Cartteristiche di Iside in epoca romana

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pizia.
00giovedì 23 dicembre 2010 00:50
Iside è forse la divinità egizia di maggior successo nell'Impero Romano.
Il suo culto si diffuse ovunque, nelle maggiori città e porti sorsero templi a lei dedicati.
Siccome l'arte e l'estetica del periodo romano era abbastanza differente rispetto a quella dinastica egizia, a cui siamo abituati noi, spesso la dea ci appare poco riconoscibile, cioé rappresentata come una divinità classica.

Mantiene però qualche indizio della sua origine egizia anche quando sembra una matrona romana.

Uno di questi è il sistro, lo strumento musicale di origine egizia dalle proprietà magiche, usato dalle dee dipinte e scolpite sulle pareti dei templi e dalle sacerdotesse durante le processioni sacre, le rappresentazioni, la musica.
Però il sistro non è un attributo immancabile della dea in epoca dinastica, anzi, tutt'altro, è più ragionevole nelle mani di Bastet o di Hator, ma per i romani costituiva evidentemente un segno di sufficiente egizianità da non poter mancare nelle mani della dea egizia per eccellenza.
Analogamente ogni ritrovamento di sistri, anche non accompaganti dalla dea, fa pensare immediatamente ad un contesto isiaco, alla vicinanza di un tempio, o in caso contrario, almeno alla presenza di una persona votata al culto.

La veste drappeggiata di cui solitamente Iside è vestita, non ha più nulla a che vedere con la tunica attillata, quasi allusiva del vestito di bende in cui il marito e fratello Osiride fu mummificato, ma ormai è diventata un abito a più strati, con una sciarpa spesso dotata di un bordo a frange, variamente passata sopra una spalla o ad emtrambe, quindi annodata con gli altri lembi sul petto, in un nodo ben vistoso, ultima trasformazione del "tit", il vero nodo di Iside, originariamente alquanto diverso.
ACUSinpw
00giovedì 23 dicembre 2010 12:39


Statua di Iside
Età adrianea (117-138 d.C.)
pizia.
00giovedì 23 dicembre 2010 18:18
[SM=g999097] Esattamente!
Irriconoscibile vero?
Il sistro è abbastanza egizio, il nodo c'è, anche se è completamente diverso, e invece la situla non ci incastra proprio niente.
La situla è quella specie di brocchetta nella mano sinistra di Iside.
Non è un tipo di vaso dalla tipica forma egizia, ma serve solo come allusione all'acqua, perché i romani associavano la dea Iside anche all'acqua e alla navigazione, oltre, naturalmente alla purificazione.
Sarà perché veniva da oltre il mare ed era stata portata in Italia da naviganti ed emigranti, oppure per l'avventura vissuta alla deriva dal suo sposo Osiride, seguita da lei stessa durante la ricerca del corpo fatto a pezzi, infine la dea divenne pure protettrice delle navi e dei marinai, così in certi periodi ornò le prue come una polena.

In ambiente egizio dinastico le libagioni e le purificazioni con l'acqua erano attenzioni riservate ai simulacri di tutte le divinità, ognuna nel proprio tempio e ognuna con i propri sacerdoti.
I vasi più usati per i riti erano quelli di forma globulare come questo, corrispondente al segno geroglifico W24, nw
W24
comuni soprattutto nei periodi più antichi, poi le forme si arricchirono e si produssero le ampolle
W17W19W2
per birra, profumi, latte, cosmetici, come i segni W17, W19, W2

emilioraffaele
00sabato 25 dicembre 2010 19:39
Magari più lentamente di adesso, ma il mondo cambiava anche allora. I Romani conquistavano nazioni e soggiogavano popoli. Ma assimilavano senza prevenzione culti e costumi delle genti conquistate, adeguandoli, se necessario, non sempre, alle loro necessità....Esperimenti di globalizzazione?
roberta.maat
00domenica 26 dicembre 2010 09:27
Anche in questo caso, la locuzione di Orazio "Graecia capta ferum victorem cepit....." calza alla perfezione !
I Romani conquistatori subirono, ammirarono e fecero proprie le culture altrui !
ACUSinpw
00domenica 26 dicembre 2010 20:40
Credo che questa caratteristica "sincretica" sia, però, più propria all'Ellenismo post-Alessandrino, che fu il vero mezzo di diffusione e mescolanza di culture differenti: quella greca e quella "autoctona"... L'Impero Romano, facendo propri tutti gli imperi ellenistici, dovette fare sicuramente i conti con questa "forma mentis", ma il sincretismo della Roma Imperiale fu diverso: più "combattuto", innanzitutto, dalle classi alte; la Romanitas e la Sociietas erano viste sotto una luce di differenze difficilmente colmabili e gli unici a poterle colmare erano quei Nobili delle province che si Romanizzavano integralmente... Certo, con l'immenso numero di schiavi-servi-liberti circolanti per la Capitale, ovviamente culti, usanze, esotismi penetrarono, ma è importante sottolineare la resistenza che ebbero i Romani verso un reale sincretismo.
Avvenne più "inconsciamente", nonostante molti Imperatori (Caligola, Nerone... per citarne due) assunsero stili e caratteri propri delle grandi monarchie Orientali, spesso e volentieri il sincretismo avveniva solamente nella sua figura e in quei nobili poco "importanti" politicamente, ma molto "economicamente", che amavano mostrarsi raffinati ed esotici... ma non riuscì mai a penetrare all'interno della vera mentalità Romana...
Diverso fu con il Cristianesimo, dove, però, l'operazione di adattamento fu reciproca e, in qualche modo, fu più il culto ad adeguarsi, inizialmente, a Roma che non viceversa, operando "furbescamente" all'interno delle classi alte, convintesi del privilegio di una religione "ecumenica", diversa nella sostanza dai vari "misteri" e culti orientali penetrati in sottofondo a Roma. Un'altra volta fu una scelta politica: una religione ecumenica come religione di stato, era una religione che legittimava ancora una volta e di più l'estensione di Roma ovunque, stavolta vestita anche da una religione che accontentava tutti...
pizia.
00lunedì 27 dicembre 2010 00:46
In effetti la diffusione del culto isiaco fra i romani non mi sembra molto sincretico, forse non ho nemmeno mai usato questa parola per definirne gli aspetti.
Anche perché i primi seguaci di Iside a Roma, (periodo repubblicano) pare non fossero romani, ma immigrati, quindi conservatori della loro cultura, probabilmente poco interessati a renderla compatibile con quella locale.

Inoltre il modello di Iside su cui stiamo discutendo è molto tardo, almeno di epoca imperiale, infatti ha già perso qualunque caratteristica egizia originale, sarebbe quasi impossibile riconoscere in essa la dea del periodo dinastico.

A parte l'estetica artistica molto diversa, noi siamo abituati a riconoscere Iside perché ha il suo trono in testa, perché ha certi atteggiamenti e compare in certi contesti.
Ora i contesti sono ben diversi, le statue possono essere state trovate durante gli scavi anche fuori dal proprio contesto, oppure possono essere state rinvenute prima dell'avvento della stratigrafia archeologica, quindi spogliate del corredi di informazioni sul contesto.

Anche l'atteggiamento è differente, riconosciamo solo l'iconografia della dea mentre allatta il figlioletto seduto sulle sue ginocchia, e pure questa non si può dire sia una tipica iconografia dinastica, ma alquanto tarda.

Sugli oggetti, sui simboli di cui si circonda possiamo dire altrettanto, anche se il sistro è "abbastanza" egizio, la situla non lo è per niente e nemmeno il nodo lo è, però l'insieme di queste cose poco egizie combinate è sufficiente per riconoscere Iside nelle rappresentazioni artistiche.

Guardate cosa porta sul capo adesso: non ha più il trono, elemento essenziale che ci permette di riconoscerla immediatamente nei bassorilievi e nei papiri del Nuovo Regno, e la sua parrucca a treccine si è trasformata in una pettinatura con boccoli.

roberta.maat
00lunedì 27 dicembre 2010 19:31
Fortune e sfortune di Iside a Roma :

Con l'avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo. Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.

Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell'Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.

A Roma il culto ebbe un grande successo. Verso l'88 a.C. era in funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.

Nel 65 a.C. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.

I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.C.

Nel 50 a.C. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.

Nel 43 a.C. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra (69 a.C.-30 a.C.) e di Antonio (81 a.C.-30 a.C.) le persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.

Nel 28 a.C. Augusto (63 a.C.-14 d.C.) proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).

Nel 21 a.C. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.

Nel 19 d.C. Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della dea.

La situazione cambiò con Caligola (12-41), pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio dedicato ad Iside in Campo Marzio: l'Iseo Campense.

Claudio (10 a.C.-54 d.C.), Nerone (37-68) e Vespasiano (9-79) diedero il loro appoggio al culto della dea. Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di preghiera nell'Iseo per ringraziare la grande dea. Nel 71 venne coniata una medaglia con l'Iseo Campense.

Domiziano (51-96) si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l'Iseo Campense venne distrutto da un incendio nell'80 d.C. Domiziano lo ricostruì.

Nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.

Adriano (76-138) volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un Serapeo. Nel 126 inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.

Marco Aurelio (121-180) invocò l'ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.

Commodo (161-192) si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di Iside e di Serapide.

Settimio Severo (146-211) favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie dell'imperatore, si vede Iside che allatta Horus.

Caracalla (188-217) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande dea raggiunse il suo apogeo.

Alessandro Severo (208-235) restaurò l'Iseo Campense e gli altri templi della dea.

Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l'Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la dea Iside.

In tutto l'Impero Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.

Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell'Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside, il 5 marzo e l'Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.

Questa felice era ebbe termine nel 312 con l'avvento al trono di Costantino (280-336).

Dopo l'editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.

Nel 380, con l'editto di Tessalonica, Teodosio (347-395) dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.

Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a "purificare" la città del Serapeum.

Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.

Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli "uomini vestiti di nero" (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.

Nel 536 l'imperatore Giustiniano (483-565) ordinò la chiusura dell'ultimo tempio di Iside, situato nell'isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana.
roberta.maat
00martedì 28 dicembre 2010 08:51
La Iside romana, mi riferisco a quella iconografia imperiale, indossa i sandali.
Credo che questo sia un altro particolare rilevante.
Le divinità egizie, se non sbaglio e se ricordo correttamente, di solito sono scalze.
C'è poi un elemento "di disturbo" fondamentale rappresentato, secondo me, dalla mollezza sensuale assente dalle immagini egizie e di cui avete già parlato rilevandone l'influenza ellenica.
nefertiti83
00martedì 28 dicembre 2010 13:51
mi inserisco velocemente per dire una cosa banale ma che credo possa essere altrettanto importante per chiarire ancora di più l'importanza di Iside nel tempo come simbolo di partenza.
Iside era una divinità talmente importnte che aveva un certo "peso" nella cultura pagana.
Lo stesso cristianesimo nella sua dottrina prese spunto da questa divinità per formare la propria religione.
la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo è stat fondata su basi pagane e lo stesso gesù ha tutte le caratteristiche di Horus(Horo). Iside non venne più chiamata in tal modo ma le sue caratteristiche vennero affidate alla Madonna, madre del Cristo. La stessa narrazione della nascita di Gesù si avvicina molto alla nascita di Horo.
Come già s è detto i romani tendevano sempre ad assimilare i culti delle città conquistate.
Essendo Iside una divinità molto importante, il cristianesimo non la poteva bandire del tutto, ma diede al popolo un'altra divinità con le stesse caratteristiche chiamandola con altro nome perchè si rendeva conto che convertire un popolo pagano annullando totalemnte i criteri basi del paganesimo era cosa impossibile, con un compromesso e cambiando solo nome alle divinità il popolo si sentì più sicuro e accettò con più "facilità" la nuova dottrina nel limite del possibile. Il luogo di preghiera infatti di Iside venne convertito in un lugo cristiano, ma solo per un fine preciso, come strategia.

I sandali di cui si parla erano simboli propri romani. I romani una volta assimilati culti e divinità di altri popoli erano anche presuntuosi nel voler far credere che le divinità appartenevano totalmente a Roma, che le divnità erano CON Roma, sminuendo così l'iportanza delle culture degli altri popoli. In pratica copiavano e volevano anche i diritti d'atore [SM=g1619695]
nefertiti83
00martedì 28 dicembre 2010 13:52
scusate.. no "propri romani" ma "propriamente romani" ;)
nefertiti83
00martedì 28 dicembre 2010 14:01
un altro simbolo di Iside venne ripreso dal Cristianesimo: la Luna.
La Luna era il simbolo di Iside, ma con l'avvento del Cristianesimo e in particolare modo con l'introduzione della Madonna la luna venne ripresa quale simbolo nelle assunzioni di quest'ultima, solo che Iside la reggeva sul capo mentre la Madonna la schiaccia sotto i piedi (vedete ad esempio il dipinto di Guido Reni 1575-1642, mi dispiace ma io non so come si fa per inserie le immagini):)
pizia.
00martedì 28 dicembre 2010 19:53
Aspe', Nefertiti, così rischiamo di mettere troppa carne al fuoco!
Oltre ad essere un po' OT, l'argomento Trinità, cristianizzazione e sovrapposizione cristiana sui culti pagani, corre il pericolo di essere affrontato in maniera troppo semplicistica, quindi invito chi fosse interessato all'argomento ad aprire un topic dedicato, continuando qui con le caratteristiche di Iside.

Vado con ordine:


Iside era una divinità talmente importnte che aveva un certo "peso" nella cultura pagana.


In effetti ebbe molto successo, anche nella cultura pagana, da non confondere con la cultura romana, oggetto della nostra discussione, in cui ebbe importanza quasi paragonabile almeno in epoca imperiale.


Come già s è detto i romani tendevano sempre ad assimilare i culti delle città conquistate.


Forse non tendevano proprio "sempre" ad assimilare (=rendere simile), più che altro tolleravano che venissero praticati anche culti stranieri oltre a quelli autoctoni, ma naturalmente i primi adepti erano immigrati stabilitisi a Roma oppure viaggiatori convertiti dopo aver trascorso molto tempo in terre straniere.
E comunque il discorso è generalizzabile limitatamente, ad esempio nel periodo repubblicano le cose erano molto diverse rispetto al periodo imperiale e durante i primi secoli le cose cambiarono ancora.

Durante il II secolo, quando fu imperatore Adriano, i contatti fra la capitale e l'Egitto si intensificarono, quindi arrivò a Roma del materiale nuovo, originale, più genuinamente egizio, anche se tardo, e tutto ciò costituì un nuovo modello a cui ispirarsi.
Ecco comparire a Roma non solo gli oggetti originali portati dall'Egitto in gran numero, ma anche manufatti ispirati direttamente a questi, senza l'intermediazione dell'estetica classica, così ricompaiono raffigurazioni di Iside monolitiche, statiche, in cui la dea ricompare stretta nel suo vestito fasciante, con postura ieratica, con gli scettri in mano e con il basileion sul capo.

Il basileion è il copricapo formato dal disco solare posto fra le corna bovine, con le due alte piume; potremmo obiettare che sia più facilmente attributo di Hator piuttosto che di Iside, ma agli artisti del II secolo d.C., indipendentemente dalla nazionalità, sembrava sufficientemente egizio da poter stare sulla testa di Iside, inoltre, fuori dai confini dell'Egitto, fedeli e non fedeli avevano una certa difficoltà a distinguere l'una dall'altra.

In questo senso sì, c'è stata assimilazione, cioé Iside è stata assimilata ad Hator, e ha acquisito tutte le sue caratteristiche, anche perché, chi seguiva il culto di Iside a Roma aveva necessità di una dea completa, che riassumesse tutti gli aspetti della divinità, anche se in partia tali aspetti potevano ancora essere oggetto di sottigliezze.
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