CAOS - Radamantis

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Kudrak
00martedì 25 maggio 2004 17:29
E’ buona abitudine di Kain e dei suoi figli mutare, tra atroci sofferenze, i corpi dei loro soldati al fine di ottenere incroci sempre piu’ forti e potenti.Fin ora tra le schiere del caos si possono osservare bestie pelose e ricurve affamate di carne sempre fresca; scheletri di antichi guerrieri riportati alla non vita dalle loro bare, o semplici corpi scarnificati resi fantocci agli ordini di Kain; orchi dai corpi possenti e bitorzoluti dalla dubbia intelligenza ma dal braccio di ferro e strani discendenti degli elfi dalla pelle nera come la notte e dalle menti sadiche e deviate…ma non io, io sono un qualcosa che non avrei mai sperato di essere, il fatto stesso di poter ragionare con una mente propria e senziente sul mio cambiamento è x me un evento unico e incredibile, poiché anche io una volta ero…una bestia!

Radamantis, è cosi che mi chiamano, questo doveva essere il mio nome prima della PROVA…
Ero un orrenda bestia dall’increspata peluria nera, gli occhi lividi di sangue e una fame inappagabile di carne fresca! Ora che ci rifletto quale istinto primordiale muoveva i miei muscoli…
Ero domato solo dai miei diretti superiori, Thor e Artax, coloro che si erano messi a capo del nostro cammino verso la rovina del mondo autoproclamandosi figli di Kain. Solo dopo aver visto con i miei occhi di cosa erano capaci li riconobbi come divinità: per loro uccidevo, grazie a loro mangiavo…ma non era questo che volevo: poteva una bestia ragionare, ribellarsi? Eppure cominciai a capire, a comprendere. Vedevo strane figure in testa alle fila del Caos…grossi tipi coperti di pesanti placche al punto da non lasciar scoperto nemmeno un lembo di pelle! A loro si che veniva portato rispetto! Agli occhi dei kaiser, loro erano grandi guerrieri ma io, ahimè non sarei mai stato un loro pari. Mi rassegnai e quel barlume di ragione che sembrava essersi acceso nella mia piccola mente sembrò spegnersi… ma altre creature godevano di rispetto: assistei per caso ad uno strano rito bizzarro da parte di strani individui apparentemente umani ma con i corpi straziati da ferite, bruciature, simboli caotici impressi col fuoco e col sangue e pieni di aghi in tutto il corpo. I loro volti non erano privi di intelligenza come gli orchi o i non morti, ma nei loro occhi brillava una strana luce: una follia quasi razionale, una pazzia che teneva sveglia e vigile la loro mente…doveva essere mia. Cosi, non potendo parlare la lingua dei Kaiser, mi diressi da loro sperando che dal mio comportamento bestiale capissero quale fosse la mia richiesta… non ce ne fu bisogno! Loro leggevano nella mia piccola mente e rimasero abbastanza sorpresi di cogliere in me una qualche ristretta forma di razionalità; gli avrebbe fatto comodo una creatura umanoide razionalmente folle e dall’animo crudele e sanguinario come quello di una bestia. Fu cosi’ che mi gettarono in un profondo cunicolo nelle profondità della terra e mi sigillarono li, per molto, molto tempo. Un gruppo di drow mi aspettava per iniziare la mutazione… tavolacci pieni di lame affilate e di aghi roventi tappezzavano la caverna dove io inizialmente non capii: uccisi qualcuna di quelle creature ma la mia fuga non durò molto! Mi sopraffecero e mi legarono con delle catene ad una tavola appuntita… le torture ebbero inizio. Avevano avuto ordini ben precisi: se il mio corpo avesse superato il rito di iniziazione per divenire umano, avrei ottenuto quello per cui ero stato segregato li… la ragione,il rispetto!
Mi torturarono per giorni, che a me sembravano anni: mi strapparono tutte le unghie una ad una con tenaglie arroventate, mi bruciarono tutto il corpo con tizzoni ardenti, incisero simboli osceni e bizzarri con il fuoco sul mio corpo ricurvo, raddrizzarono la mia postura con un doloroso stratagemma di tiraggio con assi e corde che mi strappò muscoli e tendini…poi, dopo circa un mese, mi lasciarono ad agonizzare nell’acqua bollente trafitto da mille aghi. Il dolore era divenuto mio amico, la follia aveva raggiunto un punto tale da allargare la mia mente e da tenermi sveglio…sempre.
Quando i tempi furono maturi, Kain stesso mi apparve, se in sogno o ad occhi aperti non so dirlo, so solo che mi alzai dal letto di tortura e mi diressi all’esterno. Il cunicolo era aperto, nessuno venne ad accogliermi, nessuno mi degnò di sguardi, fin quando non tornai nell’esercito: molti mi fissavano dal basso, mi capitò di specchiarmi sulle corazze di alcuni schiavi: ero il volto del dolore! Non c’erano altre parole per descrivere il mio aspetto: umano e mostruoso al contempo. Vedevo, ragionavo, capivo, odiavo di follia! Uno si avvicinò a me e mi gettò ai piedi due piccole spade consunte ma affilate. Si girò e ripiegò…Mi guardai intorno, sentii l’odore del sangue e correndo come un pazzo, ma su 2 gambe, mi lanciai contro le figure contro cui eravamo schierati…nulla mi importava, adesso ERO…Intanto nell’aria echeggiava solo il mio urlo di follia…
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