Candidatura Artemidia

Artemidia-
10mercoledì 7 dicembre 2016 13:16
Espongo qui sotto la storia e la crescita del mio pg. In seguito, la parte finale, tra gli asterischi, è quella che narra gli avvenimenti che hanno spinto Artemidia ad entrare nei Paladini e, dunque, la parte che mi spinge a lasciare la mia candidatura per la razza di Aasimar:

Le terre del nord sono da sempre state popolate dalla razza elfica che spiccava in destrezza, bellezza, coraggio, e per un uomo o per una donna non era così facile competere. Era necessaria, perciò, una particolare abilità per lo più intellettiva, per poter fare “carriera” in quelle terre, o così almeno ragionava una tutto sommato ricca famiglia che possedeva un’attività commerciale. Il loro lavoro verteva sulla coltivazione e sul commercio di materie prime ed eventuali prodotti elaborati.
La famiglia era composta dal padre e dalla madre, due persone autoritarie ed estremamente competenti e specializzati nel loro lavoro. A seguire c’era il figlio maggiore dell’età di venticinque anni, il secondo figlio di venti, il terzo di sedici ed, infine, una fanciulla dagli occhi verde smeraldo: Artemidia, lei ne aveva solo dieci. Suo padre divenne un’importante mercante, con una prosperosa attività commerciale; la madre si occupava principalmente della contabilità e, di tanto in tanto, la figlia femmina decideva di aiutarla. La piccola si dedicava parecchio agli studi e, pertanto, stava sviluppando una splendida memoria ed elasticità mentale.
Gli uomini della famiglia, ovvero il padre, i fratelli e qualche cugino, erano specializzati nell’arte del combattimento: condizione necessaria per poter difendere i campi e la casa dai briganti. All’unica figlia non era permesso di poter impugnare un’arma poiché donna, e, nei primi anni, ciò non le pesava. Ma superati i dieci anni cominciò a sviluppare una certa attrazione non tanto per le armi bensì per chi le impugna a fin di bene. I fratelli possedevano delle bastarde semplici, oramai ne conosceva bene la forma e l’aspetto, ma non il peso o la consistenza.
Entrò in relazione, durante la stagione estiva, con il cugino Astel, più grande di lei di cinque anni. Era un atipico ragazzino che si divertiva, nel tempo libero, ad insegnare i colpi con la spada ad Artemidia. Per lei, all’inizio, era solo un gioco, in quanto la loro età non gli permetteva di prendere sul serio quel genere di attività ma, almeno, ebbe la soddisfazione di provare come ci si sente e cosa si prova quando si regge in mano un’arma, sebbene la maggior parte delle volte utilizzassero spade in legno.
Passati cinque anni Artemidia raggiunse una certa maturità, nonostante i sedici anni; la vita le stava insegnando rigore e dedizione che le permisero di acquistare spessore e rilevanza all’interno della propria famiglia.
L’estate dei suoi sedici anni accompagnò gli zii, ovvero i genitori di Astel, e i loro figli, lungo le vie del territorio del Farsen: avrebbero dovuto consegnare della merce a Narvick e Namsos. Il viaggio risultò essere parecchio tranquillo, persino il tempo era favorevole, per loro ciò era un grosso vantaggio poiché gli permetteva di avanzare più rapidamente.
Era sera e la famiglia, con Artemidia, si era accampata nel boschetto che fiancheggiava la strada fino ad allora percorsa. Un fuoco brillava intensamente e illuminava i volti ed il carro; emanava un fotte calore accogliente ed indispensabile, che li aiutava a passare la gelida e buia notte. Nessuno aveva pensato che una fonte luminosa avrebbe potuto rivelare la propria posizione ai briganti che si nascondevano in quelle terre. E così fu. Artemidia dormiva dentro il carro, in un sacco a pelo in lana e con piume d’oca, era tranquilla nella sua innocenza e vicino a lei giaceva Astel. Entrambi si svegliarono di soprassalto al suono delle frecce e dei cavalli al galoppo, tutti i suoni si andavano espandendo nell’aria divenendo forti ed opprimenti. Erano cinque briganti a cavallo con fiaccole, archi e spale, contro un commerciante ed i suoi tre figli, tra cui Astel. Lo scontro fu rapido e si concluse in una decina di minuti a causa della sovrastante forza del gruppo armato che, nel frattempo, diede fuoco all’area circostante. Astel teneva saldamente la mano gelida di Artemidia, nonostante il calore delle fiamme, la quale tremava sentendosi assalire dalla paura e da un’invadente senso di impotenza. Cadde l’ultimo membro combattente della famiglia e ancora due briganti si reggevano in sella ai loro neri cavalli, anche loro stremati: a quanto pare non era stato un buon colpo. Astel, fino ad allora nascosto sotto il carro insieme alla cugina, uscì allo scoperto: nella mano destra impugnava saldamente la Bastarda semplice, sul suolo raccolse poi quella del padre che giaceva morto su un letto di sangue. Cominciò a farle roteare e, con la speranza di sorprendere gli uomini a cavallo, si avventò contro uno di loro, mirando al busto. Un colpo venne parato andando così sprecato; il secondo squarciò la pelle dell’addome dell’uomo, che venne trafitto. Cadde, sconfitto, da cavallo. Un secondo colpo venne sferrato, ma dalla persona sbagliata: l’ultimo brigante portò uno sgualembro dritto al collo del giovane la cui testa cadde al suolo e rotolò per un paio di metri, avvicinandosi al carro. L’incubo raggiunse l’apice, ma si era concluso. Il cavaliere esitò per qualche secondo, poi tirò le redini, si voltò e svanì nell’ombra della notte, solo.
Erano gli occhi lucidi di una giovane indifesa a guardare quello scenario. Nell’aria si espandeva un odore pungente di sangue e morte. Artemidia tremava e la gola secca, insieme al trauma che stava vivendo, non le permetteva di parlare, non riusciva nemmeno a singhiozzare, ma le lacrime continuavano ad uscire. Il freddo la assaliva e la spingeva a muoversi, ad andare via da quel luogo. Ma dove? Si avviò verso la strada, lì ci sapeva arrivare. Corse più veloce che mai, rischiando più volte di inciampare e cadere. Portò con sé la Bastarda semplice del cugino, era macchiata di sangue. Più di ogni altra cosa la confusione invadeva la sua mente appannandole la vista, si sentiva dentro l’incubo di qualcun altro. Fin troppo lentamente acquisì la consapevolezza di tutta la propria schiacciante debolezza, la quale l'aveva paralizzata, impedendole di reagire, di difendere la sua famiglia e se stessa.
Con quale coraggio avrebbe potuto tornare a casa? Quale strada avrebbe seguito e con quale mezzo?
Queste incertezze la avvilivano e spaventavano: tra foreste e montagne si sarebbero potute nascondere mille minacce contro le quali ben poco avrebbe potuto fare.
No, non sarebbe riuscita davvero a tornare. Non da viva, almeno.

La Provvidenza Divina o forse il Fato vollero aiutarla ed incappò in un gruppo di soldati di ronda i quali, notato il fuoco, avevano deviato il loro percorso, avvicinandosi.
Le loro figure erano alte e fiere, con le spade sguainate, il passo cadenzato ed accompagnato dall'inconfondibile tintinnio metallico che, ancora oggi, popola i suoi sogni. In quell'istante la visione di quel manipolo di uomini armati le parve l'estremo baluardo di salvezza. Decisero di scortarla a Narvick, dagli zii. Se una parte di Artemidia era ancora proiettata su quanto avvenuto un'altra, insistentemente, si imponeva, spingendola ad andare avanti.
"Recuperate i corpi..." pareva un imperativo debole. Le fiamme li stavano divorando. Il passato finiva in cenere.

Mura insormontabili, torreggianti, le si ergevano dinnanzi, aveva raggiunto la meta.
**Quell'incontro coi Paladini si rivelò determinante, a posteriori. Se fosse rimasta nel bosco, con la sola compagnia dei propri tormentati ricordi e le salme carbonizzate dei suoi cari, sarebbe impazzita.
Quei guerrieri la strapparono dall'Abisso di disperazione entro il quale andava sprofondando. Cominciava il risveglio. Similmente ad un padre che desta il proprio figlio, tormentato dagli effetti di un incubo, così costoro la presero sotto la propria ala protettrice, salvandola.
Adesso è il suo momento però. Il momento di mettersi in gioco.
Ciò che più di ogni altra cosa desiderava era quella di potersi rendere utile in modo tale da non permettere altri episodi analoghi a quello vissuto, in altri termini si imponeva di intraprendere una strada che le avrebbe permesso e promesso protezione e sicurezza. Non le importava così tanto vivere per tenersi in vita, possibilmente avrebbe conosciuto altri Astel pronti a morire pur di salvare una sola esistenza. Ma è questo ciò che voleva evitare: altre perdite dovute alla sua vulnerabilità. Difendersi per difendere gli altri, questo era il più alto dei suoi obiettivi.
Dopo essere giunta in città prese subito una decisione: quella di arruolarsi nei Paladini dell’Ordine di Thalas, era fermamente convinta che questa fosse la sua strada, quella giusta, sebbene rischiosa e non desiderava davvero altro se non di mettersi a servizio del prossimo.**

Attendo risposte ed eventuali domande! [SM=g27985]
Rael Elessedil
00giovedì 8 dicembre 2016 09:20
Presa visione.
Mi prendo alcuni giorni per decidere
Rael Elessedil
00domenica 18 dicembre 2016 17:47
Nel caso ti venisse accordato il cambiorazza, quale tratto fisico distintivo sceglieresti?
Artemidia-
00domenica 18 dicembre 2016 18:11
Penso sceglierei il bagliore dagli occhi
Admor
00domenica 18 dicembre 2016 21:36
Ciao
benvenuta io avrei delle domande che ti espongo qui sotto

Come giustifichi il fatto che il sangue aasimar si è rivelato proprio in artemidia dopo essere rimasto latente?

Dal bg leggo che è stato un fatto intriso di morte a spingere Artemidia ad apprezzare la vita e a difenderla seguendo gli ideali Aasimar quindi ti vorrei chiedere prima Artemidia che significato dava alla vita?

Se hai domande chiedi pure
Artemidia-
00domenica 18 dicembre 2016 23:11
Ehi, ciao
Bella tosta la prima domanda [SM=g27985] dunque!

Artemidia, all'effettivo, sta avendo modo di scontrarsi con una grossa minaccia, una potente forza maligna che tramite morti combatte contro i vivi (parlo dei Non-Morti). È un periodo di intensa attività di protezione della città di Narvick e possibilmente il desiderio di giustizia e di bene si fa sentire ancora di più, come se fosse così: più grande è la minaccia, più grande è l'instinto combattivo a fin di bene
Poi reduce da moltissimi altri scontri e minacce, possibile che la rivelazione del sague di Aasimar sia dovuta ad una serie concatenata di eventi che spingono il pg alla ricerca del bene.
Fuori una! Rispondo alla seconda domanda:

Data l'età e data la bolla sicura in cui la sua famiglia la faceva vivere non aveva mai avuto modo di riflettere sul significato della vita, per lei scontata... in fin dei conti, come per ogni cosa, si apprezza il valore di questa stessa quando senti che qualcuno potrebbe togliertela, quando vedi la morte (magari anche indirettamente).
Perciò le dava sicuramente un valore smisurato, ma senza accorgersene, come se fosse ovvia e scontata.

Spero di aver dato risposte esaudienti, in caso non esitare a chiedermi chiarimenti^^
Rael Elessedil
00martedì 20 dicembre 2016 20:46
Lascio ancora qualche giorno per consentire a eventuali altri Aasimar di porre ulteriori domande.
Artemidia-
00mercoledì 21 dicembre 2016 11:24
Ricevuto! Allora ci andiamo sentendo in questi giorni^^
Artemidia-
00mercoledì 21 dicembre 2016 11:24
Ricevuto! Allora ci andiamo sentendo in questi giorni^^
Victor_Klus78
10mercoledì 21 dicembre 2016 12:33
Cosa farebbe il tuo Aasimar per preservare delle vite?

Cosa farebbe per distruggere il male?
Artemidia-
00mercoledì 21 dicembre 2016 17:14
Intendi... cosa farebbe in più rispetto a quello che già adesso fa?
Stessa domanda di chiarimento per la seconda domanda. In fin dei conti adesso, il mio pg, ha solo la sua vita da paladino perciò le sue giornate le passa a prevenire nuove minacce.
Senza ombra di dubbio, possibilmente, non appena diverrà Aasimar i suoi principi di voler fare bene, voler preservare la vita aumenteranno a dismisura, ciò significa che se adesso vede una casa completamente in fiamme e non accessibile, non appena avrà il sangue della nuova razza si fionderà all'interno dell'abitazione per salvare chi rischia la propria vita. E l'esempio potrebbe anche essere valido qualora al posto del fuoco decidessimo di mettere una qualsiasi entità malvagia.
Victor_Klus78
00mercoledì 21 dicembre 2016 17:54
ok intendevo da razza Aasimar ma ok con la risposta ^^
Artemidia-
00mercoledì 21 dicembre 2016 18:22
Per come ho letto e me lo immagino io Artemidia avrà proprio il desiderio di bene che metterà al centro di ogni cosa, la più importante tra le priorità... perciò, lasciando da parte l'impegno (in quanto adesso si sforza moltissimo nel compiere il suo dovere), sicuramente sarà molto più motivata e anche sicura di sé, le prestazioni saranno anche migliori
Rael Elessedil
00martedì 27 dicembre 2016 21:15
Lasciati trascorrere i giorni, dichiaro la candidata idonea e procedo al cambiorazza!
Rael Elessedil
00martedì 30 maggio 2017 21:58
Vista la totale inattività da più di due mesi e in assenza di comunicazioni recenti di assenza al moderatore, si procede all'estromissione dalla razza.
Rael Elessedil
00domenica 11 giugno 2017 22:01
Considerato che fino al momento dell'inattività (marzo-giugno) la player era sempre stata molto attiva, la gestione opta per gestire il cambiorazza in Umana come una sorta di sospensione, a sanzione dell'inattività senza avviso.

Quando e se la gestione lo reputerà opportuno, nelle settimane a venire, la candidata potrebbe ri-acquisire la razza speciale.
Ovviamente, più verrà prodotto gioco attivo e idoneo, maggiori saranno le possibilità che ciò avvenga.
Rael Elessedil
00giovedì 31 agosto 2017 20:43
Riammessa
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