
Da Tg.com

Abu Omar: "Processatemi in Italia"
"Sono più sicuro: lì c'è mia famiglia"

Osama Mustafa Hasan, meglio noto come Abu Omar, l'imam rapito dalla Cia nel febbraio del 2003 a Milano ed ora in carcere al Cairo, ha chiesto di essere giudicato in Italia. "Sono pronto a tornare e affrontare il processo. So che in Italia posso essere condannato, ma lì c'è la mia famiglia e sono più sicuro: voglio rientrare", ha fatto sapere tramite il suo avvocato egiziano Montasser El Zayat al termine di un colloquio.

Dopo tre anni e sette mesi di carcere, detenuto nel penitenzario di Al Tora, il suo legale lo definisce in un'intervista al Corriere della Sera un uomo "distrutto".



webcop
00lunedì 10 luglio 2006 23:54
Il ControTerrorismo NON é ammesso in Italia. Alcuni Paesi lo praticano da sempre, ma da che mondo é mondo sanno che devono essere azioni perfette, perché se sgarri e ti beccano l'A.G. non può fare diversamente che procedere. Poi si possono fare mille considerazioni sui vari aspetti, a me la prima che viene in mente é che se un alto funzionario del Servizio si offre come agente doppio ad un Servizio straniero (ammesso che sia vero) non c'è altro posto in cui debba stare che la galera. A vita.
-Lazzarus-
00mercoledì 12 luglio 2006 22:22
Re:

Scritto da: dago113 09/07/2006 18.01

Abu Omar: "Processatemi in Italia"
"Sono più sicuro: lì c'è mia famiglia"




Più che altro a livello giudiziario qua rischi poco o niente caro Abu Omar [SM=x165041]
mary.clo
00sabato 15 luglio 2006 12:43
Signori, sono arrivati dove volevano, stamattina hanno interrogato il Generale Pollari.
Era questo, fin dall'inizio, il loro obiettivo.
Viva l'Italia.
Non mi esprimo oltre.


[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]
postman78
00sabato 15 luglio 2006 20:37
Re:

Scritto da: mary.clo 15/07/2006 12.43
Signori, sono arrivati dove volevano, stamattina hanno interrogato il Generale Pollari.
Era questo, fin dall'inizio, il loro obiettivo.
Viva l'Italia.
Non mi esprimo oltre.


[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]



già...molto poco, è "Solo" un guerrigliero!!! [SM=x165048]
webcop
00lunedì 17 luglio 2006 00:35
Re:

Scritto da: mary.clo 15/07/2006 12.43
Signori, sono arrivati dove volevano, stamattina hanno interrogato il Generale Pollari.
Era questo, fin dall'inizio, il loro obiettivo.
Viva l'Italia.
Non mi esprimo oltre.
[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]


Cioè, dove ? Mary.Clo, scusami, per me questa è un'illazione. se indago su un reato lo faccio fino in fondo. Non dimentichiamo che l'azione penale é obbligatoria. Ergo, se non sono stato sufficientemente avveduto da svolgere una certa attività e/o avvallarla con la dovuta discrezione/riservatezza non posso poi lamentare che chi ha il dovere di farlo me ne chieda conto. Il sequestro di persona é un reato contemplato dal codice penale, poco da dire. Casomai, sarebbe da discutere perché nonostante i proclami e gli strepiti la riforma dei Servizi non é mai stata nemmeno discussa in Parlamento. Temo che per "ovvii" motivi nessuno si voglia assumere la responsabilità tutta politico-istituzionale di mettere i Servizi in condizioni di operare come in casi particolarmente estremi a ragion veduta dovrebbero poter fare. Questo prescinde dalle considerazioni di carattere politicoideologico, ché la sicurezza nazionale, piaccia o meno, non può prescindere da azioni/operazioni di un certo tipo. I Servizi o sono tali o non lo sono e allora non hanno ragione di esistere. Concordo sul fatto che non si può far finta di scandalizzarsi se vengono a galla operazioni clandestine (già, perché i pagamenti dei riscatti per gli ostaggi in Iraq forse non lo erano ?).
Torni pure in Italia mr. Abu Omar, che non é detto che gli stessi magistrati che oggi perseguono secondo legge alcuni agenti del SiSMi non decidano di ingabbiarlo, in fondo era indagato per reati di terrorismo internazionale se non erro. [SM=x165039] [SM=x165041] [SM=x165044]

[Modificato da webcop 17/07/2006 0.37]

mary.clo
00lunedì 17 luglio 2006 11:34
Caro Web, il mio pensiero è quello di una semplice cittadina, e non di una tutrice dell'ordine, quale tu sei.
Il mio pensiero, e ti rispondo, quindi ti pregherei di non bannarmi, è che si voglia arrivare non alla riforma, ma allo smantellamento dei servizi segreti.
Quanto poi all'obbligatorietà dell'azione penale avrei molto da ridire, in quanto a me pare che questo obbligo sia messo in atto solo quando conviene a certuni.
Negli ultimi tempi molti esponenti del governo hanno detto o fatto cose che hanno portato molti titoli quotati in borsa a perdite clamorose. E' reato vero? E' aggiottaggio vero? Di più messo in atto a mezzo stampa, quindi con delle aggravanti. Come mai in questo caso l'azione penale non è tempestivamente scattata? Ecco perchè ritengo che sia a senso unico.
Altro fatto che mi fa molto pensare è che hanno azzerato i vertici della G.d.F. di Milano e dintorni, che guarda caso sono stati gli stessi che hanno indagato su gravi episodi di malaffare (Parmalat, Antonveneta, Unipol). E' un caso?
Permettimi Web, di non avere tanta fiducia nella giustizia italiana e nel suo operato.
Ciao con affetto

[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]
postman78
00lunedì 17 luglio 2006 13:54
Re:

Scritto da: mary.clo 17/07/2006 11.34
Caro Web, il mio pensiero è quello di una semplice cittadina, e non di una tutrice dell'ordine, quale tu sei.
Il mio pensiero, e ti rispondo, quindi ti pregherei di non bannarmi, è che si voglia arrivare non alla riforma, ma allo smantellamento dei servizi segreti.
Quanto poi all'obbligatorietà dell'azione penale avrei molto da ridire, in quanto a me pare che questo obbligo sia messo in atto solo quando conviene a certuni.
Negli ultimi tempi molti esponenti del governo hanno detto o fatto cose che hanno portato molti titoli quotati in borsa a perdite clamorose. E' reato vero? E' aggiottaggio vero? Di più messo in atto a mezzo stampa, quindi con delle aggravanti. Come mai in questo caso l'azione penale non è tempestivamente scattata? Ecco perchè ritengo che sia a senso unico.
Altro fatto che mi fa molto pensare è che hanno azzerato i vertici della G.d.F. di Milano e dintorni, che guarda caso sono stati gli stessi che hanno indagato su gravi episodi di malaffare (Parmalat, Antonveneta, Unipol). E' un caso?
Permettimi Web, di non avere tanta fiducia nella giustizia italiana e nel suo operato.
Ciao con affetto

[SM=x165075] [SM=x165075] [SM=x165075]



I tuoi dubbi sono anche i miei dubbi ma in quanto tali dubbi rimangono, rischiamo, però, di cadere anche noi nelle maglie dell'ideologia partitica senza riuscire effettivamente a discernere sino a che punto arriva la malizia e dove inizia il dovere istituzionale della magistratura.
Sono d'accordo con webcop quando sostiene che interrogare Pollari è un fatto assolutamente regolare e che non può avere nulla a che vedere con la malizia che tutta questa vicenda purtroppo e giustamente genera. Una cosa mi rattrista e mi preoccupa SE è vero che dopo il cambio di governo la magistratura sta in qualche modo modificando il suo modo di agire e di colpire gli appartenenti alle altre istituzioni dello stato significa che NON esiste, almeno per ora, una vera dipendenza della magistratura e una vera obbiettività della stessa, aspetto, il primo, che hanno sbandierato e uralto quando il governo precedente ha cercato di cambiare qualcosa sulla loro organizzazione. Purtroppo il dubbio che sia così mi viene ogni giorno di più mi duole, mi preoccupa e mi fa sentire NON tutelato come cittadino.
bumper73
00mercoledì 19 luglio 2006 22:54
comunque credo che quando si entra in certi apparati, a qualunque livello se ne faccia parte, si assumono delle responsabiltà diverse ed ulteriori rispetto a quelle di un qualunque altro pubblico funzionario.
e si assumono in piena consapevolezza, mi auguro, dando contezza soprattutto a se stessi.
così come si accettano diverse unità di misura..anche nel modo con cui si può essere trattati dall'apparato stesso.
arcana intellego.. [SM=x165065]
dago113
00giovedì 27 luglio 2006 09:33
...sempre peggio....
Dal Corriere.it

I DOSSIER E LE INTERCETTAZIONI
L'archivio segreto del Sismi Centinaia di fascicoli: nel mirino anche De Gennaro
Nell'attico di Pompa carte su Telecom, pm e giornalisti Scoperte pure note su pedinamenti e «veline» economiche
«Cinque anni di lavoro oscuro». E' lo stesso Pio Pompa, il funzionario del Sismi sotto inchiesta a Milano per favoreggiamento, a definire così l'attività che ha svolto riservatamente «per il direttore, per il mio capo», il generale Nicolò Pollari, ora indagato come mandante italiano del sequestro di Abu Omar. Un lavoro oscuro di «massiccia disinformazione» e «reiterato inquinamento delle indagini giudiziarie» che è documentato «con assoluta certezza», secondo i pm, dall'archivio segreto scoperto dalla polizia nella sua casa-ufficio di via Nazionale 230, a pochi metri dalla questura di Roma. Proprio qui Pompa custodiva dossier contro il capo della polizia; schedature personali di molti magistrati milanesi; decine di fascicoli «riservatissimi» su Abu Omar e sul Nigergate (lo scandalo delle false prove per la guerra in Iraq, che ha coinvolto anche ex appartenenti al Sismi); chili di «veline» passate a giornalisti amici per magnificare la gestione Pollari; false contro-informazioni per screditare il lavoro dei cronisti bollati invece come «nemici».

Al telefono, intercettato per un mese tra maggio e giugno, Pompa parla anche di pressioni sui politici sempre per favorire Pollari, che dopo la caduta di Berlusconi è rimasto «scoperto a livello governativo», tanto che Prodi progetta «un cambio ai vertici dei servizi» anche se «Bianco e D'Alema parlano benissimo di noi». Telefonate e dossier confermano poi che il Sismi, oltre a cercare di controllare la stampa e ostacolare la giustizia, spiava anche aziende italiane, riservando un'attenzione spasmodica al gruppo Pirelli-Telecom fin dal 2000. Tra i documenti depositati dalla Procura manca ancora tutto l'archivio informatico: nell'attico di via Nazionale c'erano otto computer in quattro stanze, che fanno pensare a una squadra di lavoro formata non solo da Pompa e dalla sua segretaria.
Il verbale della polizia elenca le intestazioni di centinaia di fascicoli cartacei. Pochissimi riguardano l'attività istituzionale del Sismi: «guerra in Iraq», «ostaggi», «riscatti», «sceicco Al Kubaisi luglio 03», «l'Iran dietro Al Sadr», «Afghanistan»... Tra lettere anonime di dipendenti del Sismi e dettagliatissimi dossier sul caso Telekom Serbia (l'inchiesta torinese culminata nell'arresto di truffatori che calunniavano Prodi e Fassino), spunta uno stranissimo «schema elaborato al computer che riporta in alto a sinistra il nome "Giovanni De Gennaro" e in basso a destra "Ferdinando Mach di Palmstein"». Il capo della polizia viene indicato più volte da Pompa al telefono come «nemico» di Pollari, mentre il riferimento a Mach di Palmstein (il faccendiere craxiano che fu inquisito per tangenti e assolto dall'accusa di traffico d'armi) fa pensare a manovre per screditarlo.
Due dossier completi di «curriculum vitae» riguardano i pm milanesi Stefano Dambruoso e Armando Spataro, di cui Pompa conserva anche i risultati dei pedinamenti: «Ore 19 incontra in questura Megale», il funzionario della Digos che ha guidato le indagini su Cia e Sismi. Il Sismi ha catalogato anche atti «classificati» e «riservatissimi» su Abu Omar, tra cui «un documento di 12 pagine datato 2 febbraio 2003», 15 giorni prima del sequestro (su cui Pollari ha più volte giurato al Parlamento di non avere mai avuto «nessuna informazione»).
In una cassaforte Pompa conservava cd e dvd sulla «battaglia dei tre ponti» insieme a veline economiche dal titolo: «Il banchiere fiduciario». Tra chili di carte sul Nigergate, il Sismi aveva pure la «scheda personale, con foto a colori, di Rocco Martino», il presunto autore del falso dossier contro Saddam sull'uranio in Niger. Nella stessa cartellina celeste c'è anche la «trascrizione di una registrazione del 10 settembre».
Altri «dossier personali» sono intestati a Maurizio Scelli, l'ex commissario della Croce Rossa che lavorò in Iraq per gli ostaggi, e al giornalista Magdi Allam.
ROMA — Alle 7,47 del mattino di giovedì 15 giugno, Pio Pompa aveva già letto i giornali, come sua abitudine. Sulle prime pagine campeggiavano le critiche del ministro degli Esteri Massimo D'Alema agli Stati Uniti per la scarsa collaborazione sul caso dell'uccisione di Nicola Calipari, un tema piuttosto sensibile per il Sismi. Ma, quando, a quell'ora esatta, il funzionario addetto ai rapporti con la stampa chiamò il direttore del Servizio Nicolò Pollari, la conversazione cadde subito su altri argomenti. «Ho qualche notizia» esordì Pompa e il direttore secco: «Dimmi».
Il primo oggetto d'interesse è l'indagine della Procura di Milano sul rapimento dell'imam egiziano scomparso il 17 febbraio 2003: «Allora, due dipendenti di Telecom sono entrati nell'inchiesta Abu Omar... civili eh, non...». Pollari si stupisce per la precisazione: «E che ci sono dipendenti militari nella Telecom?». Pompa si scusa, quasi mortificato: «No direttore, era una riflessione...». Il direttore taglia corto, vuole sapere «che c'entrano questi qui» e il fido funzionario risponde sibillino: «In sostanza avrebbero riferito cose ai Ros, ai tre dei Ros». Finora di persone dei Ros (cioè il Raggruppamento speciale dei carabinieri) coinvolte nel sequestro c'è solo il maresciallo Pironi, alias "Ludwig", l'unico reo confesso del rapimento di Abu Omar. Pollari però non chiede chiarimenti, non s'interroga sui «tre»; si limita a dire «Ah» prima che Pompa prosegua sul secondo argomento: persone della Telecom che «si son dati da fare per fornire tabulati o comunque schede fasulle».
Le intercettazioni mostrano Pompa impegnatissimo a depistare l'inchiesta sul sequestro prima contro la Digos, poi contro il Ros dei carabinieri. Il suo timore è che la Procura possa incastrare «lui». Pompa l'11 giugno chiede infatti a un certo "Marc" «se ha incontrato quello e non si è fatto ripiglia'...». Marc: «Incontrato, tranquillo». Pompa è allarmato: «Se li beccano, arrivano direttamente a lui». Quindi aggiunge di «non ascoltare quella persona, che c'è la magistratura»: è uno sconosciuto che ha «consegnato un po' di cose a Marc», che però deve darle a Pompa «domani, non adesso per telefono».
Il pm Spataro è naturalmente il primo bersaglio delle manovre del Sismi: le telefonate di Pompa hanno convinto il giudice che il procuratore aggiunto è stato sicuramente pedinato e probabilmente anche intercettato abusivamente. La principale vittima dei depistaggi è invece il pm Stefano Dambruoso. E un dossier segreto riguarda «i magistrati dell'Olaf», l'organismo giudiziario europeo. Curiosità: Pollari parla con Pompa anche da un cellulare diverso dal suo, che risulta «intestato al generale Emilio Spaziante», il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza.
I capi di Sisde e polizia: nessuna notizia sul sequestro dell'imam
ROMA — Sisde e polizia monitoravano Abu Omar, ma il rapimento dell'imam egiziano è avvenuto a loro insaputa. Lo hanno riferito ieri al Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi di informazione e sicurezza) il direttore del servizio segreto civile, Mario Mori e il capo della polizia, Gianni De Gennaro. Su Abu Omar indagava da tempo la procura di Milano, che per questo aveva incaricato la Digos di un servizio di sorveglianza, ma non ininterrotta e continuativa, ha spiegato De Gennaro nella sua audizione durata circa 2 ore. Il rapimento è quindi sfuggito alla polizia, che ha saputo della scomparsa dell'imam solo quando la moglie ha sporto denuncia. Il capo della polizia ha poi sottolineato che la sorveglianza dell'imam, così come le indagini dopo il sequestro erano operazioni di polizia giudiziaria e quindi gli agenti hanno fatto rapporto ai magistrati, i soli a cui erano tenuti a riferire. Il generale Mori ha spiegato che Abu Omar era ben conosciuto: l'intelligence, infatti, dopo l'11 settembre ha avviato un attento monitoraggio delle moschee e dei luoghi di raduno degli islamici e così l'egiziano non era sfuggito al controllo. Ma il Sisde non pedinava Abu Omar e quindi non ha assistito al rapimento.

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....e via di questo passo. Volutamente ho tralasciato le parti dell'articolo che parlavano dei giornalisti "amici", dei legami con il funzionario Telecom Bove "suicidatosi" a Napoli ( e io che non sono un complottista ora sono curioso di capire cosa c'è dietro la morte di questo pover' uomo) e altre parti interessanti che però vanno al di là dell'argomento di questo 3d.

Come è chiaro dai miei post precedenti il mio pensiero sull'attività dei Servizi è che questa è un male necessario per l'interesse del Paese, che deve essere condotta con accortezza ed intelligenza in nome di un Bene superiore...ma qui, in queste squallide manovre ( che siamo d'accordo, dovranno essere dimostrate) non riesco a vedere nè l'interesse del Paese nè un Bene superiore. Vedo soltanto degli uomini molto piccoli che invece di combattere i nemici dell'Italia si dedicano a delle ignobili lotte di potere, a delle vergognose operazioni di "guardonaggio", in poche parole a delle miserie indegne di una organizzazione deputata alla nostra difesa.

So solo una cosa...che per la prima volta dall'11 Settembre 2001 provo davvero paura.

[Modificato da dago113 27/07/2006 9.34]

webcop
00giovedì 27 luglio 2006 10:46
Volutamente non avevo risposto ulteriormente al post di Mary.Clo, aspettando ulteriori sviluppi della vicenda che vedo ci sono.
Se proprio volessi dire anch'io "ecco dove volevano arrivare", adesso mi sentirei quasi di farlo e quotare Dago113.
Se le cose stanno così come le notizie sulle indagini riferiscono, allora dico anch'io che pare che la situazione sia davvero triste, perché un conto sono le operazioni anche dubbie e illegali compiute nell'interesse nazionale, altra cosa e ben diversa l'interesse privato, personale.
Torno a ripetere che se fosse vero che un alto funzionario del SISMi si è offerto come agente doppio al Servizio di un Paese straniero, la cosa é gravissima e dico anche che voler vedere dietro l'azione della magistratura uno scopo politico di parte può portare a deviare dalla strada che conduce alla verità dei fatti, il che é sempre pericoloso.
Tanto quanto l'attività di dossieraggio per scopi personali che niente hanno a che vedere con l'attività istituzionale dei Servizi e l'interesse dello Stato. [SM=x165044] [SM=x165048]

[Modificato da webcop 27/07/2006 10.47]

bluewall
00domenica 6 agosto 2006 23:01
ABU OMAR: POLLARI, MAI AUTORIZZATO AZIONI SIMILI
ROMA - Una lunga autodifesa, durata oltre 4 ore, con toni 'appassionati', nella quale il direttore del Sismi Nicolo' Pollari ha ribadito la propria estraneita' e quella del servizio come istituzione al rapimento di Abu Omar, ha rivendicato con orgoglio i risultati ottenuti in questi anni dalla struttura ed ha criticato duramente la stampa per le notizie uscite sulla vicenda che hanno messo in serie difficolta' il servizio stesso. Al Copaco, irritualmente convocato in una domenica d'agosto a Camere chiuse, la lunga relazione del generale e' stata interrotta da alcune domande e richieste di approfondimenti, tanto che ci sara' un' altra audizione di Pollari, gia' fissata per il 19 settembre.
Gessato blu, cravatta a pallini colorati, occhialetti senza montatura, il numero 1 del Sismi ha ricostruito la vicenda Abu Omar consegnando una decina di faldoni sull' argomento. La sintesi l'ha fatta il direttore del Copaco, Claudio Scajola alla fine dell' audizione.
''Il generale - ha spiegato - ha controbattuto punto per punto a tutte le accuse che abbiamo letto su molti giornali in queste settimane in relazione al rapimento dell' imam. Si e' dichiarato nettamente contrario all' esecuzione di qualunque operazione non convenzionale, precisando di avere impartito, quale direttore del Sismi, precise disposizioni per escludere la partecipazione di uomini del servizio a simili operazioni. Il generale ha affermato che le suddette circostanze risultano incontrovertibilmente da dati che sono coperti da segreto di Stato. Pollari - ha aggiunto - ha inoltre escluso ogni tentativo di subornazione dei testimoni, affermando al contrario di avere invitato gli uomini del Sismi alla massima collaborazione con l' autorita' giudiziaria''.
Pollari era gia' stato ascoltato dal Copaco il 14 luglio dell'anno scorso sulla vicenda dell'imam rapito a Milano: in quella occasione, come in altre sedi, aveva detto di non aver mai saputo nulla del progetto di sequestro.
Da quanto e' trapelato da partecipanti alla riunione, Pollari avrebbe riferito che il Sismi riceve non infrequentemente richieste di partecipazione ad operazioni non convenzionali da parte dei servizi di Paesi alleati, ma che lui ''ha sempre rifiutato di accettare''. Dunque, anche nella 'rendition' dell' imam egiziano - per la quale il direttore e' indagato per concorso in sequestro dalla procura di Milano - da parte del generale non ci sarebbe stato alcun via libera alla collaborazione del Sismi con la Cia.
A questo punto, alle domande di alcuni commissari, che hanno citato atti dell' inchiesta ed intercettazioni, dai quali emergerebbe invece il coinvolgimento nell' operazione da parte di esponenti del servizio, Pollari avrebbe replicato dicendo che se un agente commette un atto illegittimo, cio' non vuol dire che il servizio come istituzione si comporta in modo illegittimo. Dunque, e' il ragionamento del direttore, se uomini del Sismi hanno partecipato all' operazione Cia, lo hanno fatto a titolo personale, senza il via libera dell' istituzione.
Pollari avrebbe poi anche accennato ad una possibile versione diversa di quanto accaduto a Milano in quel 12 febbraio del 2003. E' stato Scajola, parlando del rapimento, ad aggiungere: ''se di rapimento si e' trattato''. Il riferimento e' all' ipotesi che la 'rendition' sia stata in realta' una manovra con cui la Cia avrebbe sottratto quella che era, o poteva diventare, una sua fonte alle attenzioni della Digos che, su indicazione della procura di Milano, pedinava l' imam.
E sulla collaborazione tra Sismi e Cia, comunque, Pollari avrebbe richiamato la presenza di documentazione coperta da segreto di Stato. In proposito, su richiesta di Scajola, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha comunicato al Copaco di aver confermato alla procura di Milano l' esistenza del segreto di Stato su alcuni documenti chiesta dalla stessa procura al ministero della Difesa nel corso delle indagini sul sequestro dell' imam.
Un' appendice dell' audizione e' stata dedicata al famigerato ufficio di via Nazionale gestito da Pio Pompa, il fedelissimo di Pollari addetto ai contatti con la stampa, anche lui indagato dalla procura. Questo tipo di attivita', cioe' gli addetti alle cosiddette 'fonti aperte', si sarebbe difeso il direttore del Sismi, esiste in tutti servizi del mondo e non ci sarebbe dunque nulla di illegittimo.
Il direttore del Sismi poi, secondo quanto riferito da Scajola, ''ha sottolineato come le numerose fughe di notizie sull' identita' di uomini dell' apparato di intelligence e sull' attivita' di questi ultimi, possano mettere seriamente in pericolo l' incolumita' personale di numerosi appartenenti ai Servizi, dei loro familiari e la sicurezza stessa del Paese. Per gli uomini dei Servizi, per i loro collaboratori e per le loro fonti e' molto difficile operare in questo clima di paura''.
Dopo Pollari, il Copaco ascoltera' il 20 settembre il sottosegretario Enrco Micheli, poi potrebbe essere la volta del procuratore di Milano, Armando Spataro, titolare dell' inchiesta di Abu Omar. Al termine, come ha spiegato oggi il vicepresidente del Copaco, Massimo Brutti, il Comitato produrra' una relazione sulla vicenda e la inviera' al Parlamento. Previste poi anche le audizioni dei ministri degli Esteri, dell' Interno e della Difesa e, nell' ambito di un' informativa sulle intercettazioni, anche i responsabili di tutte le societa' di telefonia che operano in Italia.
Ansa 06/08/2006 18:07

[Modificato da bluewall 06/08/2006 23.01]

webcop
00lunedì 7 agosto 2006 23:39
Segreto di Stato, com'era facilmente prevedibile. Posto dal precedente governo e confermato da quello attuale. I corvi, gli avvoltoi e gli sciacalli smetteranno di svolazzare e di appostarsi. Certo é che un buon numero di agenti é stato sput*****o e difficilmente potrà riprendere il proprio posto. [SM=x165065] [SM=x165065] [SM=x165065]
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