Campionato di Serie A stagione 2018/2019

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binariomorto
00sabato 18 agosto 2018 17:03
Ci siamo. Si ricomincia. La Serie A torna in scena con la stagione 2018/2019 appena pochi giorni dopo il ferragosto e promette faville se il calcio-mercato, che per l'Italia si è già chiuso ieri (venerdì 17, scaramantici napoletani e non sono avvertiti !), manterrà le premesse e le promesse dei colpi delle principali big.

Digerita la novità tecnica del debutto del VAR a sostegno degli arbitri, la nuova Serie A comincia sotto la regia della nuova DAZN, piattaforma televisiva al debutto in Italia dal luglio 2018 e che si è aggiudicata all'asta dei diritti televisivi, rivoluzionati con nuove offerte e modalità di fruizione, tre partite per ogni giornata di campionato di Serie A oltre che tutta la Serie B.

Ma, ovviamente, il tutto a servizio dello spettacolo che questa stagione promette partite di alto livello tecnico, conseguenza delle compra-vendite "stellari" che hanno animato la pausa estiva. E la Juventus ha fatto la parte del leone.

Addio alle bandiere Gigi Buffon passato al Paris Saint-Germain per terminare forse in Francia la sua lunga e gloriosa carriera e magari vincere la Champions League, trofeo che la Juve non ha saputo dargli nonostante i sette scudetti consecutivi; e Claudio Marchisio, il "Principino" che tra pulcini, giovanili e squadra principale ha trascorso ben 25 anni in bianconero (per Marchisio quasi un fulmine a ciel sereno con la notizia della rescissione consensuale del contratto appena ieri).

Incredibile scambio Milan-Juventus: Gonzalo Higuain ceduto ai rossoneri (con la formula del prestito oneroso e impegno al riscatto definitivo del calciatore) e ritorno a Torino di Leonardo Bonucci (tornato a casa dopo un anno di inferno rossonero: pace fatta con Max Allegri ?). Addio anche a Sturaro.

Il tutto per fare spazio e cassa per il colpo dell'anno: Cristiano Ronaldo. Già, proprio quel CR7 stella del Real Madrid in rotta col club madrilista e col fisco spagnolo che volendo lasciare il club con cui ha stravinto tutto, a cominciare dalla Champions League, ha scelto la sponda bianconera di Torino per cominciare una nuova sfida, magari tornare a vincere una finale europea con la squadra che purtroppo ha il record di finali europee perse. Il colpo di mercato è stato condito da svariati milioni (si parla di una cifra complessiva di oltre 400 milioni di euro in 4 stagioni) ma la Juventus, dopo 7 scudetti vinti nelle ultime sette stagioni e due finali di Champions perse in tre anni (l'ultima proprio sotto i colpi del Real Madrid), ha fatto quello che doveva per tentare la nuova avventura (l'avesse saputo Buffon prima...) in Champios League con la precisa determinazione a trionfare, questa volta. E così è stato sacrificato Higuain...
Ma la Juve non si è fermata al fenomeno portoghese. Arrivati anche Emre Can e João Pedro Cavaco Cancelo, solo per citarne alcuni, a riprova che davvero quest'anno è la Champions league il traguardo principale per la Juventus.

INTER - L'arrivo di Ronaldo alla Juve ha inevitabilmente costretto le principali avversarie a rinforzarsi ulteriormente (considerato il gap già manifestato lo scorso campionato) e l'Inter, dopo i bianconeri, è stata la squadra di vertica a spendere di più e rispondere al meglio alla campagna acquisti bianconera. Sfumato l'affare Modric (il Real Madrid ha blindato il gioiellino croato vice campione del mondo), Spalletti si è dovuto accontentare del belga Nainggolan (tolto alla Roma), di Asamoah (in scadenza di contratto con la Juventus), di Politano, di De Vrij e in ultimo di Keita (preso dalla Lazio).

ROMA - Pastore, Cristante, Kluivert, Coric e N’Zonzi sono i nuovi arrivi dei giallorossi ma gravi sono le partenze di Alisson e Nainggolan, forse i due migliori elementi dell’organico, rimpiazzati (soprattutto il portiere) in modo inadeguato, secondo gli esperti di agosto. Di Francesco non si sente battuto in partenza: buon per la Roma averlo riconfermato.

NAPOLI - Tra le big quella che ha speso e movimentato meno. Ancellotti ha sostituito Sarri (attirato dalle sirene inglesi) sulla panchina, ed è questo il fatto tecnico di maggior rilievo, poi la partenza del portiere Reina. Via Jorginho, arrivano Fabian Ruiz e Verdi.

MILAN - I rossoneri, graziati dall'UEFA per il solito pasticcio italo-cinese dei soldi e della proprietà del club, dopo Juventus ed Inter sono quelli che hanno fatto i passi migliori nel calcio-mercato. Se viene considerata da applausi l'operazione Higuain-Caldara-Bonucci, qualche perplessità ha generato, invece, l'arrivo del portiere Reina dal Napoli ad affiancare Donnarumma.

LAZIO - Il vero colpo dell'estate dei biancocelesti è stata la conferma di Milinkovic-Savic (in verità più per mancanza di offerte adeguate che per scelta) ma nelle sostituzioni De Vrij con Acerbi e Felipe Anderson con Correa non ci ha guadagnato.

Si ricomincia, ma è già polemica.
Dopo la tragedia di Genova e le vittime finora estratte dalle macerie del ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto (42 morti col ritrovamento del corpo dell’ultimo disperso, Mirko Vicini, dipendente dell’Amiu), molti si aspettavano che tutta la prima giornata di Serie A venisse rinviata e non solo le partite delle due liguri (Sampdoria-Fiorentina, che sarà recuperata il 19 settembre e Milan-Genoa che sarà addirittura giocata il 31 ottobre), tanto più che le partite dell'anticipo odierno si giocheranno proprio nella giornata di lutto nazionale. L'accusa di molti è che non si è voluto ritardare lo spettacolo per l'attesa del debutto di Cristiano Ronaldo oggi alle 18:00 contro il Chievo, insomma i soldi prima di tutto.
Già, così abbiamo trovato subito i colpevoli, i soliti per giunta. L'odiata Juventus.
I ponti possono tranquillamente continuare a cadere... ora tutti sanno con chi prendersela.



e




Buon campionato a tutti.
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 13:42
Serie A, Chievo-Juventus 2-3:
per Ronaldo debutto senza gol, decisivo Bernardeschi al 93'

Nell'anticipo della prima giornata, i bianconeri passano subito in vantaggio con Khedira,
ma subiscono il pari di Stepinski e il sorpasso di Giaccherini su rigore.
L'autogol di Bani e la rete di Bernardeschi al 93' consentono a CR7 di partire con un successo



Cristiano, benvenuto in Italia. Pubblico entusiasta, partite mai semplici, decisioni arbitrali discusse e brividi. La Juve vince 3-2 a Verona rimettendo in piedi una partita che a metà secondo tempo, per quasi 20 minuti, stava perdendo: gol di Khedira, Stepinski, Giaccherini su rigore, poi autogol di Bani e rete decisiva di Bernardeschi. Non solo, poco prima del 90’ il 3-2 di Mandzukic viene annullato dall’arbitro Pasqua per un fallo di mano proprio suo, di Cristiano, rivisto con la Var. Alla fine decide Bernardeschi, che entra nel secondo tempo e cambia la partita. Prima con qualche giocata, poi con la deviazione in pieno recupero, un gol partita al minuto 93. La vecchia Juve, determinata e vincente, non cambia mai.

LA CHIAVE — La testa, la chiave spesso è la testa. “Non dobbiamo pensare che se c’è Ronaldo automaticamente vinciamo – diceva Allegri in vigilia -. Bisogna mettere da parte questo periodo di eccitazione”. Appunto. La Juve ha perso e vinto nello stesso pomeriggio seguendo l’andamento del suo approccio: prima un po' sulle nuvole, poi concertata e cinica. In secondo piano certo, i cambi, molto importanti. Allegri quando si stava mettendo male si è giocato Bernardeschi e Mandzukic, accolto quasi con livello di applausi alla Cristiano Ronaldo, e loro hanno risposto. Meglio di Dybala, il più deludente degli attaccanti della Juve.

LA PARTITA — I 90 minuti si dividono fondamentalmente in tre fasi. La prima, il controllo juventino. Khedira segna già dopo tre minuti riprendendo una deviazione di testa di Chiellini su una punizione da destra di Pjanic. La Juve in dieci minuti mette assieme un numero di occasioni che alcune squadre di provincia si farebbero bastare per una settimana. Il gol, un tiro di Dybala parato da Sorrentino, una palla-gol cancellata da un fuorigioco di Bonucci e un tiro alto di Cancelo su assist di Douglas Costa. Poi, a poco a poco, abbassa il volume della musica, getta nella differenziata un contropiede 4 contro 3 – come per dire, “troppo facile” – e permette al Chievo di restare in vita. Qui inizia la seconda fase, il pomeriggio di gloria del Chievo. Il gol del pareggio di Stepinski arriva al minuto 38 con un colpo di testa su assist di Giaccherini (e distrazione di Bonucci). Il 2-1 di Giak a inizio secondo tempo, quando la Juve ancora ha la spina staccata, nasce da un dribbling dell'ex su Cancelo, che ingenuamente lo manda per terra. La terza parte della gara è l’inevitabile assedio juventino per rimontare l’1-2. Il pareggio arriva con una deviazione di Bani su corner da destra ma la Juve rischia di fare gol due volte con Ronaldo, una con Mandzukic, un’altra con Dybala, una con Emre Can a cinque minuti dalla fine. Alla fine trova i due episodi chiave: il gol annullato a Mandzukic e il 3-2 di Bernardeschi.

CRISTIANO — Sì, ma Ronaldo? Non ancora in grande sintonia con i compagni, con cui perfezionerà i meccanismi, ma comunque a tratti dominante, capace di calciare nello specchio quattro volte e altre tre verso la porta. Cristiano è andato vicino al gol con un destro dopo meno di 18 minuti e prima dell’intervallo con un sinistro alto, poi con un’azione autoprodotta, un tiro su un assist di Dybala, una punizione laterale respinta da Sorrentino. Un giocatore superiore, ovviamente, accolto da rockstar già dal riscaldamento, con centinaia di persone lungo le balaustre solo per vederlo da (più) vicino. E' uscito scortato dalle guardie del corpo e forse avrà pensato che le partite così tese in provincia, in Spagna, non erano proprio un'abitudine.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 13:48
Lazio-Napoli 1-2: Milik e Insigne ribaltano il gol di Immobile

Ancelotti al debutto ufficiale sbanca l'Olimpico e risponde
così alla vittoria della Juve nel pomeriggio contro il Chievo


No, l'abitudine a vincere non l'ha proprio persa. Nove anni dopo l'ultima apparizione Carlo Ancelotti torna in Serie A e comincia subito con un successo perentorio e prezioso. Vittoria di rimonta, non facile, contro un avversario tosto come la Lazio. Che nella prima mezzora fa la partita e si porta in vantaggio. Ma poi, superato il primo terzo di gara, viene fuori il Napoli. Che alterna momenti di calcio ancora prettamente sarriano (specie nel quarto d'ora finale del primo tempo) ad altri di gioco più ragionato e meno dispendioso. Successo meritato, anche se la Lazio di Inzaghi non è dispiaciuta affatto, tanto che alla fine avrebbe potuto cogliere il pari (palo di Acerbi al 90'). La formazione biancoceleste paga però una condizione che appare ancora approssimativa, oltre ai soliti black out difensivi.


ROBA DA CENTRAVANTI — La partita entra nel vivo a metà primo tempo, dopo una ventina di minuti in cui le squadre si studiano. Ci provano Zielinski da una parte e Luis Alberto dall'altra (tiri fuori di poco), poi a rompere l'equilibrio provvede al 25' Immobile. Gran gol quello del capocannoniere dello scorso campionato: si catapulta sul lancio di 50 metri di Acerbi attorniato da Koulibaly, Albiol e Mario Rui. Si libera di tutti e tre con un colpo di tacco di destro a rientrare e poi di sinistro infila Karnezis. La Lazio potrebbe raddoppiare tre minuti più tardi con Luis Alberto, ma dopo la mezzora sale in cattedra il Napoli. Insigne non sfrutta una buona opportunità al 36', poi al 39' Zielinski colpisce la traversa (tiro deviato da Luiz Felipe). Il pareggio arriva al 43' grazie a Milik, che ribadisce in rete il tiro di Albiol respinto da Strakosha. Ma l'arbitro Banti giustamente annulla per il fallo di Koulibaly su Radu, prima dell'intervento del centravanti. Che al 45' ha un'altra occasione per pareggiare, ma sulla sua conclusione Strakosha si supera. Il polacco può finalmente gioire al secondo dei tre minuti di recupero concessi dal direttore di gara. Lancio di Insigne per Callejon che smista al centro per Milik che la butta dentro da pochi passi.

IL SORPASSO — La ripresa comincia sulla stessa falsariga dell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. Napoli più incisivo, Lazio che fa fatica a contenerlo. Milik sfiora il 2-1 dopo tre minuti, poi - dopo una buona opportunità non capitalizzata da Immobile - è Insigne a portare in vantaggio i partenopei. Cross di Hysaj, tocco di Allan, la palla arriva a Insigne che la mette all'incrocio dei pali con uno dei suoi classici tiri a giro. Il Napoli continua a premere, non sfrutta al meglio un paio di contropiedi interessanti, poi nella parte finale della gara lascia l'iniziativa alla Lazio. Inzaghi ridisegna la squadra inserendo Correa al posto di Badelj (a inizio ripresa era entrato Bastos per Luiz Felipe) e trasformando l'iniziale 3-5-1-1 in un 4-4-1-1, con Milinkovic a supporto di Immobile e Luis Alberto a centrocampo (poi entrerà pure Cataldi al posto di Parolo). La squadra di Inzaghi si posiziona nella metà campo avversaria e al 90' ha la grande occasione per pareggiare. Ma il colpo di testa di Acerbi sull'angolo di Luis Alberto finisce sul palo. Ancelotti usa sapientemente i cambi, inserendo prima Diawara per Hamsik, poi Mertens per Insigne, infine Rog per Zielinski. E alla fine può esultare: il ritorno in Italia dopo nove anni comincia con il piede giusto.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 22:59
Torino-Roma 0-1: gol di Dzeko all'89'

Il bosniaco punisce i granata dopo aver colpito due pali.
Legni anche per Kolarov e Rincon. Gol annullato a Iago dal Var
(fuorigioco di Aina) e super occasioni con Belotti e Iago.
Espulso Mazzarri


Messaggio alle prime della classe: la Roma si candida a protagonista per i quartieri alti della Serie A, vincendo una gara difficile in casa del Torino grazie a un’invenzione di Dzeko (che aveva già colpito due legni) proprio allo scadere della ripresa. E la squadra di Mazzarri? Ha molta sostanza e un sicuro avvenire, nel momento in cui Mazzarri (espulso al 36’ della ripresa per avere chiesto con troppa veemenza un rigore per una spinta di Fazio su Iago Falque) potrà contare sugli acquisti che hanno concluso il mercato. Ieri si è vista la sostanza che può garantire Soriano, per Zaza ci sarà tempo. Insomma, se il fine di questa partita era misurare le rispettive ambizioni, i segnali sono incoraggianti per entrambe le squadre.


ASSIST DI KLUIVERT — La squadra di Di Francesco ha il merito di provarci sino alla fine, capitalizzando nel momento più difficile quanto aveva seminato durante la gara. Il Toro non deve dolersi troppo: Iago Falque e Belotti hanno confermato un’eccellente intesa, la difesa garantisce grande qualità, il deb Ola Aina (al posto dell’infortunato De Silvestri) convince. Decisivo, fra i giallorossi, l’innesto di Kluivert, cha ha garantito grande spinta sulla destra, servendo anche l’assist per il gol. La Roma conferma la capacità di partire con il piede giusto in campionato, ma la squadra di Mazzarri la fa soffrire. Di Francesco preferisce Strootman a Cristante in un centrocampo dove in cabina di regia c’è De Rossi con il neo acquisto Pastore, uno degli unici due acquisti estivi (l’altro è Olsen) schierati dall’inizio.


IL FESTIVAL DI PALI — Il Toro parte bene, spinge subito forte, per i dieci minuti iniziali è più propositivo di una Roma più guardinga, ma che inizia a salire ed a spingere forte dal 13’, quando Kolarov apre per Under ed i granata si salvano a fatica. E’ il momento migliore del primo tempo per la squadra di Di Francesco, che colpisce il palo esterno alla destra di Sirigu al 15’ con Kolarov, ed approfitta delle condizioni precarie di De Silvestri, costretto a uscire con un sospetto problema costale in seguito a un duro scontro proprio con Kolarov. I due time-out della partita concessi da Di Bello lasciano intendere che il caldo è davvero intenso e sul finire del primo tempo il ritmo cala vistosamente, anche se Dzeko per due volte sfiora il vantaggio colpendo anche il palo esterno alla destra di Sirigu. La Roma capisce che sulla propria corsia di destra può fare male, e da lì cerca di affondare, pur trovando Moretti sempre attento. Rincon ha un guizzo sul finire della prima frazione: traversa.

"GENOVA GENOVA" — In apertura di ripresa (3’) l’episodio contestato del gol annullato a Iago Falque per fuorigioco di Ola Aina segnalato dalla Var. Di Francesco avanza la posizione di Pastore e inserisce Cristante in mediana, togliendo El Shaarawy, ma la sfida rimane bloccata e il canovaccio sembra lo stesso del primo tempo. Squadre lunghissime, finché dopo il rigore invocato dal Torino, arriva la perla all'89' di Dzeko, che approfitta di un errore di Ola Aina: uno a zero e il Toro sfortunato non si rialza più. Gli uomini di Mazzarri escono fra gli applausi: la gente ha capito, la squadra c’è. Complimenti ai tifosi: il coro "Genova, Genova" della Maratona, ripetuto dalla curva giallorossa, non ha bisogno di commenti.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 23:03
Serie A, Bologna-Spal 0-1: Kurtic da urlo!
Per Inzaghi debutto amaro

Al Dall'Ara, la squadra rossoblù parte con una sconfitta nel derby: nel finale espulso Nagy e palo di Helander.
L'allenatore tornava in A dopo oltre tre anni dall'ultima panchina con il Milan



È amaro il ritorno in Serie A di Filippo Inzaghi: il suo Bologna va k.o. 1-0 in casa al debutto casalingo contro la Spal. Decisiva la rete di Kurtic al 71', una sassata terrificante da trenta metri imprendibile per Skorupki. Nel finale, espulso Nagy e palo di Helander al 94'. L'allenatore rossoblù tornava nel massimo campionato a oltre tre anni di distanza dall'ultima partita sulla panchina del Milan.

PROMOSSI E BOCCIATI — Cattive notizie per i tifosi che speravano di vedere più spettacolo al Dall'Ara dopo l'addio di Donadoni. Rispetto al Bologna della scorsa stagione, la squadra di Inzaghi per ora non mostra grandi novità: stesso calcio pratico e pochi guizzi. E senza l'imprevedibilità di Verdi segnare è ancora più dura. Dei nuovi in campo stasera, bene Danilo (buona personalità) e segnali incoraggianti da Dijks a sinistra; rimandato Santander. Nella Spal, ottimo esordio per Missiroli; meno convincente Petagna.

LA PARTITA — Palacio si prende subito sulle spalle l'attacco rossoblù sfiorando il vantaggio dopo sette minuti con un destro da fuori respinto da Gomis. La conclusione dell'argentino e un destro dalla distanza di Kurtic, prima del riposo, sono le uniche due occasioni che Bologna e Spal producono in un primo tempo dominato dalla noia e dagli errori: 34 le palle perse in totale. La musica non cambia granché nella ripresa. Inzaghi prova a inserire Nagy per Pulgar, senza particolare successo, e alla fine fa la differenza il coraggio di Kurtic. Lo sloveno risolve la partita al 71' con un destro spaventoso dalla distanza imprendibile per Skorupski. A Inzaghi però manca anche un briciolo di fortuna. Perché al 94', con la squadra in dieci per l'espulsione di Nagy, Helander centra il palo in mischia colpendo la palla con un ginocchio. E così per il Bologna arriva la quinta sconfitta consecutiva in campionato, considerando la striscia di quattro k.o. con la quale aveva chiuso la scorsa stagione. Per essere la "rompiscatole della Serie A", come si era augurato alla vigilia Inzaghi, la squadra rossoblù dovrà fare tanta strada.

Valerio Albensi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 23:07
Serie A, Empoli-Cagliari 2-0: Krunic e Caputo stendono i sardi

I toscani festeggiano il ritorno nella massima serie con una vittoria.
Decidono i gol del bosniaco e dell'ex Bari.
Prestazione sottotono dei sardi, pericolosi solo con un palo di Pavoletti



Per l'Empoli di Andreazzoli arrivano i primi preziosissimi 3 punti nel giorno del ritorno in A. Decidono i gol di Krunic nel primo tempo e di Caputo nella ripresa. I toscani rovinano così il debutto di Rolando Maran sulla panchina del Cagliari, dopo quattro stagioni al Chievo. Rossoblù disattenti in fase difensiva e poco decisivi davanti, a parte un palo di Pavoletti nella ripresa. Azzurri padroni del campo per buona parte della partita.

CHE INIZIO — Andreazzoli, al suo ritorno in A dopo l'esperienza sulla panchina della Roma nel 2013, schiera dal primo minuto tre acquisti d'esperienza: Silvestre, Antonelli e Acquah. Per il Cagliari, invece, Maran lancia subito Castro, unico volto nuovo rispetto alla scorsa stagione, pupillo dell'allenatore trentino già ai tempi di Catania. Fuori Bradaric, reduce dalla finale di Mosca e Srna e Joao Pedro ai box per squalifica (entrambi per vicende legate al doping). Padroni di casa scatenati già nei primi minuti del primo tempo, complice un atteggiamento difensivo poco reattivo dei rossoblù. Al 14' Di Lorenzo vede la sovrapposizione di Zajc, che con un tiro-cross insidioso trova sul secondo palo Krunic. Il gioiello bosniaco non sbaglia. Azzurri che vanno addirittura vicini al raddoppio dopo pochi minuti con una volata solitaria in contropiede di un ispiratissimo Zajc, lanciato perfettamente da Acquah, ma il piattone davanti a Cragno è troppo largo. A confermare l'inizio shock dei sardi arriva anche l'infortunio del capitano: al 24' Ceppitelli è costretto a lasciare il campo dopo un contrasto involontario con Caputo. Entra Pisacane. Prima parte di gara che si conclude con un tiro di poco alto sulla traversa di Zajc.

RADDOPPIO — Stesso copione nella ripresa: è l'Empoli a fare la partita. E da un taglio in area di Caputo, servito prontamente dall'assist del solito Zajc, al 52' arriva il raddoppio degli azzurri. L'ex Bari sfiora la doppietta poco dopo, spizzando di testa sul secondo palo a Cragno battuto. Fuori di nulla. Al 62' reazione dei rossoblù con un gran tiro di Pavoletti. Terraciano immobile, ma la palla finisce sul palo. Maran prova a cambiare il tandem d'attacco: fuori Farias, dentro Sau. Ma gli isolani non riescono a creare nulla che possa impensierire il portiere azzurro e nel finale è ancora l'Empoli a sfiorare il gol.

TABÙ — Con la sconfitta di oggi continua la maledizione del Cagliari al Castellani: i rossoblù hanno perso sei dei sette precedenti in casa dei toscani, vincendo solo una volta per 4-0 nell'ottobre 2014. A quei tempi c'erano Zeman e Sarri in panchina.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 23:10
Parma-Udinese 2-2: gol di Inglese, Barillà, De Paul e Fofana

I gialloblù, avanti di due gol, si illudono di vincere la
partita ma la squadra di Velázquez riacciuffa il match in pochi minuti.
Buono il debutto dell'ex Napoli



Dall'esaltazione alla delusione per un pareggio che ha quasi il sapore della sconfitta. Il Parma, per 65', è padrone del match che le fa riassaporare la serie A. Poi il black out e la rimonta dell'Udinese che fissa il punteggio dello stadio Ennio Tardini sul 2-2. Apre le marcature Roberto Inglese: al 43' si libera di Nuytinck con un doppio dribbling e segna in diagonale. Nella ripresa è Barillà a raddoppiare, sfruttando una corta respinta dell'estremo difensore friulano e depositando il pallone in rete (14'). Gli ospiti si scuotono e rientrano prepotentemente in partita: in quattro minuti accorciano le distanze grazie a un rigore messo a segno da De Paul (20') e pareggiano con Fofana (24').


DI GAUDIO SHOW — Primo tempo frizzante con i crociati in pressing continuo sui portatori di palla avversari. D'Aversa tiene alto il baricentro della squadra, esponendosi però alle ripartenze avversarie. Ed è proprio in contropiede che i friulani costruiscono la palla gol principale della loro frazione iniziale: tre attaccanti bianconeri contro due difensori crociati ma Machis tenta l'azione personale e l'opportunità sfuma (20'). In precedenza erano stati gli emiliani ad andare vicini al vantaggio in due occasioni. Bravo Scuffet sulla prima (deviazione su tiro di Di Gaudio al 10'), impreciso l'esterno ex Carpi sulla seconda (tiro al volo su assist di Siligardi al 14'). Ancora Parma poco dopo la mezz'ora: decisivo De Paul che anticipa Siligardi e salva sulla linea di porta (filtrante ancora di Di Gaudio). A due minuti dal duplice fischio dell'arbitro arriva la prodezza del centravanti emiliano che sblocca il risultato.

CUORE FRIULANO — Dieci minuti di fuoco, tra il 14' e il 24', cambiano l'umore e gli stati d'animo di giocatori e tifosi: il 2-0 dei padroni di casa sembra indirizzare il match verso un successo del Parma. Un rigore decretato grazie all'ausilio della VAR (mani di Grassi in area) e realizzato da De Paul, rivitalizza gli ospiti. Tocca a Fofana completare la rimonta su assist di Samir. E nel finale gli ospiti potrebbero trovare anche il gol della vittoria, ancora con Fofana: decisivo Gagliolo con un doppio intervento a Sepe battuto.

Pietro Razzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 23:14
Sassuolo-Inter 1-0:
gol su rigore di Berardi,
deludono Lautaro e Icardi

Esordio vincente per De Zerbi in campionato.
Male la squadra di Spalletti. Palo di un ottimo Boateng


Anno nuovo, vecchi problemi. L'Inter stecca la prima perdendo 1-0 in casa di un Sassuolo più in palla, più quadrato, più ordinato. Ma al di là del risultato (1-0) è la poca lucidità offensiva a colpire. Tolta una clamorosa occasione sprecata da Icardi (alto da pochi passi) l'unica parata di Consigli arriva al 90', quando il portiere del Sassuolo si supera per dire di no a De Vrij. Male Lautaro, malissimo Dalbert. Decide un rigore di Berardi che con De Zerbi può tornare a essere decisivo come ai tempi di Eusebio Di Francesco.

SASSUOLO SPRINT — Ti aspetti un avvio a tinte nerazzurre, e invece è il Sassuolo che prende subito in mano il pallino del gioco. Fraseggio nello stretto, fitti triangoli in mezzo al campo, uscita dalla difesa con personalità: la mano di De Zerbi è già evidente. Al 4' Boateng – da falso nove – trova di esterno un bel corridoio per Bourabia, che a tu per tu con Handanovic preferisce la conclusione rasoterra al servizio al centro per Berardi, trovando il riflesso di piede del portiere interista. Il primo squillo nerazzurro arriva con un destro debole da fuori di capitan Icardi (14'). Poi al 21' l’Inter sfiora il vantaggio: Lautaro batte veloce una punizione nella sua metà campo pescando Asamoah, il ghanese in verticale trova Icardi che salta Ferrari in velocità ma sul diagonale Consigli si rifugia in angolo. Il Sassuolo passa al 27': break di Di Francesco che fa venti metri palla al piede, finta il tiro dal limite e poi una volta in area viene messo giù da Miranda. Dal dischetto Berardi calcia centrale, Handanovic tocca ma non riesce a salvare. La reazione dell'Inter sta tutta in una conclusione di Icardi – ancora da fuori – di poco a lato e in una protesta per una spintarella di Magnanelli su Asamoah che Mariani però non reputa da rigore.

POCHE IDEE — Spalletti lascia negli spogliatoi Dalbert, abbassando Asamoah a terzino e inserendo alto Perisic, che dopo appena due minuti ha subito una grossa occasione ma spara alto al volo in girata. Poi è l'altro croato Brozovic (12') a provare dalla distanza, senza inquadrare la porta. Il Sassuolo cala d'intensità e allora l'Inter inizia a trovare prateria da attaccare. Al 15' ripartenza Vecino-Politano, con l'ex di turno che si accentra e calcia a giro, ma la conclusione è larga di poco. La fatica inizia a farsi sentire: squadre più lunghe e capovolgimenti di fronte frequenti. Magnanelli è il faro neroverde, da lui passa ogni trama offensiva. E Boateng è bravissimo nel giocare di fisico e creare gli spazi per gli esterni. Al 20' proprio una girata volante dell'ex Milan – su cross di Lirola – finisce sul palo esterno. Sul capovolgimento di fronte Perisic trova bene Icardi che da pochi passi spara incredibilmente alto. La verve dell'Inter si spegne però col passare dei minuti: al 40' Politano sfrutta male una sponda di Icardi, calciando debolmente a lato. Spalletti le prova tutte e chiude con Politano, Keita, Karamoh e Perisic in appoggio a Icardi. Ma l'occasionissima arriva al 90' con un colpo di testa di De Vrij, con Consigli straordinario a murare di istinto. Finisce così, tra la delusione del popolo nerazzurro e la gioia di De Zerbi: con lui il Sassuolo può tornare a stupire.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 19 agosto 2018 23:17
A causa della tragedia del ponte crollato a Genova alla vigilia di ferragosto le partite delle squadre liguri della prima di Serie A sono state rinviate:
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018:
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018.
binariomorto
00lunedì 20 agosto 2018 23:32
Atalanta-Frosinone 4-0:
doppietta di Gomez, gol di Hateboer e Pasalic

Due reti e due assist per il Papu nel facile successo dei nerazzurri.
Per i ciociari solo un palo di Ciano



L'Atalanta travolge senza fatica il neopromosso Frosinone e parte subito con 3 punti nella Serie A 2018-19. Il 4-0 finale rispecchia la differenza vista in campo, specialmente nella ripresa. A segno ancora il Papu Gomez (doppietta, è già a quota 4 in stagione), Hateboer (finalmente a suo agio anche in zona gol) e Pasalic (prima rete in nerazzurro). Poca cosa il Frosinone, appeso solo ai lampi di Ciano, all'esordio in Serie A. Lui si è salvato, gli altri proprio no, primo fra tutti l'impalpabile compagno di reparto Perica.

AVVIO — I primi dieci minuti sono una sinfonia nerazzurra, con il Frosinone frastornato. Solito spartito, con Freuler a dettare i tempi, il Papu a dare fantasia, Pasalic nel ruolo che fu di Cristante, gli esterni sempre alti e Toloi pronto a inserirsi in avanti con percussioni fragorose. Ma proprio quando ti chiedi come può la squadra di Longo pretendere di salvarsi in questa Serie A, ecco che Molinaro verticalizza per Ciano e il folletto dei ciociari coglie il palo a Gollini battuto, dopo aver lavorato alla grande una palla sporca. Un brivido che scuote l'Atalanta. Per fortuna di Gasp, al 14' ci pensa il Papu: solito sganciamento offensivo di Toloi, palla a Gomez che con un tocco morbido supera l'ex Sportiello in uscita. Gara in discesa. I nerazzurri potrebbero ucciderla poco dopo, ma Sportiello mura due volte Gosens e stoppa Barrow lanciato a rete. Imprecisioni che potrebbero costare caro quando, poco prima dell'intervallo, Masiello stende Perica al limite dell'area: lo specialista Ciano col sinistro calcia fuori di pochi centimetri la punizione seguente.

RIPRESA — Passata la paura, l'Atalanta ricomincia a macinare e al 3' del secondo tempo raccoglie i frutti. Il Papu dalla sinistra pennella per Hateboer che al volo buca Sportiello. Secondo gol stagionale per l'esterno destro, che in un anno e mezzo a Bergamo non aveva mai segnato. Che abbia finalmente raccolto l'eredità di Conti? Il 2-0 deprime il Frosinone, mentre Gasperini si gioca anche la carta Duvan Zapata al posto di Barrow. Il 3-0 è nell'aria e arriva dopo un'altra giocata di Gomez, che stavolta pesca in area Pasalic, per cui è un gioco da ragazzi infilare Sportiello. È da poco passato il quarto d'ora e la partita è in ghiaccio. Anche perché gli ospiti depongono anzitempo le armi, nonostante l'ingresso di Soddimo, Pinamonti e Matarese. In pieno recupero arriva anche il quarto gol, ancora con il Papu Gomez (destro da fuori leggermente deviato). L'Atalanta festeggia e dà l'impressione di poter continuare nel ciclo aperto due anni fa, per il Frosinone si prospetta un'annata di sofferenza. Ma in fondo si sapevano già entrambe le cose...

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 20 agosto 2018 23:35
SERIE A 2018/2019 1ª Giornata (1ª di Andata)

18/08/2018
Chievo - Juventus 2-3
Lazio - Napoli 1-2
19/08/2018
Torino - Roma 0-1
Bologna - Spal 0-1
Empoli - Cagliari 2-0
Parma - Udinese 2-2
Sassuolo - Inter 1-0
20/08/2018
Atalanta - Frosinone 4-0

Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018

Classifica
1) Atalanta, Empoli, Juventus, Napoli, Roma, Spal e Sassuolo punti 3;
8) Parma e Udinese punti 1;
10) Fiorentina(*), Genoa(*), Milan(*), Sampdoria(*), Chievo, Lazio, Bologna, Inter, Torino, Cagliari e Frosinone punti 0.

(*) Una partita in meno.
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018 (per la tragedia di Genova).
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 00:11
Juventus-Lazio 2-0: in gol Pjanic e Mandzukic.
Ronaldo ancora a secco

I bianconeri vincono la prima della stagione allo Stadium
grazie ad una perla del bosniaco e ad un gol del croato.
Cristiano Ronaldo cerca ancora il primo gol in Serie A



Miralem Pjanic è molto appassionato di basket Nba. Lo abbiamo visto nella recente tournée americana, quando mise a suo modo un alley-oop sulla testa di Kenneth Faried. Più che un lungo atletico, il bosniaco però ricorda Steph Curry, per la facilità con cui imbuca tiri da distanze siderali. Grazie al talento balistico del suo regista fresco di rinnovo, la Juve sblocca la partita con la Lazio. Poi ci pensa Mandzukic a 15’ dalla fine a chiudere i conti per un 2-0 non scintillante ma limpido.

LA JUVE VINCE PERCHE’… — Anche al 50/60% del suo potenziale, resta troppo superiore ai biancocelesti. Le bastano alcune fiammate per fare la differenza. Quella del primo tempo è griffata da Bernardeschi, che gioca 45’ da protagonista, e da Matuidi, una belva assetata di palloni da recuperare alla prima partita stagionale. E poi ci sono i colpi dei campioni, come quello di Pjanic, un esterno destro stupendo per esecuzione, a scavare il solco con avversari anche di buon livello come la Lazio. Così, anche nella giornata in cui davanti manca un po’ di qualità nell’ultima giocata, i bianconeri non danno mai l’impressione di soffrire troppo. Allegri sorride anche per una certa solidità difensiva. Bonucci, fischiato all’inizio dalla curva Sud e applaudito dal resto dello Stadium, gioca una partita molto solida accanto a un Chiellini perfetto e si fa notare per un paio di aperture delle sue. Promosso, come un Cancelo che quando perfezionerà le scelte diventerà devastante a destra.

LA LAZIO PERDE PERCHE’ — Riesce ad arrivare con poca continuità dalle parti di Szczesny, peraltro molto attento in un’uscita di piede nel primo tempo. Immobile è servito poco e male: la doppietta dell’anno scorso con cui ribaltò la Juve in 7’ non viene lontanamente ripetuta. Luis Alberto lascia il segno solo col destro che sfiora l’1-1, Milnkovic-Savic non è ancora al top. Bene Wallace dietro, al di là della respinta un po’ sfortunata sul gol di Pjanic. Ma manca qualcosa anche nella costruzione, apparsa troppo lenta. In questo senso potrebbe aiutare l’incremento dei minuti per Correa, entrato bene a gara in corso.

RONALDO — Zero gol in 180’. La normalità per molti, non per lui. CR7 gioca un primo tempo al di sotto dei suoi standard, in cui si fa però notare avviando l’azione del gol e in un profondo ripiegamento su Marusic. Stavolta parte da sinistra, pronto a scambiarsi la posizione con Mandzukic. Cristiano sale molto nella ripresa. Strakosha fa un capolavoro per negargli il gol dopo la preparazione su Marusic da vero Pallone d’oro. Si capisce che, come Allegri disse a Verona, era destino che non segnasse nemmeno oggi, quando dopo l’azione Douglas-Cancelo si fa rimpallare addosso il pallone del 2-0, ribadito in rete da un Mandzukic che torna ad annusare da vicino la porta. Cristiano ora punta Parma per la sua prima esultanza italiana. Per ora mancano i suoi gol, non la Juve.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 00:16
Serie A, Napoli-Milan 3-2:
favoloso Zielinski, Ancelotti "ribalta" Gattuso

Nell'altro anticipo del sabato, quanti rimpianti per i rossoneri, avanti con Bonaventura e Calabria.
La doppietta del centrocampista polacco nella ripresa pareggia il conto, poi Mertens firma il sorpasso



Se la storiella dell’allievo e del maestro è stata la più abusata in settimana, un motivo ci sarà pure. Mai dare per morto il maestro. Ne sa qualcosa Gattuso, che ha assistito impotente alla risurrezione di Ancelotti in meno di un tempo: da 0-2 a 3-2. Il Milan manda in malora una vittoria che aveva tutte le possibilità di condurre in porto e si mangia mani e avambracci: sprecare un doppio vantaggio contro un avversario che non stava dando cenni di vita è un delitto. Il Napoli però, a parte il lunghissimo blackout della prima frazione e dei primi minuti della ripresa, merita un applauso: è l’ennesima prova che nel calcio vale la pena crederci fino alla fine.


lE SCELTE — Rispetto alla sfida con la Lazio, Ancelotti ha cambiato soltanto il portiere. Ballottaggio era, e ballottaggio è stato fino all’ultimo: l’ha spuntata Ospina, scelta che porta a pensare come nella testa di Carletto le gerarchie fra i pali abbiano ormai preso forma. Il resto è stata la fotocopia della squadra che ha sbancato l’Olimpico, con attacco affidato ai tre tenori Callejon-Milik-Insigne e Mertens riservista deluxe pronto all’impiego. Il Milan alla fine è stato molto più vecchio che nuovo: l’unica faccia diversa rispetto alla scorsa stagione era Higuain – massacrato di fischi e insulti dal suo ex pubblico come da copione -, affiancato da Suso e da Borini, con Bonaventura nella posizione canonica in mediana. Gattuso ha preferito puntare su meccanismi e gambe conosciute, rinviando il debutto dal primo minuto di Bakayoko.


DIFFERENZE — Al fischio d’inizio la grande differenza fra le due squadre era molto semplice: il Napoli si era già esibito una volta, a Roma, conquistando tre punti pesantissimi al termine di una prova opaca per la prima mezzora e molto più convincente dopo. Ci può stare, quando cambia un allenatore. Il Milan invece era un’incognita più o meno totale. Più che negli interpreti, soprattutto nelle condizioni atletiche e nei risultati del lavoro tattico di Gattuso, che quest’ anno ha potuto iniziare a spiegare il suo calcio da luglio. Una differenza sostanziale rispetto alla scora stagione. Ebbene, il Napoli ha ripetuto lo spartito di Roma: lento, quindi piuttosto prevedibile, e poco aggressivo quando la palla gravitava nei dintorni della porta di Donnarumma. Il grosso problema è stato che all’Olimpico a un certo punto la luce si è accesa. Stavolta la prima frazione è filata via così, senza un vero strappo, se non un paio di fiammate frutto di lampi isolati e non di una vera e propria pressione. Il Milan ovviamente ha ringraziato sentitamente, ma sarebbe ingiusto e riduttivo segnalare soltanto i demeriti azzurri: il lavoro di Gattuso si vede eccome. Sia nelle uscite da situazioni di disagio – i rossoneri hanno perso diversi palloni, ma per errori tecnici e non tattici -, sia nello sviluppo del gioco. L’azione del gol, per esempio, è stata magnifica nell’efficacia: lancio teso di Suso dall’altra parte del campo per Borini, sponda di testa per Bonaventura e tiro secco e centrale da dentro l’area su cui Ospina probabilmente era mal piazzato. Una manovra avvolgente e fluida che i rossoneri sono riusciti a portare a conclusione più di una volta. Altre segnalazioni di cronaca spicciola: un cross al veleno in area piccola di Bonaventura su cui non è arrivato nessuno e un tiro al volo di Callejon fuori di un soffio.

CHE RIMONTA! — Nella ripresa il Milan ha dato l’impressione di mettere la pietra tombale sulla sfida, quando dopo quattro minuti Calabria, servito da Suso sulla corsa, ha infilato Ospina – anche in questo caso non molto reattivo – con un diagonale rasoterra sul palo lontano. Un’impressione dovuta alla mancanza di reazione azzurra. A rimettere in gioco il Napoli ci ha pensato Zielinski, su gentile omaggio di Biglia, che ha perso un pallone sanguinoso in mediana (il quarto di una serata da dimenticare), permettendo al polacco di prendere la mira e superare Donnarumma. Era la scossa che il Napoli stava aspettando, perché da lì in avanti il Milan ha continuato a perdere metri e l’ingresso di Mertens per Hamsik, con passaggio al 4-2-3-1 ha completato l’opera. ZielinskI ha concluso la serata da protagonista al 22’ con il tiro al volo che ha portato gli azzurri al pareggio, e a quel punto – a parte una fiammata di Higuain, servito pochissimo nell’arco di tutto il match – il Milan non è più stato in grado di opporre resistenza. Il gol della vittoria è arrivato da Mertens su un cross di Allan che ha tagliato tutta l’area rossonera mettendo fuori causa anche Donnarumma. San Paolo in festa, Milan sotto shock: restare in vantaggio per un tempo e mezzo e tornare a casa senza un punto è una lezione durissima.

Marco Pasotto

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:13
Serie A, Spal-Parma: 1-0.
Decide un super-gol di Antenucci

Gli uomini di Semplici vincono il derby emiliano e raggiungono Juventus e Napoli a 6 punti.
Gol-partita dell'ex Leeds all'inizio di ripresa. Nei ducali esordio di Gervinho



Il derby emiliano, inedito sui campi della serie A, va alla Spal. Con i 3 punti del Dall'Ara (al Mazza stanno proseguendo i lavori di restyling), Semplici raggiunge Allegri e Ancelotti a punteggio pieno. Il merito è tutto di Antenucci che all'inizio della ripresa si inventa un gol capolavoro, spiazzando Sepe con un gran tiro al volo all'incrocio. Nel Parma fa l'esordio Gervinho negli ultimi 20 minuti di gara. L'ivoriano è protagonista del forcing finale dei crociati, che sfiorano la rete con Ceravolo nei minuti di recupero.

INIZIO A RILENTO — Semplici schiera lo stesso undici che nella prima giornata ha espugnato proprio il Dall'Ara contro i "veri" padroni di casa bolognesi. Confermato il tandem Petagna-Antenucci davanti. Il Parma si presenta ancora una volta incerottato e ricco di incertezze. Dei 4 esterni destri d'attacco solo Alessio Da Cruz è disponibile dal primo minuto: Gervinho non ha ancora i novanta minuti nelle gambe, Ciciretti e Biabiany sono fermi ai box, Siligardi è stato escluso dalla lista per esigenze di rosa. D'Aversa affida l'attacco a Di Gaudio e Inglese, oltre che al giovane olandese. Primo tempo che viene archiviato senza grandi emozioni. Dopo un inizio di personalità degli scudati, la Spal alza il baricentro, con Missiroli che al 18' mette in pericolo la porta di Sepe con un'incornata poco angolata. Unica vera occasione della prima metà di gioco, che si conclude tra noia e ritmi lenti.

GOL DA CINETECA — La ripresa si apre con il capolavoro di Antenucci: al 49' cross dalla destra di Lazzari, l'ex Leeds si gira e la piazza all'incrocio alle spalle di Sepe. La difesa del Parma gli concede tanto spazio, ma il gesto è fantastico: spalle alla porta e palla nel sette. Meraviglia! D'Aversa prova a spronare i suoi, inserendo Ceravolo prima e Gervinho poi, ma il calo atletico degli scudati, riscontrato anche nella ripresa contro l'Udinese, si fa sentire. Nel finale l'ivoriano si carica la squadra sulle spalle, tentando il disperato forcing finale: al 90' mette dentro un cross basso che va sul secondo palo. Gomis non ci arriva, Da Cruz la sfiora e Ceravolo non trova la deviazione vincente: il Parma trova l'occasione più importante della partita proprio nel recupero. Troppo tardi per raddrizzarla.

STORIA DEL CALCIO — La Spal si aggiudica così il primo derby di A con il Parma. L'ultima sfida emiliana si era disputata 32 anni. Nella stagione 1985/1986 la Serie C mise di fronte due allenatori che avrebbero fatto la storia del nostro calcio: Giovanni Galeone sulla panchina dei ferraresi e Arrigo Sacchi su quella dei crociati. Un'era calcistica fa.

Matteo Zorzoli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:17
Serie A, Cagliari-Sassuolo 2-2:
doppio Pavoletti, Boateng pareggia al 98'

Tante emozioni e quattro gol alla Sardegna Arena.
L'attaccante sardo è incontenibile di testa, ma l'ex Milan salva i
neroverdi in dieci con un rigore contestato in extremis



Un Pavoletti incontenibile di testa, ma il Sassuolo si salva al 98’ contro il Cagliari. Boateng alla Sardegna Arena fissa il 2-2 finale al termine d’una partita divertente, combattuta e chiusa con una coda polemica per via del penalty concesso agli ospiti in extremis, dopo un consulto tramite la Var. L’ex attaccante del Genoa stava per siglare il primo successo della gestione Maran, grazie a due colpi di testa d’autore che però non hanno tramortito i neroverdi di De Zerbi, capaci di riacciuffare gli avversari due volte. C'è da giurare che quel rigore concesso quasi fuori tempo massimo farà discutere.

LE FORMAZIONI – Rispetto alla sconfitta di Empoli il tecnico Maran apporta alcune modifiche al suo undici. Debuttano dal 1’ Klavan e Srna in difesa, sull’out sinistro Padoin è preferito a Lykogiannis mentre a centrocampo Dessena sfila la maglia da titolare a Castro. In attacco Ionita agisce a supporto di Sau e Pavoletti. Cambia qualcosa anche De Zerbi, la difesa diventa a tre con l’innesto di Marlon, a centrocampo c’è Locatelli (e non Magnanelli), solo conferme in attacco dove Boateng resta il falso nove assieme a Berardi e Di Francesco.

PRIMO TEMPO – Avvio subito frizzante, le squadre si sfidano a viso aperto e dopo 9’, al termine di una bella giocata nello stretto, Sensi si ritrova solo davanti alla porta sull’imbeccata di Locatelli che sorprende la difesa di casa. La conclusione è poco angolata e Cragno si salva in due tempi. Passa un minuto e la gara si sblocca: Padoin rientra e crossa dalla sinistra, Pavoletti sovrasta Ferrari e s’avventa sul pallone spedendolo in fondo alla rete. I sardi avrebbero anche l’occasione per raddoppiare al 14’, ma Sau perde l’attimo giusto in ripartenza e viene recuperato da Marlon. Il Sassuolo non si scompone e prova a reagire con lunghe trame palla a terra, su una di queste Boateng conclude alto al volo, su un’altra i neroverdi protestano per un braccio in area di Cigarini. Ma le occasioni più nitide continuano a capitare ai padroni di casa, al 40’ Pavoletti svetta di testa sul corner battuto da Cigarini e sfiora il palo più lontano, al 45’ nasce un contropiede pericoloso, ma Dessena si coordina male e spedisce altissimo da buona posizione.


SECONDO TEMPO – Alla prima vera occasione della ripresa arriva il pari del Sassuolo. Sensi s’inventa un lancio telecomandato da centrocampo e imbecca Berardi, lesto a partire sul filo del fuorigioco: Klavan può solo inseguire, l’attaccante italiano con estrema freddezza supera Cragno e trova il suo 49° gol in serie A. La sfida resta accesa, in mischia al 63’ Sau non trova il guizzo da posizione ravvicinata, ma poco dopo ci pensa ancora Pavoletti. L’ariete sardo è letteralmente incontenibile nelle sfide aeree, sul calcio d’angolo battuto da Bradaric batte sia Magnani sia Marlon e gonfia la rete. De Zerbi prova a correre ai ripari inserendo Babacar al posto di Lirola, Berardi ci prova su punizione andando poco lontano dal bersaglio, ma la situazione si complica ancor di più quando Marlon finisce anzitempo sotto la doccia. Si disinteressa del pallone, colpisce Padoin e il secondo giallo è sacrosanto. Nel finale da segnalare anche la lunga interruzione per il brutto colpo ricevuto da Ionita, che resta a terra privo di sensi per qualche secondo ed è costretto a uscire in barella. Sette minuti di recupero, al 98’ il colpo di scena. Barella si oppone a un tiro con il braccio di poco largo e costringe l’arbitro a rivedere l’episodio al monitor, assegnando poi il penalty al Sassuolo: dal dischetto Boateng è freddissimo, inchiodando il risultato sul 2-2 finale.

Giorgio Coluccia

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:24
Fiorentina-Chievo 6-1,
apre le danze un super-gol di Milenkovic:
primi tre punti per Pioli

La Fiorentina passeggia al Franchi e segna sei gol al Chievo.
La squadra di D'Anna non è mai realmente entrata in partita



La Fiorentina parte in sesta stritolando il Chievo grazie ad una bella prestazione di squadra. Impreziosita dalle giocate di uno straordinario Gerson e dai guizzi di Benassi e Chiesa. Niente da fare per il Chievo, sommerso da sei reti, ed ancora fermo a zero punti. Capace di restare in partita solo fino al secondo gol viola. Confermato il tridente della Fiorentina con Chiesa, Simeone ed Eysseric. In mezzo al posto dello squalificato Veretout gioca Fernandes. Nel Chievo non c'è Cacciatore (al suo posto Jaroszynski) mentre davanti sono confermati Stepinski e Giaccherini, i due marcatori contro la Juventus, oltre al rientrante Birsa. Parte meglio la Fiorentina con Benassi molto ispirato due volte al tiro. Al minuto numero otto i viola passano: Milenkovic sovrasta Giaccherini ai 25 metri, poi fa partire un destro potentissimo che si insacca all'incrocio dei pali. Primo gol in Serie A per il serbo.

ESORDIO CON GOL — Tre minuti più tardi Stepinski di testa si mangia il pari su cross perfetto di De Paoli. Poi è Birsa a testare i riflessi di Lafont che respinge come può. Per ritrovare la Fiorentina si deve attendere il minuto numero 36' con Chiesa che si vede respingere da un difensore il sinistro a botta sicura da centro area. Tre minuti dopo Seculin è strepitoso a salvare con il piede destro la conclusione ravvicinata di Simeone. Sul corner seguente Seculin salva nuovamente sull'argentino ma non può niente sul tocco di Gerson ad un metro dalla porta. 2-0. SENZA STORIA All'intervallo D'Anna cambia, fuori Hetemaj e dentro Obi. Un minuto della ripresa e la Fiorentina passa ancora con Benassi, bravo a girare di testa un cross dalla fascia di Simeone. Anche Pioli comincia a dar minuti alla propria panchina inserendo Norgaard per Fernandes. La contesa si chiude sostanzialmente qui anche se il Chievo prova ad accorciare le distanze e di emozioni ce ne saranno ancora tante. In contropiede è Chiesa ad andare vicino al quarto gol calciando alto da pochi passi. L'attaccante della Nazionale non fallisce però qualche minuto più tardi servito da uno straordinario Gerson, il migliore in campo, superando Seculin in allungo. Pioli concede la passerella proprio a Gerson e Chiesa, facendo esordire Pjaca ed inserendo Dabo.

NEL NOME DI DAVIDE — Al 75' il Chievo accorcia con Tomovic, bravo di testa su corner ad anticipare Pezzella e mettere dentro. L'ex viola esulta indicando il numero 13 con le dita, in ricordo di Davide Astori, venendo applaudito da tutto il Franchi. Al 90' Benassi impreziosisce la propria superba gara con il quinto sigillo viola prima che il Cholito nel recupero trovi la gioia personale, davanti al padre seduto in tribuna, chiudendo i conti per il 6-1 finale. Stravince quindi la Viola, crolla il Chievo che dovrà resettare morale e prestazione dopo la serataccia del Franchi. A proposito di Franchi. Domenica prossima la Fiorentina giocherà ancora in casa: alle 18 arriva l'Udinese.



Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:27
Serie A, Frosinone-Bologna 0-0.
Inzaghi senza gol, Longo lo imbriglia

Sul neutro di Torino prevale il tatticismo.
I rossoblu giocano meglio nel primo tempo e sprecano con Dzemaili.
Nella ripresa meglio i ciociari, vicini alla vittoria con Chibsah



Nessuno squillo risuona nello Stadio Olimpico Grande Torino. Il tempio della fede granata, in quest’occasione scelto per fare le veci dello squalificato Benito Stirpe di Frosinone, resta senza spettatori e gol. Merito del tatticismo impregnante che avvolge la gara e, lentamente, la anestetizza, impedendo a Frosinone e Bologna di inventarsi il guizzo vincente. Le due squadre smuovono le proprie posizioni in classifica, compiendo un piccolo passo in avanti, senza però togliere in alcun modo i dubbi esistente già nel pre campionato.

LA CHIAVE TATTICA — Non ci sono grosse novità rispetto ai due incontri precedenti nei rispettivi schieramenti. Nel Frosinone, Brighenti prende il posto di Goldaniga, e c’è la novità Crisetig, rimpiazzando così Maiello, poi subentrato al posto dell’infortunato Hallfredsson dopo 10 minuti. Il Bologna cambia solamente l’acciaccato Palacio con Falcinelli. Stesso schema per Longo ed Inzaghi. Cambiano le filosofie dei due 3-5-2. Più conservativo e ragionato nel possesso palla dell’undici ciociaro, caratterizzato dalla cortezza della distanza tra difesa e centrocampo. Più offensiva e spigliata la formazione rossoblu, con Super Pippo a predicare continuamente velocità e verticalizzazione.

SPUNTO ROSSOBLU — I ragazzi dell'ex Milan sembrano assecondare inizialmente il proprio allenatore, uscendo dai blocchi di partenza con maggiore convinzione. Santander, scelto al posto di Destro nel tandem offensivo con Falcinelli, agisce da boa dell’attacco e crea spunti e sponde per i compagni, che sovrastano gli avversari nel gioco sulle fasce e a centrocampo. Il pressing avanzato è l’arma vincente della banda di Inzaghi. Al 16’, infatti, il forcing dei felsinei permette la ripartenza fulminea e mette Dzemaili davanti a Sportiello, ma lo svizzero sparacchia addosso al portiere gialloblu. Ben più complicato è l’intervento dell’estremo difensore sulla bordata di Poli sul primo palo al 32’. Il miracolo scuote il Frosinone, che si fa vedere in avanti con una conclusione di Perica, smorzato in angolo. I ciociari controllano la gara nell’ultimo quarto d’ora, senza mai pungere realmente.

GRINTA CIOCIARA — Nella ripresa, il Bologna tenta nuovamente di imporre il proprio gioco, ma, eccezion fatta di un paio di inserimenti dell’esterno Dijks e per una staffilata di Pulgar dalla distanza ribattuto sulla riga di porta, non impensierisce il portiere avversario. I ragazzi di Longo aumentano il numero di giri e controllano la partita. Manca la fantasia per inventarsi la giocata vincente. Così le vere occasioni si materializzano solamente in contropiede, quando gli improvvisi cambi di fascia dei ciociari mandano in tilt la retroguardia rossoblu. Il più animato è Chibsah, che propizia svariati tentativi di ripartenza. Suo è l’assist smarcante per Ciano, ma l’attaccante del Frosinone spara altissimo sopra la porta di Skorupski. Tuttavia, il ghanese deve rammaricarsi per le due palle gol sciupate tra il 69’ ed il 76’. Nel primo caso, impatta malamente sul cross di Zampano, mentre nella seconda occasione non si presenta puntuale all’appuntamento con il passaggio perfetto del neo entrato Joel Campbell e sfiora il vantaggio. Più passano i minuti e più si consolida l’idea di un pareggio che, in fondo, non scontenta le due formazioni. Così è: pari e patta tra Longo e Inzaghi. Appuntamento alla prima vittoria rimandato, forse, alla prossima gara.

Federico Mariani

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:31
Serie A, Genoa-Empoli 2-1: Piatek-Kouamé, poi Mraz.
Buona la prima per Ballardini

I rossoblù liquidano la pratica toscana con il primo sigillo in A dell'attaccante polacco.
Il secondo gol arriva dall'ex Cittadella...



Nella notte del ricordo dei morti del ponte Morandi, di un minuto di silenzio vero e carico di tristezza ancora attonita prima della partita e uno lunghissimo di applausi di tutto lo stadio quando è scoccato il minuto 43, dei 43 minuti di sospensione del tifo rossoblù in omaggio al numero delle vittime del 14 agosto, delle maglie del Genoa listate a lutto e degli striscioni rovesciati, in un’atmosfera ancora un po’ irreale per una partita di calcio, il calcio a Genova è andato avanti fra i brividi. E il Genoa, sotto gli occhi del presidente Preziosi tornato a Marassi dopo un anno e mezzo di assenza, ha debuttato in campionato con una vittoria firmata dalla coppia Piatek-Kouame: un successo figlio di un primo tempo quasi perfetto e una ripresa più votata al controllo di un Empoli molto diverso, perlomeno nei primi 45’, da quello del debutto in campionato. La squadra di Andreazzoli si è ritrovata troppo tardi e ha meritato la prima sconfitta (in campionato) del 2018, visto che l’ultima risaliva al novembre dell’anno scorso.

LE SCELTE — Ballardini per la prima ha confermato il 3-4-1-2 già scelto in Coppa Italia, con Pandev alle spalle della coppia Piatek-Kouamé: rinviato l’esperimento del doppio centravanti, visto il forfeit in extremis di Favilli. Anche Andreazzoli non ha cambiato squadra che ha vinto (alla prima di campionato contro il Cagliari): ancora Rasmussen al centro della difesa al fianco di Silvestre che sente aria di derby, Antonelli sulla fascia sinistra, Krunic-Acquah coppia di mezzali e Zajc trequartista puro dietro Caputo e La Gumina.

PRIMO TEMPO — Al Genoa sono bastati 18’ e due assist dell’ispiratissimo (e liberissimo) Criscito per mettersi in discesa la partita: dopo 6’ cross dalla sinistra per la prima sentenza in campionato (dopo le quattro in Coppa Italia) di Piatek che ha approfittato di un malinteso fra Rasmussen, più colpevole, e Antonelli per spezzare l’equilibrio con un piattone destro; dopo 18’ passaggio in profondità per Kouamé, che ha giustiziato Terracciano con un diagonale sinistro al bacio. Ma anche dopo il doppio vantaggio, il Genoa non si è limitato a gestire: ha sfiorato il 3-0 con un pallonetto di Spolli, ma soprattutto ha continuato a intasare qualunque spazio all’Empoli e a ripartire, con i tempi dettati da un Pandev inesauribile nelle due fasi, non a caso migliore dei suoi prima di uscire. Così la squadra di Andreazzoli ha continuato a soffrire e ad andare a sbattere contro la compattezza del muro difensivo rossoblù, nonostante i tentativi di spezzare quella ragnatela di Zajc, l’unico davvero pericoloso: non solo al 12’, quando con una punizione al veleno aveva sfiorato l’1-1 colpendo l’incrocio dei pali.

SECONDO TEMPO — L'Empoli nella ripresa ha cambiato se non altro l’approccio, se non la pericolosità, e si è capito già dopo 6’ quando Marchetti, su tiro di Zajc con deviazione al veleno di Spolli, si è dovuto salvare con una prodezza. Lette le difficoltà della sua squadra, Ballardini ha rinunciato a Pandev rinforzando il centrocampo con Mazzitelli e un 3-5-2 puro, arroccato intorno a Romulo diventato argine basso davanti alla difesa. Così per 20’ il Genoa ha lasciato il governo della partita all’Empoli, che però ha alzato solo il ritmo, non l’indice di insidiosità della sua manovra. E infatti solo a una manciata di secondi dal fischio finale ha trovato il 2-1, con Mraz che ha corretto in porta un cross basso di Di Lorenzo.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:35
Inter-Torino 2-2: Perisic e De Vrij gol,
ma poi pari con Belotti e Meité

I nerazzurri sprecano due reti di vantaggio e i granata strappano il punto in trasferta.
Spalletti fischiato



Due facce della stessa partita. Lato A, dominio Inter. Lato B: riscossa Torino. L'Inter stecca anche il debutto a San Siro dopo il k.o. all'esordio in casa del Sassuolo. E ai punti è un 2-2 giusto, fatto di errori e prodezze, di mosse e contromosse. Di certo l'Inter sembra non aver perso il suo modo di essere "pazza", passando da una possibile goleada a un incredibile pareggio.

NUOVA INTER — In avvio è un'altra Inter rispetto a Reggio Emilia. E non solo perché Spalletti le ha cambiato l'abito, accelerando il passaggio alla difesa a tre. D'Ambrosio viene preferito a Miranda proprio per la capacità di poter scivolare in fascia e trasformare in base alle esigenze la difesa da 3 a 4, abbassando Asamoah. Ma la novità più interessante è la posizione di Perisic, che gioca in coppia con Politano alle spalle di Icardi, ma molto dentro al campo. E il fraseggio palla a terra sulla trequarti si nota subito: veloce, nello stretto, tutto di prima. Politano dopo una serie di triangoli arriva sul fondo (4') ma Sirigu in uscita bassa anticipa Icardi prima del tap-in vincente. Ma al 6' l’Inter passa lo stesso: Icardi viene a prende palla in fascia – così come vuole Spalletti – e mette i panni dell'uomo assist, servendo Perisic che di prima fulmina Sirigu. Per San Siro è una liberazione, per l'Inter pure. Che inizia a volare sull'entusiasmo e continua a esaltarsi sulla trequarti. Asamoah (15') ruba palla a Iago, pesca in area Icardi che libra con una sponda Politano, il cui colpo di testa viene bloccato in tuffo da Sirigu.

REMAKE — Del Toro non c'è traccia mentre l'Inter spinge per il raddoppio che arriva al 32', con un remake della punizione al 90' di Reggio Emilia, dove solo uno straordinario Consigli aveva evitato il pari ai nerazzurri. Stavolta la spizzata dell'olandese De Vrij sulla pennellata di Politano lascia Sirigu impietrito: 2-0 legittimo. Il Toro prova a quel punto ad affacciarsi nell'area nerazzurra: la prima conclusone è un "passaggio" di testa di De Silvestri verso Handanovic. Poi all'ultimo istante Iago su punizione sfiora l'incrocio.

RIBALTONE — Le urla di Mazzarri all'intervallo scuotono il Toro, che prova subito a impensierire Handanovic da fuori con Rincon (5'). È un segnale però, perché Mazzarri stringe Iago e Soriano molto più vicini a Belotti. L'Inter si abbassa e il Toro ne approfitta, riaprendo il match al 10' con il terzo gol stagionale di Belotti (dopo i due di Coppa), bravo a scappare alle spalle di D'Ambrosio sul lancio di Iago e a spalancarsi la porta solo con il controllo palla, che manda a vuoto Handanovic. È l'episodio che cercava Mazzarri per poter credere nella rimonta. E l'ex tecnico dell'Inter allora ci crede: fuori Soriano e dentro Ljajic per aumentare la qualità offensiva. La pressione del Toro diventa costante, tambureggiante. Al 23' viene premiata: Iago lavora un bel pallone in area, trova Aina, tiro respinto ma sulla palla vagante Meitè finta il destro e poi col sinistro trova l'angolino basso.

BRIVIDI FINALI — L'Inter è mentalmente alle corde. Spalletti prova a scuoterla inserendo Keita per Vrsaljko ma è il Toro ad avere una doppia potenziale occasione con Belotti e Iago. Perisic (31') prova a rispondere da fuori, sfiorando il palo. Ma è ancora il Toro a sfiorare il 3-2 con Ljajic (murato da Handanovic) e Belotti (colpo di testa a lato). La gara diventa divertentissima, con continui capovolgimenti di fronte. Icardi trova la prima conclusione al 38', ma Sirigu mura in angolo. Spalletti nel recupero inserisce anche Lautaro che fa in tempo a servire un bel pallone a Icardi che spara alto. Prima, però, era stato Perisic ad andare a un passo dal gol partita: missile da fuori e Sirigu che vola all'incrocio a dir di no. Una parte di San Siro fischia: no, questa pazza Inter ancora non decolla.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 26 agosto 2018 23:38
Serie A, Udinese-Sampdoria 1-0: Decide De Paul.
Blucerchiati sfortunati

I friulani si aggiudicano i tre punti grazie a un gran destro a giro del centrocampista argentino.
Gli ospiti si svegliano solo nella ripresa e recriminano per un palo di Defrel



Un tempo per parte, ma a portare a casa i tre punti è l'Udinese. I friulani hanno piegato la Samp grazie a 45' di grande livello e un gran gol di De Paul, bravo a sbloccare il risultato nelle battute iniziali. La squadra di Velazquez resta così imbattuta dopo il pari alla prima giornata sul campo del Parma, ma nella ripresa ha subito il prepotente ritorno dei blucerchiati, stoppati da un palo e dai provvidenziali interventi di Scuffet.

PARTENZA SPRINT — Piede premuto sull'acceleratore sin dall'inizio per i friulani, bravi a schiacciare gli avversari con un pressing costante e un baricentro molto alto. Per i blucerchiati è stata una affannosa, obbligati a contenere le scorribande di De Paul sulla sinistra e le incursioni di Fofana, con Lasagna a fungere da boa. Dopo il primo squillo di Fofana al 6', con un sinistro sventato in tuffo da Audero, i padroni di casa sono passati con un gran destro a giro di De Paul, per la prima volta in carriera a segno per due partite consecutive. Dopodiché monologo friulano, con Audero bravo a salvare i suoi al 16' , al 19' e al 26' sui tentativi di Lasagna, Behrami e Machis. Prima del riposo, invece, poca precisione da parte di Fofana, autore di due conclusioni potenti ma fuori misura. Da sottolineare soprattutto il primo tentativo del centrocampista, costruitosi una grande occasione dopo due dribbling secchi e un'incursione fino al limite dell'area.

REAZIONE — Tutta un'altra Samp nella ripresa, nonostante il primo tentativo sia stato ancora dell'Udinese con un destro dal limite di Mandragora. I blucerchiati hanno velocizzato la manovra e iniziato a spingere con efficacia sulle corsie laterali fino a sfiorare il pari con gran sinistro di Defrel al 52' che ha scheggiato il palo esterno. Poi è stato bravo Scuffet a dire di no a Bereszynski, Kownacki e Linetty tra il 72' e l'84', con un Udinese stanca stretta a ridosso della propria area. Intenso il forcing ospite negli ultimi 10 minuti, ma la difesa friulana ha retto anche con un pizzico di fortuna.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 27 agosto 2018 23:49
Roma-Atalanta 3-3: gol di Pastore,
Castagne, Rigoni (2), Florenzi e Manolas

Termina in parità all'Olimpico tra giallorossi e nerazzurri una partita dai mille volti.
Da segnalare l'uscita dal campo di Florenzi al 73' per un problema al ginocchio sinistro



Orgoglio Roma. E l’Atalanta fa i conti con Manolas. Finisce 3-3 all’Olimpico in fondo ad un match intriso di pathos. Dalla perla di Pastore dopo 74'' ai gol di Castagne e Rigoni (doppietta) in chiusura di primo tempo, fino alle risposte di Florenzi e del difensore greco: una bellissima sfida. Giocata dai padroni di casa con Pastore riportato dal 1’ alto a sinistra e dai nerazzurri in avvio addirittura con 8 giocatori diversi rispetto all’ultima sfida in Europa col Copenaghen.

MAGIA — Passano appena 74 secondi e Pastore accende la notte giallorossa con un magnifico colpo di tacco vincente su cross di Under: un acuto che è il condensato delle qualità dell’argentino, schierato nel suo ruolo congeniale di esterno alto a sinistra. Un colpo da biliardo (colpo di tacco spalle alla porta e pallone che carambola sul palo ed entra in rete) che manda in buca l’avversario e certifica una volta di più il talento dell’ex Psg. Eppure l’Atalanta, ferita nell’orgoglio, non si scompone e si lancia all’assalto della porta di Olsen accampandosi per lunghi minuti davanti al limite dell’area e provando la conclusione con Rigoni (in un’occasione al 5’ vicinissimo al pari approfittando di un passaggio sciagurato di Manolas) e con Ali Adnan, il cui tiro viene deviato in angolo da Fazio.

CROLLO GIALLOROSSO — In chiara difficoltà per il pressing alto portato dai nerazzurri letteralmente indemoniati, dai e dai, la difesa giallorossa si fa ribaltare in 3’: prima il tap in di Castagne al 19’ dopo il palo interno di Zapata, poi il tocco irresistibile di Rigoni su assist del centravanti colombiano (sfuggito a Manolas) sotto gli occhi del c.t. Roberto Mancini (presente all’Olimpico), suo tecnico la scorsa stagione allo Zenit. Un uno-due terribile che potrebbe anche diventare subito tris, se De Rossi non salvasse al 30’ su Pasalic lanciato a rete. Ma l’Atalanta è una furia e, complice ancora Fazio in ritardo in chiusura, chiude il primo tempo 3-1 grazie al secondo gol di Rigoni, servito da Pasalic, bravo ad infilzare sul primo palo Olsen. E in tribuna serpeggiano i primi malumori: cori contro il presidente James Pallotta e fischi che piovono sui giallorossi.

MOSSE DI FRANCESCO — La Roma non ci sta. E Di Francesco passa subito al 4-2-3-1 con i nuovi entrati Nzonzi e Kluivert rispettivamente davanti alla difesa e a destra nella batteria di trequartisti dietro a Dzeko centravanti. L’effetto è positivo, perché i giallorossi guadagnano metri di campo e costringono Gasp a rinforzare gli argini con Hateboer e De Roon. Niente da fare. La rabbia della Roma produce il gol dell’uomo che più ne incarna lo spirito, cioè Florenzi. Che al 15’ penetra al centro a cento all’ora e lascia partire un sinistro rasoterra imparabile per Gollini. Partita riaperta e in campo entra pure Toloi per proteggere il gol di vantaggio. L’area di rigore nerazzurra si trasforma comunque in un enorme flipper, col pallone che schizza da una parte e dell’altra e coi difensori atalantini che a malapena riescono ad allontanare le minacce giallorosse (Nzonzi e Dzeko pericolosi).

ULTIMO QUARTO D'ORA — La Roma preme sull’acceleratore negli ultimi 15’, anche senza Florenzi uscito dal campo dolorante al ginocchio sinistro e sostituito da Schick. I nerazzurri marcano a uomo e a tutto campo. Ma non basta. All’ennesimo assalto, sfruttando un piazzato di Pastore, Manolas al 37’ anticipa in mischia Toloi e riporta in parità la Roma. Un crescendo rossiniano di rara intensità. E Schick un minuto dopo si fa stoppare sul più bello da Gollini, provvidenziale con una respinta di piede sul tiro a colpo sicuro dell’attaccante. Una girandola di emozioni. E negli ultimi istanti Kluivert si divora l’occasione del possibile sorpasso: Castagne è decisivo in chiusura.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 27 agosto 2018 23:51
SERIE A 2018/2019 2ª Giornata (2ª di Andata)

25/08/2018
Juventus - Lazio 2-0
Napoli - Milan 3-2
26/08/2018
Spal - Parma 1-0
Cagliari - Sassuolo 2-2
Fiorentina - Chievo 6-1
Frosinone - Bologna 0-0
Genoa - Empoli 2-1
Inter - Torino 2-2
Udinese - Sampdoria 1-0
27/08/2018
Roma - Atalanta 3-3

Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018

Classifica
1) Juventus, Napoli e Spal punti 6;
4) Atalanta, Roma, Sassuolo e Udinese punti 4;
8) Fiorentina(*), Genoa(*), Empoli, Inter, Parma, Torino, Bologna, Cagliari e Frosinone punti 1;
17) Milan(*), Sampdoria(*), Lazio e Chievo punti 0.

(*) Una partita in meno.
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018 (per la tragedia di Genova).
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 1 settembre 2018 00:05
Milan-Roma 2-1: in gol Kessie, Fazio e Cutrone

In pieno recupero Cutrone regala a Gattuso i primi 3 punti della stagione.
A S. Siro gran protagonista la Var:
annullata una rete a Higuain per fuorigioco e una a Nzonzi per un tocco di braccio



All’ultimo respiro. All’ultimo assalto, all’ultimo passaggio filtrante, all’ultimo guizzo. Vince il Milan, la Roma s'accartoccia su se stessa al 95’ e va al tappeto. La risolve Patrick Cutrone servito da Higuain: 2-1, dopo che sembrava ormai pari e patta, anche con la Var. Davanti a Kakà, a Leonardo e Maldini, al presidente Scaroni e a Gordon Singer, i rossoneri combattono e ancora una volta non capitalizzano una situazione di vantaggio, mentre la Roma è costretta a un’altra rimonta per provare a salvare la pelle. Ma stavolta non basta. L’anticipo della terza di campionato si tinge solo di rossonero.

MILAN CARICO — Una pioggia di applausi aveva salutato già i primi 45 minuti del Milan, quando le squadre erano rientrate negli spogliatoi. Scrosciante come il diluvio che bagna il debutto a San Siro. Non è solo la soddisfazione per l’1-0 sul tabellone a gasare i tifosi del Diavolo: rispetto al match di sei giorni fa al San Paolo, il vantaggio del Milan è maggiormente supportato da indizi e prove circostanziate. In altre parole: primo tempo molto positivo per la squadra di Gattuso, che conferma l’undici di Napoli (a parte Calhanoglu per Borini) e ne ricava una partenza solida, compatta, convincente. Il turco s’accende a sprazzi ma illumina, cercando lo spazio che si forma tra Fazio – centrale destro nella difesa a tre con Manolas e Marcano – e Karsdorp, a cui mancano misure e riferimenti.

KESSIE GOL — Meglio anche Biglia, che incrocia spesso le traiettorie con Pastore, trequartista giallorosso a supporto di Schick e Dzeko. Il ceco ha sulla testa l’unica mezza chance romanista nella prima metà di gara: facile per Donnarumma. E Higuain? Ha una voglia matta, vuole il primo gol con la nuova maglia, ma trova sulla sua strada Olsen, come Suso poco più tardi. Quando sembra che il portiere svedese - che qui eliminò l’Italia dalla corsa al Mondiale - possa vivere un’altra notte immacolata a San Siro, però, la parità si rompe. Minuto 40: filtrante di Bonaventura per Rodriguez, Fazio è molle in marcatura e Marcano addormentato sull’inserimento di Kessie, l’ivoriano ne approfitta e insacca l’1-0 con cui si va al riposo.

SCOSSA GIALLOROSSA — Di Francesco capisce che così non può andare avanti, manda in soffitta il 3-4-2-1 e passa al 4-2-3-1 inserendo l’ex El Shaarawy per Marcano. Per poco non trova subito il pari: se l’occasione di Higuain nel primo tempo era nata da una palla persa da Dzeko, stavolta è il Pipita a innescare involontariamente il bosniaco, che sfiora il palo con sinistro. E’ il preludio a una fase di partita più accesa, meno ordinata ma ricca di spunti. Anche Donnarumma, criticato dopo Napoli, si prende la sua ovazione uscendo alla disperata su El Shaarawy ben fuori dall’area. Al 59’, però, Gigio raccoglie la palla in fondo alla rete: non esce benissimo, El Sha controlla e scaraventa in mezzo, un rinvio sbilenco di Calabria trova Fazio che si fa perdonare e butta dentro l’1-1.

VAR E CONTRO-VAR — Passa appena un istante ed è già 2-1: Pipita in contropiede, salta anche Olsen e insacca, viene giù San Siro. Ma ha un piede in fallo. Troppo avanti. Var, come non detto, fuorigioco, abbiamo scherzato. E altra mazzata nel morale per il Milan in pochi minuti. Ma chi di Var ferisce, di Var perisce: all’80’ Nzonzi segna per la Roma sugli sviluppi di un corner, Guida convalida e poi attende il supporto video: controllo di braccio, niente gol.

PATRICK-GOL — Prima della fine, però, c’è tempo ancora per mille emozioni. C’è l’esordio di Castillejo, che si mette subito in mostra. E tra i vari cambi compare anche Cutrone, il ragazzo che in teoria doveva finire nell’ombra dopo l’arrivo di Higuain. In teoria. Perché invece, ironia della sorte, è proprio il Pipita a offrigli il pallone della gloria. Forse è nata una coppia, o almeno un’opzione tattica per i finali di gara. Di sicuro, è nata la prima vittoria del Milan.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 1 settembre 2018 23:50
Serie A, Bologna-Inter 0-3: Nainggolan segna al debutto, poi Candreva e Perisic

Importante successo nerazzurro: arrivano i primi tre punti della stagione.
Senza Icardi, fuori per un problema muscolare, brilla il Ninja:
il suo gol sblocca la partita nel secondo tempo



Era l'uomo più atteso. Non a caso. Radja Nainggolan segna, l'Inter trova la prima vittoria in campionato: l'equazione non è automatica, ma viene quasi naturale. Il 3-0 è risultato pesante per Filippo Inzaghi e il suo Bologna, ma è la conseguenza di una partita giocata praticamente a senso unico, la cui unica (grande) difficoltà dell'Inter è stata quella di sbloccare il risultato. Riuscita nell'impresa a metà secondo tempo, poi è stato tutto semplice, con il raddoppio di Candreva (all'esordio stagionale, rimasto in nerazzurro dopo aver rifiutato la cessione al Monaco) e il tris di Perisic.


SORPRESA — Fuori Icardi per noie muscolari al quadricipite della gamba destra - Maurito ha provato nel riscaldamento, poi è andato è in tribuna -, con lo stesso Lautaro non al meglio, Luciano Spalletti punta sulla velocità di Politano e Keita, ma soprattutto sull'esordio di Radja Nainggolan nel ritrovato 4-2-3-1. Inzaghi invece costruisce un 3-5-2 dal baricentro molto basso: l'idea costante è la palla lunga a cercare la sponda di Santander per gli inserimenti - rari - dei centrocampisti. Passano 90 secondi e Skorupski la combina grossa: su un pallone alzato a campanile da Politano, il portiere del Bologna esce a vuoto, ma Perisic sorpreso non riesce a deviare in porta. È l'Inter che fa la partita. Al 6' una buona trama avviata da Gagliardini, passata dai piedi di Perisic e Keita, e conclusa dallo stesso Gagliardini (osservato anche dal c.t. Mancini in tribuna): tiro alto. All'improvviso, il Bologna: minuto 9, un cross proveniente dalla sinistra viene rimesso al centro da Danilo, Helander sul secondo palo a botta sicura si fa parare il colpo di testa da un super intervento di Handanovic. Poi la partita si risintonizza sul solito canale: Inter in controllo, ma troppo lenta nel far girare il pallone. Le uniche accelerazioni prova a regalarle Nainggolan, assai nervoso per qualche fischio dell'arbitro Di Bello. Al 22' ci prova Politano, uno dei più vivi dei primi 45 minuti: riceve palla da Keita al limite, controllo e sinistro alto. Neppure un minuto e un'occasione grande capita - un po' casualmente - sui piedi di Keita: difesa rossoblù addormentata, il pallone spiove al centro dell'area ma il senegalese fallisce la girata al volo con Skorupski in uscita. Di fatto è l'ultima azione degna di nota del primo tempo, che si chiude con un destro di prima intenzione di Nainggolan stilisticamente perfetto ma non pericoloso per il Bologna.


UN DUE TRE — Il secondo tempo riparte senza cambi. All'8' Dzemaili prova a sorprendere Handanovic: conclusione larga dai 25 metri. Il copione è il solito, Inter alla ricerca della giocata: ci prova Keita al 9', incursione e destro di prima intenzione che finisce sull'esterno della rete. I ritmi si alzano lievemente, squadre più lunghe: Dzemaili ci prova al 20' dal limite, conclusione larga al termine di un contropiede ben organizzato. È il momento chiave del match: minuto 21, Politano lavora un pallone sui 20 metri e serve dentro per Nainggolan, che si inserisce centralmente, controlla e calcia al volo di destro battendo Skorupski. Inzaghi costretto a cambiare, a questo punto: dentro Orsolini e fuori De Maio, Bologna con la difesa a quattro. E al minuto 28 Santander sfiora il pareggio: cross di Mattiello dalla destra, il centravanti anticipa sul primo palo e con la testa spedisce di poco a lato sul palo lontano. Ora è partita aperta, si gioca su due fronti. Al 31' Keita ha l'occasione di chiudere i conti, ma spreca da pochi passi con il destro dopo un pasticcio Mattiello-Danilo e l'assistenza di Perisic. Ancora sostituzioni: fuori uno stremato Nainggolan e Keita per Vecino e Candreva (Inter col 4-5-1), nel Bologna Inzaghi gioca la carta Destro. Va meglio all'Inter, che la chiude al 37': Perisic pennella per Candreva - all'esordio stagionale - che di prima intenzione batte Skorupski e dedica il gol alla compagna incinta. Il Bologna crolla, Inter gioca sul velluto e al 40' Perisic controlla dentro l'area e con il destro fa tris. Il resto è accademia.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 00:01
Parma-Juventus 1-2: gol di Mandzukic, Gervinho e Matuidi

Ancora a secco Cristiano Ronaldo. Traversa di Stulac, palo di Douglas Costa. Dybala in campo soli 10', i bianconeri sono in testa a punteggio pieno


Il deejay dello stadio Tardini nel prepartita manda a tutto volume la Marcia Trionfale dell'Aida – Giuseppe Verdi assieme alla musica da discoteca, è pur sempre sabato sera – ma nella terza vittoria della Juventus c'è poco trionfo. Più che una marcia, è stata una battaglia di trincea. Parma-Juventus finisce 1-2 con due gol spediti da Mosca: Mandzukic per il vantaggio e Matuidi per il secondo allungo, le due M della finale del Mondiale. Allegri va a 9 punti, abbastanza per una sosta da capolista, ma rischia di passare due settimane di pensieri come Cristiano Ronaldo, ancora senza gol, meno pericoloso rispetto alla "prima" col Chievo.

MANDZUKIC-GERVINHO — Non che ci sia qualcuno in ritardo - lo stadio è quasi pieno già per il riscaldamento – ma Mandzukic punisce chi non arriva puntuale: dopo meno di due minuti segna un gol strano. Su un cross da destra di Cuadrado, il suo colpo di testa rimpalla su Iacoponi e resta lì, per aria. Sepe non esce e Marione, solo solo, non si sottrae alla deviazione. Qualcuno pensa sia già finita, ma sottovaluta la grande anima del Parma e i problemi difensivi della Juve settembrina. I bianchi mettono in fila tre pericoli e alla fine pareggiano. Pericolo uno: una percussione di Gervinho, che apre le acque in zona-Chiellini, con salvataggio disperato di Cuadrado su Di Gaudio. Pericolo due e tre: due tiri di Stulac su cui la Juve si salva con la traversa e con uno Szczesny insicuro. Al minuto 33, il gol: Gervinho mette in porta un cross di Gobbi deviato da Inglese e apre il carnevale della famiglia in tribuna. Pensiero istintivo: la Juve, in dieci con Cuadrado infortunato a bordo campo, ha concesso ancora spazio, come una squadra distratta. Allegri lo sa e forse va all'intervallo felice, perché a fine primo tempo arrivano due pericoli… E il contropiede Gervinho-Rigoni, con Cuadrado pessimo in fase difensiva, mette decisamente più brividi di una giocata più tiro di Bernardeschi respinta da Sepe.

LA MOSSA DOUGLAS (E MATUIDI) — Il secondo tempo si apre con un paio di azioni made in Ronaldo e un tiro (alto) di Khedira dopo cross di Alex Sandro. La Juve però non segna, così Allegri va sul sicuro: dentro Douglas Costa, lo spacca-partite. Probabilmente è un caso, ma al 13’ Matuidi fa 2-1 con un gran sinistro sotto la traversa, alla fine di una azione di Alex Sandro nobilitata da un tacco di Mandzukic. La partita, ovviamente, così cambia ancora e da un lato la Juve rischia di allungare con Douglas Costa – grande palo a 20’ dalla fine – ma dall’altro il Parma si dimostra vivo. Un tiro-cross di Inglese, con Szczesny ancora incerto, fa vibrare di speranza il Tardini e nel finale lo stadio urla. Szczesny, però, rischia poco o nulla.

LA PARTITA DI CR7 — Cristiano ha cercato tanto il gol, più che nelle prime due partite, ma è rimbalzato contro i difensori del Parma, schierato con due linee davanti a Sepe. Ha giocato tanto al centro nel primo tempo e parecchio sulla sinistra nel secondo, soprattutto è sembrato sfortunato, fuori tempo, quasi prigioniero di una maledizione. È andato vicino al gol con un colpo di testa uscito di un nulla, poi non è arrivato su un tocco di Khedira e ha messo fuori un piatto per lui non complicato. Nel finale è entrato anche Dybala, alla seconda panchina consecutiva, che ha ricomposto il Dybaldo. Nel complesso però Paulo ha vissuto una partita numero 100 in A con la Juve anonima.

PARMA POSITIVO — Il Parma, in tutto questo, va a casa speranzoso: si temeva una goleada, è stata una bella partita. Soprattutto, D'Aversa ha avuto buoni segnali da un paio di uomini chiave. Stulac si è confermato calciatore di livello – "calciatore" in senso letterale, è uno dei migliori tiratori da lontano della Serie A – e soprattutto Gervinho ha giocato un'ora vecchio stile, come ai tempi della Roma. Il turbo, anche dopo il viaggio di due anni in Cina, è ancora attivo.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 23:08
Serie A, Fiorentina-Udinese 1-0, la decide Benassi

Un gol del centrocampista viola regala i tre punti alla formazione di Stefano Pioli



Dalla ruota di Firenze esce il numero undici. Tali infatti sono le vittorie consecutive in A della Fiorentina al Franchi contro l'Udinese. Ma per issarsi a quota sei punti i viola hanno faticato da matti anche per la disposizione molto attenta della squadra di Velazquez. A far saltare il banco è stata una gemma di Benassi, terzo gol in due partite giocate in questo campionato, con un tiro al volo forte e preciso da posizione defilata. Alla sosta la Fiorentina arriva quindi con la pancia piena e il massimo bottino possibile.

INIZIO BLOCCATO — Pioli conferma la squadra che ha sommerso il Chievo con Edimilson Fernandes davanti alla difesa ed Eysseric a completare il tridente d'attacco con Chiesa e Simeone. Velazquez affida il reparto offensivo a Lasagna con De Paul a supporto, spedendo in panchina Teodorczyk. La Fiorentina è spinta dall'affetto dello stadio e prova a fare la partita, l'Udinese risponde in contropiede anche grazie alla velocità di Machis e Pussetto sugli esterni. Poche però le conclusioni. Il primo brivido arriva al 23' con la bella punizione di Eysseric dai 25 metri finita fuori di poco. L'occasionissima però arriva sul destro di Biraghi che a centro area spara alto servito da Eysseric.

MAGIA BENASSI — La ripresa si apre con un cambio in porta per la Fiorentina, con Dragowski al posto dell'infortunato Lafont. I viola aumentano la pressione ed al 52' sfiorano il vantaggio sugli sviluppi di un corner. Nè Pezzella nè Milenkovic riescono però a toccare il pallone a pochi passi dalla porta. Poi è Benassi, servito splendidamente in verticale da Eysseric, a calciare debole verso Scuffet. Velazquez allora cambia inserendo un altro attaccante, Teodorczyk, al posto di Pussetto. Spostando Lasagna a sinistra. Pioli risponde inserendo Pjaca per un buon Eysseric. Il muro ospite regge fino al 73' quando Chiesa vola via in contropiede dopo un corner dell'Udinese e serve Benassi. Il centrocampista della Nazionale si inventa un tiro al volo eccezionale che si infila sotto la traversa di Scuffet. Logica la reazione bianconera con la Fiorentina che difende il prezioso vantaggio ed è anzi Chiesa a sfiorare il 2-0 con un tiro a girare: Scuffet devia. Gli oltre quattro minuti di recupero non portano mutamenti e la Viola può godersi la seconda vittoria consecutiva. Tra 15 giorni, alla ripresa del campionato, la squadra di Pioli sarà attesa da un super test al San Paolo contro il Napoli. Prima sconfitta in Italia invece per Velazquez. Forse troppo rinunciataria la sua squadra, anche se molto abile ad interrompere le manovre avversarie. Con il Toro servirà qualcosa in più.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 23:13
Serie A, Atalanta-Cagliari 0-1:
decide la punizione (deviata) di Barella

All'Atleti Azzurri d'Italia i bergamaschi sbattono contro il muro sardo.
E gli uomini di Maran si ritrovano con 3 punti pesantissimi grazie al
gol del centrocampista aiutato dalla deviazione fortuita di Pasalic



È il Cagliari la bestia nera dell'Atalanta. La squadra di Gasperini esce malissimo dalla prova della maturità, dal dopo Copenaghen dove ha perso ai rigori l'accesso ai gironi di Europa League. E incassa la prima sconfitta del suo campionato battuto da una punizione velenosa del gioiellino rossoblù Barella, deviata in rete da Pasalic. Il Cagliari ha battuto due volte nello scorso campionato i nerazzurri e lo ha fatto ancora alla prima occasione in questo. Troppo frastornata l'Atalanta, ancora intontita dall'effetto Europa League. Incapace di imporre il suo gioco, di dare ritmo e gas nè col solito modulo, nè con quello più spregiudicato (4-2-3-1) del secondo tempo quando il Gasp ha tentato il tutto per tutto inserendo prima il Papu e poi Barrow. Il Cagliari ha costruito una ragnatela perfetta, ha chiuso le fasce, come aveva chiesto Maran limitando Rigoni con uno straordinario Padoin e tamponando con Bradaric e Ionita il gioco nerazzurro.

LA PARTITA — Gasperini ne cambia sei rispetto a Copenaghen, soprattutto per necessità. Rinuncia inizialmente al Papu Gomez che è stanco. Ma paga tanto. In verve, fantasia, pericolo. Pasalic è impalpabile, incapace di dare qualità e profondità alle punte. In difesa l'unico superstite è Masiello (Varnier, Palomino e Toloi sono fuori gioco). Maran ha quasi completato la rivoluzione voluta dalla società. Col Milan potrà tornare dopo la squalifica Joao Pedro e il Cagliari avrà lui al posto di Ionita. Intanto è stato messo fuori anche il regista Cigarini, sostituito dal croato vice Modric e vice campione del mondo Filip Bradaric che non ha la sua autorità in regia, ma è più mobile e gioca sempre a un tocco. Padoin sembra di nuovo padrone della corsia, dietro a sinistra.

SEGNA BARELLA — L'Atalanta ha il pallino, ma non crea particolari problemi ai rossoblù che sono attenti con Srna (che campione) e Padoin sulle corsie e contengono e punte di casa con Klavan un gladiatore sempre attento a chiudere in area. Il Cagliari riparte spesso bene, Sau si divora un gol su pennellata di Barella, ma il gol decisivo lo realizza in finale di tempo su punizione proprio Barella, fresco di chiamata da parte di Mancini, dalla trequarti, deviata incolpevolmente da Pasalic, ma con Berisha che è un po' avanti. Gasp dopo l'intervallo butta subito nell'arena il Papu per Djimsiti cambiando modulo, il fortino del Cagliari resiste anche a qualche sgasata di Zapata che ai sardi non riesce proprio a segnare. Cragno, anche lui da domani a Coverciano, è attento su due tiri del Papu che non fa altro, mentre finisce fuori l'unica bella conclusione di Gosens. Anche Maran, inserendo Dessena per Ionita, si cautela col 4-4-2 e Farias, appena entrato, può colpire, ma Berisha, che non giocava dal 2 agosto, gli dice di no.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 23:16
Serie A, Chievo-Empoli 0-0:
emozioni solo nella ripresa, ma finisce senza reti

Dopo un primo tempo soporifero la sfida di Verona si accende nel secondo tempo.
La Var annulla un gol a Caputo per fuorigioco



Una partita dai due volti. Chievo-Empoli finisce 0-0 e regala emozioni solo nella ripresa, portandosi dietro la paura e le incertezze di due squadre che ancora devono sistemare alcuni meccanismi. Soprattutto il Chievo di D’Anna, abile nel tenere la porta inviolata dopo i 9 gol incassati nei primi 180’, ma a lungo inoffensivo nonostante l’innesto di Birsa sulla trequarti e l’ingresso di Giaccherini nella ripresa per vivacizzare il reparto. Dopo la sconfitta di Genova l’Empoli torna da Verona con un punto, senza aver mai rinunciato ad attaccare e a creare pericoli con i suoi interpreti migliori, da La Gumina a Zajc passando per il gol annullato (dalla Var) a Caputo a causa di un netto fuorigioco.

PRIMO TEMPO - Nel Chievo, senza Cacciatore ed Hetemaj, c’è Birsa trequartista, dal 1’ gioca Djordjevic al posto di Giaccherini, mentre in difesa Tomovic si sposta a destra e Bani va a fare il centrale con Rossettini. Spazio al 4-3-1-2 anche per l’Empoli, in campo ci va l’undici annunciato con Zajc a supporto di La Gumina e Caputo. La prima frazione non riserva emozioni particolari, sono gli ospiti a fare più possesso palla, portandosi pericolosamente dalle parti di Sorrentino con i tentativi di La Gumina e di un Zajc piuttosto ispirato. Dopo soli 13’ Andreazzoli deve far fronte alla grana legata all’infortunio muscolare di Antonelli, che lascia il posto a Pasqual, mentre il Chievo non riesce mai a trovare il guizzo giusto e davanti l’intesa non è delle migliori, nonostante l’innesto di Birsa per dare più incisività.

SECONDO TEMPO – La ripresa è molto più accesa, i gialloblù ripartono con un altro spirito, sono più propositivi e spaventano Terracciano prima con Rossettini (al 50’) e poi con Rigoni, il cui rasoterra velenoso viene sventato in due tempi dal portiere ospite. La risposta toscana non si fa attendere, al 57’ La Gumina si mangia letteralmente il vantaggio: solito spunto di Zajc sull’esterno e palla nell’area piccola per l’ex Palermo, che spara sul petto di Sorrentino da posizione ravvicinata. Poco dopo l’ora di gioco dentro Giaccherini, ma al 74’ il Bentegodi si ammutolisce per un attimo quando un rimpallo fortunoso premia Caputo e la palla rotola in rete: Valeriani non sbandiera il fuorigioco, serve l’intervento del Var per annullare il vantaggio. Nell'Empoli si fa male anche Maietta, sempre per un guaio muscolare. Altre occasioni da entrambe le parti nel quarto d’ora finale, ma il punteggio non cambia. Un punto a testa prima della sosta.

Giorgio Coluccia

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 23:19
Lazio-Frosinone 1-0: il gol di Luis Alberto fa felice Inzaghi

Annullata una rete a Milinkovic in avvio, poi palo di Parolo.
Gli ospiti non si fanno quasi mai pericolosi



La Lazio si sblocca. Con qualche affanno, con molta sofferenza (risultato in bilico fino alla fine), ma anche con la consapevolezza di una cifra di gioco che comincia a essere molto simile a quella della scorsa stagione. E con qualche uomo chiave (Milinkovic in particolare) che dà importanti segnali di risveglio. Decide la gara l'altro "malato" di questo inizio di stagione biancoceleste, Luis Alberto. Che, tuttavia, rete a parte, combina poco. Il Frosinone resta in partita fino alla fine, ma più per gli errori di mira dei giocatori della Lazio che per meriti propri. Longo costruisce una diga davanti all'area, puntando sulle ripartenze degli esterni. Che però sono rare mentre il muro alzato al centro fa spesso breccia.

MIRA SBAGLIATA — Copione scontato già nel primo tempo. Lazio che fa la partita, Frosinone che pensa innanzitutto a distruggere e poi, quando può, a colpire con le ripartenze. La Lazio sarebbe già in gol dopo 4 minuti, ma la rete di Milinkovic su assist aereo di Acerbi viene tolta dal Var per un fuorigioco millimetrico. La squadra di Inzaghi fraseggia sulla trequarti in attesa di trovare il varco buono. E lo trova in almeno 4-5 occasioni, ma i suoi giocatori peccano di precisioni. È Parolo a dare il via al festival delle occasioni mancate con un palo colpito di testa a porta spalancata. Poi tocca a Mikinkovic sprecare malissimo un'azione molto bella costruita in tandem con Immobile. Il serbo prova a farsi perdonare con due tiri dalla distanza che escono entrambi di un soffio. Poi nel finale tocca a Immobile divorarsi un paio di buone opportunità: sulla prima appoggia fuori a due passi dalla porta (ma forse c'è un fuorigioco di Lulic che lo serve), sulla seconda conclude debolmente e sulla linea salva Salamon. E Il Frosinone? Ogni tanto prova a farsi vedere dalle parti di Strakosha. E un paio di pericoli seri li fa anche correre alla difesa laziale. Su entrambi sono decisivi i salvataggi di Acerbi (prima su Cassata, poi Perica).

DECIDE LUIS — Dopo le tante occasioni sciupate nel primo tempo, la Lazio passa alla prima palla-gol costruita nella ripresa. Azione confusa nell'area del Frosinone: ci prova prima Immobile, poi Lulic, ma alla fine il tiro decisivo è di Luis Alberto che capitalizza al meglio un rinvio corto di Capuano. A quel punto la Lazio, sia pure con meno intensità rispetto alla prima frazione di gioco, continua a stazionare nella metà campo avversaria per cercare di mettere al sicuro il risultato. Ci prova ancora Milinkovic dalla distanza (Sportiello salva con qualche difficoltà), poi è Acerbi ad avere la palla giusta su angolo di Luis Alberto prolungato da Parolo, ma il difensore spedisce la palla di poco alta. Col passare dei minuti, però, la formazione di casa rallenta, anche perché Inzaghi tarda a effettuare i cambi. Li farà solo nei minuti finali (Murgia, Caicedo e Badelj per Milinkovic, Immobile e Luis Alberto). Longo invece si gioca molto prima le carte Ardaiz e Ghiglione (fuori Zampano e Perica) e poi nel finale butta dentro pure Soddimo. I ciociari non creano occasioni da gol clamorose, ma costringono comunque a tenere la Lazio con il fiato sospeso fino alla fine.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 2 settembre 2018 23:23
Serie A, Sampdoria-Napoli 3-0:
doppietta di Defrel e favoloso Quagliarella

La squadra di Ancelotti esce male da Marassi: prima sconfitta stagionale.
Splendido il terzo gol del grande ex, che non esulta: colpo di tacco al volo e palla sul secondo palo.
Verdi e Insigne fuori dopo 45'



Aspettavi il Napoli invece ecco una splendida Samp vincere anche più nettamente del punteggio mostrando qualità tecnico-tattiche notevoli in un primo tempo eccellente, unite alla capacità di stringere i denti nella ripresa quando la squadra di Ancelotti prova a reagire. A suggello il gol capolavoro del napoletano Fabio Quagliarella con un colpo di tacco al volo di destro che ammireremo per anni nelle clip video, tanto è bello. Bellezza scomparsa in casa Napoli che dopo aver compiuto due rimonte, cade pesantemente ed ha tanti interrogativi da risolvere, tattici e non solo.

CAPOLAVORO GIAMPAOLO — Il primo tempo della Sampdoria è quasi da manuale del calcio. Pressing alto, Saponara che non fa mai girare Diawara in costruzione, linea della difesa alta e attenta, gli 11 messi in campo da Giampaolo si muovono come fossero legati da elastici e chiudono le linee di passaggio a un Napoli troppo lento e orizzontale nel far girare palla. Anche se Ancelotti, rispetto alle prime due uscite, accentua il pressing alto e alza di più la difesa. Meccanismo che però non funziona all'11', quando da calcio d'angolo per gli azzurri parte il più classico dei contropiedi con Saponara che smarca Defrel: destro di controbalzo e vantaggio meritato per i blucerchiati. Il Napoli non riesce a ragionare, anche perché gli avversari non danno tempo. E così è ancora la Doria a rendersi pericolosa con Quagliarella che apre troppo il suo piatto destro su bel cross rasoterra di Murru. Episodio dubbio al 24' quando su uno spiovente Audero esce un po' scoordinato ed entra in contatto con Milik, che poi di destro appoggia in gol. L'arbitro Massa fischia una carica al portiere, ma il polacco non sembra far fallo. Ma si tratta di un episodio perché è sempre la Samp a far vedere le cose migliori e poco dopo la mezz'ora arriva il raddoppio e qui la difesa del Napoli fa di nuovo acqua, perché consente il cross di Bereszynski, il controllo in area di Quagliarella che riesce ad allargare a Defrel che può sganciare il suo sinistro, comunque destinato in porta nonostante la disperata deviazione di Albiol. Nel finale di primo tempo il Napoli alza il baricentro, ma c'è solo una conclusione dalla distanza di Insigne che prova a sorprendere Audero dalla distanza, sull'unico errore in uscita della difesa della Samp, col perfezionista Giampaolo che si arrabbia.

ANCELOTTI PASSA AL 4-2-3-1 — Carletto prova a correre ai ripari, ma stavolta il gap sulla partita va oltre i due gol subiti. Comunque la vivacità di Ounas a destra e quella di Mertens che gioca vicino a Milik creano un paio di situazioni, col belga al tiro in due occasioni ma non particolarmente preciso. Andarsen sfiora l'autogol su un cross teso di Ounas, ma poi gli azzurri si sgonfiano e viene fuori il carattere dei blucerchiati che ora lottano su ogni pallone e hanno più fame e voglia di vincere degli avversari. Fino a quando alla mezz'ora il napoletano Quagliarella si inventa quel po po di gol con tutto lo stadio in piedi ad applaudire, come a fine gara.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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