...eccomi qui, come un pacchetto sotto l'albero :3
parli di "anima". Pensi che un Drakul ce l'abbia? O che interpretazione daresti a questa definizione?
Sì, credo che ce l’abbia e che sia declinata in modi diversi in relazione ai tre Clan.
Credo anche che il concetto di “anima” in realtà sia vago e soggetto a interpretazioni del tutto personali, quindi proverò a spiegare in che senso, secondo me, i Drakul sono in possesso di
un’anima – sebbene, in effetti, non vivano più.
Partiamo dal fatto che “anima” non è, nella mia concezione, un termine strettamente e necessariamente collegato a un essere
vivente. Non è legato in esclusiva all’uomo né all’animale – si pensi ai benefici che la musica classica apporta alla crescita delle piante (lo so, fa un po’ Pomeriggio 5) o all’anima di un prodotto artistico (quante volte gli spettatori qui in sala hanno parlato dell’anima di un dipinto, detto “
questo quadro sembra avere un’anima” e cose così… persino nell’architettura, talvolta, può sentirsi forte una risonanza di quel che definirei come anima – vivo a Roma e per forza di cose, sopra ogni altra struttura, penso all’occhio del Pantheon).
Ergo.
L’anima è in qui intesa come
la scintilla che anima un qualcosa – sia esso inerte, di natura animale o vegetale. In un universo come LoM potremmo dire che la magia, in un certo senso e per gli esseri animati da essa,
è una sfaccettatura dell’anima.
Ancora: l’anima di chi è in grado di elaborare un pensiero logico è costruita in base al modo in cui il corpo percepisce il mondo circostante.
Assecondo una concezione di tipo psicofisiologico quando dico che l’Io – la personalità dell’individuo e la sua anima del mondo – è definito dal modo in cui il corpo reagisce agli stimoli ambientali, sociali e culturali. In pratica: alla nascita, prima ancora dell’elaborazione di un pensiero complesso, a precedere la filosofia, c’è il corpo del neonato che esperisce e
apprende da (il tono di chi gli parla intorno, il sostegno del genitore che lo tiene in braccio, lo stimolo dei cinque sensi che reagiscono all'ambiente). In base alla qualità dell’esperienza l’Io definisce il suo carattere… e in base al carattere definito l’Io suggerisce al corpo un modo adeguato di porsi nei confronti del mondo. Sono variabili personalissime, uniche…
e questa è l’anima, per me. Questa è la scintilla.
Perché allora un Drakul non dovrebbe averne una? Perché è morto?
Non ha forse un modo tutto suo di guardare il mondo, un modo di percepirlo e reagire allo stesso, mutando il proprio carattere in relazione al Clan di appartenenza?
Si pensi all’Ibrido: l’Ibrido è l’infante a cui manca il sostegno affettivo della “madre”, il cui contatto – quando avviene – è misurato e calcolato, fors’anche egoisticamente interessato. Il distacco dell’Ibrido – l’anima del dio – deriva forse dall’assenza, dalla negazione, dall’interesse egoistico e introflesso che esclude il mondo – dacché all’esterno non ha avuto sostegno.
Si pensi al Vivente, che ha un rapporto col genitore più simile al legame comune Padre/Madre-Figlio/a nel regno mortale, e che pertanto replica lontanamente un ego simile a quello dell’uomo – sebbene, è chiaro, la diversa percezione fisica del contesto ne alteri e sovverta i valori.
Si veda il Defunto, infine, la cui anima appassionata si rivolge in esclusiva al branco, al possesso, alla presenza invadente del genitore che domina sulla prole, ai ruoli e al rigido rispetto dei limiti imposti (il non toccare Vene altrui ecc.). Ciò che è nella sua cerchia può animarlo, ciò che è fuori è disinteresse – e in virtù di questa concezione, così come gli altri, avrà la sua scintilla, la sua magia,
la sua anima.
quale pensi che sia il rapporto che distinguerà Padre e Alfa? Anche nell'evoluzione e nel capire il suo Clan e le sue opzioni.
Jehrome diverrebbe il cardine della vita di Asphodel, probabilmente. Essendo lui ad averle concesso la vita eterna va da sé che sia la sua prima ossessione. Suo Padre, sì, e comunque suo compagno. Lo avvertirebbe come
suo prima ancora si
sentirsi sua, per quella possessività istintiva che connoterebbe la sua relazione col branco.
Essendo entrambi drakul giovani – chi più chi meno – li vedrei come una coppia di
enfants terribles alla Scott e Zelda dei primi anni. C’è tutta una serie di cose che sarebbe tentata di provare con lui (probabilmente bizzarrie sulla caccia che enfatizzino l’aspetto ludico della cosa – Asph potrebbe essere, in una fase media, “bambina” col cibo, giocarci prima di arrivare a nutrirsi… e non è escluso che non cerchi di coinvolgere Jeh nelle sue scorribande).
Quello che avrebbe nei confronti del Padre è
un debole, il debole che si ha per il genitore amato e per un compagno, anche se potrebbe non darlo troppo a vedere.
Nei confronti dell’Alpha il rapporto sarebbe diverso, è chiaro.
Immagino una più spiccata riverenza dovuta allo stato di subordinazione nei suoi confronti. E immagino anche una sorta di sete morbosa, di interesse e curiosità semi-ossessiva verso quel sapere che lui soltanto può rivelarle. Come accennato in precedenza, appartenendo a un Clan diverso ci sarebbero cose che suo Padre non potrebbe trasmetterle… e questo, in effetti, potrebbe essere frustrante per l’Asphodel della prima fase. È in tal senso che si rivolgerebbe e cercherebbe l’Alpha, come Maestro oltre che capobranco, dacché vorrebbe di assimilare il più possibile da chi ha uno stile di vita più vicino al suo.
In quanto a immaginazione, tuttavia, non posso spingermi oltre questa linea, ché tanto dipende dall’ON – e spesso mi sono ritrovata ad avere i piani scombussolati :’D
Diciamo che, per come stanno adesso le cose, questo è lo scenario più plausibile che possa immaginare.
cos'altro distingue i Defunti da tutti gli altri Clan?
Naturalmente il battito cardiaco. Se il battito dei Viventi è quello di un cuore “pigro” – lento e tuttavia costante – e quello degli Ibridi è invece fievole, quasi assente, il battito dei Defunti è
incostante. E cioè: si tratta di un battito sporadico, a intervalli più lunghi di quelli di un Vivente, e tuttavia è in grado di accelerare in momenti di frenesia o forte emozione (se la vita di una Vena dovesse essere minacciata, ad esempio).
I Defunti, inoltre, bevono solo sangue mortale; rifiutano il sangue di un cadavere come io rifiuto un piatto di trippa (non me ne voglia chi la ama ma io me ce sento male :’D) ed è nocivo per loro come il glutine per me (lol). Non traggono alcun beneficio se bevono sangue animale. E tuttavia, pur non traendo alcun sostentamento e/o vantaggio dalle abitudini nutrizionali che contraddistinguono gli altri clan, sono quelli che nel trarre via la vita ai mortali (uomini, elfi, mezzelfi e tutta la sacra famiglia di razze “a termine” a seguire) traggono il maggior apporto nutritivo e un maggiore beneficio in relazione, da skill, a un punteggio mente della vittima.
Correggimi se sbaglio, da quel che capisco Asph non si aprirebbe subito sulla sua condizione a qualcuno di differente dai Drakul, ma considerando le Ombre già un "branco", pensi che li avvicinerà come vene o solo nella consapevolezza di cosa è?
Con il tempo, sì, potrebbe metterli a parte della cosa.
Non subito, ché avrebbe prima da comprendere sé stessa e la propria natura, come gestire le nuove pulsioni e come comportarsi con le Ombre dacché
non è più la stessa Dandelion.
Asphodel sa di Akius, ne conosce la natura e ne comprenderebbe meglio, dopo la mutazione, il dilemma. Attraverserebbe tutta una fase di studio per cercare di capire se la nuova natura possa essere o meno accettata da quella specie di branco. Si accerterebbe una volta ancora di potersi fidare, ché sarebbe come una nuova partenza: conoscere e farsi conoscere.
Col tempo – e qui apro una parentesi variabile in base all’ON – potrebbe rivelare loro della sua condizione, proprio in virtù di un atto di fiducia.
Per quel che concerne le Vene… è una grossa, grossissima incognita. Ora come ora ti direi di no, nonostante tutto. E dico di “no” perché si tratta di uno step successivo all’eventuale rivelazione e non so, a quel punto, come potrebbero essersi modificati gli equilibri all’interno del gruppo. È una possibilità, sì, ma al momento molto molto sfumata. È possibile che siano specialissime prede e che abbia nei loro confronti un forte istinto possessivo… ma cedere il proprio sangue è altra cosa – e Asphodel sarebbe estremamente gelosa del suo sangue.
Pensi che Asph sia un Drakul che possa ambire ad avere vene?
Non solo.
Asph – a un certo punto dell’eternità = mi aspetto che passino ere geologiche lol :’D – procreerebbe.
Del resto è l’unico modo che ha per essere madre.
Il fatto che abbia conservato le ceneri di quella che sarebbe stata la sua progenie viva la dice lunga su quanto la cicatrice che porta addosso sia una ferita profonda e sanguinante, seppellita sotto strati e strati di distrazioni dal trauma che porta dentro.
Va da sé che prima di avere una sua progenie avrebbe delle Vene. E fra le Vene la progenie sarebbe l’eletto/a, l’amore puro e indissolubile che si può nutrire nei confronti di un figlio.
E raccontami anche della morbosità agli oggetti di cui parli, se pensi si possa applicare con il concetto possessivo che i Defunti hanno appunto con le loro "Prede".
Sì, può essere un buon parallelismo.
Gli oggetti, i feticci, le collezioni di Asphodel sono estremamente preziosi per lei. È su quelli che riversa la propria passione, i propri sentimenti, caricandoli di un’intensità emotivo-affettiva fuori dal comune.
È anche per questo, probabilmente, che chiede continuamente dei pegni a chi ama. È parte del suo modo di domandare, del suo modo di fare – “
dimmi che mi ami”, “
dimmi che sono importante”, “
dimmi a quale tesoro assomiglio”. E guardando quegli oggetti lei guarda, invero, chi ama. In quello sguardo traduce il sentimento che prova, ché non saprebbe esplicarlo altrimenti. Ma questo, certo, vale per gli oggetti che riceve in dono.
Quelli che si accaparra, compra o rubacchia hanno un valore diverso: rappresentano uno
specchio distorto.
Asphodel è cresciuta nella negazione dell’appoggio genitoriale, nell’assenza dell’affetto. Ha vissuto i primi anni di vita completamente da sola seppur circondata di gente: nessuno ha mai badato a lei. Nessuno ha dato valore alle sue conquiste – le prime parole, i primi passi, l’autosufficienza via via maggiore – ed ha inconsciamente assimilato il concetto di
non essere niente. Di non
valere niente. O di essere, da un certo punto in poi,
un oggetto in mano altrui, senza volontà.
Inconsciamente, comunque, è una cosa che non accetta.
È per questo che tende a impossessarsi di ciò che attira il suo sguardo: è come se dicesse "io sono qui, questo è il mio valore, brillo come questa cosa, questa cosa è mia,
Io sono
Mia e questa cosa, come me, nelle mie mani,
è libera".
Asphodel non cede le sue cose. È
avida: non dona. Solo due volte ha provato a donare un qualcosa di suo – con Zaran e Jehrome – e solo una volta lo ha effettivamente fatto.
Allo stesso modo, per quel che concerne la possessività in senso stretto, il Defunto bada alle sue prede – e cioè si assicura che siano esclusivamente
sue, facendo queste parte del
suo territorio di caccia.
Da defunta Asphodel traslerebbe la morbosità dagli oggetti alle prede, probabilmente. Verrebbe a mancare il senso di
valore mancato circa se stessa e non avrebbe, pertanto, l’istinto di accumulare oggetti. Le prede verrebbero a sostituire il ruolo delle
cose che le appartengono.
Di pegni, però, continuerebbe a chiederne. Non rappresenterebbero nulla se non un’abitudine, un gioco reiterato e piacevole poiché collegato a individui che possono smuovere in lei qualche una sorta di emotività.
Vorrei anche capire cosa succederebbe se Jehrome le ordinasse di concedergli una vena di Aph come cibo, come si comporterebbe, come reagirebbe e cosa farebbe.
Esploderebbe.
Sarebbe, cioè, una situazione di estremo conflitto personale, paragonabile a una vera e propria frattura dell’Io, ché per quanto possa essere devota al Genitore avrebbe l’indole di base a spingerla verso una possessività sfrenata nei confronti della Vena.
Una cosa del genere potrebbe essere accettata più plausibilmente nel caso in cui ci fosse una motivazione concreta (una
comprovata esigenza, lol) al di là della richiesta (es: Jeh è in pericolo di vita e il sangue della Vena in questione può salvarlo. In tal caso la priorità sarebbe la salvaguardia del Padre e non avrebbe esitazione, nonostante il fastidio della cosa, a cedere una sua Vena). Se si trattasse di un capriccio probabilmente sbraiterebbe e protesterebbe, cercherebbe di dissuaderlo e batterebbe il piede… ma cederebbe, infine, inevitabilmente. Essendo suo Padre l’influenza che esercita su di lei travalica l’indole che, ripetiamo, imparerebbe a dominare. E tuttavia non potrebbe che detestarlo all’ennesima potenza per averle chiesto – per averla
costretta a cedere – una cosa del genere.
Asph è diventata la "sposa" di Jehrome, pensi che il cambio ON da Sposa a Figlia possa generare qualcosa di diverso nel loro rapporto?
Anche qui mi trovo a dover rispondere assecondando una visione parziale, determinata esclusivamente dall’ottica di Asphodel. Non è dunque escluso che le cose si sviluppino diversamente, ma tant’è.
Il cambio da sposa a Figlia è determinante in termini
qualitativi.
E cioè: Asphodel, come detto, è basilarmente un Io destrutturato, che prova emozioni ma che non ha ricevuto gli strumenti adeguati per interpretarle, né si fida di quello che sente. Partendo da questo presupposto è evidente che si stia legando sempre di più a Jehrome, provando una sorta di tenerezza che è del tutto differente da quella riservata ad altri. Riesce anche a mandarla fuori dai gangheri, per carità, ma ha un chiaro debole per lui (il baluginio di quel che verrebbe dopo).
Ciò che prova è una sorta di
innamoramento inconscio, latente, bloccato. Incapace di essere espresso a chiare lettere e gestito, ché si tratta di cosa nuova. E soprattutto questo sentimento
ha colore. È vivo e vibrante, per quanto rinchiuso.
Quando dico che “ha colore”, poi, intendo dire che ha molte,
moltissime sfumature. Tenui, accese, in pendant e in contrasto. Il passaggio dall’essere una sposa all’essere
sposa e Figlia – una cosa che non esclude l’altra – lascerebbe intensa una sola tinta: il rosso.
E con ciò voglio dire che il “sentimento” di Asphodel si farebbe più forte, unitario, canalizzato, preponderante e invadente. La mutevolezza cederebbe il passo a un’emozione meno vibrante –
inumana per l’appunto –, amplificata nel suo aspetto possessivo.
Non si sottovaluti una cosa: quella del genitore è una grandissima
assenza nella vita di Asphodel. C’è stato – c’è – qualche punto di riferimento che può essere ricondotto alla valenza più o meno paterna… ma è diverso. Il genitore Drakul,
generandola appunto, verrebbe a ricoprire un ruolo fino a ora rimasto vacante.
È quasi inevitabile che provi una sorta di amore assoluto nei confronti di un Padre – oltre che di uno sposo – che non soltanto l’ha
voluta ma
non l’ha abbandonata.
E con questo chiudo (giuro che non farò passare altri 10 giorni dalla prossima risp :’D). Mi scuso se qualcosa dovesse essere poco chiaro, ché sta risposta è il frutto delle serate romane in cui ero poco sotto il livello di estrema cottura e ora ho badato più che altro all'impaginazione yy
Tutto quel che c'è da chiarire cercherò di chiarirlo!
E ah, sì: Buon Natale <3