Candidatura Kravia

Kravia la Mezzosangue
00venerdì 1 luglio 2016 09:40
Premetto che è la prima volta che mi candido in assoluto per qualsiasi razza chiusa, ergo se mancano dei pezzi o se ci sono delle irregolarità chiedo di essere avvisata così da poterli aggiungere/correggere quanto prima. Grazie.

Nome: Kravia
Razza: Mezzelfo
Livello: 4°

BACKGROUND:
"Ed eccomi qua, di nuovo in questo villaggio infame che non conta nemmeno dieci costruzioni. Qui dove quel centinaio abitanti disgraziati si spezzano la schiena giorno e notte per sopravvivere. Sì, perchè in queste condizioni non si vive. Sarà che sono cresciuto in una dimora tutto sommato ricca, ma questo villaggio è davvero una poverata. Dannazione, mi chiedo cosa ci faccia io qui, meglio tornare indietro.
E quella? Una bambina sola soletta in mezzo al bosco.
- Attenzione al lupo cattivo. - è bene avvisarla, sia mai che incorra in un... brutto pericolo.
Eccola che si gira, nemmeno avesse visto un fantasma, dannazione. Qui sono tutti così primitivi, possibile che per loro vedere un estraneo sia così spaventoso? Non sono nemmeno mal vestito, per gli Dèi, abbi almeno la decenza di non guardarmi con quell'espressione! Toh, si avvicina. E cos'ha in mano? Un foglio stropicciato? Che carina, s'è portata dietro il foglio per disegnare. Inutile.
E s'avvicina, senti che odore. I bambini hanno sempre un profumo particolare, mi starebbero perfino simpatici se non fossero così... rumorosi.
Ma aspetta... questa pargoletta è strana... quei capelli... non sarà mica... oh.
Fammi abbassare alla sua altezza, la voglio guardare neglio occhi.
- Tu chi sei?
- Sono il lupo cattivo.
- E cosa vuoi?
- Sono venuto a cercare una persona.
- E l'hai trovata?
- Sì.
Sangue del mio sangue, alla fine è successo. La ragazza è rimasta incinta e ha dato alla luce mia figlia. Una bastarda, come mi aspettavo. Guardala, è identica alla madre, stessa malattia, stessi occhi, stesse lentiggini. Però lo sguardo... quello sguardo non è quello della classica contadinotta ingenua, è quello di un predatore. Sì, ancora un'infante, ma quando crescerai sarai una degna erede, me lo sento dentro. Me lo suggerisce l'istinto.
- Cos'hai lì?
- Una mappa, così non mi perdo. La mamma dice che devo sempre tornare a casa per cena.
- Non ti sai orientare senza una mappa?
- Non è facile...
Lo sapevo, qualche pecca doveva pur uscire. Maledizione al quel dannato sangue umano che le impesta le membra! Cosa ne è della mia stirpe se non sa nemmeno orientarsi senza uno stupido pezzo di carta?! Sapevo di aver fatto un viaggio inutile. Ora so pure di avere una figlia inetta, come la madre! Altro che degna erede, mi fa vomitare. Voglio alzarmi, non ha senso stare alla sua altezza, che sia lei a dovermi raggiungere.
E ora cosa vuole? Perchè continua a fissarmi in quel modo? Abbassa lo sguardo, stupida poppante, non sei degna di guardarmi negli occhi.
- E tu come fai a viaggiare senza una mappa?
- Te l'ho detto, sono un lupo, non ho bisogno di una mappa.
- Quindi sai tornare a casa?
- Io non ho una casa.
Fammi allontanare, sento la rabbia montare, sia mai farmi prendere dagli isinti qui. Ci manca solo un villaggio di contadinotti spaventati e poi sono a posto. Anche se in effetti potrei anche liberarmi della mocciosa... non dovrei più preoccuparmi di questa palla al piede... ma no, vediamo come viene su, attendiamo che questa poppante si risvegli, che diventi anche lei degna della casata Morthond. Tanto la mia famiglia mi ha già rinnegato dalla nascita, disubbidire al volere dei miei avi di certo non mi cambierà la vita, anzi, farli innervosire sarà davvero divertente! Daltronde non sono mica l'unico lupo solitario in queste terre. Sarà interessante.
- Ora devo andare, cresci forte piccola creatura.
- Va bene, ciao signor elfo.
Tsk! Elfo. Proprio come la madre, entrambe a sottolineare quello strascico elfico che mi caratterizza, come se questa mia piccola linea di sangue potesse essere qualcosa di veramente importante. Ingenue. Meglio allontanarmi ora che posso, prima che il nervosismo si trasformi in furia incontenibile e che tutti i miei piani vadano a farsi fottere.
- Addio, bambina.
Ecco, ora me ne vado finalmente. Non è stato l'incontro che speravo, ma va bene così, almeno avrò un po' di gioco in più. Sarà divertente."


Due famiglie danno origine a questa storia.
La prima era un'illustre famiglia di elfi composta da pochi individui, la nobile casata dei Luinil, che vantava un sangue estremamente puro, derivante da quel vegliardo esponente appartenente alla generazione degli antichi che ancora solcava la terra. Estremamente leali alla casata reale e al valoroso Esercito Elfico, hanno da sempre dedicato la propria vita alla difesa del popolo confidando nella forza racchiusa nelle loro vene. Mai si unirono ad esponenti di altre razze o clan, solo casate dei ghicci severamente selezionate. Questo almeno finchè non incorsero in un terribile evento.
La famiglia dei Morthond era composta da generazioni di umani estremamente abili nella caccia la cui fama si era espansa in tutte le terre centrali. Si erano arricchiti vendendo bestie estremamente rare e prede molto ambite ai nobili che le richiedevano, e il loro nome era abbastanza noto. Ciò che non si sapeva in merito a questa famiglia era che sul loro capo pendeva una terribile maledizione che li mutava in bestie sanguinarie. Però questo non poteva definirsi un vero problema ai loro occhi che, abituati dalle tante generazioni di maledetti, ne avevano fatto una cultura. Sapevano come trattare la faccenda e sapevano anche come rendere la propria peculiarità invisibile agli occhi esterni, avvalendosi della possibilità di spostarsi continuamente senza mai avere un posto fisso in cui stare.

La famiglia di cacciatori venne chiamata al Nord per cacciare l'ennesima preda che, a pareri di molti, risultava impossibile da ammazzare, e proprio durante questo periodo il più giovane figlio si allontanò dai parenti per incontrarsi con una misteriosa fanciulla conosciuta nella capitale elfica. Inutile dire che quella giovane apparteneva alla nobile casata Luinil. Incredibilmente quei due discendenti delle famiglie in questione, un'elfa ed un mannaro, consumarono un'unione dai più considerata sacrilega inserendo all'interno dei due alberi genealogici un piccolo mezzosangue. Un bambino, un maschio. Per metà eterno, per metà un mostro. Una creatura la cui dualità divenne oggetto di timore sia per un ramo della famiglia, sia per l'altro. I due amanti vennero fatti separare e l'infante dovette crescere con il padre mannaro. Non ci mise molto a mostrare la propria natura bestiale, in effetti venne da subito considerato un prodigio. Aveva inoltre ereditato l'astuzia della madre, la forza incredibile del padre e l'istinto del lupo, animale che ha sempre fatto parte dei Morthond. A rendere il tutto più incredibile furono i tratti che, pian piano, iniziava ad ottenere con la crescita. Orecchie a punta, colori chiari e viso delicato, pareva in tutto e per tutto un elfo e con quella razza aveva la possibilità di mescolarsi senza esser riconosciuto. Che fortuna sfacciata.
Ma mano a mano che cresceva i suoi istinti divenivano sempre più incontrollabili, le trasformazioni avvenivano praticamente ogni notte e gli scatti d'ira erano terribili ed improvvisi. Stava diventando un mostro e la sua potenza era incontrollabile. Perfino la famiglia Morthond, lunga generazione di mannari, non sapevano come risolvere questa situazione. Certo, l'unione fa la forza, ma per quanto il branco fosse "imbattibile", il ragazzo rischiava di diventare una seria minaccia e, nonostante le proteste del padre, fu costretto ad allontanarsi dai territori in cui era cresciuto.
Rinnegato, senza casa, senza territorio e con delle terribili trasformazioni incontrollabili da sopportare, la creatura si mise in viaggio in cerca di un posto a cui appartenere o, forse, in cerca di qualcuno che lo amasse. Una mattina si risvegliò nei pressi di un piccolo villaggio di montagna, sei costruzioni in croce che dovevano contenere più famiglie ciascuna per ridurre i costi. Non ricordava come ci fosse finito lì, probabilmente la notte prima si era trasformato, ma era stanco e aveva bisogno di cibo e vestiti. Dopo pochi metri fece il suo primo incontro con un'abitante del villaggio: una giovane fanciulla umana sul ciglio della maggiore età. Classico corpo robusto delle donne di campagna, non era nè troppo bella nè troppo brutta e la sua cute era macchiata da chiazze non pigmentate. Ne aveva su tutto il corpo, di quelle macchie, perfino sui capelli. Però aveva un sorriso davvero molto dolce, un carattere ambile e due occhi di smeraldo aperti verso il mondo e le sue meraviglie. Era un'innocente ed ingenua fanciulla di gran cuore. Fu di lei che il mezzosangue si invaghì fortemente.
Passò alcune settimane all'interno del villaggio, l'atmosfera tranquilla che lì vigeva aveva ridotto i suoi scatti d'ira e le trasformazioni erano sempre più sporadiche, viveva finalmente bene. Aveva improvvisamente trovato una compagna amorevole ed una casa tranquilla. Sembrava una favola... destinata però ad andare in frantumi.
Nemmeno un mese e la ragazza rimase incinta. La notizia sconvolse il mezzosangue, la creatura, scatenando in egli una reazione che portò ad una rapida trasformazione distruttiva, una di quelle che hanno sempre spaventato i Morthond e che rischiavano di portare alla caduta dell'intera famiglia. Ci volle un'immenso sforzo per riuscire a scappare in tempo prima di ammazzare tutti, prima di distruggere tutto ciò che era riuscito a creare. Gli Dèi soli sanno dove andò a cacciarsi dopo quella notte, ma una cosa è certa: non fece più ritorno.

Ciò che naque da quell'unione mostruosa fu una bella bambina con le orecchie a punta e la malattia della madre. In effetti, non fosse stato per le orecchie, sarebbe stata confondibile con la genitrice. Un suo piccolo clone vispo e sano.
La bambina, a differenza di tutte le previsioni del villaggio, crebbe forte e curiosa. Sopravvisse ad una brutta influenza e mostrò da subito il suo animo avventuriero girovagando per i monti e, spesso, perdendosi. Passarono gli anni e lei non mostrò mai segni di quella maledizione che i suoi geni si portavano appresso. Possibile che il sangue dei Morthond fosse talmente diluito da non risultare più una minaccia? A quanto pare sì, visto che la bambina crebbe come una normale mezzosangue. Certo, i bambini del villaggio non la volevano attorno e le lanciavano i sassi, i genitori erano spaventati dalla sua presenza e in pochi le concedevano la fiducia, ma almeno sulla madre poteva contare ciecamente. Scoprì il proprio amore per la cartografia proprio al consiglio della genitrice che, dopo averla vista perdersi troppe volte, decise di insegnarle a disegnare le mappe delle strade che la piccola percorreva.
A otto anni la bambina si trasferì nei pressi di Varna nella bottega di un anziano cartografo che venne pagato per bene dalla giovane madre, divenne la sua allieva e rimase da lui per svariato tempo imparando il mestiere e tutto ciò che serviva per sopravvivere in viaggio. All'età di tredici anni perse la madre la quale, ammalatasi e senza i soldi per curarsi, non potè fare a meno di lasciarsi morire. La piccola mezzosangue ne rimase sconvolta e il suo carattere venne modificato radicalmente. A seguito di quel trauma ancora non furono visibili alcuni segni della maledizione, fisicamente era sempre la stessa, a parte per gli occhi che diventarono più maturi e anche pieni di rimorso. Si sentì infatti responsabile della morte della madre, era colpa sua se ella non aveva avuto i soldi per curarsi, ed inoltre le rimase impresso il fatto che non le fosse stato detto niente della sua malattia. A causa di questo grave evento si promise che nessuno all'interno della sua cerchia di persone care avrebbe dovuto andare verso il pericolo da solo. Giurò che, se un suo affetto avesse avuto bisogno di aiuto, lei ci sarebbe stata anche a costo di rimetterci la pelle.
A diciotto anni concluse il suo lungo apprendistato e decise di partire, di lasciare quella casa e quell'uomo che erano entrati a far parte della sua vita. Ormai era una donna e su di sè portava non solo i segni della madre, ma anche quelli elfici del padre mai conosciuto. Doveva allontanarsi da quella realtà che sempre l'aveva accompagnata.
Abbandonò la sua quotidianità e la sua unica famiglia rimasta per seguire la sua strada e provare a diventare così la più famosa cartografa di Aengard. Viaggiò per quasi due anni e, quando tornò a Varna per narrare al vecchio maestro delle proprie avventure, scoprì che era morto di vecchiaia. Fu l'ennesimo duro colpo per la giovane mezzosangue, ma fortunatamente non si attribuì la colpa di quella scomparsa. L'età non è curabile e per tutti è inevitabile, anche per chi, come gli elfi, può vivere un intero millennio.
Si rimise in marcia e, durante il suo lungo tragitto, fece la conoscenza di un'infinità di persone. Belle, brutte, simpatiche, scorbutiche, odiose ed affettuose, ne incontrò di tutti i tipi. Ma due ragazzi, due uomini, diventarono particolarmente importanti per lei. Sfortuna - o fortuna, dipende dai punti di vista - vuole che in loro vedesse solo dei fratelli, però entrambi entrarono nel suo cuore come una rinnovata famiglia. Ora di quei due non ha più avuto notizia e li sta cercando, sperando di poterli ritrovare sani e salvi e di scoprire che in realtà sono solo state perse le missive che aveva mandato loro. Uno lo troverà, l'altro no.

Qui giungerebbe da chiedersi come mai non si sia mai trasformata. E la risposta è che non si sa. Forse perchè non abbastanza matura affinchè la maledizione potesse prendersi il suo corpo, forse perchè i geni recessivi sani sono stati in grado di salvarla. Sta di fatto che lei non conosce le sue origini, non sa del passato travagliato della sua famiglia e mai le verrebbe in mente di incorrere nei Mannari. Daltronde sono solo una leggenda, giusto?

DESCRIZIONE PSICOLOGIA:
-:{Prima della trasformazione}:- Solitamente solare, tenta di donare allegria a chi la circonda. Non ama stare stare in posti fissi e con compagnie fisse, è felice di poter viaggiare con indipendenza, di poter seguire il proprio sentiero in solitudine. Sottolineo che lei non è una paladina delle giustizia, se deve scegliere preferisce fare del bene, altrimenti se ne infischia. La strada del menefreghismo, assieme a quella dell'indipendenza, di solito sono le migliori. Ma nonostante ciò ricerca la speranza e prova a prendere tutte le eventualità della vita con ottimismo. Il suo motto è "Un giorno senza un sorriso è un giorno perso". Però teniamo conto di una cosa: sotto la sua maschera il suo passato ancora si agita.
-:{Dopo la trasformazione}:- La trasformazione la sconvolgerà nel profondo. La consapevolezza di essere un mostro , di poter fare del male e che dentro di lei alberga un lato oscuro la porterà inevitabilmente a provare una terribile paura. Il suo primo pensiero andrà ai suoi affetti, per questo tenterà di allontanarsi il più possibile da coloro a cui tiene per non rischiare di ferirli. Già si è attribuita la colpa della morte della madre, nuocere ai suoi amici le risulterebbe insopportabile. Dopo essersi allontanata cercherà aiuto, qualcuno in grado di darle manforte e di insegnarle a controllare la bestia. Avremo un cambiamento non proprio radicale del suo carattere. La sua facciata risulterà più solida ed impenetrabile, il sorriso sarà sempre più falso e i suoi occhi saranno oscuati da un velo di angoscia, ma il suo motto rimarrà invariato per alleggerirsi la testa. Inoltre sarà facilmente irritabile (nonostante sia dotata della skill Autocontrollo) e sarà soggetta a sbalzi d'umore frequenti e incontrollati. Se le emozioni saranno tanto forti la trasformazione notturna sarà pressochè inevitavile. Inoltre sarà più dura con sè stessa e con gli altri, sarà più facile vederla ricercare il bene altrui - un modo per redimersi - e seguirà più facilmente gli istinti. In effetti sarà spesso in conflitto tra l'essere razionale e il seguire gli impulsi. Ovviamente questa è solo una previsione incerta, la maggior parte dei cambiamenti avverranno in gioco e forse in corso d'opera potrei valutare che un determinato modo d'agire s'addice più di un altro.

DESCRIZIONE FORMA BESTIALE:
Link dell'immagine: i63.tinypic.com/2lk7n0n.jpg
Altezza: 187 cm
Peso: 73 kg
Segni particlari: Molto irsuta con macchie di pelliccia più chiare (per via della Vitiligine) e un cerchio scuro sul ventre (tatuaggio). Occhi color smeraldo e cerchietto d'oro all'orecchio sinistro.
Aspetto fisico: lei è il classico Lupo Mannaro, il lupo è l'animale con cui si fonde per dar vita alla creatura. Corpo umanoide, avrà un torace più stretto così da potersi piegare anche a carponi, le clavicole si restingeranno e le spalle andranno a piegarsi un po' in avanti. Le braccia si allungheranno leggermente, le gambe si accorceranno per lasciar spazio ai piedi che, invece, assumeranno la classica forma canina. Collo e testa saranno proprio identici a quelli del lupo, solo più grandi rispetto ai familiari canidi che siamo abituati a vedere. Mani e piedi saranno muniti di artigli e nella bocca saranno riconoscibili due file di denti proprie della famiglia dei canidi. Sarà inoltre munita di una coda per bilanciare la corsa - sia questa a carponi o in posizione eretta - lunga 63 cm.
Rael Elessedil
00sabato 2 luglio 2016 18:55
presa visione. A presto una mia replica
Rael Elessedil
00mercoledì 3 agosto 2016 19:03
Richiesta Approvata
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