CHE COSA HANNO FATTO GLI ALTRI

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INES TABUSSO
00giovedì 1 settembre 2005 18:09

IL SOLE 24 ORE
28 agosto 2001
Le banche centrali nei paesi europei
Così gli altri istituti hanno cambiato pelle
di Mario Margiocco

Tra oggi e la scadenza del consiglio dei ministri del 2 settembre due anni
almeno di dibattiti e polemiche potrebbero fare pausa. La Banca d'Italia
potrebbe intravedere una sua riforma. E si arriverebbe finalmente a quella
revisione dei poteri e ( forse) della struttura dell'ex Istituto di emissione
che tenga conto della nascita ormai da sei anni della Banca centrale europea,
o Sistema europeo di banche centrali che dir si voglia; del fatto che il
cuore della politica monetaria anche per l'Italia non è più a Roma ma a Francoforte;
e del fatto che la necessità di rivedere ruolo e strutture è stata sentita,
in realtà diverse, anche da istituzioni ancor più venerande o blasonate.
Come la Banque de France creata nel 1800 da Napoleone I. O la ben più recente
( 1957) ma ancor più prestigiosa Bundesbank sulla cui cultura è nata la Bce.
Entrambe la loro riforma, non facile, l'hanno varata nel 2002 2003.
Uno studio condotto da John Storey della Open University nel 2001 indicava
come « incerto » il futuro di una parte delle circa 60mila posizioni dirigenziali
e di staff nelle banche centrali dei Paesi dell'Unione monetaria. Più grossi
della Banca d'Italia, e nel caso della Banque de France decisamente mastodontico,
gli istituti francese e tedesco hanno affrontato prima di tutto una decisa
cura dimagrante.

La Germania era la prima ad agire e già nel 2000 veniva ampiamente dibattuto
il ruolo dell'istituzione che incarnava tanta parte del successo economico
tedesco dopo la seconda guerra mondiale: riduzione del personale, riduzione
delle sedi periferiche, riduzione del peso delle Landeszentralbanken che
formano il sistema federale Bundesbank, forte al momento della nascita della
Bce di 15mila e 900 dipendenti, in gran parte distribuiti nelle 118 sedi
periferiche. Il piano di snellimento, presentato dal governo Schröder nel
2001 veniva approvato nel marzo 2002 e ormai è stato in gran parte realizzato.
Il direttivo dimezzato a 8 membri da 15 che erano, i dipendenti scesi a 13.414
al 31 dicembre scorso, e destinati ad arrivare a quota 11.100 a fine decennio,
le sedi periferiche ridotte prima a 66 e che scenderanno ancora a 47 entro
il 2007. « La nuova struttura organizzativa ha portato a una riduzione del
40% delle posizioni manageriali » , dice il Rapporto annuale 2004 del giugno
scorso. Mentre la riduzione dei costi operativi ( stampa di banconote esclusa)
è stata per il 2004 inferiore del 16% al 2002 « con un risparmio di 207,3
milioni di euro » . La concentrazione in 47 uffici periferici « rende possibile
la gestione della liquidità in modo molto più economico, tagliando allo stesso
tempo un eccesso di capacità di cui non c'è più bisogno » .
Contemporaneamente la Germania riorganizzava sempre nel 2002 con la riforma
della Legge bancaria del 1961 ( Gesetz über das Kreditwesen) tutto il settore
della supervisione su banche, assicurazioni e mercati finanziari mettendo
insieme la BAKred e i suoi 650 dipendenti con i circa 600 funzionari Bundesbank
che avevano condiviso fino ad allora il lavoro di supervisione e vigilanza;
e poi fondendo il nuovo organismo con i 350 della BAV ( assicurazioni, l'Isvap
tedesca) e con i 150 della BAWe, la Consob tedesca. Nasceva così la BaFin,
sede a Bonn, stretto rapporto di collaborazione per il settore bancario con
Bundesbank, che continua il lavoro di ispezione e sorveglianza ma lascia
a BaFin le decisioni maggiori.
In Francia è successo più o meno lo stesso, un anno dopo, ma in modo più
complicato.

Adottato a fine 2003, il piano di ristrutturazione prevede la riduzione del
personale da 15.500 a 13mila unità e soprattutto il dimezzamento delle 211
( in Gran Bretagna sono 14) sedi periferiche, retaggio napolenico nella loro
capillarità. Ne rimarranno 96 di cui solo 68 con la cassa per i servizi di
Tesoreria dello Stato, più 32 uffici minori locali, « antennes économiques
» decisi di fronte alla protesta delle autorità provinciali. La Banque de
France chiuderà anche i 38mila conti correnti di privati che ancora gestisce,
mantenendo solo quelli di dipendenti e pensionati. E ha un programma di vendite
immobiliari per almeno 80 milioni di euro. Ancora nel marzo scorso una dura
relazione della Corte dei Conti ha contestato la lentezza delle riduzioni
di personale e i costi eccessivi di gestione, tra cui 82,7 milioni di euro
spesi nel 2002 per attività sociali e culturali.
La legge sulla sicurezza finanziaria del 1 ? agosto 2003 ha fatto convergere,
come in Germania, sotto uno stesso tetto banche assicurazioni e mercati.
Il potere è nelle mani del ministro dell'Economia assistito dal nuovo Cclrf
( Comitato consultivo delle legislazioni e regolamentazioni finanziarie)
il cui segretariato è assicurato dalla Banque de France, che continua a presiedere
ma sempre sotto l'ombrello Cclrf e del Cecei ( Comitato per le imprese di
credito e di investimento), il lavoro di sorveglianza della Commission bancaire.

La Banca d'Italia è, fra le maggiori della Uem, quella che deve ancora adeguarsi
operativamente sia allo spostamento a Francoforte del baricentro monetario,
sia a una diversa presenza sul territorio, oggi possibile, sia a una sorveglianza
bancaria e finanziaria complessiva, su tutto il sistema finanziario. Se è
vero che i cambiamenti avvertiti in Germania e Francia hanno portato a una
riduzione del personale, è anche vero che il personale della Banca d'Italia,
oggi pari circa a 8mila unità, è in calo da alcuni anni; ed è inoltre proporzionalmente
da tempo inferiore con 14,7 dipendenti per 100mila abitanti sia alla media
delle banche dei Paesi euro ( 18,5 per 100mila abitanti) sia al record francese
di 26,6 dipendenti per 100mila abitanti, secondo i calcoli del Morgan Stanley
Central Bank Directory 2004 ( vedi grafico).
Il personale per oltre la metà si trova nelle strutture periferiche, a partire
dalle 99 filiali.
28 agosto 2005

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